Finisce 1-1: vantaggio di Klose, pareggio di Rossi. Ancora imbattuti.

 

La Germania ha accarezzato il “sogno”, dopo sedici anni, di tornare a vincere contro l’Italia; lo ha fatto per oltre settanta minuti, cioè da quando al minuto 13′ Klose ha trafitto a Buffon, al termine di una bella azione di gioco, fino al minuto 80′. A dieci dalla fine, infatti, Rossi ha riportato in parità l’incontro: un match che ha vissuto fasi alterne, a momenti amichevole nel vero senso della parola, in altri giocato a buoni ritmi con elevato agonismo. Germania-Italia non può essere una partita qualunque, è una “classica” del calcio mondiale, ha fatto la storia di questo sport. I tedeschi però vogliono iniziare a cancellare la debacle di cinque anni fa quando, proprio nei mondiali giocati in casa loro, gli azzurri vinsero in semifinale per 2-0 sbattendo fuori la Germania dalla competizione e spianandosi la strada verso il titolo di Campioni del Mondo. La Germania di oggi è il proseguo di quella di cinque anni fa, con la “base giovane” cresciuta e affermata; alla guida non c’è più l’ex interista Klismann ma Low. L’Italia invece ha cambiato tantissimo: il ct Lippi ha lasciato spazio a Prandelli, e con lui molti “Campioni del Mondo”, a cominciare dal capitano Cannavaro, che è andato a chiudere la carriera da calciatore giocando nel deserto, dove dominano la sabbia e …i soldi.

 

L’Italia di oggi spera nella fantasia di Antonio Cassano che, però, con la Germania parte bene ma pian piano si affloscia, confermando di passare un momento di evoluzione dopo il forzato stop per i problemi con la “vecchia” Samp: insomma deve trovare la condizione e soprattutto i 90 minuti. Nell’Italia di oggi c’è però un giocatore che porta un nome importante quanto pesante: Rossi. Un certo Paolo Rossi, nel lontano 1982, vinceva la Coppa del Mondo con il compianto Bearzot; le famosi notti di Spagna, ricorderà qualcuno, io ero troppo piccolo per ricordarle. Ma in Germania le ricordano bene perchè “Pablito”, come fu soprannominato, dopo aver fatto piangere il Brasile di Falcao, l’Argentina di Maradona e la Polonia di Boniek, fece piangere anche i tedeschi nella finale che consegnò la terza Coppa del Mondo all’Italia; e si laureò pure capocannoniere del mondiale.

 

Ieri un altro Rossi, Giuseppe, è riuscito a far andare storta un’altra serata alla Germania, proprio quando tutto ormai faceva presagire alla prima piccola “vendetta” tedesca. Certo non è come nelle gare ufficiali, non è come durante una Coppa del Mondo, ma è un buon viatico per sperare positivo per il futuro. In un momento dove i club italiani si affidano un pò troppo agli stranieri perdendo di vista i talenti italici e rischiando, così facendo, di destabilizzare il nostro calcio e la nostra nazionale, tanto famosa quanto ammirata, in tutto il mondo.

 

Gabriele Guastella

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