Giù il cappello davanti ad uno straordinario Palermo; in 50mila a sostenerlo all’Olimpico di Roma

 

di Gabriele Guastella

 

Qualcuno sognava il ritorno alla vittoria di una “provinciale” come non succede ormai da troppi anni; qualcuno insomma sognava la vittoria del Palermo in stile Vicenza anni ’90. Invece l’Inter si trasforma in squadra spietata e si porta a casa la Coppa Italia trasformando la stagione da negativa a positiva.

 

Sì i nerazzurri si sono trasformati in squadra spietata e crudele perchè se c’era una squadra che almeno fino a quindici minuti dalla fine meritavano di vincere il trofeo era proprio il Palermo. Due tiri due gol: è l’affermazione di alcuni componenti della panchina rosanero quando, avvicinati dai cronisti Rai, si sono rivolti così ai giornalisti subito dopo il gol del raddoppio interista con uno scatenato Eto’o.

 

Ma andiamo con ordine. A Roma c’è una straordinaria atmosfera: 75mila spettatori e almeno 50mila tifosi del Palermo. Per tifare rosanero sono arrivati da ogni parte del pianeta: da ogni angolo d’Italia e poi dalla Svizzera, dall’Austria, dalla vicina Francia, dalla Germania, dall’Inghilterra, perfino dall’Australia, dal Brasile e dagli Stati Uniti. Lo stadio è gremito in ogni ordine di posto, è un clima straordinario che fa da seguito all’altrettanta straordinaria finale di Champions del giorno prima.

 

Pronti, via. E’ il Palermo a fare la partita ma falliscono troppe occasioni. Poi un contropiede nerazzurro culmina con il gol di Eto’o: un tiro un gol.

 

Poi entra in scena GreenPeace. Alcuni esponenti assolutamente a sorpresa entrano dentro l’impianto si arrampicano sulle strutture dell’Olimpico di Roma e, imbracati con tanto di caschetti di sicurezza, si legano alle strutture e sospesi in aria srotolano un enorme striscione con la scritta “Da Milano a Palermo uniti per dire NO AL NUCLEARE”. Resteranno sospesi per tutto il tempo.

 

Tornando al match è sempre il Palermo a fare la partita. Nella ripresa non cambia il senso della gara. Rosanero che fa la partita e Inter che soffre, soffre tremendamente. L’Inter è alle corde, vacilla e, come un pugile chiuso in un angolo si aspetta da un momento all’altro il gol del Palermo. Invece… invece ancora un contropiede micidiale dell’Inter ancora un gol di Eto’o. Due tiri, due gol. E’ qui che la panchina del Palermo capisce che non è la serata giusta per vincere un trofeo.

 

Poi però entra in scena, negativamente, l’esperto arbitro Morganti. Prima non assegna un rigore netto al Palermo che, ad oltre dieci minuti più recupero dalla fine, avrebbe potuto cambiare il senso del match; poi lui e i suoi collaboratori non si rendono conto che il cross di Balzaretti (che genera l’angolo del gol rosanero, ndr) viene calciato con il pallone di diversi centimetri oltre la linea di fondo. Quindi il gol di Munoz che riapre il match e l’espulsione (assurda!) del tecnico Delio Rossi che aveva semplicemente chiesto al quarto uomo l’entità del recupero.

Poi, con il Palermo tutto in avanti, l’Inter va ancora in contropiede. Questa volta però c’è l’opposizione di Munoz che entra sulla palla ma Morganti vede un fallo che non c’è. Estrae il giallo, è il secondo per Munoz che, tra le lacrime, esce dal campo. E’ l’episodio che consegna la coppa all’Inter perchè il Palermo restando in dieci e continuando ad attaccare mostra il fianco ai nerazzurri che segnano il gol del definitivo 3-1 con Milito che riscatta una stagione così così.

 

Un applauso all’Inter per la settima Coppa Italia che finisce in bacheca, ma giù il cappello davanti al Palermo, un Palermo giovane e coraggioso. Sono i rosanero i veri vincitori morali di questa competizione.

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