Fonte: Claudio “Freccia”

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Gruppi esistenti: Curva Nord Bergamo 1907 (gruppo principale), Nuova Guardia, Chei del Corner Berghem, Chei de Murnich, Ultras Sol Sere, Atalanta Forever.

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Sito Internet: atalanta1907.forumfree.com

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Settore: Curva Nord “Federico Pisani”, tranne gli “Atalanta Forever”, in curva Sud “Morosini”.

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Atalanta tifosi coreografia 7
Una coreografia dei tifosi atalantini

Amicizie: –Ternana: un vero gemellaggio, fraterno, sano, sincero, uno dei più vecchi e sentiti in Italia. In comune hanno affinità comportamentali, un tifo autentico, vissuto, semplice, controcorrente, genuino. Il gemellaggio è stato negli anni favorito dalla stessa ideologia politica “rossa”, e non si perde mai l’occasione per rinnovarlo con continue visite reciproche (vedi l’ultimo Ternana-Perugia del 18 aprile 2015. Spesso si possono avvistare in curva atalantina colori rossoverdi e in curva ternana quelli nerazzurri. Gli esempi sono innumerevoli. Citiamo la sfida di Coppa Italia 98/99 a Bergamo, dove a lettere nero-azzurre-verdi-rosse viene esposto in Nord “Amici comunque vada” e, in alto, lo striscione “Zuzza-Ivan-Laurent nei nostri cuori”, dove “Zuzza”, ultras ternano scomparso, era scritto in lettere verdi e rosse, e “Ivan” e “Laurent”, ultras atalantini purtroppo non più tra noi, in nero e azzurro. Gli stessi identici striscioni erano presenti a Terni nel 98/99 nel settore dei circa 300 atalantini. Mentre nella curva Est ternana, comparivano al terzo anello scritte “Freak”, in lettere rossoverdi, e “BNA”, in lettere neroverdi; appena sotto lo striscione “Hasta siempre”, col volto di “Che Guevara” al centro; nell’anello sottostante, il secondo, la scritta neroblù “Hermanos” (“fratelli” in spagnolo), in una giornata di alti, autentici valori ultras. –Eintracht Francoforte: bella amicizia internazionale ormai di vecchia data. In Atalanta-Ascoli 06/07 in Nord è esposto il messaggio “Solidarietà agli Ultras Francoforte”, a sostegno dei loro diffidati. I tedeschi hanno esposto recentemente la scritta “Brescia suni”, espressione dialettale bergamasca che significa ”Bresciani maiali”. In una partita casalinga del 2014/15 espongono poi la scritta “Libertà per i nostri fratelli, continua a lottare curva Nord”. Circa due anni fa in curva loro si potevano leggere le scritte “Lunga vita agli ultras” e “No alla tessera del tifoso”. –L’Aquila: con la squadra di rugby abruzzese intercorre un amicizia dal terremoto che ha sconvolto la città de L’Aquila il 6 aprile 2009. Gli atalantini sono stati tra le tifoserie che hanno contribuito, insieme ad un’altra cinquantina di curve, alla realizzazione dell’Area Ultras d’Italia e, al suo interno, a uno skate-park pubblico, intitolato ad una giovanissima vittima del sisma. –Tirol Innsbruck: il triangolo Atalanta-Ternana-Innsbruck è un gemellaggio internazionale, cementatosi soprattutto nei primi anni 2000. Il gemellaggio con le “Teste Matte” tirolesi ha una comune ideologia politica di sinistra. In passato i tre gruppi hanno preso parte ad iniziative antirazziste, alla commemorazione del genoano “Spagna” e sporadicamente si sono incontrate per cene e concerti. –Cosenza: buon rapporto d’amicizia, soprattutto coi ragazzi di Amantea. In Catanzaro-Atalanta 05/06 presente lo striscione “Amantea con l’Atalanta”. Nel febbraio 2015 i calabresi esposero la scritta “Il lavoro non si tocca…io sto con il baretto”. Cavese: rapporto d’amicizia stabilito alcuni anni fa, anche per l’affinità di vivere la curva.

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Ex-gemellaggi/amicizie: –Cagliari: i “Wild Kaos Atalanta” negli anni ’90 erano gemellati coi “Furiosi” del Cagliari. In Inter-Cagliari del campionato 96/97 lo striscione “WKA” era stato messo sopra a quello dei Furiosi. Nel 97/98 i Wild Kaos sono a Monza a fianco dei Furiosi. I rapporti ora sono abbastanza distensivi. Striscione “Furiosi” e altre pezze cagliaritane esposte in un Monza-Atalanta degli anni ’90. –Sampdoria: è rimasto comunque buono il rapporto coi doriani anche se non esiste più il vecchio gemellaggio. Nel marzo ’97, al “Comunale” di Bergamo, prima della lettura delle formazioni viene comunicato che i tifosi blucerchiati avevano insignito di una targa-ricordo “Chicco” Pisani, ricevendo gli applausi del pubblico. Striscione “Ultras Tito” presente a Monza negli anni ’90. –Juventus: gemellaggio nato nella seconda metà degli anni ’70, durato fino ai primi anni ’80, da leggere soprattutto in chiave anti-Torino. Adesso esiste una forte, fiera rivalità (vedi sezione “Rivalità”). –Fiorentina: vecchio rapporto, incrinatosi nel 1987 dopo una bollente sfida-salvezza a Firenze, decisiva per l’Atalanta, all’ultima giornata: la vittoria dei Viola deteriorò irreparabilmente le relazioni e da allora lo strappo non si è più ricucito (inoltre vedi sezione “Rivalità”). –Roma: vecchio gemellaggio poi lo strappo (vedi sezione “Rivalità”). Cannes: vecchia amicizia targata “Wild Kaos”.

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Atalanta tifosi coreografia 6
Sbandierata degli orobici

Rivalità: –Brescia: odio viscerale, reciproco, in perfetto stile campanilistico. Nel maggio 1982, per la trasferta di Vicenza, scambio del treno a Brescia, dove ad attenderli ci sono i bresciani: sono botte notevoli! Al ritorno, nuovo cambio treno sempre a Brescia, un’ora di attesa e nuovi scontri coi bresciani, con alcune vetrine che vanno in frantumi; interviene la polizia che ferma tre persone. Dopo tante difficoltà il treno riparte. Atalanta-Brescia 86/87 è teatro di nuovi incidenti, con tafferugli e vandalismi dopo la partita. 4 arrestati di cui 3 di Brescia, un giovane di Sarnico (Bg) ferito sugli spalti, una ragazza dalla sassaiola. Una decina i contusi, tra cui 2 agenti di polizia; 2 auto in sosta danneggiate e vetrate in frantumi alla stazione, con cariche d’alleggerimento. A Brescia, nel 1992/93, succede il finimondo. Incidenti tra le opposte tifoserie avvengono a più riprese e si scatena una vera e propria guerriglia, con le f.d.o. impegnate fino a sera a compiere cariche e lanci di lacrimogeni. La tensione tra le tifoserie, già molto alta, degenera quando ultras locali, in campo per premiare il loro giocatore Maurizio Ganz, passano per uscire sotto la curva ospite e staccano lo striscione “Brigate” da trasferta, appeso ingenuamente verso l’interno: un affronto che i bergamaschi non possono certo accettare, così fanno irruzione in campo a loro volta. La tensione sale, la squadra sta perdendo, i bergamaschi si impossessano di alcuni striscioni presi dalla gradinata e si accende un’incredibile scazzottata tra le due tifoserie a centrocampo, con ultras da una parte e dall’altra che si scambiano calci violenti e colpi proibiti. Alcuni devono andare in ospedale. Venti minuti prima della fine gli orobici sono già tutti fuori dallo stadio per capire quanti e chi sono i compagni arrestati, e cominciare a parlare del futuro delle Brigate, che in quella domenica  subirono un duro colpo. Incidenti gravi anche prima, durante e, soprattutto, dopo Atalanta-Brescia 97/98, col bilancio “in rosso” che parla di ben 20 agenti feriti e 13 bergamaschi arrestati e processati per direttissima. Bruciati cassonetti fuori dallo stadio, danneggiate molte auto e perfino alcune abitazioni. Gli atalantini, che comunque parlano di una selvaggia aggressione delle f.d.o. nell’antistadio, avrebbero lanciato una bomba carta verso gli agenti. Oltre 150 diffide costeranno gli scontri con le f.d.o. e il tentativo d’assaltare il settore bresciano. Incidenti anche a Brescia, nello stesso anno: guerriglia come da copione nonostante il piano antiviolenza, gli scrupolosi controlli e le perquisizioni nelle case di ultras bresciani. Nella mattinata gli atalantini cercano d’anticipare la fermata del treno, facendo scoppiare un parapiglia con la polizia. Nuovi incidenti a Bergamo nel 1999: a fine gara un centinaio di bergamaschi si radunano nella zona della  curva  Sud, per raggiungere il settore bresciano, mentre viene lanciato di tutto, perfino un tombino, con le forze dell’ordine pronte a sedare gli animi. Due atalantini arrestati, ma i bresciani fanno ancora peggio, distruggendo letteralmente il treno che li riporta a casa. Ancora incidenti a Bergamo nel 2000 e nel 2001. E’ entrata ormai nella leggenda la storia dei duemila atalantini che decidono di recarsi al “Rigamonti” in scooter e a Coccaglio (zona di confine) trovano un migliaio di bresciani ad aspettarli. Nel 2001/02, a Brescia, è la corsa furibonda di Carletto Mazzone, mister dei padroni di casa, a tener banco. La polemica Mazzone-Bergamo irrompe sui media: Carletto, che sull’1-3, in panchina, fa gesti plateali verso i bergamaschi e dice più o meno “Se famo er terzo vado sotto ‘a curva”, al gol del 3-3 corre col dito puntato verso gli atalantini, accusandoli di razzismo per aver infamato la sua famiglia e le sue origini romane. Mazzone va sopra le righe, poi si scusa con tutti. Per fortuna il suo gesto inconsulto non dette il là ad incidenti, ma dette lo spunto agli atalantini, nella partita di ritorno a Bergamo, per una geniale coreografia: la scritta “Mazzone allevatore”, con la “V”, disegnata come le maglie del Brescia, al posto della “N”, con sopra tre grossi maiali azzurri (da sempre a Bergamo i bresciani sono detti “suni”, suini), con disegnata la stessa “V”. Inoltre tantissimi stendardi con la faccia di Mazzone sbarrata, recanti la scritta “Io non posso entrare”. Imponente la coreografia allestita in tutto lo stadio: bandierine nerazzurre lo riempiono, davvero una bella e riuscita scenografia. I bresciani arrivano allo stadio in due tronconi, ad attenderli trovano diversi atalantini, sui quali viene effettuata una carica d’alleggerimento. Gli incidenti si fanno più duri a fine gara, con lancio di bottiglie e sassi contro le f.d.o. che sparano lacrimogeni anche ad altezza d’uomo. Le scaramucce vanno avanti per circa un’ora. In Atalanta-Brescia 04/05, il clima è elettrizzante, dentro e fuori lo stadio, blindato come di consueto, ma succede casino lo stesso con dieci minuti di guerriglia tra le opposte tifoserie. Tra gli striscioni “Abbattiamoli”, “Welcome Porsei” (“Benvenuti porci”, in un misto dialettinglese) e “Biancoblù tutti a testa in giù”. –Torino: fortissimo odio, acerrima rivalità, fin dalla notte dei tempi. Il 15 gennaio 1978, a Bergamo, si registrano incidenti gravissimi, sicuramente tra i più cruenti del periodo ’70-’80 in Italia. I primi fatti gravi, dopo alcuni scontri prepartita, avvengono alla mezzora di gioco, quando l’arbitro Lattanzi concede un discusso rigore all’Atalanta e, dal settore granata partono dei razzi, dapprima verso il campo, poi, di fronte alla reazione verbale dei tifosi di casa, lanciati ad altezza d’uomo in direzione degli occupanti la parte destra della curva Sud, con questi che lasciano diversi “vuoti” nei posti dove ricadono i razzi. Il rigore viene sbagliato e gli animi si placano. Poco dopo però, col pretesto di due clamorose occasioni del Toro sbagliate, inizia una vera e propria guerriglia: i bergamaschi, “bombardati” dai razzi dei torinesi (almeno una decina), reagiscono sparando razzi a loro volta. Sulle gradinate della curva Sud iniziano diversi pestaggi e scazzottate, con le forze dell’ordine  impreparate. Termina la partita, ma continuano i pestaggi e si notano i primi feriti, che in tutto alla fine saranno otto (4 per parte), esclusi quelli che non si sono voluti far medicare. Le forze dell’ordine lanciano alcuni lacrimogeni verso la Sud, che man mano si svuota. Intanto però fuori lo stadio ci sono altri scontri. Un 21enne torinese viene trovato con una pistola scacciacani, un vigile  lo disarma, poi contro il giovane si scatena la furia della folla, i carabinieri lo sottraggono al pestaggio ma si trovano davanti la reazione dei tifosi, che non gradiscono. Si stringe il cerchio intorno alle forze dell’ordine, che sparano alcuni candelotti e compiono alcune cariche di “alleggerimento” per difendere i torinesi. Gruppi di teppisti scagliano pietre e bastoni contro le f.d.o., che rispondono con altri lacrimogeni e alcune cariche. Intanto i tifosi torinesi si allontanano. Polizia e carabinieri presidiano per quasi un’ora la stazione ferroviaria, dove si erano raccolti gruppi di bergamaschi minacciosi, in attesa dei torinesi in partenza. Saranno rinvenuti a terra sui luoghi degli scontri 5 pistole lanciarazzi, una molotov, alcune mazze di legno e di ferro e una ventina di spranghe. Nuovi gravi episodi di violenza, innescati da teppisti, si verificano, sempre a Bergamo, l’anno seguente, soprattutto in centro dopo la gara, con sassi contro le forze dell’ordine, che esplodono alcuni colpi di mitra a scopo intimidatorio, si verificano pestaggi e tafferugli tra tifosi atalantini e granata, danneggiate un paio di vetrine di negozi. Una vera baraonda di teppismo. Sette giovani accusati di saccheggio sono portati e interrogati in Questura, per merci rubate. Già al termine della partita la polizia deve intervenire per sedare i due gruppi che si stavano picchiando,
ferito un bergamasco. Gruppetti di giovani a volto coperto compiono scorribande contro i torinesi, che non stanno certo a guardare. D’improvviso, quando questi entrano in stazione, vengono raggiunti da sassi, bastoni, spranghe e petardi; danneggiata un auto della Questura e altre in sosta, poi la situazione torna man mano sotto controllo, anche se qualche torinese che andava verso il treno alla spicciolata viene assalito. Nel 1984/85 a Torino senza paura viene esposta la scritta “Toro merda”. Nell’86/87 nuovi scontri a Bergamo, sia in curva Sud, subito sedati, tra torinisti e atalantini, sia in Nord, soprattutto tra teppisti atalantini e polizia. Nel dopogara nuovi tafferugli con le f.d.o., costrette ad usare lacrimogeni, quattro contusi, tra cui un carabiniere. Ancora scontri, stavolta a Torino, nell’88/89, quando qualche centinaio di atalantini seminano teppismo, disordine e paura, venendo alle mani prima del match con una 50ina di ultras granata. La  “battaglia campale” era iniziata coi granata che, nelle vicinanze del “Comunale”, cominciano a lanciare sassi contro il corteo nerazzurro. Al termine dell’incontro i lombardi vengono fatti salire su due autobus per esser portati in stazione, ma dopo pochi metri uno di questi ha i vetri in frantumi e oggetti vari vengono lanciati sui passanti. Un controllore viene colpito alla testa e portato all’ospedale mentre i teppisti in pratica distruggono l’autobus. A questo punto gli occupanti del pullman vengono portati in Questura dove la polizia ingaggia una vera e propria “battaglia” prima di identificare e denunciare i teppisti. Scaramucce pure in Atalanta-Torino 06/07, con cariche della polizia e lancio di una bomba carta dei bergamaschi. –Roma: negli anni ’70 esisteva un gemellaggio (ora invece forte sentita rivalità), sciolto nella stagione 1984/85, quando, al termine di Roma-Atalanta, la polizia interviene per sedare gli animi tra le due fazioni. Nel mentre, un agente di polizia rimane ferito dal lancio di una pietra, giudicato guaribile in 25 giorni. Successivamente un giovane viene arrestato per aver tirato un sasso a un auto della polizia. Già all’andata c’erano stati problemi, nonostante alcuni bergamaschi si fossero dati da fare per non rompere l’amicizia che durava da anni. A Roma, nonostante le premesse, dovevano andare per far vedere che non avevano paura di nessuno e per cercar di salvare l’amicizia. I romanisti, nella seconda metà degli anni ’80, confezionano lo striscione “Atalantino Idiota Del Settentrione”, con le iniziali a formare la parola “Aids”. Scontri durante e dopo Atalanta-Roma del 96/97. Due tifosi dell’Atalanta vengono denunciati per tentato omicidio per essere stati responsabili del lancio di due rudimentali bombe carta durante Atalanta-Roma del gennaio 2001. Incidenti piuttosto pesanti, soprattutto con la celere, anche nel novembre ’14 a Bergamo. Pungente lo striscione dei romanisti “Festa della ‘Dea’ danarosa come idea”, esposto in Roma-Atalanta 06/07. Adesivo BNA di diversi anni fa: “Nerone ci ha insegnato bruciare Roma non è reato!”. –Napoli: in Napoli-Atalanta 86/87, distrutto da alcuni teppisti un pullman di atalantini, con tutti i vetri in frantumi. Col torpedone inutilizzabile gli orobici rimangono fermi per quasi 3 ore davanti a un commissariato prima di poter ripartire con un altro torpedone. Tafferugli anche a Bergamo, nel 1991/92, con le f.d.o. che devono impegnarsi non poco, prima, durante e dopo la partita per tenere sotto controllo la situazione. Arrestato un atalantino di 19 anni, cinque feriti, tra i quali un vigile del fuoco. Disordini anche in Napoli-Atalanta del 1996/97; scontri ad alta intensità: già prima della partita un gruppo di napoletani assale una macchina di atalantini. A fine gara le circolari che riportano il centinaio di bergamaschi alla stazione vengono prese di mira dai napoletani, che lanciano di tutto impegnando la celere con cariche di alleggerimento fino a tarda sera, quando può finalmente ripartire il treno degli orobici. Incidenti a Bergamo nel 98/99, col ferimento di un tifoso partenopeo in scontri tra le due tifoserie. Un bergamasco di 25 anni, già diffidato, si costituisce al commissariato. –Juventus: in un Atalanta-Juve del ’93 viene esposto lo striscione “Drughi Roma” come trofeo di caccia. Incidenti a Bergamo nel 2001. Movimentato torneo estivo di Saint Vincent, sempre nel 2001, con juventini e bergamaschi a darsele di santa ragione. In Atalanta-Juve 11/12, durante la coreografia dei Forever Atalanta, vengono lanciate dagli ospiti una 30ina tra torce, bombe carta e razzi nel settore atalantino, con conseguente carica ai cancelli per poter venire a contatto; i bergamaschi riescono facilmente ad uscire aprendo i tornelli e facendo allontanare gli steward, mentre i bianconeri vengono anch’essi caricati. Momenti di tensione a Bergamo anche nel settembre 2014, con una sassaiola di un gruppo di ultras atalantini a tre autobus di tifosi bianconeri. Polizia e carabinieri reagiscono con lacrimogeni e cariche, evitando il contatto. Diversi anni fa, rubato e poi esposto striscione “Juventus Club Gattinara”. –Inter: nel 1979, in occasione di Atalanta-Inter, massiccio controllo preventivo; quattro minorenni (tre milanesi e un bergamasco) finiscono in carcere con l’accusa di detenzione d’armi improprie, mentre altri 26 giovani verranno denunciati a piede libero per gli stessi reati e per blocco stradale. In Atalanta-Inter 84/85 esposto lo striscione “Boys” interista. Tafferugli e sassaiola tra tifosi allo stadio, con un sasso che colpisce al polso il vicequestore di Bergamo. Vasti controlli delle forze dell’ordine per scoraggiare i teppisti. Scaramucce anche nell’ottobre 1990, a Bergamo, con sassi contro la forza pubblica e lancio di lacrimogeni, anche per prevenire il contatto tra le tifoserie; la situazione non degenera, anche se c’è qualche contuso. Ancora incidenti, sempre a Bergamo, nel 92/93, con scontri tra le due fazioni e tra ultras atalantini e forze di polizia, che rispondono con cariche e lacrimogeni. Sei feriti tra cui 4 agenti. A Milano nel 2000/01 avviene un episodio strano, che farà molto discutere: come in altre occasioni la Nord organizza una scooterata. Questa volta però finisce direttamente sotto la curva di casa, si verificano scontri. Gli ultras interisti, provocati, reagiscono e caricano, menando qualche atalantino, a cui vengono rubati degli scooter. Dentro lo stadio, ad un certo punto, sbuca nella curva interista un Booster che viene prima esposto come trofeo di guerra, poi preso a calci e, alla fine, lanciato al piano di sotto. Un episodio che lascia scioccata l’opinione pubblica. –Milan: vecchio odio, sentita rivalità, anche per il gemellaggio che lega gli eterni rivali bresciani ai milanisti. A Bergamo, nell’ottobre ’78, alcuni tifosi del Milan lanciano razzi contro i bergamaschi. Scaramucce presto sedate dalla polizia nel dopopartita in centro. Incidenti piuttosto cruenti in Atalanta-Milan 85/86; già durante la partita le due parti si fronteggiano qua e là sulle gradinate, senza esclusione di colpi. Ma il peggio avviene nel dopopartita con gruppi di teppisti scatenati che si rincorrono in città, picchiandosi e picchiando anche chi non c’entra. Bilancio assai grave, con diversi feriti medicati in ospedale, uno in prognosi riservata. Polizia che interviene fuori lo stadio e in altre zone cittadine per disperdere i violenti. Incidenti pure nel novembre 1990, con assalto atalantino alla celere, che lancia lacrimogeni e evita il contatto tra le due tifoserie. Contusi tra le forze dell’ordine, danneggiate due auto targate “Mi”. A Milano, nel 92/93, comincia un lancio di oggetti dal secondo anello, sul settore bergamasco, dove scoppia la bagarre: botte, seggiolini divelti che volano verso i milanisti vicini, polizia che con tre energici interventi riesce a placare gli animi dei bergamaschi. Vicino Piazzale Lotto, nel dopogara, una decina di ultras milanisti accerchia un terzetto di atalantini, li aggredisce e scappa, un bergamasco di 20 anni ha la
peggio, ferito alla coscia da arma da taglio, ma non gravemente. In Atalanta-Milan 00/01 esposto lo striscione rubato “FdL Bergamo” della Fossa e sotto la scritta “Non c’è Alternativa sapete solo scappare”. –Verona: antico astio, forte rivalità. Primi problemi già nel 1974, coi veronesi in trasferta che sbagliano curva finendo nella Nord, anziché nella Sud adibita agli ospiti: verranno cacciati in malomodo. La trasferta di Verona del 1985/86 è studiata in settimana nei minimi particolari, con blitz nella città dell’Arena per verificare e conoscere le strade dove iniziare il corteo, che comincia alla domenica nel punto stabilito, con davanti a tutti lo striscione “Siamo qua solo per voi”. Il corteo procede verso la curva veronese deciso a tutto ed arriva sotto la loro curva alle 12, non trovando nessun ultras, solo pochi tifosi sul piazzale, che scappano. Con 3 gol di Cantarutti l’Atalanta espugna Verona per la gioia dei 3mila al seguito. Tafferugli tra opposte fazioni al ritorno, nel dopogara, nel piazzale antistante la curva Sud. Per impedire lo scontro le forze dell’ordine compiono cariche e sparano lacrimogeni; arrestati due atalantini. Teatro di scontri anche Atalanta-Verona 88/89: lancio di pietre tra i due gruppi e verso le f.d.o., sei bergamaschi denunciati, uno arrestato. In Atalanta-Verona 96/97 i bergamaschi cercano il contatto coi veronesi, con le f.d.o. che fanno muro. Nel novembre 2001 altri scontri tra ultras di Atalanta e Verona, con alcuni W.K.A. che assalgono due pullman con a bordo tifosi del Verona. –Vicenza: pomeriggio “caldo” nell’ottobre ’77: dopo un rigore concesso al Vicenza, ci sono le prime scazzottate in Tribuna e battibecchi in altri settori. A partita finita riprendono gli scontri, ed in Tribuna coperta un tifoso vicentino estrae un coltello minacciando i vicini, coi padroni di casa che replicano violentemente. Commessi gravi atti vandalici ad un pullman vicentino, praticamente distrutto a sassate, bottigliate, e quant’altro, con feriti, mentre l’arbitro lascerà lo stadio, scortato, dopo tanto tempo. Trasferta di Vicenza del maggio 1982, in 5.000 al “Menti”, gran tifo. Per sbaglio cinque celerini passano sotto la curva nerazzurra, volano caschi e manganelli in campo. Alla fine del primo tempo in tanti decidono di entrare nella curva vicentina: piccoli scontri, al secondo gol atalantino crolla la rete di recinzione, poi l’intervento della polizia riporta la calma. Il Vicenza alla fine pareggia ma è “quasi B”. Fuori dallo stadio altri scontri fisici con vicentini e polizia. –Pisa: dopo Atalanta-Pisa del novembre 1980, dieci tifosi, di cui due doriani, all’epoca del gemellaggio con gli atalantini, vengono arrestati dalla polizia un’ora dopo la gara, con l’accusa di aver danneggiato un pullman isolato di tifosi del Pisa, rotto a sassate, mentre circa altri 20 pullman avevano potuto lasciare Bergamo regolarmente, scortati dalle volanti. La comitiva del pullman rotto lascia poi la città con un altro autobus. In quella domenica, per la prima volta dalla loro esistenza, le B.N.A. decidono di non dare il loro apporto corale alla squadra, per protesta contro la decisione delle f.d.o. di fermare due capi-ultrà, in quanto addosso ad altri ragazzi erano stati trovati fumogeni e torce: come si può vedere, già allora la repressione non scherzava. –Genoa: odio fin dai primi anni ’80; nel 1981 i genoani, in piena corsa per la A, si presentano a Bergamo in gran numero; la Fossa dei Grifoni fa il giro dello stadio e si scontra duramente con le Brigate, per cercare di fare irruzione in Curva Nord. Queste però resistono: da questo momento inizia così una fortissima rivalità, che avvicinerà gli atalantini ai sampdoriani che, coi ternani, in Genoa-Atalanta del gennaio 1981 danno manforte ai soli otto (!) tifosi, partiti da Bergamo in numero esiguo vista la pericolosità della trasferta. Per Alessandria-Atalanta dell’aprile ’82, i bergamaschi partono in tre pullman sicuri che ad attenderli ci siano torinisti e genoani, gemellati coi grigi. Dopo aver visto gli striscioni di genoani e torinisti in curva alessandrina, all’uscita dalla curva sale l’adrenalina, anche troppo visto che una carica spontanea porta gli atalantini verso la curva Nord, e qui, dopo alcuni tafferugli, due noti esponenti della Nord genoana vengono portati via dalla polizia per le cure del caso. Arrestato un tifoso nerazzurro. –Fiorentina: al termine di Fiorentina-Atalanta 86/87 le f.d.o. devono intervenire per impedire scontri tra le due tifoserie. Tafferugli in curva “Ferrovia”, dove sono sistemati gli atalantini. Al fischio finale numerosi tifosi viola entrano in campo da vari settori verso la “Ferrovia”: lanci di sassi, ma l’intervento dei carabinieri, schierati a centrocampo, evita il peggio. Infine sassaiola contro pullman  atalantini e nuovo intervento delle forze di polizia. Incidenti per la finale di Coppa Italia del maggio 1996, sia all’andata, a Firenze, dove un gruppo di ultras bergamaschi danneggia auto, vetrine di negozi ed alcuni edifici; sia al ritorno, ben più gravi a Bergamo, con scontri che caratterizzano l’intera giornata: un’autentica battaglia senza esclusione di colpi fino a notte fonda, una lunga serie di episodi di violenza, che porterà a 70 feriti, di cui 40 tra le forze dell’ordine; 36 mezzi delle forze dell’ordine danneggiati, decine di auto parcheggiate in strada ammaccate, vetrine a pezzi, incendi e princìpi d’incendi all’interno dello stadio. La conquista del titolo da parte della Fiorentina scatena la rabbia dei tifosi orobici, ma anche durante il corteo i tifosi viola compiono diversi atti teppistici. Per tenere divise le due fazioni vengono compiute numerose cariche e molti lanci di lacrimogeni. Lazio: dalla notte dei tempi le due tifoserie non si sono mai amate, anche per il vecchio gemellaggio tra atalantini e romanisti. Striscione offensivo della Nord ai laziali nel 01/02: “Biancoblù tutti appesi a testa in giù”. Prima di Lazio-Atalanta 06/07, si registra qualche contatto fisico che dura poco, ma è leale e di mentalità. La celere interviene e seda lo scontro, onorato in pieno, senza armi; fuori il loro settore la celere carica i bergamaschi e due ragazzi restano feriti, cosicché decideranno per protesta, una volta dentro lo stadio, di non esporre né striscioni, né bandiere. Si accomodano sugli spalti e per tutti i 90’ assistono alla gara in silenzio. –Dinamo Zagabria: Atalanta-Dinamo Zagabria di Coppa Uefa, del settembre ’90, è teatro di episodi di violenza e incidenti. All’arrivo dei 25 pullman di tifosi jugoslavi, molti ubriachi fradici, succede il finimondo, si scatena un’autentica guerriglia con lancio di oggetti contro le forze dell’ordine, diverse vetrine abbattute, negozi svaligiati; un barista reagisce ad un tentativo di furto nel suo bar e si prende una coltellata. La zona dello stadio è messa a ferro e fuoco, con sassaiole, lanci di bottiglie, lattine, bibite, lacrimogeni e cariche della polizia prima e dopo la gara. Durissimo il loro compito. I bergamaschi, dal canto loro colti di sorpresa, si organizzano scontrandosi a loro volta con le forze dell’ordine. Durante la partita, poi, fitto lancio di torce dal settore croato, che provoca l’interruzione della gara stessa. 14 persone finiscono all’ospedale con lesioni, feriti in alcuni casi molto gravi, altrettanti i contusi. Bergamo, città abituata agli scontri ultras, non aveva mai vissuto una giornata simile. Al ritorno a Zagabria, nel settembre 1990, in un clima di fortissima tensione (di lì a poco sarebbe scoppiata la guerra tra Serbia e Croazia), l’imponente servizio d’ordine non permette nessun contatto. Wild Kaos e Brigate Nerazzurre, per una volta compatti, erano partiti in 400 unità in treno, ognuno con un casco azzurro da minatore, dipinto poi con una riga nera, e altrettante aste da cantiere arancioni. In una curva semideserta, guardati a distanza dalla polizia, “pareggiano” il fitto lancio di torce dell’andata. –Bologna: nel febbraio 1978 violenza
dopo la partita a Bergamo, con lacrimogeni fuori dallo stadio per disperdere i tifosi; ci sono dei parapiglia e 4 bolognesi rimangono contusi. Sequestrati coltelli a serramanico e una decina di mazze. Nel marzo ’79, incidenti a Bologna a danno dei bergamaschi. –Fano: nell’81/82, nelle Marche, improvviso tafferuglio a fine gara tra bergamaschi e fanesi, tanto da richiedere l’intervento delle forze dell’ordine. Reggiana: nella trasferta di Reggio Emilia dell’82/83, un pullman di atalantini, di ritorno dallo stadio, è oggetto di una sassaiola, da un ponte sovrastante l’autostrada, che rompe il parabrezza. L’autista subito si ferma e alcuni tifosi, scesi dal torpedone, si lanciano all’inseguimento degli aggressori. Quest’ultimi, lasciato un motorino in panne in un prato, se la sono data a gambe, ma i bergamaschi annotano il numero di targa del motorino,  consegnandolo alla polizia. –Cremonese: in Atalanta-Cremonese 84/85, dato i rapporti turbolenti tra le due tifoserie, la polizia (cosa un po’ inusuale per quei tempi) scorta i circa 200 cremonesi dalla stazione allo stadio e in curva. Momenti di tensione solo alla ripartenza del treno ospite, quando avviene una breve sassaiola, poi una carica di alleggerimento disperde gli esagitati. Incidenti sugli spalti a Cremona nel 1985/86, con gli atalantini che imperversano soprattutto nel primo tempo. La polizia ferma una ventina di giovani bergamaschi, comunque non ci sono feriti. Nell’86/87, a Cremona, ultras atalantini scatenati: 20 giovani fermati dai carabinieri, poi rilasciati. Gigantesca rissa tra tifosi pure nell’87/88, sempre a Cremona, nel settore atalantino: tra il primo e il secondo tempo la polizia deve ricorrere ad una serie di violente cariche. –Catania: scontri nel 2009 nel prepartita di Atalanta-Catania, quando un gruppo di atalantini assalta tre pullman di catanesi, dall’ultimo dei quali scendono una 50ina di tifosi etnei. A seguito di questo fatto nasce un’indagine che porta a diverse perquisizioni domiciliari, sia a Bergamo che a Catania. Seguira un maxiprocesso (vedi sezione “Curiosità”). -Sambenedettese: nel maggio ’76 si scatena la teppaglia: sassaiole contro il pullman rossoblù. Nell’82/83 sassi dal cavalcavia lanciati dai marchigiani e rincorsa ai responsabili, con due di loro in ospedale. Alla fine freddo cane durante il viaggio per i vetri rotti e tutti in Questura a Bergamo. –Modena: due giovani bergamaschi, in trasferta a Modena, rimangono contusi lievemente nel 1981, durante una sassaiola da parte modenese alla carovana dei cinque pullman bergamaschi. In Atalanta-Modena 81/82 esposto lo striscione “Bastardi gialloblu”. Venezia: dopo il match Atalanta-Venezia del 1995, un gruppo di supporters atalantini cerca di raggiungere i sostenitori veneziani, ma le forze dell’ordine impediscono lo scontro, effettuando alcune cariche e facendo uso di lacrimogeni. Denunciati sei bergamaschi e un veneziano. –Triestina: alla fine di Atalanta-Triestina 83/84, qualche tafferuglio tra padroni di casa e triestini. Tre giuliani, tra i quali anche una donna, sono assaliti dai bergamaschi, e solo il servizio d’ordine, istituito dai Clubs atalantini, riesce a sottrarre i tre malcapitati dalla mischia e portarli in salvo. Scontri anche a Trieste, a fine partita, nel solito anno. –Piacenza: nel 2000 i bergamaschi vanno in treno a Bari; tutto bene fino alla stazione di Piacenza, quando trovano 50 ultras piacentini, in attesa di prendere il treno per Crotone. Gli atalantini, circa 100, non si fanno pregare e una trentina scendono dal treno per un leale scontro fisico, i piacentini scappano e si rifugiano in sala d’aspetto, da dove cominciano a tirare sassi. La reazione è immediata e il bilancio finale è di circa 10 milioni di lire di danni alla stazione. All’arrivo di Digos e celere gli atalantini risalgono sul treno e ripartono per Bari, mentre i piacentini tornano a casa, invece di seguire la loro squadra. All’arrivo alla stazione di Bari gli ultras nerazzurri vengono portati tutti in questura ed identificati, su disposizione della questura di Piacenza…Morale della favola: 102 bergamaschi diffidati. Nel 2002/03, a Piacenza, esposto verso gli emiliani lo striscione “Sparuta Presenza? no, totale assenza! ecco gli ultras a Piacenza!!!”. –Udinese: scontri sugli spalti e nel dopopartita di Udinese-Atalanta 1985/86, devono intervenire le forze dell’ordine. Dopogara con nuovi scontri e sassi tra tifosi e contro alcuni pullman; le f.d.o. separano le due fazioni. –Como: i comaschi nell’85/86 danno il benvenuto agli ospiti con lo striscione “Bergamo fogna lombarda”. In Como-Atalanta 02/03, sul neutro di Reggio Emilia, gli atalantini espongono verso i comaschi lo striscione “In Val d’Aosta e in autostrada non c’eravate!!! Ma la vostra…pseudo-fama quando la dimostrate”. –Salernitana: nel giugno ’95, a Bergamo, tensione prima e dopo la partita; tirati dei sassi contro pullman salernitani. –Catanzaro: per Atalanta-Catanzaro del gennaio 1979, cinque contusi e otto denunciati per tafferugli tra tifosi. –Varese: vecchie ruggini, anche per la diversa ideologia politica. –Alessandria: vecchie ruggini. Cesena: scontri al “Manuzzi” diversi anni fa.

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Atalanta tifosi coreografia 5
Una bella coreografia dei bergamaschi

Storia del tifo atalantino: La tifoseria atalantina è una delle più temute e rispettate in assoluto, sia in Italia che all’estero. Nel corso di una storia ultras ormai più che quarantennale, gli orobici hanno saputo conquistare l’ammirazione anche di tifoserie tradizionalmente nemiche, grazie al loro stile ruvido, alla predisposizione per lo scontro, accompagnata da una certa lealtà, al tifo incessante e ai numeri che riescono a fare in qualsiasi categoria. Bergamo, tra le città di provincia, è l’unico caso nel Nord Italia, insieme a Verona, di città che si identifica totalmente nella propria squadra, cosa che ha sicuramente dato una grossa mano allo sviluppo di un movimento ultras cittadino di primissimo spessore. Il 12 dicembre 1971, durante una trasferta del “Club Amici”, prima organizzazione di tifo, anche se “alla buona”, a Bergamo, alcuni partecipanti decidono di creare il primo gruppo organizzato nerazzurro, facendo così nascere, nel 1972, gli “Atalanta Commandos”, che si posizionano dapprima nella curva Sud dello stadio “Comunale” e, successivamente, in curva Nord, intitolata dal 1997 allo sfortunato giocatore dell’Atalanta Federico “Chicco” Pisani, scomparso il 12 febbraio di tale anno, in un tragico incidente stradale, insieme alla fidanzata Alessandra. Il gruppo, di stampo apolitico, porta ovviamente un nuovo modo di tifare, tipico ultras, basandosi comunque sul concetto della non-violenza. Un anno dopo nascono i “Panthers”, da ragazzi della zona di Dalmine. Nonostante i campionati deludenti della squadra, il tifo prende sempre più vigore, con compagnie intere di giovani che si riversano allo stadio e, tra il 1974 e il 1976, nascono nuovi gruppi organizzati come “Ultras”, “Fossa Nerazzurra”, “Sbandati” e, soprattutto, “Brigate Nerazzurre” (1976), da una costola dei Commandos, dei quali non condividevano l’eccessiva moderatezza, dando un impronta più trasgressiva al tifo. Da qui in avanti inizia per le Brigate un’ascesa continua che le porterà in breve tempo a diventare uno dei gruppi ultrà più ammirati e rispettati d’Italia. La nuova mentalità, favorevole allo scontro, trova molti consensi, soprattutto tra gli ultras più giovani. Nascono così le prime tensioni e i primi scontri con le altre tifoserie, su tutti quelle del Genoa, del Torino e delle milanesi. Quella con i granata, una delle più fiere rivalità di sempre, nasce nel 1977 a Bergamo (per dettagli maggiori vedi sezione “Rivalità”), con incidenti anche nella partita di ritorno al “Comunale” di Torino. Di contro, nasce un’amicizia con gli juventini e coi romanisti, soprattutto la prima, in chiave anti-granata. Più avanti si inaspriscono i rapporti anche verso altre tifoserie, diffondendo così la fama per cui quella bergamasca risulti una tra le tifoserie più “calde”. Sempre di quel periodo nasce il gemellaggio coi ternani, mentre nel 1979, a Perugia, gli ultras dell’Atalanta sono messi sotto accusa, quando il portiere Bodini dell’Atalanta viene colpito da un sasso dalla curva dietro la porta: il sasso viene attribuito ai bergamaschi, dato che quel settore è da loro popolato, così viene respinta la richiesta atalantina d’ottenere la vittoria a tavolino. Da più parti si levano voci di sdegno, che gli ultrà sono costretti a respingere con un comunicato nel quale declinano ogni responsabilità. Agli inizi degli anni ’80, il tifo a Bergamo è in una fase cruciale, con la squadra retrocessa dalla Serie A alla C1: ci si sposta verso una linea più dura ed estrema portata avanti dalle Brigate, che in poco tempo diventano il gruppo leader della Nord, assorbendo nel frattempo anche “Ultras” e “Fossa”. Il 14 ottobre 1982 si sciolgono ufficialmente i Commandos, dopo un lento declino dovuto all’escalation della violenza. Nascono nuovi gruppi che si staccano dalle Brigate, quali “Stoned”, “Armata” e “Island Collective” (da ragazzi provenienti dal quartiere dell’Isola), che nel 1983 si uniranno per formare un nuovo gruppo che segnerà, negli anni seguenti, la storia del mondo ultras italiano: i “Wild Kaos” (alla lettera “caos selvaggio”, simbolo il bambulè), che, per principio, rifiutano ogni contatto con la società e la questura, e cercano lo scontro con chiunque. Il motivo della scissione dal gruppo più importante della tifoseria bergamasca è lo stesso che aveva comportato la separazione dai Commandos: troppo “poco caos”. Per quasi vent’anni, le Brigate e i Wild Kaos reggeranno le redini della Nord sebbene non ci siano stati sempre buoni rapporti tra i due gruppi. Gli attriti si devono soprattutto alle diverse ideologie politiche, con le Brigate prettamente di sinistra e i Wild Kaos, che agli esordi sono su posizioni di estrema sinistra, ma negli anni si sposteranno sempre più su posizioni filoleghiste, per poi arrivare addirittura vicini alla destra negli ultimi anni di vita del gruppo. Nei primi anni ’80 in campo coreografico arriva una grossa svolta: ai tradizionali fumogeni si va ad aggiungere il primo bandierone copricurva, che in quel periodo rappresenta un must in tutte le curve italiane, ed è in atto una specie di competizione a chi lo realizza più bello e grande. I bergamaschi si distinguono facendolo interamente cucire a mano dalle ragazze del gruppo, con la stoffa comprata tramite colletta. Un cimelio che ancora oggi di tanto in tanto compare, e che rende fieri gli ultras atalantini. Il 12 maggio 1985 il Verona festeggia proprio a Bergamo la conquista dello scudetto: è l’occasione per un confronto tra le più ammirate tifoserie del momento, con ben 12000 tifosi gialloblù che invadono la città e che, nel corso della giornata, si scontreranno ripetutamente con forze dell’ordine e atalantini, i quali ben poco possono fare di fronte alla marea scaligera, ma riescono a difendere e controllare il “territorio”. La giornata vedrà alla fine oltre 100 feriti, ma la cosa passerà in secondo piano rispetto allo storico scudetto dell’Hellas. In tal periodo si sfaldano due gemellaggi storici: quello con la Juve e quello con la Roma, con quest’ultimo che cessa per volontà dei “Wild Kaos”, autori nel 1985 di un’irruzione in curva Sud, dove sono sistemati i romanisti, creando una zuffa furibonda. Negli anni ’80, in un’epoca in cui la politica sparisce quasi completamente dalle curve, quella di Bergamo diventa una delle tifoserie più “rosse” d’Italia, motivo principale della contrapposizione con laziali e veronesi. Gli incidenti si moltiplicano e Bergamo, intorno alla metà degli anni ’80, diventa con Verona la “capitale della violenza negli stadi”. Nel 1987 l’Atalanta scrive uno dei capitoli più belli della sua storia giungendo a disputare la finale di Coppa Italia col Napoli. Nell’87/88 l’Atalanta gioca in Serie B, ma, complice lo scudetto del Napoli, e la sua conseguente partecipazione alla Coppa Campioni, acquisisce il diritto di partecipare alla Coppa delle Coppe. Gli ultras dell’Atalanta portano il loro stile in Europa, facendosi apprezzare dappertutto. Cadono nell’ordine: Methir Tydfield, Ofi Creta e Sporting Lisbona. In semifinale l’Atalanta rimane l’unica squadra italiana ancora in corsa; l’urna gli riserva i temibili belgi del Malines: la gara d’andata muove al seguito più di 5000 atalantini, che si scontrano duramente con la polizia belga; il risultato di 2-1 per i belgi lascia aperta la speranza di rimonta. Al ritorno il “Comunale”, esaurito da giorni, è una bolgia infernale, ma il miracolo non arriva, nonostante il vantaggio di Garlini. I belgi rimontano, andando poi a vincere la Coppa nella finale con l’Ajax, ma l’emozione suscitata dalla provinciale orobica è tanta, per questa doppia sfida che passerà alla storia. Il ritorno in Serie A e la magica notte col Malines segnano l’inizio di un ciclo molto buono per l’Atalanta, che centra per due anni di fila la qualificazione alla Coppa Uefa. Purtroppo però l’ambiente in curva non lo è altrettanto: a partire dalla stagione 1988/89 iniziano le prime tensioni
tra BNA e WKA. Uno dei motivi è sicuramente quello politico: in quel periodo sta prendendo tantissimo piede la Lega Nord, che proprio nella città di Bergamo trova ampi consensi, alla vigilia del boom elettorale che porterà il partito di Bossi al governo nel 1992, e le simpatie leghiste fanno presto breccia tra le file dei WKA. La cosa non fa certo piacere alle BNA, visto la sua impostazione da sempre antirazzista e sinistroide. Ma ciò che risulta davvero insormontabile è la differente visione dell’essere ultras, con la mentalità sfrontata dei “Wild Kaos”, quasi esclusivamente interessati allo scontro e poco o nulla al tifo, che piace sempre meno alle Brigate Nerazzurre, che non digeriscono questo atteggiamento. Il patatrac avviene  nella partita Atalanta-Sampdoria 1988/89. Le Brigate da anni portano avanti un’amicizia con gli Ultras Tito della Samp, cosa che non piace ai WKA, anche per il gemellaggio fraterno dei doriani coi veronesi. Così, nel corso della suddetta gara, parte dal settore WKA un coro contro i sampdoriani, le BNA reagiscono e i due gruppi vengono alle mani. Ne segue una zuffa colossale, che spiazzerà l’intera tifoseria, visto che, fino a quel momento, la Dea era sempre stata il bene supremo, capace anche di annullare alcune differenze. A partire da quel momento, BNA e WKA saranno definitivamente divise in tutto: ognuno la propria balconata in Nord, il proprio mezzo di trasporto in trasferta e, spesso, anche cori diversi fatti partire nello stesso momento. Perfino le amicizie viaggiano su binari separati: se le Brigate tengono molto al legame coi ternani, i Kaos, nei primi anni ’90 si avvicinano al “Ghetto Rasta” di Cannes, facendo nascere una delle prime amicizie internazionali del mondo ultras. Ovviamente, il fatto di venire alle mani, diventerà una triste routine delle domeniche al “Comunale”. Ad un osservatore esterno la Nord appare, ai primi anni ’90, una curva anarchica, senza regole, ognuno per conto suo. La tensione sale sempre più, finché, nell’autunno ’90, non si decide di regolare i conti una volta per tutte, per stabilire chi guiderà la curva in futuro: Brigate e Wild Kaos si danno appuntamento per un faccia a faccia di fronte ad un cimitero di Bergamo, ma la polizia, non si sa come, lo viene a sapere, e interviene prontamente, sventando una gigantesca rissa (oltre100 partecipanti per parte). Vengono sequestrati bastoni e altre armi improprie, qualcuno si farà un giro in tribunale. Dopo questo episodio i due gruppi riprenderanno a vivere separatamente, ma più di qualcuno cercherà di uscire dall’empasse cercando un’intesa di massima. La rivalità rimarrà strisciante e non mancheranno momenti di tensione tra i due gruppi, ma tutto diventa più limitato. Nel frattempo l’Atalanta riconquista l’Europa e, nell’ottobre 1990, i nerazzurri affrontano la Dinamo Zagabria. Fino all’anno prima, i Balcani, come tutto l’Est Europa, erano soggetti al regime comunista e di conseguenza pochissimi tifosi si muovevano al seguito delle loro squadre nelle Coppe Europee, ma, con la caduta del muro di Berlino (1989) tutto cambia, e gli atalantini sono tra i primi ad assaggiare la furia degli ultras croati: 25 pullman dei “Bad Blue Boys” raggiungono Bergamo e sin dalle prime ore del pomeriggio iniziano i problemi (vedi sezione “Rivalità”). La stagione 90/91 vede la tifoseria atalantina protagonista, dopo Zagabria, a Instanbul, altro campo caldo, e a Colonia. Nei Quarti di finale sarà l’Inter, che poi in finale vincerà la Coppa Uefa in un altro scontro fratricida contro la Roma, ad eliminare gli orobici. In curva Nord, Brigate e Kaos continuano a discutere, ma iniziano a nascere nuovi gruppi come “Fellows”, “Wilker”, “Berghem Blues” e, soprattutto “Nomadi”, da ragazzi della Bassa Bergamasca, che diventerà uno dei gruppi nerazzurri più importanti. Nell’ultima giornata del campionato 1991/92 si celebra l’addio al calcio di una bandiera dell’Atalanta, lo svedese Glenn Peter Stromberg . Quella pro-Stromberg sarà una delle pochissime coreografie organizzate dalla Nord che, vuoi per la natura anarchica dei suoi componenti, vuoi per le divisioni interne, fino a quel momento non si era mai cimentata in spettacoli troppo complicati. Nei primi anni ’90 arriva la repressione e le prime diffide cominciano a colpire la Nord in modo pesante. In un Atalanta-Lazio dei primi anni ’90, la Nord rimane fuori lo stadio per protestare contro la polizia, iniziativa applaudita anche dai rivali laziali. Ma i rapporti non migliorano e la tragedia, in agguato, purtroppo arriva: nel gennaio 1993, al termine di Atalanta-Roma, quando i romanisti se ne sono andati da un bel po’ e gli atalantini stanno mangiando e bevendo nei chioschi e bar vicino allo stadio, il Reparto Celere di Padova comincia a caricare e manganellare alla cieca chiunque si trovi nei paraggi. Celestino Colombi, un 42enne ex tossicodipendente, si trova lì per caso: uscito dal suo psicologo, mai andato allo stadio, viene raggiunto da un gruppo di celerini e bastonato. In preda al panico, Celestino  viene colto da infarto e muore. Il giorno dopo la Questura di Bergamo se ne esce con uno scarno comunicato dove si sottolinea la condizione di tossicodipendente di Colombi e si parla genericamente di “scontri tra tifosi”. La stessa stampa, sempre pronta a sbattere il mostro in prima pagina, fa passare la notizia in secondo piano. Gli ultras però non ci stanno e, la settimana successiva, il tam-tam fra le curve italiane partito proprio da Bergamo,  coinvolge tifoserie storicamente rivali, come laziali, fiorentini, milanisti, genoani, doriani, romanisti, ecc., che per la prima volta si uniscono per un episodio che idealmente li coinvolge tutti, contro la repressione, esponendo per una domenica lo striscione “10-01-93: la morte è uguale per tutti”. Oggigiorno è abbastanza normale la solidarietà, anche tra tifoserie rivali, di fronte agli abusi, ma all’epoca le rivalità erano fortissime, quasi invalicabili. Ma gli anni ’90 sono anche quelli in cui esplode la fortissima rivalità coi bresciani, per un derby tutto lombardo che conquista l’attenzione degli ultras italiani. La rivalità tra le due città raggiunge livelli molto alti, le immagini degli scontri in campo del maggio ’93 fanno il giro di tutta Italia, portando alla ribalta un odio rimasto fino a quel momento piuttosto “sotterraneo”. Al termine della stagione 1993/94, gli orobici, dopo un lungo ciclo di sette anni, tornano in B. Ai vertici societari arriva Ivan Ruggeri, che diventerà uno dei presidenti più odiati e contestati dell’Atalanta. Il 29 gennaio 1995, un ultrà del Genoa di 25 anni, Vincenzo Claudio Spagnolo, muore accoltellato dal 18enne milanista Simone Barbaglia, appartenente alle “Brigate Rossonere 2”. Il calcio italiano si ferma, interrogandosi sui perché di una tragedia assurda. La domenica successiva il mondo ultras si ritrova a Genova per un primo vero Raduno Nazionale, assenti giustificati i milanisti, un po’ meno juventini e torinisti, per cercare una linea comune. Ne esce un comunicato dal titolo “Basta lame, basta infami!”, suggerito dalle Brigate Nerazzurre, che non rinnega lo scontro tra ultras ma mette al bando i coltelli, tacciando di infamia chi ne fa uso. Una posizione che farà discutere a lungo negli anni successivi. La Dea, al termine di quella stagione, torna in Serie A, e l’anno successivo arriva a disputare la doppia finale di Coppa Italia, contro la Fiorentina (gravi scontri). La stagione 97/98 vede il ritorno del derby col Brescia. Dopo gli incidenti di Bergamo all’andata (vedi sezione “Rivalità”) per i quali vengono diffidati oltre 150 ultras, praticamente, in un colpo solo, vengono smantellate BNA e WKA. Cambia qualcosa a Bergamo, pure nei rapporti in curva. Nel ’98 l’Atalanta retrocede in Serie B. All’ultima giornata gli orobici ospitano la Juventus, che proprio quella domenica festeggia lo scudetto: gli atalantini danno vita ad uno show a bordo campo con le f.d.o., che porterà più volte alla sospensione della gara per lo sfondamento delle vetrate che dan
no sul campo: un’altra cinquantina di diffide. La svolta arriva quell’estate, quando alcuni noti personaggi della Nord fuoriescono dai rispettivi gruppi, dando vita ai “Supporters”, un gruppo particolare, con una mentalità diversa, fuori dai clichè: per prima cosa il loro nome completo è “Dell’Atalanta Supporters”, in secondo luogo non hanno uno striscione con nome e logo, ma invece utilizzano striscioni che possono rappresentare un’intera tifoseria: in casa si riconoscono nella dicitura “A Guardia di una fede”, in trasferta dallo striscione “Bergamo”. Leader dei Supporters è Claudio Galimberti, meglio noto come “Bocia”, per anni membro di spicco delle BNA: gli va sicuramente dato atto di aver portato una ventata di novità in seno alla tifoseria atalantina. Per prima cosa, i Supporters cercheranno di unire la tifoseria, rappresentando sotto la sola bandiera della Dea ragazzi fuoriusciti dalle Brigate e dai Wild Kaos; in secondo luogo cercano di responsabilizzare la curva stessa, della serie “sì allo scontro, no al teppismo gratuito” (danni a treni ed autogrill), tanto che nel 2000, con una colletta in curva, pagheranno di tasca loro i danni causati alla stazione di Piacenza. Anche dal punto di vista coreografico la Nord fa un passo avanti, considerato che, fino a quel momento, al massimo si organizzava la classica fumogenata, mentre con l’arrivo dei Supporters si vedranno sempre più spesso spettacoli su larga scala; infine, viene messa al bando la politica, che, a partire dagli anni ’90, comincia pian piano ad uscire dalla curva Nord. Inizialmente la nuova linea viene accettata di buon grado dalle Brigate, un po’ meno dai Wild Kaos, per natura refrattari a diktat e ordini. Sotto la nuova guida gli atalantini cominciano a rendersi protagonisti di iniziative più che apprezzabili: la sede, il giornalino della curva, la Festa della Dea tutti gli anni, il pullman personalizzato…Si rinnova il gemellaggio coi ternani, e nascono buoni rapporti coi cosentini e i tedeschi dell’Eintracht. La Nord cresce anche a livello numerico, soprattutto in trasferta: col ritorno del 2000 in Serie A gli ultras bergamaschi presenziano in gran numero ovunque, dagli 8mila di Milano, ai mille di Roma, cifre impensabili fino a qualche anno prima. Col nuovo millennio si “raffredda” la rivalità col Brescia: entrambe le tifoserie s’impegnano in seno al “Progetto Ultrà”, contro la repressione e il calcio moderno. Ma non sparisce del tutto, anzi, andrà a coinvolgere anche i protagonisti in campo: la corsa folle di Mazzone sotto il settore orobico, la coreografia “Mazzone allevatore” al ritorno (vedi sezione “Rivalità”). In compenso viene riscoperto l’odio verso romanisti e napoletani. Nel 2001, nella trasferta di Milano con l’Inter avviene l’episodio del famoso “motorino di San Siro”. La nuova gestione dei Supporters si rivela sempre più incompatibile con l’indole anarchica della curva bergamasca di qualche anno prima: nel 2003 il “Bocia” & C., spalleggiati in quest’occasione dalle Brigate, hanno uno scambio di opinioni molto acceso con WKA; il pretesto è lo sciopero di 45 minuti indetto dalla Nord per protestare contro le perquisizioni scattate in settimana a casa di alcuni dei ragazzi più in vista: c’è in realtà un malumore che gli stessi Kaos esprimono attraverso un comunicato spiegando che “per tutti i motivi ci si deve adeguare a decisioni prese da una maggioranza di curva che è solo numerica e non qualitativa”. Il gruppo emigra in curva Sud nella gara di andata dello spareggio-salvezza con la Reggina nel 2003, ma durerà poco: in occasione della trasferta di Venezia del campionato 2003/04, infatti, Supporters e Brigate si presentano al luogo di ritrovo dei WKA e li aggrediscono sottraendogli lo striscione, forti anche della superiorità numerica; quindi, dichiarano sciolti i WKA tramite un volantino distribuito il giorno stesso ai tifosi che erano a Venezia. Motivo ufficiale è la denuncia contro ignoti che i WKA avevano presentato a seguito della trasferta di Salerno per alcuni sassi che avevano colpito il loro pulmino, e che avevano portato alla diffida di alcuni ultras salernitani. In realtà dietro quest’episodio ci sono venti anni di contrasti tra i WKA ed il resto della curva atalantina, Brigate prima e Supporters poi; o meglio, il fatto che i Kaos stessero in curva Sud con il loro striscione, aveva fatto arrabbiare i “vecchi” della curva, quelli che una volta dei Kaos facevano parte o comunque avevano portato avanti quel gruppo, cioè in pratica consideravano i nuovi Kaos degli usurpatori, perché chi gestiva lo striscione era un ultrà solo per moda, che niente aveva a che fare con lo spirito che aveva contraddistinto i Kaos per molti anni.

Atalanta tifosi coreografia 1
Il bandierone della curva dei tifosi dell’Atalanta

L’episodio di Salerno è solo la punta dell’iceberg. Il 2003 è l’anno in cui gli ultras scendono in piazza contro la nuova emittente Sky, considerata la rovina del calcio italiano, e contro il calcio moderno. Molte tifoserie iniziano a parlare sempre più seriamente di una manifestazione unitaria, che coinvolga tutte le curve, dalla A alla C2. Per mesi proseguono i contatti, ma alla fine la manifestazione unitaria, salta, pare proprio per screzi tra atalantini e bresciani, da una parte, e tra le due romane, dall’altra. I primi fanno capo a “Movimento Ultras”, un network di tifoserie unite da “Progetto Ultrà”, mentre le due romane, in qualità di “padrone di casa”, vorrebbero imporre le loro condizioni. Alla fine le manifestazioni saranno due: una a Roma, organizzata da romanisti e laziali, una a Milano, promossa da “Movimento Ultras”. Ad ogni modo l’impegno degli atalantini continua su tutta la linea. La stagione 2004/05 passerà alla storia per la trasferta di Siena all’ultima giornata, con più di mille tifosi al seguito nonostante la squadra già retrocessa in Serie B: non basta la verve della tifoseria atalantina che continua a portare in giro grandi numeri. Nel frattempo in curva anche l’asse BNA-Supporters s’incrina. I due gruppi sono andati d’amore e d’accordo per anni, ma ora si pone il problema di dare un seguito al progetto di avere una curva unita e apolitica e si decide pertanto di accorpare tutti i gruppi in uno solo, vengono assorbiti i “Nomadi”, ma le Brigate non ne vogliono sapere di riporre per sempre lo striscione, così, nelle prime trasferte di Coppa Italia a Pisa e Massa, con lo striscione “Brigate” in evidenza, sale alta la tensione e vola qualche cazzotto tra i due gruppi, al punto che le BNA optano, nel settembre 2005, per lo scioglimento. Per la tifoseria e l’intero panorama ultras è un colpo non da poco, visto che le Brigate erano considerate un “faro”, uno degli ultimi gruppi vecchio stile: è la fine di un epoca, di una curva che non ci sarà più, e si va a creare anche all’interno della stessa tifoseria una grossa frattura: se prima i Supporters erano tutto sommato apprezzati, con la fine della BNA si ritrovano quasi isolati in curva Nord. Col tempo i Supporters cominciano ad identificarsi come “Curva Nord Bergamo”. I provvedimenti presi dal governo a seguito della morte dell’Ispettore Raciti, avvenuta a Catania il 2 febbraio 2007, finiscono con spogliare anche la curva Nord di striscioni e bandiere. Ma è una cosa temporanea, infatti la Questura di Bergamo, in via del tutto eccezionale, decide di dare il via libera agli striscioni, anche senza autorizzazione, caso unico in Italia. Sempre esposti per qualche anno saranno gli striscioni “Atalanta folle amore nostro”, “Negli anni più tristi sempre protagonisti”, e talvolta appare anche “Fieri sostenitori dei nostri colori”. Dal 2006, ex membri delle Brigate, insieme ad altri sottogruppi, formano i “Forever Atalanta”, tuttora attivi, in opposizione alla Nord e alla linea del “Bocia”. L’11 novembre 2007 muore il tifoso laziale Gabriele Sandri, ucciso da un colpo di pistola dall’agente Luigi Spaccarotella, mentre stava dormendo in macchina, dopo che il suo gruppo aveva avuto una breve colluttazione con un altro gruppetto di juventini, nell’Area di Servizio di Badia al Pino (AR). E’ la goccia che fa traboccare il vaso: il movimento ultras, già sfiancato da una repressione spietata, si ribella e scatena la sua rabbia in più città, visto l’omicidio di un ragazzo innocente. Fa rabbia e il fatto che si cerchi, almeno sulle prime, di insabbiare la cosa. Una di queste città è Bergamo, dove l’Atalanta ospita il Milan: ultras milanisti e bergamaschi aggrediscono le forze dell’ordine, che ripiegano; è qualcosa di eccezionale, perché forse è la prima volta in Italia che due tifoserie rivali si uniscono fisicamente per combattere la polizia. In curva Nord alcuni ultras atalantini sradicano un tombino di cemento e cominciano ad abbattere la vetrata che dà sul campo: a questo punto il capitano dell’Atalanta, Cristiano Doni, va a parlare con i sostenitori che chiedono a gran voce che la partita non venga giocata. E così sarà: Atalanta-Milan viene sospesa dopo soli 7 minuti di gioco. Uno scandalo per l’ipocrita mondo del calcio, che inorridisce per gli ultras che spaccano una vetrata, ma non per l’omicidio a sangue freddo di un ragazzo…In seguito a questi fatti, molti ultras bergamaschi si beccheranno l’accusa di associazione per delinquere, che finirà poi in una bolla di sapone. La curva Nord verrà chiusa e la stessa società prenderà le distanze dai ragazzi della Nord, attraverso una lettera fatta firmare all’intera squadra, in cui si dice chiaramente alla curva Nord che non rappresentano l’Atalanta, e gli chiede di stare lontani da loro: Riccardo Zampagna, visti i buoni rapporti con la tifoseria, non firmerà la lettera, e per ripicca verrà ceduto al Vicenza. Un episodio che peggiora ulteriormente i rapporti tra la curva Nord e Ruggeri, che, pochi mesi più tardi, verrà colpito da aneurisma, e rimarrà in coma cinque anni prima di morire, cedendo la società al figlio. In anni difficili per il mondo ultras, la Nord continuerà a metterci la faccia, e per questo si ritroverà nell’occhio del ciclone anche nell’estate 2010, quando il ministro degli Interni Roberto Maroni lancia la tessera del tifoso, imponendola a tutte le squadre, obbligatoria per sottoscrivere l’abbonamento alla squadra del cuore e per partecipare alle trasferte. A Bergamo non ci stanno e, in occasione della “Berghem Fest”, festa leghista che si tiene durante l’estate nel comune di Alzano Bergamasco, circa 500 sostenitori della Dea si presentano per contestare Maroni, ma vengono fermati dalla Digos agli ingressi; allora un folto gruppo di loro (70-80 circa) si stacca e cerca di entrare dal retro, ma vengono intercettati dalle forze dell’ordine e ne nasce una colluttazione che si trasforma presto in guerriglia: scontri, lancio di sassi e bottiglie, una macchina della polizia locale che va a fuoco. All’interno della festa ci sono tre ministri della Repubblica che non credono ai loro occhi. A seguito di quest’episodio, le trasferte per gli atalantini verranno vietate in toto, ad eccezione di coloro che hanno la tessera voluta da Maroni. Purtroppo emergono anche i veleni che da qualche anno caratterizzano la tifoseria bergamasca; infatti, nel momento in cui si dovrebbe seguire una linea comune, il popolo della Dea non segue e si tessera in massa: saranno alla fine più di 17mila. Una buona rappresentanza presenzierà a tutte le trasferte, ma non c’entrano nulla con gli ultras della Nord, contrarissimi alla tessera, coi quali è rottura completa. L’occasione per ricompattare l’ambiente arriva un anno dopo, in seguito allo scandalo del calcioscommesse che travolge l’Atalanta e che vede coinvolto in prima fila capitan Cristiano Doni, uno degli idoli dell’intera piazza, autore di 112 reti con la maglia nerazzurra. Gli ultras della Nord organizzano una manifestazione a sostegno del capitano e contro chi vuole tirare in mezzo l’Atalanta: rispondono “presente” in 3mila. Ma purtroppo la storia non finisce bene, infatti se Doni inizialmente riconosce di aver sbagliato, ma di averlo fatto “a fin di bene” per aiutare l’Atalanta, nel corso del secondo filone dell’inchiesta della procura di Cremona viene nuovamente beccato con le mani nella marmellata, e questa volta la tifoseria stessa prende le distanze da Doni, mentre l’Atalanta subisce una forte penalizzazione, da scontare nel campionato 2011/12: -6 punti. Inflitta al giocatore una squalifica di 5 anni e sei mesi, un’ombra troppa ingombrante per chi lo ha sempre amato, che ha portato la Nord ad esporre, in Atalanta-Milan 2011/12, la scritta “Siamo e restiamo per il calcio sano, no favori né combine, Doni con noi hai chiuso!”. Un altro “guaio” in seno alla tifoseria atalantina negli ultimi anni è l’inchiesta per associazione a delinquere portata avanti dal Pm
di Bergamo. Tale fatto nasce nel 2009 a seguito degli scontri nel prepartita di Atalanta-Catania. Ci sono anche personaggi della politica cittadina tra gli indagati, che secondo l’accusa avrebbero fatto parte di un gruppo dedito all’organizzazione e alla pianificazione di incidenti con le forze dell’ordine e le tifoserie avversarie. Per quanto riguarda la sentenza, comunque più morbida delle aspettative si rimanda alla sezione “Curiosità”. Quel che è sicuro è che gli ultras bergamaschi, nonostante la morsa della repressione, nella quale sono stretti anche in quest’ultimo periodo, sono vivi e vegeti, come dimostrato nelle ultime battaglie, quali gli incidenti di Atalanta-Roma del novembre ‘14, l’irruzione al campo d’allenamento a Zingonia e alla Berghem Fest nel 2010, l’interruzione dell’allenamento di rifinitura ad aprile 2015, prima di Atalanta-Sassuolo e altro ancora.

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Atalanta tifosi coreografia 4
Ancora una coreografia dei tifosi dell’Atalanta

Curiosità: -Dopopartita ad alta tensione quello di Atalanta-Roma di sabato 22 novembre ’14, con i reparti di polizia che sono dovuti ricorrere a diverse cariche per respingere gli attacchi degli ultras bergamaschi, che tentavano di arrivare allo scontro, evitato, coi romanisti. Si sono scontrati a lungo invece le forze dell’ordine e gli ultras bergamaschi, che hanno lanciato bombe carta contenenti chiodi e bulloni, causando il ferimento di sei poliziotti, oltre a danneggiamenti di tre automezzi. I bergamaschi avrebbero voluto vendicare l’uccisione dell’ultrà napoletano Ciro Esposito, avvenuta a colpi di pistola, quindi non secondo i canoni ultras, da parte del romanista “Gastone” Daniele De Santis, il 3 maggio 2014 a Roma, ai margini della finale di Coppa Italia Fiorfentina-Napoli, anche se Ciro è deceduto dopo quasi tre mesi d’agonia. Sei ultras arrestati e due minorenni denunciati per i disordini tra bergamaschi e romanisti. La Curva A napoletana, nella gara casalinga con l’Empoli del 7 dicembre 2014, ha esposto uno striscione a tal proposito che recitava “In culo ad ogni teoria del complotto. Leali da sempre nemici per sempre”, rivolto ai bergamaschi. Così, per la prima volta dalla sua introduzione, nell’agosto ’14, è stato applicato il “decreto-Alfano” sulla violenza negli stadi: dalla gara di Empoli è scattato il divieto di trasferta per tutti i tifosi dell’Atalanta per i prossimi tre mesi. Inoltre il C.a.s.m.s. ha fornito al prefetto di Bergamo tutti gli elementi necessari per vietare, nelle gare casalinghe dell’Atalanta, la vendita per i biglietti di tutti i settori dello stadio, a chi non possiede la tessera del tifoso, nonché di disporre la sospensione per il settore Curva Nord, di carnet di biglietti o abbonamenti rilasciati in precedenza ai non possessori della tessera. Praticamente, chi non ha sottoscritto la tessera, a Bergamo chiamata “Dea Card”, non può entrare allo stadio: un provvedimento assurdo e liberticida, che danneggia anche l’Atalanta, come società e come squadra, non potendo contare sul calore della sua curva. -La gara casalinga successiva, Atalanta-Cesena, di domenica 7 dicembre 2014, quindi,  valevole per la 14^ giornata del campionato di Serie A 2014/15, stadio semivuoto e atmosfera surreale, con circa 6mila spettatori presenti, cioè non tutti i 10.678 abbonati all’Atalanta che avrebbero potuto partecipare all’evento. Uno scandalo bello e buono quello di Bergamo, al quale la curva Nord non ci sta, e la domenica della gara col Cesesna, l’ha ribadito ritrovandosi all’esterno della curva, dove, in segno di protesta, si sono radunati in un migliaio, capitanati dal “Bocia”, tifando come se fossero all’interno dell’impianto, con cori, fumogeni e striscioni, cercando in qualche modo di far arrivare il tifo alla squadra. Su uno striscione era scritto “Chiuso per abuso” e non mancano cori contro le forze dell’ordine. Sugli incidenti di Atalanta-Roma la polizia, ovviamente, declina la propria responsabilità, dando una versione ben diversa da quella degli ultras bergamaschi, trincerandosi su un presunto attacco militare subìto La Nord atalantina ha ammesso comunque i suoi errori, ribadendo che cose di questo genere non fanno assolutamente parte del loro modo di essere e quindi vanno condannate, dando un segnale a tutti: che non si può danneggiare l’Atalanta, la società, i suoi tifosi. I sei ragazzi arrestati però, non erano tra i responsabili degli scontri, perché sarebbero stati da tutt’altra parte , quindi successivamente scagionati , grazie ai filmati in possesso della Digos. -E’ stato chiuso poi, per quattro domeniche il Baretto, punto di ritrovo, di riferimento degli ultras, gestito dalla compagna del Bocia, posto dietro la Curva Nord, cosa che non faceva altro che ribadire la linea dura della questura contro la curva, continuando a suscitare numerose opposizioni in città. La strategia repressiva era palese: colpire non solo gli Ultras eventuali responsabili di violenze, ma anche gli ambienti limitrofi. La protesta di sabato 31 gennaio ha ribadito l’insensatezza di questo provvedimento. La petizione on line “No alla chiusura del Baretto”, dopo soli tre giorni aveva raggiunto le 1500 firme, superando l’obiettivo prefissato. Alle pareti dello stesso venne esposto lo striscione “Diritto al lavoro io sto con il Baretto”. Una questione per fortuna finita nel migliore dei modi. Il questore Girolamo Fabiano, fin dal suo arrivo a Bergamo, il 1° aprile, aveva messo in chiaro il suo pensiero: “Dialogo e fermezza”. Domenica 3 maggio scorso, in occasione di Atalanta-Lazio, ha mantenuto la promessa annunciata qualche settimana prima, di andare in curva Nord e pure al Baretto. E’ andato accompagnato per non correre il rischio che non lo riconoscessero, ha detto scherzando, insieme al vicario, al dirigente della Digos e a altri quattro colleghi tra autisti e funzionari. Dopo il caffè il questore è andato per una decina di minuti a seguire la partita in curva Nord e ha fatto pure un offerta per la raccolta fondi che la curva sta facendo per il Nepal. -In occasione di Atalanta-Inter del 15 febbraio ’15, già era stata adottata una linea più morbida, primo passo verso la normalizzazione: l’accesso allo stadio (ad eccezione del settore ospiti rimasto vuoto), era consentito ai residenti della provincia di Bergamo in possesso della tessera del tifoso, rilasciata anche dopo gli incidenti coi romanisti. Ma sono state aperte solo le tribune, e chiuse le curve, nel senso che i biglietti per le tribune Creberg e Centrale,  potevano essere acquistati anche da chi non ha la famosa tessera, mentre nelle curve si è potuto accedere solo con la tessera. A tal proposito il sabato prima della gara è scattata la protesta degli Ultras, quando circa 300 tifosi sono arrivati a Zingonia per incitare la Dea, esponendo il maxistriscione “Sentenze già scritte e stadi vietati, vincete per gli unici che vi hanno sempre incitati”. Finalmente, dopo tre lunghi mesi, contro la Sampdoria, il 1° marzo 2015, Il prefetto, che aveva carta bianca per decidere, ha comunicato che le restrizioni non ci saranno più, dando il via libera a tutti. La Nord torna così a riempirsi, facendo sentire il suo tifo prorompente, stringendosi intorno alla squadra per una difficile salvezza. -Ma la protesta prima di Atalanta-Inter non è stata certo l’unica prima della riapertura libera di tutti i settori; durante l’intervallo della partita col Chievo, al presidio fuori dalla Nord, gestito da Claudio Galimberti, per tutti il Bocia, si è presentato anche il giocatore Cristian Raimondi, uscito apposta dal “Comunale” per esprimere la sua solidarietà al mondo ultrà per quanto sta succedendo. Contro la decisione del prefetto, gli striscioni “Noi liberi fuori, voi prigionieri dentro” e “E’ negata la nostra libertà”, oltre a cori contro la stampa. . -Il processo a carico di 143 imputati, fra ultras dell’Atalanta (87) e del Catania (56), imputati soprattutto per gli scontri in Atalanta-Catania del 23 settembre 2009 si è concluso con il “Bocia” condannato a tre anni di reclusione e, complesivamente, pene per 47 anni, 10 mesi e 10 giorni per gli altri ultras imputati. Il giudice ha inflitto anche risarcimenti per quasi 90mila Euro. Condannati anche 38 ultras bergamaschi, delle 54 persone coinvolte per l’assalto alla Berghem Fest di Alzano, mentre altri 17 sono stati assolti, così come i catanesi, i quali sono stati condannati a una multa tra i 200 e i 300 Euro, assolti invece dall’accusa di danneggiamento ad un pullman non e quindi non è stato comminato nessun risarcimento. I tifosi condannati per l’assalto alla Berghem Fest, dovranno risarcire 60mila Euro al comune di Alzano. Clamorosa invece l’assoluzione per l’assalto risalente al 4 maggio 2010 al centro sportivo “Bortolotti” di Zingonia, quartier generale della Dea. La società ha ritirato la querela, d’accordo con i legali degli ultrà, a patto che questi svolgano attività di volontariato nel sociale alla Caritas diocesana ber
gamasca. A destare particolare stupore è la tempistica del ritiro della querela, nella quale erano coinvolti 40 imputati, tra cui il Galimberti, accusati di danneggiamento e violazione di domicilio. Il Pm aveva chiesto condanne tra 1 e 2 anni delle persone coinvolte. L’accordo degli imputati con l’Atalanta, concretizzatosi solo il giorno della sentenza, aveva già alle spalle diversi mesi di confronto e,  indipendentemente da questa transazione, i giudici hanno assolto gli imputati con formula piena. 38 dei 40 ragazzi erano incensurati.  Condannato a 8 mesi il sindaco leghista di Gandosso, Alberto Maffi, accusato di aver fatto da “vedetta” al Bocia prima degli scontri di Atalanta-Inter del 13 dicembre 2009. Maffi e il Bocia hanno dovuto risarcire un carabiniere per lesioni riportate in un’aggressione, per alcune migliaia di Euro. L’unico precedente simile in Italia di associazione a delinquere era quello del 1987 nei confronti di tifosi del Verona, chiuso con dodici condanne. Le accuse nei confronti dei tifosi atalantini e catanesi sono state comunque molto ridimensionate in udienza preliminare. -Nella giornata di venerdì 5 dicembre ‘14, gli ultrà del Brescia, da sempre rivali duri e puri degli atalantini, hanno emesso un comunicato stampa in cui danno il loro appoggio ai “colleghi/rivali” nerazzurri, intitolandolo “Senza se, senza ma; solidarietà!”, sottolineando che è stata colpita l’intera tifoseria nerazzurra, probabilmente nel fallito tentativo di spaccarla all’interno per renderla quindi più malleabile e accondiscendente. -Il Bocia, storico leader incontrastato della curva atalantina, è riuscito ad interrompere l’ultimo allenamento, a porte aperte, di rifinitura della squadra nerazzurra, sabato 11 aprile ’15, in vista della gara casalinga col Sassuolo, dopo circa un quarto d’ora. La squadra ha ascoltato la sua arringa a bordo campo; un discorso più volte interrotto dagli applausi scroscianti degli oltre mille presenti, affollati in Tribuna Creberg, l’unica aperta al pubblico. Parole dure quelle del Bocia, che si possono riassumere in “Qui nessuno può venire a fare la partita! Siamo l’Atalanta, meritiamo di più. Non si possoino affrontare le partite con sufficienza, ci vuole orgoglio, rabbia, amore per la maglia, senso d’appartenenza, insomma dovete tirare fuori la grinta e l’orgoglio. Non dovete prendere in giro nessuno e fare vita da professionisti, niente discoteca dopo una sconfitta. Basta andare a ballare dopo una sconfitta! Domani il primo di voi che sbaglia sarà applaudito: è un singolo. Ma è il gruppo, è la squadra che deve riuscire! Siete l’Atalanta, dimostratelo domani!”. L’allenatore Edoardo Reja, subentrato alla 26^ giornata del 2014/15 a Stefano Colantuono, ha dichiarato: “Oggi i tifosi ci hanno dato una bella carica”. Il giorno dopo la contestazione l’Atalanta batte il Sassuolo 2-1, poi va a pareggiare sul campo della Roma.  -A causa di un articolo apparso su “La Gazzetta dello Sport”, il giornalista Matteo Spini è finito nel mirino dei tifosi dell’Atalanta per un articolo a loro sgradito che parlava del blocco dell’allenamento alla vigilia di Atalanta-Sassuolo, ricevendo minacce e insulti. All’esterno dello stadio, il giorno stesso della partita, sono stati esposti gli striscioni “Matteo Spini verme” e “La Gazzetta dell’infamia”. -Il Galimberti è stato diffidato per altri 5 anni, ma qui non c’entrano scontri della tifoseria atalantina o qualche fumogeno acceso. Il Daspo, arrivato con ben 5 mesi di ritardo, guarda caso per l’inizio del campionato, è stato notificato perché, il 12 aprile 2015, durante Atalanta-Sassuolo, era arrivato nella zona di prefiltraggio dello stadio di Bergamo, avendola oltrepassata con una testa di porchetta sotto il braccio da “regalare” agli agenti. E pensare che nel 2014 aveva finito di scontare cinque anni di diffida per gli incidenti di Atalanta-Catania del 2009. Il Bocia ha già avuto un totale di 9 Daspo. Ad accompagnarlo alla firma in questura, prima della partita amichevole Atalanta-Shakhtar Donetsk del 5 settembre 2015, dedicata agli ex presidenti Achille e Cesare Bortolotti, oltre duecento ultras nerazzurri, che davanti alla questura inscenano una protesta tra cori e fumogeni, dopo aver lasciato lo stadio, prima della fine della partita; un atteggiamento che ha diviso l’opinione pubblica bergamasca. Infatti, durante il primo tempo della partita contro gli ucraini dello Skatkhar , dalla Nord sono partiti solo cori contro le forze dell’ordine e, attorno al 35°, un grossissimo petardo è esploso vicino alla porta difesa dall’atalantino Sportiello, e in campo è arrivato anche un fumogeno. Poi gran parte degli ultras hanno abbandonato la curva, esponendo gli striscioni “A tutto c’è un limite. Scusa fam. Bortolotti” e “La Nord ama gli uomini prima dei giocatori”. -Anche i rivali genoani, il 26 aprile ’15, in casa col Cesena, esposero l’eloquente scritta “Solidali ai pochi veri ultras rimasti, giù le mani dai bergamaschi”, e vicini ai lombardi, dicembre 2014, hanno voluto essere anche i catanesi, con “Bg liberi” -La prima coreografia del 2015/16, in Atalanta-Frosinone, è stata dedicata a Giorgio, un ultrà di circa 50 anni che purtroppo si è tolto la vita alcune settimane fa. All’entrata in campo la curva si è colorata di cartoncini neri e blu, con sullo sfondo la semplice scritta gialla “Giorgio” e, in cima alla curva lo striscione “Indimenticabile”. Per la curva è stata una mazzata tremenda. Per più di trent’anni ha girato la curva in lungo e in largo, facendone la sua seconda casa, conoscendola metro per metro. La sua premurosità, la sua bontà, il suo sorriso saranno sempre di esempio per tutti; si prendeva cura dei bandieroni, del materiale, dei tamburi, delle coreografie, del sacchetto dei fumogeni pronti ad essere consegnati ad uno ad uno da lui stesso. Il difensore-bandiera dell’Atalanta Guglielmo Stendardo gli ha scritto una lettera commovente, affrontando un argomento tabù, come quello del suicidio, con il garbo e la grazia giusta. Uno stralcio della lettera dice “Non siamo dispiaciuti perché tu, in solitudine abbia deciso di andare via da questo mondo, ma siamo, innanzitutto arrabbiati per non averlo potuto impedire. Ci resta un’unica speranza: che la nuova dimensione possa donarti tutto quanto era nei tuoi desideri…”. -Da quest’anno, campionato 15/16, lo stadio Comunale “Atleti Azzurri d’Italia” cambia volto: infatti è in atto la ristrutturazione di tutto lo stadio, a cominciare con l’abbattimento delle divisioni tra il campo da gioco e le tribuna Centrale e Creberg. In particolare, in tribuna Centrale, è’ stato rimosso il vecchio parterre in metallo: al suo posto è stata realizzata una nuova zona esclusiva a due passi dal terreno di gioco, con una minibarriera, alta solo un metro, a dividere spettatori e protagonisti. Le due panchine sono composte da quattro file e posizionate al centro, in mezzo ai tifosi. Il restyling dello stadio prevede l’abbattimento di tutte le barriere divisorie tra campo e spalti, in perfetto stile inglese. Anche in Tribuna Creberg vale lo stesso discorso: via le barriere, ristrutturazione del parterre e posizionamento di due piattaforme coperte, di 20 posti l’una, per i disabili. I due parterre, così rifatti prevedono una riduzione dei posti stimata in 1300 per la tribuna Centrale e di circa 1000 per la Creberg. Il totale dei costi arriverà a 3,5 milioni, 2,2 dei quali finanziati dall’Atalanta e il resto dal comune, che garantisce le spese per quanto riguarda la struttura dei disabili, la cabina di trasformazione e i fari. I lavori in corso sono solo l’inizio del programma, infatti lo stesso presidente  ha detto che le due curve sono un po’ il suo cruccio e che è in programma anche la rimozioni delle reti, ora comunque molto più basse di prima, che condizionano non poco la visibilità di chi assiste alla gara. Comunque la recinzione in curva è ora molto più bassa e sono spariti i teloni neri che riparavano qualsiasi lancio d’oggetto verso il campo. -Capita
n Gianpaolo Bellini, 35 anni, vera bandiera dell’Atalanta, avendo vestito sempre i colori nerazzurri, fin dalle giovanili, ha rinnovato, dopo un ripensamento, il contratto fino al 2016. Poi, per la stagione successiva sarà pronto per lui un ruolo da dirigente della società. -Altri idoli delle folle bergamasche sono il centrocampista Cristian Raimondi, che, cresciuto nelle giovanili dell’Atalanta, ha poi girato altre squadre, per poi tornare a Bergamo nel 2010, collezionando 100 presenze, e la punta German Denis, che al termine di Atalanta-Empoli del 26 aprile 2015 ebbe un alterco fisico e verbale con il difensore empolese Tonelli, ma al campo di allenamento di Zingonia gli ultras della Nord gli fecero trovare la scritta “Ogni notizia diventa un polverone giù le mani dal nostro campione”. -Si tiene a Redona il 26 settembre 2015 una serata in onore di Giovanni Coppola, detto Gianni, stroncato da un infarto ad appena 54 anni nella notte tra il 16 e il 17 settembre 2013. Verrà disputata in memoria di Gianni una partita organizzata dagli amici postini e dai vecchi amici curvaioli. Gianni è stato forse l’unico ad aver militato in tutti i gruppi più importanti della Nord: Commandos, fondatore degli Ultras, B.N.A., Wild Kaos e Supporters. Ultimamente frequentava il “Corner” (tra Tribuna Creberg e Curva Nord). Bella la frase riprodotta in uno striscione al suo 1° memorial, che era un po’ la sua filosofia: “Sempre con il sorriso e una grande passione nel cuore, quella cosa rotonda che si chiama pallone”. -Per la terz’ultima giornata del campionato 2014/15, nel maggio scorso, la Nord ha esposto lo striscione “Un saluto speciale dalla curva rivale, Scotto non mollare”, che rende omaggio a Roberto Scotto, capo tifoso della Gradinata Nord genoana che lotta da tanto tempo contro problemi di salute. I compagni rossoblù ringraziano anche gli ultras del Brescia, che seguono costantemente Scotto. -Anche quest’anno, durante 14^ Festa della Dea, svoltasi dal 9 al 14 luglio 2015, è stato organizzato un dibattito informativo sul fenomeno repressivo dentro e fuori gli stadi. Sul palco il senatore Vito Crimi e gli avvocati Giovanni Adami di Udine, e Lorenzo Contucci di Roma, oltre a Giuseppe Lipera, difensore di Antonino Speziale.

Atalanta tifosi coreografia 2
Altra coreografia della curva atalantina

Ne è uscito un dibattito molto costruttivo, che ha ribadito soprattutto l’inutilità e l’anticostituzionalità dell’articolo 9, inoltre si è parlato dell’ulteriore giro di vite e l’inasprimento giudiziario dopo i noti fatti di Roma. Presente anche una delegazione in rappresentanza della curva B di Napoli, tifoseria tra le più odiate ma anche rispettate dagli ultras atalantini. Un lunghissimo applauso per Ciro ha preceduto l’intervento di un ultrà dei Fedayn Napoli, a riprova di una di una comunione d’intenti e valori nelle lotte che il dibattito ha voluto rimarcare. La festa quest’anno ha avuto uno straordinario successo. Il papà di Yara Gambirasio, persona dignitosa, umile e alquanto riservata, per la prima volta dopo la tragedia di sua figlia, ha preso pubblicamente la parole sul palco della Dea. E’ stato osservato un minuto di silenzio ed è stata fatta una fiaccolata per Yara. -Anche la curva Nord ha voluto dire la sua sulla vicenda della morte dell’ispettore Raciti a Catania il 2 febbraio 2007, avvolta da misteri e vicende poco chiare, per la quale stanno scontando la galera due ragazzi, Speziale e Micale, molto probabilmente innocenti: “La verità non si può insabbiare…è morto per la retro di un cellulare! Liberateli” e “Non è un gesto criminale onorare la Catania rivale”. -Grazie agli ultras della Nord, prima della gara Atalanta-Parma dell’ottobre ’14 sono stati raccolti fondi per gli alluvionati di Genova e della Liguria, raggiungendo la notevole somma di 11.000 Euro. -E’ stata intitolata “Tifo libero”, ed ha avuto un grande successo, la raccolta di firme organizzata dalla curva Nord, dopo anni di proteste e lamentele, con lo scopo di permettere ai tifosi più caldi di poter tornare indietro con gli anni, quando tamburi, fumogeni e lo storico “bandierone” si potevano portare liberamente allo stadio. Gli ultras, da sempre contrari alle attuali norme antitifo, per anni avevano cercato di far sentire il loro malcontento: l’estate scorsa, in occasione della Festa della Dea 2014, è partita l’iniziativa per sensibilizzare l’opinione pubblica e dare una svolta. Nel solo mese di luglio, durante la manifestazione di Orio al Serio, vennero raccolte più di 4.500 firme. Altre 2.500 in Atalanta-Fiorentina del settembre ‘14 -Bellissima da vedere dal campo e di grande impatto la coreografia realizzata per Atalanta-Lazio 2011/12 in curva Nord, che propone diverse maglie, con su scritto cognome e numero di maglia dei giocatori-bandiera nerazzurri, tra questi Bellini, Bertuzzo, Stromberg, Magrin, Bonacina, mentre in alto viene esposto lo striscione “Essere atalantini esserlo dentro…le bandiere non sono gli ottimi giocatori, ma uomini d’esempio e ricchi di valori”, molto significativo. La curva Sud, visitata per l’occasione dagli amici ternani (presente lo striscione rossoverde “Spik vive”, leader della loro curva scomparso alcuni anni fa), propone invece un bel copricurva neroblù con lo stemma dell’Atalanta. -In occasione di Atalanta-Napoli 2011/12, la Nord dedica una bellissima coreografia a Yara Gambirasio, la ragazzina di 13 anni scomparsa a Brembate di Sopra nel novembre 2010, il cui caso ha scosso l’opinione pubblica ed è ancora oggi di forte attualità. Viene formato il nome “Yara” da cartoncini luccicanti blu su sfondo di carta argentata, con in alto lo striscione “12 mesi di lacrime sofferenza dolore e solidarietà…a quei criminali togliete la libertà: fatelo per la famiglia fatelo per la città!!!” -Singolare coreografia della curva Nord il 1° dicembre 2013, in occasione di Atalanta-Roma con ogni singolo individuo che mostra cartoncini con carri armati in polistirolo. -In occasione di Atalanta-Chievo 2011/12, viene ricordata la figura del giocatore del Livorno Piermario Morosini, morto per problemi cardiaci sul campo di Pescara il 14 aprile 2012, bergamasco di nascita e militante nelle giovanili dell’Atalanta dal ’95 al 2005. Numerosi i messaggi di cordoglio sulle tribune per l’occasione, tra i quali “Umile bergamasco vero atalantino dentro…ciao Moro la tua curva ti rende onore…”, “Ciao Moro grande persona da non dimenticare” e “Piermario non ti dimenticheremo mai”. -In occasione della sentenza di 1° grado contro gli agenti del Reparto Celere di Bologna, che nel settembre 2005 massacrarono il bresciano Paolo Scaroni, riducendolo al 100% di invalidità, alla stazione di Verona, moltissime tifoserie, tra le quali quella atalantina, hanno voluto manifestare la propria solidarietà fuori dal tribunale della città veneta: “storica” la stretta di mano tra Paolo Scaroni e Claudio Galimberti.  -Il 24 maggio 2015 è stato organizzato un memnorial nel segno di Ivan Carlessi, ultrà dell’Atalanta. Tutti gli anni a >Brunella (BG) si ricorderà questo ragazzo. -Nel campionato 1984/85 lo stadio “Comunale”, ex “Brumana”, oggi “Atleti Azzurri d’Italia”, viene ristrutturato, ma con questo nuovo look sparisce lo spazio per gli striscioni, e allora per dipingere di neroazzurro la Nord viene realizzato il famoso bandierone copricurva di 136×27 metri. -Bellissima la festa d’addio allo svedese Glenn Peter Stromberg, autentica bandiera dell’Atalanta dall’84 al ’92, allestita in Atalanta-Torino 1991/92, con una coreografia che coinvolge tutto lo stadio, pavesato di giallo e azzurro, colori della bandiera della Svezia, mentre il coro “Stromberg, Stromberg” rimbombava in tutto lo stadio. In curva Nord viene esposto un bandierone copricurva con la sua sagoma disegnata, i monumenti di Bergamo, e la scritta “Ciao StromBerghem”. -In Atalanta-Bari del settembre 1990, dalla curva Nord, nel secondo tempo, parte sul 2-0 il coro “Cesare, Cesare”, a ricordare la figura del compianto presidente Cesare Bortolotti, scomparso il 7 giugno ’90 a soli 40 anni. Il pubblico comprende che nella voglia di vincere e dare spettacolo dei giocatori c’è anche il ricordo ancora vivo del presidente. -Nel 1999/00 contestazione a presidente e società. Il disappunto nasce dalle dichiarazioni e dal totale disinteresse del presidente Ruggeri, in occasione dell’aggressione avvenuta nell’antistadio durante la partita Atalanta-Brescia dell’ottobre 1997, che dà giudizi e risposte senza informarsi sull’accaduto, prendendo una posizione chiaramente a favore delle forze dell’ordine e definendo, senza esitazione, “branco di caproni” i ragazzi che frequentano la Nord. In uno striscione esposto a Bologna e in altre partite, viene scritto “Ruggeri capobranco”. -Presentato ufficialmente nel giugno 2004 il bellissimo libro storico e fotografico, composto da ben 464 pagine formato A4, “Atalanta folle amore nostro, 30 anni di storie della curva Nord”, obbiettivo e ricco di aneddoti, come ad esempio la fuga dagli amici bergamaschi di “Tzigano”, l’autore del lancio del razzo che ammazzò nel ’79 Vincenzo Paparelli. Già nel ‘97 le Brigate dettero alle stampe il bel libro, ricco di foto, articoli di giornale e racconti vissuti in prima persona, “Brigate Neroazzurre-Vent’anni di storia”. -Si è spento il 13 febbraio ’15, a 76 anni, Franco Nodari, titolare nella finale di Coppa Italia del ’63 vinta dalla Dea. La Nord, nel giugno 2014, ha voluto ricordare la conquista di quella storica Coppa Italia (3-1 a Milano col Torino) con la coreografia: “2 giugno 1963 onore alla storia” più un bel copricurva commemorativo.  Striscione per le vie cittadine: “Onore alla storia grazie Nodari”. -Sempre esposta in curva Sud la scritta “Vinci per noi magica Atalanta” e in Nord lo striscione “Rispettare il passato…credere nel presente, lottare per il futuro!”, le pezze “Pascio presente” e “No articolo 9”. A volte è comparso il bellissimo striscione “Fieri sostenitori dei nostri colori”. -Tanti non lo sanno, ma nelle altre città si dice “vado a San Siro”, “all’Olimpico”, “al Franchi”, a Bergamo si dice “Vado all’Atalanta”.

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Gruppi scomparsi, nati negli anni ’70: Brigate Neroazzurre, Atalanta Commandos,  La Fossa Nerazzurra, Ultras, Sbandati, Atalanta Club Rangers, Atalanta Panthers, Boys, Collettivo Anarchico Nerazzurro, Rinascita Nerazzurra, Atalanta Lyons, Brigata 15 Gennaio (dalla data dei primi violenti scontri coi torinisti), Cani Sciolti.

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Gruppi scomparsi, nati negli anni ’80: Wild Kaos, Vecchia Guardia, Armata (’83), Tornado Nerazzurro Ponteranica, Atalanta Folgore, Supporters, Island Collective, Ragazze Curva Nord, Stoned, Teste Matte, Alcool, Siamo Persi, Wka Women, Teste Coce, Chi de Longuel, Alcollassati, I Ragazzi della Nord (1985), Brigata Suicida, La Fossa Nerazzurra, Inferno.

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Gruppi scomparsi, nati negli anni ’90: Nomadi (nascono nel gennaio ’91), English Clan, Wilker (erano una “costola” dei Wild Kaos), Barbarians, Orda Balorda, La Vecchia B.N.A., Berghem Blues, Fellows, Sconvolts, Impero Neroblù, Brigata Campari, Dannati, Chi del Fiasket, Gruppo Bruso, Teka Bega (in dialetto bergamasco più o meno “Cerca rogne”), Nucleo Autonomo, Kamikaze, Ultras Strass Bolter, Aggrappati all’Atalanta, Eterno Sballo, Irish Clan, Ghetto.

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Gruppi scomparsi, nati negli anni 2000: Eterni Ribelli, Bulldog, Chì della Sud, Kapovolti, Wild Lions, Musanega.

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Politica: Storicamente di sinistra (Brigate Nerazzurre) con una componente leghista (Wild Kaos); adesso apolitici.

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Slogans: “La minoranza è ovunque” (coniato intorno al 1990, li rispecchia molto bene), “Basta lame basta infami”, “Atalanta folle amore nostro”, “Prima, durante e dopo”, “L’Atalanta siamo noi”, “L’Atalanta è una fede”, “Segui noi e l’Atalanta”, “Lunga vita agli ultras”, “You’ll never walk alone”, “Mai sola”.

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Atalanta tifosi coreografia 3
La curva al “Fratelli d’Italia” di Bergamo

Liberi pensieri: “Atalanta dopo l’inferno della C regalaci il Paradiso della A”, con la Nord in delirio per la promozione in B (Atalanta-Mantova 81/82); “Cremona ha paura chiama la questura” (At-Cremonese 82/83), “L’Atalanta è magia la Nord è follia” (83/84), “Se i conigli avessero le ali il cielo sarebbe dei laziali” (At-Lazio 84/85), “Vermi non scappate…dobbiamo schiacciarvi” (At-Verona 86/87), “C.u.c.s.: visti da quassù sembrate ancora più terroni” (Merthyr Tydfil-Atalanta, Coppa delle Coppe 87/88, prima trasferta europea, in Galles); “Per ora avete scherzato voi, da maggio rideremo noi, curva pericolante”, “L’Atalanta decolla lo stadio crolla” (striscioni di protesta contro il comune per lo stadio fatiscente; At-Juve 89/90); “Divisi nel gioco uniti nel dolore!! Ciao Gaetano” (per la scomparsa del grande Gaetano Scirea; At-Milan, Coppa Italia 89/90); “Club Amici: l’Europa è solo ultrà” (At-Inter 89/90), “Gheddafi bombarda Roma”, “Torna dalle ferie granata bastardo” (At-Torino 90/91); “Milano 20-9-92: si parla e si giudica senza sapere…è stato solo un abuso di potere!” (At-Cagliari 92/93), “10-1-93: noi non dimentichiamo” (la morte di Celestino Colombi; At-Milan 92/93); “Torneremo grandi ma senza di voi” (protesta contro i giocatori, che devono onorare la maglia; At-Udinese 93/94); “Ipocriti? An ve caga adoss” (“Vi caghiamo addosso”, in risposta alle accuse di ipocrisia formulate dai milanisti dopo il raduno di Genova del dopo-Spagna; At-Milan 95/96); “Noi vogliamo sempre un’Atalanta ultrà” (At-Juve 95/96), “A voi la mortadella a noi la Coppa” (At-Bologna, semifinale Coppa Italia 95/96), “200 volte grazie Mondo” (per le 200 “panchine” nerazzurre di Emiliano Mondonico; At-Perugia 96/97); “Il cielo sembrerà più piccolo con te che dribbli e cori tra le nuvole…ciao Chicco…ciao Ale!!” (At-Vicenza 96/97), “10, 100, 1000 San Marco: Nord libero” (dei leghisti “Wild Kaos” di approvazione per il gesto dell’occupazione di Piazza San Marco da parte di membri della “Veneta Armata Serenissima”; Piacenza-At 96/97); “Libertà x gli ultras, società Atalanta vergogna” (striscione polemico sempre presente, in casa e in trasferta, nel 98/99); “We have a dream: turnà in A” (tradotto: “Abbiamo un sogno: tornare in A”; Cosenza-At 99/00); “Confrontiamoci merde” (At-Brescia 99/00), “Non tolleriamo infami, business e abusi di potere. Questo è l’unico razzismo ultras” (sulla questione calcio scommesse, che vide la condanna di Zauri, Siviglia e Gallo e l’assoluzione di Doni; 00/01); “Campioni sul campo, conigli sull’asfalto” (At-Lazio 00/01), “Noi in curva a lottare il presidente al mare…vergogna, bisogna comprare” (At-Bologna 01/02), “Eccoli…sono loro sono loro!!! I bastardi ultrà del Toro” (At-Torino 01/02), “Il cuore della Nord batte per te magica Atalanta” (bellissima coreografia in At-Milan 02/03), “1907 anno della Dea”, che viene presto seguito dal provocatorio “1911 anno del maiale” (coreografia con la Dea Atalanta disegnata su un telo copricurva ; Atalanta-Brescia 02/03); “A Catania avete dimostrato che il vostro nome può essere solo comprato!!” (riferito allo striscione “Fighters”, rubato in un amichevole estiva a Catania, che gli juventini avrebbero pagato per riaverlo; At-Juve 02/03); “Vavassori qualcosa vi ha insegnato ma voi non l’avete imparato: cuore, grinta e umiltà per restare in Serie A” (At-Torino 02/03), “Avellino: stampa e autorità vogliamo la verità” (riferito alla morte del tifoso napoletano Sergio Ercolano, avvenuta in circostanze poco chiare; At-Messina/Napoli 03/04); “Sei anni giocati col cuore, grazie Fabio” (per l’ex Fabio Gallo, passato poi al Treviso; At-Treviso 03/04); “La B vi hanno regalato e in piazza avete festeggiato…Firenze vergogna!” (At-Fiorentina 03/04), “Fieri di essere quello che siamo…Ultras” (At-Fiorentina 04/05), “Bocia libero!” (Arezzo-At 05/06), “Una curva la sua squadra, un solo obiettivo: vincere!” (Modena-At 05/06), “Ora vediamo se la legge è uguale per tutti, odiamo questo calcio amiamo l’Atalanta”, “De Santis tutto torna…vergogna mondiale” (sullo scandalo “Calciopoli” scoppiato nel 2006; At-Arezzo 05/06); “Prima di andare al mare…c’è un futuro da programmare, Ruggeri per il centenario non sbagliare!!!” (coreografia con sugli stendardi i nomi di tutti i giocatori della Dea; At-Modena 05/06), “18 Euro, contribuiamo a un’opera di carità…per una misera società!!!”, “E poi ti chiedi perché lo stadio non è più quello di una volta, vergogna” (contro il caro biglietti, At-Ascoli 06/07); “100 anni di storia sono il nostro orgoglio, grazie magica Dea” (At-Sampdoria 06/07), “5-10-06 il memorial Facchetti hai disertato giustificandoti con un comunicato…prima facevi schifo ora non vai più considerato!” (Inter-At 06/07); “Quella magica notte è un ricordo indelebile…ma Bergamo vuole viverne altre…perché sono magie che vanno oltre la sconfitta”, in riferimento alla semifinale di Coppa delle Coppe Atalanta-Malines dell’88, “Da Anni Sempre Presenti Ovunque”, con le iniziali che formano la parola “Daspo” (striscioni esposti alla Festa della Dea estate 2007); “11-11-07 giusto non giocare, c’era un morto da rispettare!”, la data è quella dell’uccisione del laziale Gabriele Sandri (07/08); i“Sporco! Prevenuto! Falso! L’Eco: questa è la tua verità!!” (striscione contro il quotidiano “L’Eco di Bergamo”; At-Pergocrema, amichevole 08/09); “Doni sindaco”, “Leale e corretto: Rivalta sempre a testa alta” (At-Juve 08/09); “La sofferenza dell’Abruzzo è la sofferenza di tutti!!! Non dimentichiamoli” (At-Reggina 08/09),  “Plasmati e Cerci massacrati…e per Vieri non vi siete indignati”, “Prendete Vieri e lasciate andare Del Neri, basta prendere buffoni e perdere uomini veri” (Cristian Vieri venne preso dall’Atalanta, ma tenuto quasi sempre fuori dal campo, solo 9 presenze e 2 gol per lui, comportatosi da professionista poco serio, nella sua ultima stagione da giocatore; At-Palermo 08/09); “Cucchi e Sandri: la volontà di alterare la verità è una cosa che non possiamo accettare, noi al vostro fianco per continuare a lottare!!!” (9^ Festa della Dea, luglio 2010); “Yara-Daniel sempre nel cuore” (Torino-At 10/11), “I processi si fanno nei tribunali, basta fango in tv e sui giornali” (manifestazione giugno 2011), “Davanti alla morte di Gabriele hai preferito giocare, per assurde pretese sei pronto a scioperare!!!”, “La nostra fede non ha limiti, la nostra pazienza sì: ‘mondo calcio’ vergogna” (striscioni appesi al campo di allenamento di Zingonia, estate 2011); “A testa alta verso la salvezza!!” (At-Inter 11/12), “Percassi: tutta la tifoseria è con te non mollare” (At-Cesena 11/12), “60 anni con la Dea sempre nel cuore…auguri Vava” (dedicato alla bandiera bergamasca Giovanni Vavassori; At-Juve 11/12); “8-5-13: per uno stadio tutto atalantino resta a casa bergamasco juventino” (At-Bologna 12/13), “Addio Joe guerriero granata d’altri tempi” (At-Torino 13/14; in ricordo di Salvatore Genova, detto Joe, leader storico degli Ultras Granata); “Bellini mola mia” (dialettale, in italiano “Bellini non mollare”, d’incoraggiamento a capitan Gianpaolo Bellini per il grave infortunio cui era incorso; At-Roma 13/14), “Discriminarvi deve essere la normalità, interista figlio bastardo di ogni città“ (At-Inter 13/14), La nostra è una storia infinita…Atalanta tutta la vita”, con fumogenata (At-Napoli 13/14), “Accendi un fumogeno anche da lassù, ciao Luca”, per un ultrà scomparso (14/15); “Il nostro ideale non si cancella con la repressione, Ultras stile di vita” (esterno stadio 14/15), “Combattiamo col cuore!!!” (Atalanta-Napoli 14/15).

Clubs principali: Club Amici dell’Atalanta-Centro di Coordinamento,  Amor Loco Bergamo 1907, Nessuno come noi-I Disagiati, Cerete Neroblù.

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3 Commenti

  1. tra viola e atalanta esisteva una profonda amicizia… incrinatasi è vero nel 1987, perche la Fiorentina all’ ultima giornate vinse 1a0 contro i bergamaschi, mentre quandol empoli segno a Como i tifosi gigliati inizizarono ad esultare intonando addirittura cori pro empoli. La squadra di Salvemini aveva conquistato le simpatie di tantissimi tifosi viola. io ero un bambino di 11 anni ma ricordo tutto benissimo, anche la mia gioia per una salvezza azzurra che nessuno avrebbe pronosticato!

  2. Sí, fino a quando l’Empoli non ha cominciato a stazionare con una certa continuità nel calcio che conta…a quel punto a molti fiorentini ha cominciato a bruciare un po’ il c****

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