a cura di Claudio “Freccia”

ATALANTA

Gruppi/compagnie esistenti: Direttivo Curva Nord Bergamo 1907, Nuova Guardia, Vecchia Guardia, Chei del Corner Berghem, Nes Rebelòt 1907, Chei de Mürnich, Diciassette ottobre 1907, Ultras Sol Sere, Gruppo Leso, Prim Baséi, Atalanta Forever, Ultras Söl Sére, Chi de Tor, Brigata ’98, Ciccio Group, Chiodo Fisso, Ragazzi del Vetro, F.C.Redona, Quelli del Parterre, Silvi Group, Brote Rase Antegnät

Sito Internet: atalanta1907.forumfree.com

Settore: Curva Nord “Chicco Pisani”, tranne gli “Atalanta Forever”, in curva Sud “Morosini”.

Amicizie: –Ternana: un vero gemellaggio, fraterno, sano, sincero, uno dei più vecchi e sentiti in Italia. In comune hanno affinità comportamentali, un tifo autentico, vissuto, semplice, controcorrente, genuino. Il gemellaggio è stato negli anni favorito dalla stessa ideologia politica “rossa”, e non si perde mai l’occasione per rinnovarlo con continue visite reciproche (vedi l’ultimo Ternana-Perugia del 18 aprile 2015. Spesso si possono avvistare in curva atalantina colori rossoverdi e in curva ternana quelli nerazzurri. Gli esempi sono innumerevoli. Citiamo la sfida di Coppa Italia 98/99 a Bergamo, dove a lettere nero-azzurre-verdi-rosse viene esposto in Nord “Amici comunque vada” e, in alto, lo striscione “Zuzza-Ivan-Laurent nei nostri cuori”, dove “Zuzza”, ultras ternano scomparso, era scritto in lettere verdi e rosse, e “Ivan” e “Laurent”, ultras atalantini purtroppo non più tra noi, in nero e azzurro. Gli stessi identici striscioni erano presenti a Terni nel 98/99 nel settore dei circa 300 atalantini. Mentre nella curva Est ternana, comparivano al terzo anello scritte “Freak”, in lettere rossoverdi, e “BNA”, in lettere neroverdi; appena sotto lo striscione “Hasta siempre”, col volto di “Che Guevara” al centro; nell’anello sottostante, il secondo, la scritta neroblù “Hermanos” (“fratelli” in spagnolo), in una giornata di alti, autentici valori ultras. In Ternana-Perugia 16/17 esposta la scritta dagli umbri “Ciao Chicco e Ale” (vedi sezione “Curiosità”). –Eintracht Francoforte: bella amicizia internazionale ormai di vecchia data. In Atalanta-Ascoli 06/07 in Nord è esposto il messaggio “Solidarietà agli Ultras Francoforte”, a sostegno dei loro diffidati. I tedeschi hanno esposto recentemente la scritta “Brescia suni”, espressione dialettale bergamasca che significa ”Bresciani maiali”. In una partita casalinga del 2014/15 espongono poi la scritta “Libertà per i nostri fratelli, continua a lottare curva Nord”. Circa tre anni fa in curva loro si potevano leggere le scritte “Lunga vita agli ultras” (coi colori delle due squadre) e “No alla tessera del tifoso”. Presenti con tanto di pezza in Atalanta-Napoli 16/17. Una delegazione tedesca è andata a trovare gli amici della Nord per Atalanta-Pescara del 19 marzo scorso, all’insegna di “La nostra amicizia una roccaforte, Bergamo abbraccia gli ultras di Francoforte”, con tanto di partita di calcio, con le maglie ufficiali delle rispettive squadre, vinta dalla squadra di casa, a Bergamo Alta, dalla quale si scende con un bellissimo corteo –L’Aquila: con la squadra di rugby abruzzese intercorre un bellissimo legame fin dai tempi del terremoto che ha sconvolto la città de L’Aquila il 6 aprile 2009. Gli atalantini sono stati tra le tifoserie che hanno contribuito, insieme ad un’altra cinquantina di curve, alla realizzazione dell’Area Ultras d’Italia e, al suo interno, a uno skate-park pubblico, intitolato ad una giovanissima vittima del sisma. Numerose le visite reciproche. Sulle maglie dell’Aquila Rugby vi è la scritta “Curva Nord”, con il logo della Dea. –Tirol Innsbruck: il triangolo Atalanta-Ternana-Innsbruck è un gemellaggio internazionale, cementatosi soprattutto nei primi anni 2000. Il gemellaggio con le “Teste Matte” tirolesi ha una comune ideologia politica di sinistra. In passato i tre gruppi hanno preso parte ad iniziative antirazziste, alla commemorazione del genoano “Spagna” e sporadicamente si sono incontrate per cene e concerti. –Cosenza: buon rapporto d’amicizia, soprattutto coi ragazzi di Amantea. In Catanzaro-Atalanta 05/06 presente lo striscione “Amantea con l’Atalanta”. Nel febbraio 2015 i calabresi esposero la scritta “Il lavoro non si tocca…io sto con il baretto”. Pezza cosentina di “Amantea” in Atalanta-Napoli 16/17. Cavese: rapporto d’amicizia stabilito 1995, durante il primo incontro organizzato dopo l’infame omicidio di Genova a Vincenzo Spagnolo. Da lì in poi negli anni s’è costruita un’amicizia piena di aneddoti, anche per la forte affinità di vivere la curva. Un rapporto mai sbandierato, ma vero, genuino. Gli atalantini sono andati a trovarli domenica 2 aprile, trovando lo stadio di Cava “Lamberti” chiuso per la sfida col Castrovillari, per una squalifica per fumogeni e torce, facendo capire l’accanimento repressivo che da anni colpisce i cavesi nonostante la categoria.

Ex-gemellaggi/amicizie: –Cagliari: i “Wild Kaos Atalanta” negli anni ’90 erano gemellati coi “Furiosi” del Cagliari. In Inter-Cagliari del campionato 96/97 lo striscione “WKA” era stato messo sopra a quello dei Furiosi. I rapporti ora sono abbastanza distesi. –Sampdoria: è rimasto comunque un buono il rapporto coi doriani anche se non esiste più il vecchio gemellaggio. Nel marzo ’97, al “Comunale” di Bergamo, prima della lettura delle formazioni viene comunicato che i tifosi blucerchiati avevano insignito di una targa-ricordo “Chicco” Pisani, ricevendo gli applausi del pubblico. –Juventus: gemellaggio nato nella seconda metà degli anni ’70, durato fino ai primi anni ’80, da leggere soprattutto in chiave anti-Torino. Adesso esiste una forte, fiera rivalità (vedi sezione “Rivalità”). –Fiorentina: vecchio rapporto, incrinatosi nel 1987 dopo una bollente sfida-salvezza a Firenze, decisiva per l’Atalanta, all’ultima giornata: la vittoria dei Viola deteriorò irreparabilmente le relazioni e da allora lo strappo non si è più ricucito (inoltre vedi sezione “Rivalità”). –Roma: vecchio gemellaggio poi lo strappo (vedi sezione “Rivalità”). Cannes: vecchia amicizia targata “Wild Kaos”.

Rivalità: –Brescia: odio viscerale, reciproco, in perfetto stile campanilistico. Nel maggio 1982, per la trasferta di Vicenza, scambio del treno a Brescia, dove ad attenderli ci sono i bresciani: sono botte notevoli! Al ritorno, nuovo cambio treno sempre a Brescia, un’ora di attesa e nuovi scontri coi bresciani, con alcune vetrine che vanno in frantumi; interviene la polizia che ferma tre persone. Dopo tante difficoltà il treno riparte. Atalanta-Brescia 86/87 è teatro di nuovi incidenti, con tafferugli e vandalismi dopo la partita. 4 arrestati di cui 3 di Brescia, un giovane di Sarnico (Bg) ferito sugli spalti, una ragazza dalla sassaiola. Una decina i contusi, tra cui 2 agenti di polizia; 2 auto in sosta danneggiate e vetrate in frantumi alla stazione, con cariche d’alleggerimento. A Brescia, nel 1992/93, succede il finimondo. Incidenti tra le opposte tifoserie avvengono a più riprese e si scatena una vera e propria guerriglia, con le f.d.o. impegnate fino a sera a compiere cariche e lanci di lacrimogeni. La tensione tra le tifoserie, già molto alta, degenera quando ultras locali, in campo per premiare il loro giocatore Maurizio Ganz, passano per uscire sotto la curva ospite e staccano lo striscione “Brigate” da trasferta, appeso ingenuamente verso l’interno: un affronto che i bergamaschi non possono accettare, così fanno irruzione in campo a loro volta. La tensione sale, la squadra sta perdendo, i bergamaschi si impossessano di alcuni striscioni presi dalla gradinata e si accende un’incredibile scazzottata tra le due tifoserie a centrocampo, con ultras da una parte e dall’altra che si scambiano calci violenti e colpi proibiti. Alcuni devono andare in ospedale. 20 minuti prima della fine gli orobici sono già tutti fuori dallo stadio per capire quanti e chi sono i compagni arrestati, e cominciare a parlare del futuro delle Brigate, che in quella domenica  subirono un duro colpo. Incidenti gravi anche prima, durante e, soprattutto, dopo Atalanta-Brescia 97/98, col bilancio “in rosso” che parla di ben 20 agenti feriti e 13 bergamaschi arrestati e processati per direttissima. Bruciati cassonetti fuori dallo stadio, danneggiate molte auto e perfino alcune abitazioni. Gli atalantini, che comunque parlano di una selvaggia aggressione delle f.d.o. nell’antistadio, avrebbero lanciato una bomba carta verso gli agenti. Oltre 150 diffide costeranno gli scontri con le f.d.o. e il tentativo d’assaltare il settore bresciano. Incidenti anche a Brescia, nello stesso anno: guerriglia come da copione nonostante il piano antiviolenza, gli scrupolosi controlli e le perquisizioni nelle case di ultras bresciani. Nella mattinata gli atalantini cercano d’anticipare la fermata del treno, facendo scoppiare un parapiglia con la polizia. Nuovi incidenti a Bergamo nel 1999: a fine gara un centinaio di bergamaschi si radunano nella zona della curva  Sud, per raggiungere il settore bresciano, mentre viene lanciato di tutto, perfino un tombino, con le forze dell’ordine pronte a sedare gli animi. Due atalantini arrestati, ma i bresciani fanno ancora peggio, distruggendo letteralmente il treno che li riporta a casa. Ancora incidenti a Bergamo nel 2000 e nel 2001. E’ entrata ormai nella leggenda la storia dei duemila atalantini che decidono di recarsi al “Rigamonti” in scooter e a Coccaglio (zona di confine) trovano un migliaio di bresciani ad aspettarli. Nel 2001/02, a Brescia, è la corsa furibonda di Carletto Mazzone, mister dei padroni di casa, a tener banco. La polemica Mazzone-Bergamo irrompe sui media: Carletto, che sull’1-3, in panchina, fa gesti plateali verso i bergamaschi e dice più o meno “se famo er terzo vado sotto ‘a curva”, al gol del 3-3 corre col dito puntato verso gli atalantini, accusandoli di razzismo per aver infamato la sua famiglia e le sue origini romane. Mazzone poi si scusa. Per fortuna il suo gesto inconsulto non dette il là ad incidenti, ma dette lo spunto agli atalantini, nella partita di ritorno a Bergamo, per una geniale coreografia: la scritta “Mazzone allevatore”, con la “V”, disegnata come le maglie del Brescia, al posto della “N”, con sopra tre grossi maiali azzurri (da sempre a Bergamo i bresciani sono detti “suni”, suini), con disegnata la stessa “V”. Inoltre tantissimi stendardi con la faccia di Mazzone sbarrata, recanti la scritta “Io non posso entrare”. Imponente la coreografia allestita in tutto lo stadio: bandierine nerazzurre lo riempiono. Gli incidenti più duri a fine gara, con lancio di bottiglie e sassi contro le f.d.o. che sparano lacrimogeni anche ad altezza d’uomo. Le scaramucce vanno avanti per circa un’ora. In Atalanta-Brescia 04/05, il clima è elettrizzante, dentro e fuori lo stadio, blindato come di consueto, ma succede casino lo stesso con dieci minuti di guerriglia tra le opposte tifoserie. Tra gli striscioni “Abbattiamoli”, “Welcome Porsei” (“Benvenuti porci”, in un misto dialettinglese) e “Biancoblù tutti a testa in giù”. –Torino: fortissimo odio, acerrima rivalità, fin dalla notte dei tempi. Il 15 gennaio 1978, a Bergamo, si registrano incidenti gravissimi, sicuramente tra i più cruenti del periodo ’70-’80 in Italia. I primi fatti gravi, dopo alcuni scontri prepartita, avvengono alla mezzora di gioco, quando l’arbitro Lattanzi concede un discusso rigore all’Atalanta e, dal settore granata partono dei razzi, dapprima verso il campo, poi, di fronte alla reazione verbale dei tifosi di casa, lanciati ad altezza d’uomo in direzione di questi, che occupano la parte destra della curva Sud. Il rigore viene sbagliato e gli animi si placano. Poco dopo però, col pretesto di due clamorose occasioni del Toro sbagliate, inizia una vera e propria guerriglia: i bergamaschi, “bombardati” dai razzi dei torinesi (almeno una decina), reagiscono sparando razzi a loro volta. Sulle gradinate della curva Sud iniziano diversi pestaggi e scazzottate, con le forze dell’ordine impreparate. Termina la partita, ma continuano i pestaggi e si notano i primi feriti, che in tutto alla fine saranno otto (4 per parte), esclusi quelli che non si sono voluti far medicare. Le forze dell’ordine lanciano alcuni lacrimogeni verso la Sud, svuotandola. Intanto però fuori lo stadio ci sono altri scontri. Un 21enne torinese viene trovato con una pistola scacciacani, un vigile lo disarma, poi contro il giovane si scatena la furia della folla, i carabinieri lo sottraggono al pestaggio ma si trovano davanti la reazione dei tifosi, che non gradiscono. Si stringe il cerchio intorno alle forze dell’ordine, che sparano alcuni candelotti e compiono alcune cariche di “alleggerimento” per difendere i torinesi. Gruppi di teppisti scagliano pietre e bastoni contro le f.d.o., che rispondono con altri lacrimogeni e alcune cariche. Intanto i tifosi torinesi si allontanano. Polizia e carabinieri presidiano per quasi un’ora la stazione ferroviaria, dove si erano raccolti gruppi di bergamaschi minacciosi, in attesa dei torinesi in partenza. Saranno rinvenuti a terra sui luoghi degli scontri 5 pistole lanciarazzi, una molotov, alcune mazze di legno e di ferro e una ventina di spranghe. Nuovi gravi episodi di violenza, innescati da teppisti, si verificano, sempre a Bergamo, l’anno seguente, soprattutto in centro dopo la gara, con sassi contro le forze dell’ordine, che esplodono alcuni colpi di mitra a scopo intimidatorio, si verificano pestaggi e tafferugli tra tifosi atalantini e granata, danneggiate un paio di vetrine di negozi. Una vera baraonda di teppismo. 7 giovani accusati di saccheggio sono portati e interrogati in Questura, per merci rubate. Già al termine della partita la polizia deve intervenire per sedare i due gruppi che si stavano picchiando, ferito un bergamasco. Gruppetti di giovani a volto coperto compiono scorribande contro i torinesi, che non stanno certo a guardare. D’improvviso, quando questi entrano in stazione, vengono raggiunti da sassi, bastoni, spranghe e petardi; danneggiata un auto della Questura e altre in sosta, poi la situazione torna man mano sotto controllo, anche se qualche torinese che andava verso il treno alla spicciolata viene assalito. Nel 1984/85 a Torino viene esposta la scritta “Toro merda”. Nell’86/87 nuovi scontri a Bergamo, sia in curva Sud, subito sedati, tra torinisti e atalantini, sia in Nord, soprattutto tra teppisti atalantini e polizia. Nel dopogara nuovi tafferugli con le f.d.o., costrette ad usare lacrimogeni, quattro contusi, tra cui un carabiniere. Ancora scontri, stavolta a Torino, nell’88/89, quando qualche centinaio di atalantini seminano teppismo, disordine e paura, venendo alle mani prima del match con una 50ina di ultras granata. La “battaglia campale” era iniziata coi granata che, nelle vicinanze del “Comunale”, cominciano a lanciare sassi contro il corteo nerazzurro. Al termine dell’incontro i lombardi vengono fatti salire su due autobus per esser portati in stazione, ma dopo pochi metri uno di questi ha i vetri in frantumi e oggetti vari vengono lanciati sui passanti. Un controllore viene colpito alla testa e portato all’ospedale; i teppisti in pratica distruggono l’autobus. A questo punto gli occupanti del pullman vengono portati in Questura dove la polizia ingaggia una vera e propria “battaglia” prima di identificare e denunciare i teppisti. Scaramucce pure in Atalanta-Torino 06/07, con cariche della polizia e lancio di una bomba carta dei bergamaschi. –Roma: negli anni ’70 esisteva un gemellaggio (ora invece forte sentita rivalità), sciolto nella stagione 1984/85, quando, al termine di Roma-Atalanta, la polizia interviene per sedare gli animi tra le due fazioni. Nel mentre, un agente di polizia rimane ferito dal lancio di una pietra, guaribile in 25 giorni. Già all’andata c’erano stati problemi, nonostante alcuni bergamaschi si fossero dati da fare per non rompere l’amicizia che durava da anni. A Roma, nonostante le premesse, dovevano andare per far vedere che non avevano paura di nessuno e cercare di salvare l’amicizia. I romanisti, nella seconda metà degli anni ’80, confezionano lo striscione “Atalantino Idiota Del Settentrione”, con le iniziali a formare la parola “Aids”. Scontri durante e dopo Atalanta-Roma del 96/97. Due tifosi dell’Atalanta vengono denunciati per tentato omicidio per essere stati responsabili del lancio di due rudimentali bombe carta durante Atalanta-Roma del gennaio 2001. Incidenti piuttosto pesanti, soprattutto con la celere, anche nel novembre ’14 a Bergamo. Pungente lo striscione dei romanisti “Festa della ‘Dea’ danarosa come idea”, esposto in Roma-Atalanta 06/07. –Napoli: Ai primi tempi della Curva A furono esposti striscioni quali “Atalantino celerino” e “Trasferte intelligenti in compagnia degli agenti”, veramente fuori luogo, ridicoli e penosi. Col tempo le cose sono migliorate, anche se i bergamaschi non sono mai stati convinti del tutto dai napoletani, fino alla decisione di una parte della Curva A napoletana di tesserarsi, condannata in toto (vedi sezione “Curiosità”). In Napoli-Atalanta 86/87, distrutto da alcuni teppisti un pullman di atalantini, con tutti i vetri in frantumi. Col torpedone inutilizzabile gli orobici rimangono fermi per quasi 3 ore davanti a un commissariato prima di poter ripartire con un altro torpedone. Tafferugli anche a Bergamo, nel 1991/92, con le f.d.o. che devono impegnarsi non poco, prima, durante e dopo la partita per tenere sotto controllo la situazione. Arrestato atalantino. Disordini anche in Napoli-Atalanta del 1996/97; scontri ad alta intensità: già prima della partita un gruppo di napoletani assale una macchina di atalantini. A fine gara le circolari che riportano il centinaio di bergamaschi alla stazione vengono prese di mira dai napoletani, che lanciano di tutto impegnando la celere con cariche di alleggerimento fino a tarda sera, quando può finalmente ripartire il treno degli orobici. Incidenti a Bergamo nel 98/99, col ferimento di un tifoso partenopeo in scontri tra le due tifoserie; un bergamasco di 25 anni, già diffidato, si costituisce al commissariato. –Juventus: in un Atalanta-Juve del ’93 viene esposto lo striscione “Drughi Roma” come trofeo di caccia. Incidenti a Bergamo nel 2001. Movimentato torneo estivo di Saint Vincent, sempre nel 2001, con juventini e bergamaschi a darsele di santa ragione. In Atalanta-Juve 11/12, durante la coreografia dei Forever Atalanta, vengono lanciate dagli ospiti una 30ina tra torce, bombe carta e razzi nel settore atalantino, con conseguente carica ai cancelli per poter venire a contatto; i bergamaschi riescono facilmente ad uscire aprendo i tornelli e facendo allontanare gli steward, mentre i bianconeri vengono anch’essi caricati. Momenti di tensione a Bergamo anche nel settembre 2014, con una sassaiola di un gruppo di ultras atalantini a tre autobus di tifosi bianconeri. Polizia e carabinieri reagiscono con lacrimogeni e cariche, evitando il contatto. –Inter: nel 1979, in occasione di Atalanta-Inter, massiccio controllo preventivo; 4 minorenni (3 milanesi e 1 bergamasco) finiscono in carcere con l’accusa di detenzione d’armi improprie, mentre altri 26 giovani verranno denunciati a piede libero per gli stessi reati e per blocco stradale. In Atalanta-Inter 84/85 esposto lo striscione “Boys” interista. Tafferugli e sassaiola tra tifosi allo stadio, con un sasso che colpisce al polso il vicequestore di Bergamo. Vasti controlli delle forze dell’ordine per scoraggiare i teppisti. Scaramucce anche nell’ottobre 1990, a Bergamo, con sassi contro la forza pubblica e lancio di lacrimogeni, anche per prevenire il contatto tra le tifoserie; la situazione non degenera, anche se c’è qualche contuso. Ancora incidenti, sempre a Bergamo, nel 92/93, con scontri tra le due fazioni e tra ultras atalantini e forze di polizia, che rispondono con cariche e lacrimogeni. Sei feriti tra cui 4 agenti. A Milano nel 2000/01 avviene un episodio strano, che farà molto discutere: come in altre occasioni la Nord organizza una scooterata. Questa volta però finisce direttamente sotto la curva di casa e si verificano scontri. Gli ultras interisti, provocati, reagiscono e caricano, menando qualche atalantino, a cui vengono rubati degli scooter. Dentro lo stadio, ad un certo punto, sbuca nella curva interista un Booster che viene prima esposto come trofeo di guerra, poi preso a calci e, alla fine, lanciato al piano di sotto. Un episodio che lasciò scioccata l’opinione pubblica. Incidenti anche nel 2015 e 2016. –Milan: vecchio odio, sentita rivalità, anche per il gemellaggio che lega gli eterni rivali bresciani ai milanisti. A Bergamo, nell’ottobre ’78, alcuni tifosi del Milan lanciano razzi contro i bergamaschi. Scaramucce presto sedate dalla polizia nel dopopartita in centro. Incidenti piuttosto cruenti in Atalanta-Milan 85/86; già durante la partita le due parti si fronteggiano qua e là sulle gradinate, senza esclusione di colpi. Ma il peggio avviene nel dopopartita con gruppi di teppisti scatenati che si rincorrono in città, picchiandosi e picchiando anche chi non c’entra. Bilancio assai grave, con diversi feriti medicati in ospedale. Polizia che interviene fuori lo stadio e in altre zone cittadine per disperdere i violenti. Incidenti pure nel novembre 1990, con assalto atalantino alla celere, che lancia lacrimogeni e evita il contatto tra le due tifoserie. Contusi tra le forze dell’ordine, danneggiate due auto targate “MI”. A Milano, nel 92/93, comincia un lancio di oggetti dal secondo anello sul settore bergamasco, dove scoppia la bagarre: botte, seggiolini divelti che volano verso i milanisti vicini, polizia che con tre energici interventi riesce a placare gli animi dei bergamaschi. Vicino Piazzale Lotto, nel dopogara, una decina di ultras milanisti accerchia un terzetto di atalantini, li aggredisce e scappa, un bergamasco di 20 anni ha la peggio, ferito alla coscia da arma da taglio, ma non gravemente. In Atalanta-Milan 00/01 esposto lo striscione rubato “FdL Bergamo” della Fossa e sotto la scritta “Non c’è Alternativa sapete solo scappare”. –Verona: antico astio, forte rivalità. Primi problemi già nel 1974, coi veronesi in trasferta che sbagliano curva finendo nella Nord, anziché nella Sud adibita agli ospiti: verranno cacciati in malomodo. La trasferta di Verona del 1985/86 è studiata in settimana nei minimi particolari, con blitz nella città dell’Arena per verificare e conoscere le strade dove iniziare il corteo, che comincia alla domenica nel punto stabilito, con davanti a tutti lo striscione “Siamo qua solo per voi”. Il corteo procede verso la curva veronese deciso a tutto ed arriva sotto la loro curva alle 12, non trovando nessun ultras, solo pochi tifosi sul piazzale, che scappano. L’Atalanta espugna Verona 3-0 per la gioia dei 3mila al seguito. Tafferugli tra opposte fazioni al ritorno, nel dopogara, nel piazzale antistante la curva Sud. Per impedire lo scontro le forze dell’ordine compiono cariche e sparano lacrimogeni. Teatro di scontri anche Atalanta-Verona 88/89: lancio di pietre tra i due gruppi e verso le f.d.o., sei bergamaschi denunciati, uno arrestato. Nel novembre ‘01 altri scontri tra ultras di Atalanta e Verona, con alcuni W.K.A. che assalgono due pullman con a bordo tifosi del Verona. –Vicenza: pomeriggio “caldo” a Bergamo nell’ottobre ’77: dopo un rigore concesso al Vicenza, ci sono le prime scazzottate in Tribuna e battibecchi in altri settori. A partita finita riprendono gli scontri, ed in Tribuna coperta un tifoso vicentino estrae un coltello minacciando i vicini, coi padroni di casa che replicano violentemente. Commessi gravi atti vandalici ad un pullman vicentino, praticamente distrutto a sassate, bottigliate, e quant’altro, con feriti, mentre l’arbitro lascerà lo stadio scortato, dopo tanto tempo. Trasferta di Vicenza del maggio 1982, in 5.000 al “Menti”, gran tifo. Per sbaglio 5 celerini passano sotto la curva nerazzurra, volano caschi e manganelli in campo. Alla fine del primo tempo in tanti decidono di entrare nella curva vicentina: piccoli scontri, al secondo gol atalantino crolla la rete di recinzione, poi l’intervento della polizia riporta la calma. Il Vicenza alla fine pareggia ma è “quasi B”. –Pisa: dopo Atalanta-Pisa del novembre 1980, 10 tifosi, di cui 2 doriani, all’epoca gemellati coi bergamaschi, vengono arrestati dalla polizia un’ora dopo la gara, con l’accusa di aver danneggiato un pullman isolato di tifosi del Pisa, rotto a sassate, mentre circa 20 pullman avevano potuto lasciare Bergamo regolarmente, scortati dalle volanti. La comitiva del pullman rotto lascia poi la città con un altro autobus. In quella domenica, per la prima volta dalla loro esistenza, le B.N.A. decidono di non dare il loro apporto corale alla squadra, per protesta contro la decisione delle f.d.o. di fermare due capi-ultrà, in quanto addosso ad altri ragazzi erano stati trovati fumogeni e torce: come si può vedere, già allora la repressione non scherzava. –Genoa: odio fin dai primi anni ’80; nel 1981 i genoani, in piena corsa per la A, si presentano a Bergamo in gran numero; la “Fossa dei Grifoni” Genoa fa il giro dello stadio e si scontra duramente con le Brigate, per cercare di fare irruzione in Curva Nord. Queste però resistono: da questo momento inizia così una fortissima rivalità, che avvicinerà gli atalantini ai sampdoriani che, coi ternani, in Genoa-Atalanta del gennaio 1981 danno manforte ai soli otto (!) tifosi, partiti da Bergamo in numero esiguo vista la pericolosità della trasferta. Per Alessandria-Atalanta dell’aprile ’82, i bergamaschi partono in tre pullman sicuri che ad attenderli ci siano torinisti e genoani, gemellati coi grigi. Dopo aver visto gli striscioni di genoani e torinisti in curva alessandrina, all’uscita dalla curva sale l’adrenalina, anche troppo visto che una carica spontanea porta gli atalantini verso la curva Nord, e qui, dopo alcuni tafferugli, due noti esponenti della Nord genoana vengono portati via dalla polizia per le cure del caso. Arrestato un tifoso nerazzurro. –Fiorentina: al termine di Fiorentina-Atalanta 86/87 le f.d.o. devono intervenire per impedire scontri tra le due tifoserie. Tafferugli in curva “Ferrovia”, dove sono sistemati gli atalantini. Al fischio finale numerosi tifosi viola entrano in campo da vari settori verso la “Ferrovia”: lanci di sassi, ma l’intervento dei carabinieri, schierati a centrocampo, evita il peggio. Infine sassaiola contro pullman atalantini e nuovo intervento delle forze di polizia. Incidenti per la finale di Coppa Italia del maggio 1996, sia all’andata, a Firenze, dove un gruppo di ultras bergamaschi danneggia auto, vetrine di negozi ed alcuni edifici; sia al ritorno, ben più gravi, con scontri che caratterizzano l’intera giornata: un’autentica battaglia senza esclusione di colpi fino a notte fonda, una lunga serie di episodi di violenza, che porterà a 70 feriti, di cui 40 tra le forze dell’ordine; 36 mezzi delle forze dell’ordine danneggiati, decine di auto parcheggiate in strada ammaccate, vetrine a pezzi, incendi e princìpi d’incendi all’interno dello stadio. La conquista del titolo da parte della Fiorentina scatena la rabbia degli orobici, ma anche durante il corteo i tifosi viola compiono diversi atti teppistici. Per tenere divise le due fazioni vengono compiute numerose cariche e molti lanci di lacrimogeni. Lazio: dalla notte dei tempi le due tifoserie non si sono mai amate, anche per il vecchio gemellaggio tra atalantini e romanisti. Striscione offensivo della Nord ai laziali nel 01/02: “Biancoblù tutti appesi a testa in giù”. Prima di Lazio-Atalanta 06/07, si registra qualche contatto fisico che dura poco, ma è leale e di mentalità. La celere interviene e seda lo scontro, onorato in pieno, senza armi; fuori il loro settore la celere carica i bergamaschi e due ragazzi restano feriti, cosicché gli ospiti decideranno per protesta, una volta dentro lo stadio, di non esporre né striscioni, né bandiere. Si accomodano sugli spalti e per tutti i 90’ assistono alla gara in silenzio. –Dinamo Zagabria: Atalanta-Dinamo Zagabria di Coppa Uefa, del settembre ’90, è teatro di episodi di violenza e incidenti. All’arrivo dei 25 pullman di jugoslavi, molti ubriachi fradici, succede il finimondo, si scatena un’autentica guerriglia con lancio di oggetti contro le forze dell’ordine, diverse vetrine abbattute, negozi svaligiati; un barista reagisce ad un tentativo di furto nel suo bar e si prende una coltellata. La zona dello stadio è messa a ferro e fuoco, con sassaiole, lanci di bottiglie, lattine, bibite, lacrimogeni e cariche della polizia prima e dopo la gara. Durissimo il loro compito. I bergamaschi, dal canto loro colti di sorpresa, si organizzano scontrandosi a loro volta con le forze dell’ordine. Durante la partita, poi, fitto lancio di torce dal settore croato, che provoca l’interruzione della gara stessa. 14 persone finiscono all’ospedale con lesioni, feriti in alcuni casi molto gravi. Bergamo, città abituata agli scontri ultras, non aveva mai vissuto una giornata simile. Al ritorno a Zagabria, nel settembre 1990, in un clima di fortissima tensione (di lì a poco sarebbe scoppiata la guerra tra Serbia e Croazia), l’imponente servizio d’ordine non permette nessun contatto. Wild Kaos e Brigate Nerazzurre, per una volta compatti, erano partiti in 400 unità in treno, ognuno con un casco azzurro da minatore, dipinto poi con una riga nera, e altrettante aste da cantiere arancioni. In una curva semideserta, guardati a distanza dalla polizia, “pareggiano” il fitto lancio di torce dell’andata. –Bologna: nel febbraio 1978 violenza dopo la partita a Bergamo, con lacrimogeni fuori dallo stadio per disperdere i tifosi; ci sono dei parapiglia, 4 bolognesi contusi. Sequestrati coltelli a serramanico e una decina di mazze. Nel marzo ’79, incidenti a Bologna a danno dei bergamaschi. –Fano: nell’81/82, nelle Marche, improvviso tafferuglio a fine gara tra bergamaschi e fanesi, tanto da richiedere l’intervento delle forze dell’ordine. Reggiana: nella trasferta di Reggio Emilia dell’82/83, un pullman di atalantini, di ritorno dallo stadio, è oggetto di una sassaiola da un ponte sovrastante l’autostrada, che rompe il parabrezza. L’autista subito si ferma e alcuni tifosi, scesi dal torpedone, si lanciano all’inseguimento degli aggressori. Quest’ultimi, lasciato un motorino in panne in un prato, se la sono data a gambe, ma i bergamaschi annotano il numero di targa del motorino,  consegnandolo alla polizia. –Cremonese: in Atalanta-Cremonese 84/85, dato i rapporti turbolenti tra le due tifoserie, la polizia (cosa un po’ inusuale per quei tempi) scorta i circa 200 cremonesi dalla stazione allo stadio e in curva. Momenti di tensione solo alla ripartenza del treno ospite, quando avviene una breve sassaiola, poi una carica di alleggerimento disperde gli esagitati. Incidenti sugli spalti a Cremona nel 1985/86, con gli atalantini che imperversano soprattutto nel primo tempo. La polizia ferma una ventina di giovani bergamaschi, non ci sono feriti. Nell’86/87, a Cremona, ultras atalantini scatenati: 20 giovani fermati dai carabinieri, poi rilasciati. –Catania: scontri nel 2009 nel prepartita di Atalanta-Catania, quando un gruppo di atalantini assalta tre pullman di catanesi, dall’ultimo dei quali scendono una 50ina di tifosi etnei. Uno scontro leale, senza lame. A seguito di questo fatto nasce un’indagine che porta a diverse perquisizioni domiciliari, sia a Bergamo che a Catania. Seguirà un maxiprocesso (vedi sezione “Curiosità”).  –Sambenedettese: nel maggio ’76 si scatena la teppaglia: sassaiole contro il pullman rossoblù. Nell’82/83 sassi dal cavalcavia lanciati dai marchigiani e rincorsa ai responsabili, con due di loro in ospedale. Alla fine freddo cane durante il viaggio per i vetri rotti e tutti in Questura a Bergamo. –Modena: due giovani bergamaschi, in trasferta a Modena, rimangono contusi lievemente nel 1981, durante una sassaiola da parte modenese alla carovana dei cinque pullman bergamaschi. Venezia: dopo il match Atalanta-Venezia del 1995, un gruppo di supporters atalantini cerca di raggiungere i sostenitori veneziani, ma le f.d.o. impediscono lo scontro, effettuando alcune cariche e facendo uso di lacrimogeni. Denunciati sei bergamaschi e un veneziano. –Triestina: alla fine di Atalanta-Triestina 83/84, qualche tafferuglio tra padroni di casa e triestini. Tre giuliani, tra i quali anche una donna, sono assaliti dai bergamaschi, e solo il servizio d’ordine, istituito dai Clubs atalantini, riesce a sottrarre i tre malcapitati dalla mischia e portarli in salvo. Scontri anche a Trieste, a fine partita, stesso anno. –Piacenza: nel 2000 i bergamaschi vanno in treno a Bari; tutto bene fino alla stazione di Piacenza, quando trovano 50 ultras piacentini, in attesa di prendere il treno per Crotone. Gli atalantini, circa 100, non si fanno pregare e una trentina scendono dal treno per un leale scontro fisico, i piacentini scappano e si rifugiano in sala d’aspetto, da dove cominciano a tirare sassi. La reazione è immediata e il bilancio finale è di circa 10 milioni di lire di danni alla stazione. All’arrivo di Digos e celere gli atalantini risalgono sul treno e ripartono per Bari, mentre i piacentini tornano a casa, invece di seguire la loro squadra. All’arrivo alla stazione di Bari gli ultras nerazzurri vengono portati tutti in questura ed identificati, su disposizione della questura di Piacenza…Morale della favola: 102 bergamaschi diffidati. Nel 2002/03, a Piacenza, esposto verso gli emiliani lo striscione “Sparuta Presenza? no, totale assenza! ecco gli ultras a Piacenza!!!”. –Udinese: scontri sugli spalti e nel dopopartita di Udinese-Atalanta 1985/86, deve intervenire la polizia. Dopogara con nuovi scontri e sassi tra tifosi e contro alcuni pullman; le f.d.o. separano le due fazioni. –Como: i comaschi nell’85/86 danno il benvenuto agli ospiti con lo striscione “Bergamo fogna lombarda”. In Como-Atalanta 02/03, sul neutro di Reggio Emilia, gli atalantini espongono verso i comaschi lo striscione “In Val d’Aosta e in autostrada non c’eravate!!! Ma la vostra…pseudo-fama quando la dimostrate?”. –Salernitana: nel giugno ’95, a Bergamo, tensione prima e dopo la partita; tirati dei sassi contro pullman salernitani. –Catanzaro: per Atalanta-Catanzaro del gennaio 1979, 5 contusi e 8 denunciati per tafferugli tra tifosi. –Varese: vecchie ruggini, anche per la diversa ideologia politica. –Alessandria: vecchie ruggini, anche per il gemellaggio tra loro e i genoani. Cesena: scontri al “Manuzzi” diversi anni fa. Cagliari: ultras cagliaritani hanno cercato lo scontro con gli atalantini presenti al “Sant’Elia” lo scorso 18 settembre 2016, per Atalanta-Cagliari. Al termine del match un gruppo di circa 25/30 soggetti si è diretto verso il settore “Distinti Sud”, dove si trovavano circa 10 bergamaschi, brandendo le cinture a guisa di frusta e impugnando pietre con atteggiamento di sfida. E pensare che fino a non molti anni fa era in piedi un gemellaggio tra le due tifoserie…

Storia del tifo atalantino: La tifoseria atalantina è una delle più temute e rispettate in assoluto, sia in Italia che all’estero. Nel corso di una storia ultras ormai più che quarantennale, gli orobici hanno saputo conquistare l’ammirazione anche di tifoserie tradizionalmente nemiche, grazie al loro stile ruvido, alla predisposizione per lo scontro, accompagnata da una certa lealtà, al tifo incessante e ai numeri che riescono a fare in qualsiasi categoria. Bergamo, tra le città di provincia, è l’unico caso nel Nord Italia, insieme a Verona, di città che si identifica totalmente nella propria squadra, cosa che ha sicuramente dato una grossa mano allo sviluppo di un movimento ultras cittadino di primissimo spessore. Il primo gruppo a prendere forma in Nord è quello degli “Atalanta Commandos”, nel 1972, che si posizionano dapprima nella curva Sud dello stadio “Comunale” e, successivamente, in curva Nord, intitolata dal 1997 allo sfortunato giocatore dell’Atalanta Federico “Chicco” Pisani, scomparso il 12 febbraio di tale anno, in un tragico incidente stradale, insieme alla fidanzata Alessandra. Il gruppo, di stampo apolitico, porta ovviamente un nuovo modo di tifare, tipico ultras, basandosi comunque sul concetto della non-violenza. Un anno dopo nascono i “Panthers”, ragazzi della zona di Dalmine. Nonostante i campionati deludenti della squadra, il tifo prende sempre più vigore, con compagnie intere di giovani che si riversano allo stadio e, tra il 1974 e il 1976, nascono nuovi gruppi organizzati come “Ultras”, “Fossa Nerazzurra”, “Sbandati” e, soprattutto, “Brigate Nerazzurre” (1976), da una costola dei Commandos, dei quali non condividevano l’eccessiva moderatezza, dando un impronta più trasgressiva al tifo. Da qui in avanti inizia per le Brigate un’ascesa continua che le porterà in breve tempo a diventare uno dei gruppi ultrà più ammirati e rispettati d’Italia. La nuova mentalità, favorevole allo scontro, trova molti consensi, soprattutto tra gli ultras più giovani. Nascono così le prime tensioni: nel ’74 i veronesi sbagliano curva finendo nella Nord anziché nella Sud, che era quella adibita agli ospiti, verranno cacciati in malomodo. Si registrano i primi scontri veri  con le altre tifoserie, su tutti quelle del Genoa, del Torino e delle milanesi. Quella con i granata, una delle più fiere rivalità di sempre, nasce nel 1977 a Bergamo (per dettagli maggiori vedi sezione “Rivalità”), con incidenti anche nella partita di ritorno al “Comunale” di Torino. Di contro, nasce un’amicizia con gli juventini e coi romanisti, soprattutto la prima, in chiave anti-granata. Più avanti si inaspriscono i rapporti anche verso altre tifoserie, diffondendo così la fama per cui quella bergamasca risulti una tra le tifoserie più “calde”. Sempre di quel periodo nasce il gemellaggio coi ternani, mentre nel 1979, a Perugia, gli ultras dell’Atalanta sono messi sotto accusa, quando il portiere Bodini dell’Atalanta viene colpito da un sasso dalla curva dietro la porta: il sasso viene attribuito ai bergamaschi, dato che quel settore è da loro popolato, così viene respinta la richiesta atalantina d’ottenere la vittoria a tavolino. Da più parti si levano voci di sdegno, che gli ultrà sono costretti a respingere con un comunicato nel quale declinano ogni responsabilità. Agli inizi degli anni ’80, il tifo a Bergamo è in una fase cruciale, con la squadra retrocessa dalla Serie A alla C1: ci si sposta verso una linea più dura ed estrema portata avanti dalle Brigate, che in poco tempo diventano il gruppo leader della Nord, assorbendo nel frattempo anche “Ultras” e “Fossa”. Il 14 ottobre 1982 si sciolgono ufficialmente i Commandos, dopo un lento declino dovuto all’escalation della violenza. Nascono nuovi gruppi che si staccano dalle Brigate, quali “Stoned”, “Armata” e “Island Collective” (da ragazzi provenienti dal quartiere dell’Isola), che nel 1983 si uniranno per formare un nuovo gruppo che segnerà, negli anni seguenti, la storia del mondo ultras italiano: i “Wild Kaos” (alla lettera “caos selvaggio”, simbolo il bambulè), che, per principio, rifiutano ogni contatto con la società e la questura, e cercano lo scontro con chiunque. Il motivo della scissione dal gruppo più importante della tifoseria bergamasca è lo stesso che aveva comportato la separazione dai Commandos: troppo “poco caos”. Per quasi vent’anni, le Brigate e i Wild Kaos reggeranno le redini della Nord sebbene non ci siano stati sempre buoni rapporti tra i due gruppi. Gli attriti si devono soprattutto alle diverse ideologie politiche, con le Brigate prettamente di sinistra e i Wild Kaos, che agli esordi sono su posizioni di estrema sinistra, negli anni si sposteranno sempre più su posizioni filoleghiste, per poi arrivare addirittura vicini alla destra negli ultimi anni di vita del gruppo. Nei primi anni ’80 in campo coreografico arriva una grossa svolta: ai tradizionali fumogeni si va ad aggiungere il primo (o uno dei primi) bandierone copricurva, che in quel periodo rappresenta un must in tutte le curve italiane, ed è in atto una specie di competizione a chi lo realizza più bello e grande. I bergamaschi si distinguono facendolo interamente cucire a mano dalle ragazze del gruppo, con la stoffa comprata tramite colletta. Un cimelio che ancora oggi di tanto in tanto compare, e che rende fieri gli ultras atalantini. Il 12 maggio 1985 il Verona festeggia proprio a Bergamo la conquista dello scudetto: è l’occasione per un confronto tra le più ammirate tifoserie del momento, con ben 12000 tifosi gialloblù che invadono la città e che, nel corso della giornata, si scontreranno ripetutamente con forze dell’ordine e atalantini, i quali ben poco possono fare di fronte alla marea scaligera, ma riescono a difendere e controllare il “territorio”. La giornata vedrà alla fine oltre 100 feriti, ma la cosa passerà in secondo piano rispetto allo storico scudetto dell’Hellas. In tal periodo si sfaldano due gemellaggi storici: quello con la Juve e quello con la Roma, con quest’ultimo che cessa per volontà dei “Wild Kaos”, autori nel 1985 di un’irruzione in curva Sud, dove sono sistemati i romanisti, creando una zuffa furibonda. Negli anni ’80, in un’epoca in cui la politica sparisce quasi completamente dalle curve, quella di Bergamo diventa una delle tifoserie più “rosse” d’Italia, motivo principale della contrapposizione con laziali e veronesi. Gli incidenti si moltiplicano e Bergamo, intorno alla metà degli anni ’80, diventa con Verona la “capitale della violenza negli stadi”. Nel 1987 l’Atalanta scrive uno dei capitoli più belli della sua storia giungendo a disputare la finale di Coppa Italia col Napoli. Nell’87/88 l’Atalanta gioca in Serie B, ma, complice lo scudetto del Napoli, e la sua conseguente partecipazione alla Coppa Campioni, acquisisce il diritto di partecipare alla Coppa delle Coppe. Gli ultras dell’Atalanta portano il loro stile in Europa, facendosi apprezzare dappertutto. Cadono nell’ordine: Methir Tydfield, Ofi Creta e Sporting Lisbona. In semifinale l’Atalanta rimane l’unica squadra italiana ancora in corsa; l’urna gli riserva i temibili belgi del Malines: la gara d’andata muove al seguito più di 5000 atalantini, che si scontrano duramente con la polizia belga; il risultato di 2-1 per i belgi lascia aperta la speranza di rimonta. Al ritorno il “Comunale”, esaurito da giorni, è una bolgia infernale, ma il miracolo non arriva, nonostante il vantaggio di Garlini. I belgi rimontano, andando poi a vincere la Coppa nella finale con l’Ajax, ma l’emozione suscitata dalla provinciale orobica è tanta, per questa doppia sfida che passerà alla storia. Il ritorno in Serie A e la magica notte col Malines segnano l’inizio di un ciclo molto buono per l’Atalanta, che centra per due anni di fila la qualificazione alla Coppa Uefa. Purtroppo però l’ambiente in curva non lo è altrettanto: a partire dalla stagione 1988/89 iniziano le prime tensioni tra BNA e WKA. Uno dei motivi è sicuramente quello politico: in quel periodo sta prendendo tantissimo piede la Lega Nord, che proprio nella città di Bergamo trova ampi consensi, alla vigilia del boom elettorale che porterà il partito di Bossi al governo nel 1992, e le simpatie leghiste fanno presto breccia tra le file dei WKA. La cosa non fa certo piacere alle BNA, visto la sua impostazione da sempre antirazzista e sinistroide. Ma ciò che risulta davvero insormontabile è la differente visione dell’essere ultras, con la mentalità sfrontata dei “Wild Kaos”, quasi esclusivamente interessati allo scontro e poco o nulla al tifo, che piace sempre meno alle Brigate Nerazzurre, che non digeriscono questo atteggiamento. Il patatrac avviene  nella partita Atalanta-Sampdoria 1988/89. Le Brigate da anni portano avanti un’amicizia con gli Ultras Tito della Samp, cosa che non piace ai WKA, anche per il gemellaggio fraterno dei doriani coi veronesi. Così, nel corso della suddetta gara, parte dal settore WKA un coro contro i sampdoriani, le BNA reagiscono e i due gruppi vengono alle mani. Ne segue una zuffa colossale, che spiazzerà l’intera tifoseria, visto che, fino a quel momento, la Dea era sempre stata il bene supremo, capace anche di annullare alcune differenze. A partire da quel momento, BNA e WKA saranno definitivamente divise in tutto: ognuno la propria balconata in Nord, il proprio mezzo di trasporto in trasferta e, spesso, anche cori diversi fatti partire nello stesso momento. Perfino le amicizie viaggiano su binari separati: se le Brigate tengono molto al legame coi ternani, i Kaos, nei primi anni ’90, si avvicinano al “Ghetto Rasta” di Cannes, facendo nascere una delle prime amicizie internazionali del mondo ultras. Ovviamente, il fatto di venire alle mani, diventerà una triste routine delle domeniche al “Comunale”. Ad un osservatore esterno la Nord appare, ai primi anni ’90, una curva anarchica, senza regole, ognuno per conto suo. La tensione sale sempre più, finché, nell’autunno ’90, non si decide di regolare i conti una volta per tutte, per stabilire chi guiderà la curva in futuro: Brigate e Wild Kaos si danno appuntamento per un faccia a faccia di fronte ad un cimitero di Bergamo, ma la polizia, non si sa come, lo viene a sapere, e interviene prontamente, sventando una gigantesca rissa (oltre 100 partecipanti per parte). Vengono sequestrati bastoni e altre armi improprie, qualcuno si farà un giro in tribunale. Dopo questo episodio i due gruppi riprenderanno a vivere separatamente, ma più di qualcuno cercherà di uscire dall’empasse cercando un’intesa di massima. La rivalità rimarrà strisciante e non mancheranno momenti di tensione tra i due gruppi, ma tutto diventa più limitato. Nel frattempo l’Atalanta riconquista l’Europa e, nell’ottobre 1990, i nerazzurri affrontano la Dinamo Zagabria. Fino all’anno prima, i Balcani, come tutto l’Est Europa, erano soggetti al regime comunista e di conseguenza pochissimi tifosi si muovevano al seguito delle loro squadre nelle Coppe Europee, ma, con la caduta del muro di Berlino (1989) tutto cambia, e gli atalantini sono tra i primi ad assaggiare la furia degli ultras croati: 25 pullman dei “Bad Blue Boys” raggiungono Bergamo e sin dalle prime ore del pomeriggio iniziano i problemi (vedi sezione “Rivalità”). La stagione 90/91 vede la tifoseria atalantina protagonista, dopo Zagabria, a Instanbul, altro campo caldo, e a Colonia. Nei Quarti di finale sarà l’Inter, che poi in finale vincerà la Coppa Uefa in un altro scontro fratricida contro la Roma, ad eliminare gli orobici. In curva Nord, Brigate e Kaos continuano a discutere, ma iniziano a nascere nuovi gruppi come “Fellows”, “Wilker”, “Berghem Blues” e, soprattutto “Nomadi”, da ragazzi della Bassa Bergamasca, che diventerà uno dei gruppi nerazzurri più importanti. Nell’ultima giornata del campionato 1991/92 si celebra l’addio al calcio di una bandiera dell’Atalanta, lo svedese Glenn Peter Stromberg . Quella pro-Stromberg sarà una delle pochissime coreografie organizzate dalla Nord che, vuoi per la natura anarchica dei suoi componenti, vuoi per le divisioni interne, fino a quel momento non si era mai cimentata in spettacoli troppo complicati. Nei primi anni ’90 arriva la repressione e le prime diffide cominciano a colpire la Nord in modo pesante. In un Atalanta-Lazio dei primi anni ’90, la Nord rimane fuori lo stadio per protestare contro la polizia, iniziativa applaudita anche dai rivali laziali. Ma i rapporti non migliorano e la tragedia, in agguato, purtroppo arriva: nel gennaio 1993, al termine di Atalanta-Roma, quando i romanisti se ne sono andati da un bel po’ e gli atalantini stanno mangiando e bevendo nei chioschi e bar vicino allo stadio, il Reparto Celere di Padova comincia a caricare e manganellare alla cieca chiunque si trovi nei paraggi. Celestino Colombi, un 42enne ex tossicodipendente, si trova lì per caso: uscito dal suo psicologo, mai andato allo stadio, viene raggiunto da un gruppo di celerini e bastonato. In preda al panico, Celestino  viene colto da infarto e muore. Il giorno dopo la Questura di Bergamo se ne esce con uno scarno comunicato dove si sottolinea la condizione di tossicodipendente di Colombi e si parla genericamente di “scontri tra tifosi”. La stessa stampa, sempre pronta a sbattere il mostro in prima pagina, fa passare la notizia in secondo piano. Gli ultras però non ci stanno e, la settimana successiva, il tam-tam fra le curve italiane partito proprio da Bergamo,  coinvolge tifoserie storicamente rivali, come laziali, fiorentini, milanisti, genoani, doriani, romanisti, ecc., che per la prima volta si uniscono per un episodio che idealmente li coinvolge tutti, contro la repressione, esponendo per una domenica lo striscione “10-01-93: la morte è uguale per tutti”. Oggigiorno è abbastanza normale la solidarietà, anche tra tifoserie rivali, di fronte agli abusi, ma all’epoca le rivalità erano fortissime, quasi invalicabili. Ma gli anni ’90 sono anche quelli in cui esplode la fortissima rivalità coi bresciani, per un derby tutto lombardo che conquista l’attenzione degli ultras italiani. La rivalità tra le due città raggiunge livelli molto alti, le immagini degli scontri in campo del maggio ’93 fanno il giro di tutta Italia, portando alla ribalta un odio rimasto fino a quel momento piuttosto “sotterraneo”. Al termine della stagione 1993/94, gli orobici, dopo un lungo ciclo di sette anni, tornano in B. Ai vertici societari arriva Ivan Ruggeri, che diventerà uno dei presidenti più odiati e contestati dell’Atalanta. Il 29 gennaio 1995, un ultrà del Genoa di 25 anni, Vincenzo Claudio Spagnolo, muore accoltellato dal 18enne milanista Simone Barbaglia, appartenente alle “Brigate Rossonere 2”. Il calcio italiano si ferma, interrogandosi sui perché di una tragedia assurda. La domenica successiva il mondo ultras si ritrova a Genova per un primo vero Raduno Nazionale, assenti giustificati i milanisti, un po’ meno juventini e torinisti, per cercare una linea comune. Ne esce un comunicato dal titolo “Basta lame, basta infami!”, suggerito dalle Brigate Nerazzurre, che non rinnega lo scontro tra ultras ma mette al bando i coltelli, tacciando di infamia chi ne fa uso. Una posizione che farà discutere a lungo negli anni successivi. La Dea, al termine di quella stagione, torna in Serie A, e l’anno successivo arriva a disputare la doppia finale di Coppa Italia, contro la Fiorentina (gravi scontri). La stagione 97/98 vede il ritorno del derby col Brescia. Dopo gli incidenti di Bergamo all’andata (vedi sezione “Rivalità”) per i quali vengono diffidati oltre 150 ultras, praticamente, in un colpo solo, vengono smantellate BNA e WKA. Cambia qualcosa a Bergamo, pure nei rapporti in curva. Nel ’98 l’Atalanta retrocede in Serie B. All’ultima giornata gli orobici ospitano la Juventus, che proprio quella domenica festeggia lo scudetto: gli atalantini danno vita ad uno show a bordo campo con le f.d.o., che porterà più volte alla sospensione della gara per lo sfondamento delle vetrate che danno sul campo: un’altra cinquantina di diffide. La svolta arriva quell’estate, quando alcuni noti personaggi della Nord fuoriescono dai rispettivi gruppi, dando vita ai “Supporters”, un gruppo particolare, con una mentalità diversa, fuori dai clichè: per prima cosa il loro nome completo è “Dell’Atalanta Supporters”, in secondo luogo non hanno uno striscione con nome e logo, ma invece utilizzano striscioni che possono rappresentare un’intera tifoseria: in casa si riconoscono nella dicitura “A Guardia di una fede”, in trasferta dallo striscione “Bergamo”. Leader dei Supporters è Claudio Galimberti, meglio noto come “Bocia”, per anni membro di spicco delle BNA: gli va sicuramente dato atto di aver portato una ventata di novità in seno alla tifoseria atalantina. Per prima cosa, i Supporters cercheranno di unire la tifoseria, rappresentando sotto la sola bandiera della Dea ragazzi fuoriusciti dalle Brigate e dai Wild Kaos; in secondo luogo cercano di responsabilizzare la curva stessa, della serie “sì allo scontro, no al teppismo gratuito” (danni a treni ed autogrill), tanto che nel 2000, con una colletta in curva, pagheranno di tasca loro i danni causati alla stazione di Piacenza. Anche dal punto di vista coreografico la Nord fa un passo avanti, considerato che, fino a quel momento, al massimo si organizzava la classica fumogenata, mentre con l’arrivo dei Supporters si vedranno sempre più spesso spettacoli su larga scala; infine, viene messa al bando la politica, che, a partire dagli anni ’90, comincia pian piano ad uscire dalla curva Nord. Inizialmente la nuova linea viene accettata di buon grado dalle Brigate, un po’ meno dai Wild Kaos, per natura refrattari a diktat e ordini. Sotto la nuova guida gli atalantini cominciano a rendersi protagonisti di iniziative più che apprezzabili: la sede, il giornalino della curva, la Festa della Dea tutti gli anni, il pullman personalizzato…Si rinnova il gemellaggio coi ternani, e nascono buoni rapporti coi cosentini e i tedeschi dell’Eintracht. La Nord cresce anche a livello numerico, soprattutto in trasferta: col ritorno del 2000 in Serie A gli ultras bergamaschi presenziano in gran numero ovunque, dagli 8mila di Milano, ai mille di Roma, cifre impensabili fino a qualche anno prima. Col nuovo millennio si “raffredda” la rivalità col Brescia: entrambe le tifoserie s’impegnano in seno al “Progetto Ultrà”, contro la repressione e il calcio moderno. Ma non sparisce del tutto, anzi, andrà a coinvolgere anche i protagonisti in campo: la corsa folle di Mazzone sotto il settore orobico, la coreografia “Mazzone allevatore” al ritorno (vedi sezione “Rivalità”). In compenso viene riscoperto l’odio verso romanisti e napoletani. Il 29 aprile 2001 nasce la Fanzine “Sostieni la curva 12°”, tuttora stampata e distribuita in Curva Nord. Nel 2001, nella trasferta di Milano con l’Inter avviene l’episodio del famoso “motorino di San Siro”. La nuova gestione dei Supporters si rivela sempre più incompatibile con l’indole anarchica della curva bergamasca di qualche anno prima: nel 2003 il “Bocia” & C., spalleggiati in quest’occasione dalle Brigate, hanno uno scambio di opinioni molto acceso con WKA; il pretesto è lo sciopero di 45 minuti indetto dalla Nord per protestare contro le perquisizioni domiciliari scattate in settimana a casa di alcuni dei ragazzi più in vista: c’è in realtà un malumore che gli stessi Kaos esprimono attraverso un comunicato spiegando che “per tutti i motivi ci si deve adeguare a decisioni prese da una maggioranza di curva che è solo numerica e non qualitativa”. Il gruppo emigra in curva Sud nella gara di andata dello spareggio-salvezza con la Reggina nel 2003, ma durerà poco: in occasione della trasferta di Venezia del campionato 2003/04, infatti, Supporters e Brigate si presentano al luogo di ritrovo dei WKA e li aggrediscono sottraendogli lo striscione, forti anche della superiorità numerica; quindi, dichiarano sciolti i WKA tramite un volantino distribuito il giorno stesso ai tifosi che erano a Venezia. Motivo ufficiale è la denuncia contro ignoti che i WKA avevano presentato a seguito della trasferta di Salerno per alcuni sassi che avevano colpito il loro pulmino, e che avevano portato alla diffida di alcuni ultras salernitani. In realtà dietro quest’episodio ci sono venti anni di contrasti tra i WKA ed il resto della curva atalantina, Brigate prima e Supporters poi; o meglio, il fatto che i Kaos stessero in curva Sud con il loro striscione, aveva fatto arrabbiare i “vecchi” della curva, quelli che una volta dei Kaos facevano parte o comunque avevano portato avanti quel gruppo, cioè in pratica consideravano i nuovi Kaos degli usurpatori, perché chi gestiva lo striscione era un ultrà solo per moda, che niente aveva a che fare con lo spirito che aveva contraddistinto i Kaos per molti anni. L’episodio di Salerno è solo la punta dell’iceberg. Il 2003 è l’anno in cui gli ultras scendono in piazza contro la nuova emittente Sky, considerata la rovina del calcio italiano, e contro il calcio moderno. Molte tifoserie iniziano a parlare sempre più seriamente di una manifestazione unitaria, che coinvolga tutte le curve, dalla A alla C2. Per mesi proseguono i contatti, ma alla fine la manifestazione unitaria salta, pare proprio per screzi tra atalantini e bresciani, da una parte, e tra le due romane, dall’altra. I primi fanno capo a “Movimento Ultras”, un network di tifoserie unite da “Progetto Ultrà”, mentre le due romane, in qualità di “padrone di casa”, vorrebbero imporre le loro condizioni. Alla fine la manifestazione unitaria salterà, se ne terranno due: una a Roma, organizzata da romanisti e laziali, una a Milano, promossa da “Movimento Ultras”. Ad ogni modo l’impegno degli atalantini continua su tutta la linea. La stagione 2004/05 passerà alla storia per la trasferta di Siena all’ultima giornata, con più di mille tifosi al seguito nonostante la squadra già retrocessa in Serie B: non basta la verve della tifoseria atalantina che continua a portare in giro grandi numeri. Nel frattempo in curva anche l’asse BNA-Supporters s’incrina. I due gruppi sono andati d’amore e d’accordo per anni, ma ora si pone il problema di dare un seguito al progetto di avere una curva unita e apolitica e si decide pertanto di accorpare tutti i gruppi in uno solo, vengono assorbiti i “Nomadi”, ma le Brigate non ne vogliono sapere di riporre per sempre lo striscione, così, nelle prime trasferte di Coppa Italia a Pisa e Massa, con lo striscione “Brigate” in evidenza, sale alta la tensione e vola qualche cazzotto tra i due gruppi, al punto che le BNA optano, nel settembre 2005, per lo scioglimento. Per la tifoseria e l’intero panorama ultras è un colpo non da poco, visto che le Brigate erano considerate un “faro”, uno degli ultimi gruppi vecchio stile: è la fine di un epoca, di una curva che non ci sarà più, e si va a creare anche all’interno della stessa tifoseria una grossa frattura: se prima i Supporters erano tutto sommato apprezzati, con la fine della BNA si ritrovano quasi isolati in curva Nord. Col tempo i Supporters cominciano ad identificarsi come “Curva Nord Bergamo”. I provvedimenti presi dal governo a seguito della morte dell’Ispettore Raciti, avvenuta a Catania il 2 febbraio 2007, finiscono con spogliare anche la curva Nord di striscioni e bandiere. Ma è una cosa temporanea, infatti la Questura di Bergamo, in via del tutto eccezionale, decide di dare il via libera agli striscioni, anche senza autorizzazione, caso unico in Italia. Dal 2006, ex membri delle Brigate, insieme ad altri sottogruppi, formano i “Forever Atalanta”, tuttora attivi, in opposizione alla Nord e alla linea del “Bocia”. L’11 novembre 2007 muore il tifoso laziale Gabriele Sandri, ucciso da un colpo di pistola dall’agente Luigi Spaccarotella, mentre stava dormendo in macchina, dopo che il suo gruppo aveva avuto una breve colluttazione con un altro gruppetto di juventini, nell’Area di Servizio di Badia al Pino (AR). E’ la goccia che fa traboccare il vaso: il movimento ultras, già sfiancato da una repressione spietata, si ribella e scatena la sua rabbia in più città, visto l’omicidio di un ragazzo innocente. Fa rabbia e il fatto che si cerchi, almeno sulle prime, di insabbiare la cosa. Una di queste città è Bergamo, dove l’Atalanta ospita il Milan: ultras milanisti e bergamaschi aggrediscono le forze dell’ordine, che ripiegano; è qualcosa di eccezionale, perché forse è la prima volta in Italia che due tifoserie rivali si uniscono fisicamente per combattere la polizia. In curva Nord alcuni ultras atalantini sradicano un tombino di cemento e cominciano ad abbattere la vetrata che dà sul campo: a questo punto il capitano dell’Atalanta, Cristiano Doni, va a parlare con i sostenitori che chiedono a gran voce che la partita non venga giocata. E così sarà: Atalanta-Milan viene sospesa dopo soli 7 minuti di gioco. Uno scandalo per l’ipocrita mondo del calcio, che inorridisce per gli ultras che spaccano una vetrata, ma non per l’omicidio a sangue freddo di un ragazzo…In seguito a questi fatti, molti ultras bergamaschi si beccheranno un’accusa di associazione per delinquere, che finirà poi in una bolla di sapone. La curva Nord verrà chiusa e la stessa società prenderà le distanze dai ragazzi della Nord, attraverso una lettera fatta firmare all’intera squadra, in cui si dice chiaramente alla curva Nord che non rappresentano l’Atalanta, e gli chiede di stare lontani da loro: Riccardo Zampagna, visti i buoni rapporti con la tifoseria, non firmerà la lettera, e per ripicca verrà ceduto al Vicenza. Un episodio che peggiora ulteriormente i rapporti tra la curva Nord e Ruggeri, che, pochi mesi più tardi, verrà colpito da aneurisma, e rimarrà in coma cinque anni prima di morire, cedendo la società al figlio. In anni difficili per il mondo ultras, la Nord continuerà a metterci la faccia, e per questo si ritroverà nell’occhio del ciclone anche nell’estate 2010, quando il ministro degli Interni Roberto Maroni lancia la Tessera del tifoso, imponendola a tutte le squadre, obbligatoria per sottoscrivere l’abbonamento alla squadra del cuore e per partecipare alle trasferte. A Bergamo non ci stanno e, in occasione della “Berghem Fest”, festa leghista che si tiene durante l’estate nel comune di Alzano Bergamasco, circa 500 sostenitori della Dea si presentano per contestare Maroni, ma vengono fermati dalla Digos agli ingressi; allora un folto gruppo di loro (70-80 circa) si stacca e cerca di entrare dal retro, ma vengono intercettati dalle forze dell’ordine e ne nasce una colluttazione che si trasforma presto in guerriglia: scontri, lancio di sassi e bottiglie, una macchina della polizia locale che va a fuoco. All’interno della festa ci sono tre ministri della Repubblica che non credono ai loro occhi. A seguito di quest’episodio, le trasferte per gli atalantini verranno vietate in toto, ad eccezione di coloro che hanno la tessera voluta da Maroni. Purtroppo emergono anche i veleni che da qualche anno caratterizzano la tifoseria bergamasca; infatti, nel momento in cui si dovrebbe seguire una linea comune, il popolo della Dea non segue e si tessera in massa: saranno alla fine più di 17mila. Una buona rappresentanza presenzierà a tutte le trasferte, ma non c’entrano nulla con gli ultras della Nord, contrarissimi alla tessera, coi quali è rottura completa. L’occasione per ricompattare l’ambiente arriva un anno dopo, in seguito allo scandalo del calcioscommesse che travolge l’Atalanta e che vede coinvolto in prima fila capitan Cristiano Doni, uno degli idoli dell’intera piazza, autore di 112 reti con la maglia nerazzurra. Gli ultras della Nord organizzano una manifestazione a sostegno del capitano e contro chi vuole tirare in mezzo l’Atalanta: rispondono “presente” in 3mila. Ma purtroppo la storia non finisce bene, infatti se Doni inizialmente riconosce di aver sbagliato, ma di averlo fatto “a fin di bene” per aiutare l’Atalanta, nel corso del secondo filone dell’inchiesta della procura di Cremona viene nuovamente beccato con le mani nella marmellata, e questa volta la tifoseria prende le distanze da Doni, mentre l’Atalanta subisce una forte penalizzazione, da scontare nel campionato 2011/12: -6 punti. Inflitta al giocatore una squalifica di 5 anni e sei mesi, un’ombra troppa ingombrante per chi lo ha sempre amato, che ha portato la Nord ad esporre, in Atalanta-Milan 2011/12, la scritta “Siamo e restiamo per il calcio sano, no favori né combine, Doni con noi hai chiuso!”. Un altro “guaio” in seno alla tifoseria atalantina negli ultimi anni è l’inchiesta per associazione a delinquere portata avanti dal Pm di Bergamo. Tale fatto nasce nel 2009 a seguito degli scontri nel prepartita di Atalanta-Catania. Ci sono anche personaggi della politica cittadina tra gli indagati, che secondo l’accusa avrebbero fatto parte di un gruppo dedito all’organizzazione e alla pianificazione di incidenti con le forze dell’ordine e le tifoserie avversarie. Per quanto riguarda la sentenza, comunque più morbida delle aspettative si rimanda alla sezione “Curiosità”. Quel che è sicuro è che gli ultras bergamaschi, nonostante la morsa della repressione, nella quale sono stretti anche in quest’ultimo periodo, sono vivi e vegeti, come dimostrato nelle ultime battaglie, quali gli incidenti di Atalanta-Roma del novembre ’14, l’interruzione dell’allenamento di rifinitura ad aprile 2015, prima di Atalanta-Sassuolo, ecc. Poi una nuova inaspettata passione che infiamma un intero popolo: l’Europa League raggiunta nel campionato 2016/17, attraverso un sistema di gioco spettacolare…

Curiosità: -Grande festa per tutta la notte a Bergamo, dopo la certezza della qualificazione all’Europa League, arrivata sabato 13 maggio 2017 contro il Milan, una partita che il Milan ha pareggiato solo con un gol di Deulofeu  al 43° del secondo tempo e in fuorigioco. Bellissima la coreografia con migliaia di bandierine in curva. Dopo la piccola delusione per non aver centrato la vittoria, che avrebbe voluto dire 5° posto assicurato, l’accesso dalla porta principale all’Europa League, un’Europa arrivata dopo 26 anni d’assenza (adesso manca un punto per la matematica certezza del 5° posto, da fare in due partite), dopo una stagione pazzesca, circa 5mila tifosi, impazziti di gioia, colorano di nerazzurro la città, tra torciate, cori contro i bresciani, caroselli ecc. Tra gli striscioni esposti “Il sogno di una città è diventato realtà, grazie Presidente”, “EstLemi”, che ironizza sul nome del gruppo “Estremi Rimedi” del Milan, dopo la cessione della società ai cinesi da parte di Berlusconi e “Questa Europa è per voi, diffidati con noi”. -Entusiasmo alle stelle coi tifosi in festa anche sabato 25 febbraio ’17 all’aeroporto di Orio al Serio-Bergamo, al rientro della squadra dall’impresa della vittoria dell’Atalanta al “San Paolo” di Napoli per 2-0. Tifosi scatenati per l’annata dell’Atalanta in piena zona Europa League, occupando il 4° posto. -Tremila bergamaschi accolsero la squadra dalla trionfale trasferta di Bologna (vittoria 2-0) del 27 novembre 2016: voglia d’Europa…- “Insieme da sempre insieme per sempre”, il torneo di calcio che vede impegnate 18 squadre di compagnie, dal 15 maggio al 3 giugno, sul campo di Viana di Nembro (BG), un modo come un altro per festeggiare la qualificazione all’Europa League. -In occasione di Atalanta-Sassuolo di sabato 8 aprile scorso è andata in scena una coreografia speciale, per sostenere l’associazione “La passione di Yara”, la ragazzina di 13 anni scomparsa a Brembate di Sopra nel novembre 2010, la cui famiglia, umile, dignitosa e alquanto riservata, ha conosciuto i ragazzi della Nord quasi per caso. La passione è anche quella per l’Atalanta, così il papà di Yara, Fulvio, venne invitato alla Festa della Dea del 2015, dove, per la prima volta dopo la tragedia di sua figlia, prese pubblicamente la parola sul palco. La coreografia allestita consisteva nel dividere la curva a scacchi neri e blu, su cui campeggiava lo striscione recante la scritta “Amore ricordo passione: vicini a Maura e Fulvio sosteniamo l’associazione”, poi venne esposta una maglia dell’Atalanta gigante con la scritta “Yara” e il simbolo dell’associazione. Dopo la partita i tifosi si sono ritrovati tutti insieme sul piazzale della gradinata per vivere un post-partita diverso dal solito, con da mangiare, da bere, musica d’intrattenimento, lotteria, con, sul palco, i protagonisti dell’Atalanta ed alcuni ospiti. Il tutto per fare quello che il popolo atalantino da sempre dimostra di saper fare con cuore e passione: raccogliere fondi per aiutare chi ha bisogno, in questo caso l’associazione “La passione di Yara”, che vuole essere un piccolo strumento per sostenere le passioni sportive, artistiche e culturali di giovani e adolescenti. Tutto il ricavato della manifestazione è stato interamente devoluto all’associazione: una giornata all’insegna della Passione. Anche in Atalanta-Napoli 2011/12, la Nord dedicò una bellissima coreografia a Yara Gambirasio, con in alto lo striscione “12 mesi di lacrime sofferenza dolore e solidarietà…a quei criminali togliete la libertà: fatelo per la famiglia fatelo per la città!!!”. -Con un comunicato stampa, gli ultras dell’Atalanta dettero notizia che la Festa della Dea nel 2016 non si svolgeva. Una decisione sofferta ma opportuna, visto la crescente e pesante repressione che la curva sta vivendo, falcidiata dalle diffide, attaccata da più punti. Finché hanno potuto han cercato di superare le delusioni, a mettere al centro di tutto il popolo atalantino, ma adesso si sono dovuti fermare, lasciati soli anche dal resto della tifoseria, con l’accusa di associazione a delinquere, derivante da una serie di reati che vanno dagli scontri di Atalanta-Catania del 2009 al pestaggio di uno juventino nel maggio 2012. Questi fatti già giudicati in separata sede, hanno però portato a un nuovo filone d’inchiesta e alla richiesta di rinviare a giudizio il leader della curva Claudio Galimberti e altri cinque atalantini, che avrebbero costituito una vera e propria associazione a delinquere, votata a creare disordini e scontri, con l’appoggio dell’ex assessore Belotti. Gli ultrà si son trovati con le istituzioni che gli fanno la guerra, come fossero la peggior feccia della città. Perfino nella repressione non c’è più rispetto, visto che c’è gente che si vede disattivare il voucher all’improvviso senza nessuna spiegazione, gente che si becca denunce per cazzate allucinanti. Atalanta-Chievo 15/16, partita a rischio, è l’ennesimo affronto, il modo delle istituzioni di far capire che il movimento ultras a Bergamo deve scomparire. E’ sempre più difficile andare all’Atalanta (come dicono a Bergamo). Diffide di 8 anni (con 5 di firma!!!) ad alcuni ragazzi arrestati dopo Atalanta-Inter 15/16, senza che ci sia stato un minimo di processo, senza avere delle certezze che quei ragazzi davvero siano responsabili dei fatti a loro contestati. -L’ultima grana in curva è scoppiata nel marzo 2017: sono state emesse misure cautelari nei confronti di 26 persone, italiane e straniere, ritenute responsabili di traffico e spaccio di droghe, estorsione, rapina e resistenza a pubblico ufficiale. Dalle indagini è emerso altresì che gli ultras, prima di assistere alla gara, acquistavano e assumevano droga, soprattutto cocaina, nei pressi dello stadio o addirittura al suo interno incappucciandosi per poi compiere azioni violente, circostanza accertata anche prima dei noti tafferugli avvenuti, nel gennaio 2016, con gli interisti.  Ma il comunicato stampa diffuso dalle forze dell’ordine il 10 marzo scorso, recava un sottotitolo molto chiaro: “operazione della polizia di Stato contro gli spacciatori del tifo violento dell’Atalanta”. Oltre metà delle persone coinvolte, infatti, sono legate al mondo della Nord e buona parte delle prove sono state raccolte in ambienti legati alla galassia ultras, in occasione di 3 partite della stagione 2015/16: la già citata Atalanta-Inter, Atalanta-Napoli e Atalanta-Genoa. Non c’è quindi da stupirsi se gran parte dei media locali abbiano fin da subito “gridato” al binomio ultras nerazzurri-droga, dando ampio spazio alla questione. In apertura di conferenza stampa però il Questore di Bergamo ha subito fatto una precisazione: “L’indagine di cui vi stiamo parlando è un indagine sullo spaccio, lì nasce e lì finisce, anche se c’è coinvolto un gruppo di tifosi non scambiamo le due cose. I tifosi sono tanti, l’Atalanta sta vivendo una stagione incredibile e, forse, irripetibile, e i tifosi si stanno comportando benissimo. Non stiamo parlando quindi di tifosi, ma di un’operazione contro spacciatori e assuntori di sostanze stupefacenti”. I soggetti coinvolti, con rare eccezioni, sono giovani bergamaschi frequentatori della movida locale, tra i quali anche alcuni tifosi dell’Atalanta. Il Direttivo Curva Nord ha risposto a tutta questa storia con uno stizzito comunicato, ribadendo l’estraneità della curva a questi episodi, che lo spaccio è opera di singoli e non può in alcun modo passare come attività organica della Nord, inoltre accusano che si è voluto far passare il messaggio che i ragazzi della Nord sono rapinatori, spacciatori e criminali della peggior specie, per ottenere risalto nazionale. Ci si chiede poi nel comunicato come si possono collegare gli incidenti con l’Inter di oltre un anno fa con lo spaccio e si dice che solo una minima parte degli indagati risulta essere tifoso atalantino e nessuno di questi è componente attiva del Direttivo della Nord. In Atalanta-Pescara del 19 marzo 2017, 29^ giorn. 16/17, esposta in Nord la scritta “Ciak si gira…ma nessuno crede alla nostra versione, la questura fa la regia, i giornali scrivono il copione”. Anche altre tifoserie hanno voluto dire la loro. I leccesi, ad esempio, esposero la frase “Bergamo 7-3-17, nessuno crede alle vostre ricostruzioni, sbirri e giornalisti spacciatori di menzogne”. Comunque si parla di 11 persone destinate al carcere, 7 ai domiciliari, 3 con obbligo di dimora e 5 di presentazione alla polizia giudiziaria. Comminati una 30ina di Daspo e licenza sospesa a 10 locali. -Per Atalanta-Crotone del 18 febbraio 2017 la Nord ha voluto ha voluto ricordare così il ventennale della morte di Federico Pisani e della fidanzata Alessandra Midali, scomparsi tragicamente in un incidente stradale il 12 febbraio 1997: una gigantografia di Chicco&Ale al centro della curva, i cartoncini col “14”, numero di maglia di Chicco, il megastriscione “Abbracciati alla vostra stella…regalateci la gioia più bella. -Paradossale è dire poco: rifilato un anno di Daspo a un 19enne della curva perché trovato in possesso, in una normale perquisizione nella sua auto di due bulloni, prima di Atalanta-Genoa, che gli servivano per il suo lavoro. A tal proposito esposti nella gara contro l’Empoli gli striscioni “Diffidato per due bulloni, non siete uomini ma gentaglia senza coglioni” e “Fieri di essere quello che siamo…ultras”. -Presenza della famiglia Cucchi alla cena di Natale 2016 al Covo. -In Atalanta-Napoli, 7^ giornata 16/17, la Nord all’ingresso srotola al centro un grosso bandierone raffigurante la “Dea”, con ai lati bandiere sventolate e fumogeni accesi sotto. Coreografia degna di nota anche dei “Forever” in Sud. Viene esposto in Nord, riguardo la decisione di alcuni gruppi della Curva A di Napoli di tesserarsi, lo striscione “Ogni scelta è una responsabilità ti sei tesserato tradendo due città”. -Multa di 7mila €. comminata all’Atalanta Calcio, ridicola e insulsa, dalla Giustizia Sportiva della FIGC, per aver autorizzato il cannoniere German Denis a partecipare alla festa organizzata in suo onore il 30 gennaio 2016 presso l’Oratorio di Redona con il gruppo “Curva Nord Atalanta 1907”, perché tale gruppo non rientra nel novero dei gruppi sostenitori convenzionati e riconosciuti dall’Atalanta. Una stupida regola che penalizza il rapporto tifoseria-giocatori, dimenticando che invece questi hanno tutti i giorni a che fare con gente come Lotito, Tavecchio, Preziosi…senza parole! Questo mentre a Udine, l’attaccante dell’Udinese Perica fa liberamente il capo-ultrà in curva, in occasione di Udinese-Cagliari del 23 aprile scorso. -Dopopartita ad alta tensione, quello di Atalanta-Roma di sabato 22 novembre ’14, con i reparti di polizia che sono dovuti ricorrere a diverse cariche per respingere gli attacchi degli ultras bergamaschi, che tentavano di arrivare allo scontro, evitato, coi romanisti. Si sono scontrati a lungo invece le forze dell’ordine e gli ultras bergamaschi, che hanno lanciato bombe carta contenenti chiodi e bulloni, causando il ferimento di sei poliziotti, oltre a danneggiamenti di tre automezzi. I bergamaschi avrebbero voluto vendicare l’uccisione dell’ultrà napoletano Ciro Esposito, avvenuta a colpi di pistola, quindi non secondo i canoni ultras, da parte del romanista “Gastone”, il 3 maggio 2014 a Roma, ai margini della finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli; Ciro morirà dopo quasi tre mesi d’agonia. Sei ultras arrestati e due minorenni denunciati per i disordini tra bergamaschi e romanisti, che verranno poi rilasciati perché decaduti 6 capi d’accusa su 8. La Curva A napoletana, nella gara casalinga con l’Empoli del 7 dicembre 2014, ha esposto uno striscione a tal proposito che recitava “In culo ad ogni teoria del complotto. Leali da sempre nemici per sempre”, rivolto ai bergamaschi. Così, per la prima volta dalla sua introduzione, nell’agosto ’14, è stato applicato il “decreto-Alfano” sulla violenza negli stadi: dalla gara di Empoli è scattato il divieto di trasferta per tutti i tifosi dell’Atalanta per i successivi tre mesi. Inoltre il Casms ha fornito al prefetto di Bergamo tutti gli elementi necessari per vietare, nelle gare casalinghe dell’Atalanta, la vendita per i biglietti di tutti i settori dello stadio, a chi non possiede la Tessera del tifoso, nonché di disporre la sospensione per il settore Curva Nord, di carnet di biglietti o abbonamenti rilasciati in precedenza ai non possessori della Tessera. Praticamente, chi non ha sottoscritto la tessera (a Bergamo “Dea Card”), non può entrare allo stadio: un provvedimento assurdo e liberticida, che danneggia anche l’Atalanta, come società e come squadra, non potendo contare sul calore della sua curva. Nella gara casalinga successiva, Atalanta-Cesena, di domenica 7 dicembre 2014, quindi, 14^ giornata del campionato di A 14/15, stadio semivuoto e atmosfera surreale, con circa 6mila spettatori presenti, cioè non tutti i 10.678 abbonati all’Atalanta che avrebbero potuto partecipare all’evento. Uno scandalo bello e buono quello di Bergamo, al quale la curva  non ci sta, e proprio col Cesena, l’ha ribadito ritrovandosi all’esterno della curva, dove, in segno di protesta, si sono radunati in un migliaio, capitanati dal “Bocia”, tifando come se fossero all’interno dell’impianto, con cori, fumogeni e striscioni, cercando in qualche modo di far arrivare il tifo alla squadra. -E’ stato chiuso poi, per 4 domeniche, il Baretto, punto di ritrovo, di riferimento degli ultras, gestito dalla compagna del Bocia, posto dietro la Curva Nord, cosa che non faceva altro che ribadire la linea dura della questura contro la curva, continuando a suscitare numerose opposizioni in città. La strategia repressiva è palese: colpire non solo gli Ultras eventuali responsabili di violenze, ma anche gli ambienti limitrofi. La petizione on line “No alla chiusura del Baretto”, dopo soli tre giorni aveva raggiunto le 1500 firme, superando l’obiettivo prefissato. Il questore Girolamo Fabiano, fin dal suo arrivo a Bergamo, aveva messo in chiaro il suo pensiero: “Dialogo e fermezza”. Domenica 3 maggio 2015, in occasione di Atalanta-Lazio, mantiene la promessa annunciata qualche settimana prima, e va in curva Nord e pure al Baretto. Finalmente, dopo tre lunghi mesi, contro la Sampdoria, il 1° marzo 2015, si dà il via libera a tutti. La Nord torna così a riempirsi, facendo sentire il suo tifo prorompente, stringendosi intorno alla squadra per una difficile salvezza. Anche nel 2016 è stata chiusa la curva, col Sassuolo e con l’Empoli, ma, in occasione di Atalanta-Fiorentina, è stata riaperta a tutti, compresi i 600 possessori di voucher. La restrizione era dipesa dall’assalto di una 40ina di bergamaschi, in pieno centro, con pietre, bombe carta e fumogeni, a un pullman d’interisti nel dopogara, che avrebbero colpito anche le f.d.o., che col loro intervento mettono in fuga i teppisti. Arrestati 10 ultras, di cui 2 col Daspo in corso, per reati di resistenza, lesioni, lancio di bombe carta, danneggiamento e attentato alla sicurezza dei trasporti. -Il processo a carico di 143 imputati, fra ultras dell’Atalanta (87) e del Catania (56), giudicati soprattutto per gli scontri in Atalanta-Catania del 23 settembre 2009, si è concluso con il “Bocia” condannato a tre anni di reclusione e, complessivamente, pene per 47 anni, 10 mesi e 10 giorni per gli altri ultras imputati. Il giudice ha inflitto anche risarcimenti per quasi 90mila €. Condannati anche 38 ultras bergamaschi, delle 54 persone coinvolte per l’assalto alla Berghem Fest di Alzano, mentre altri 17 sono stati assolti, così come i catanesi, i quali sono stati condannati a una multa tra i 200 e i 300 €., assolti invece dall’accusa di danneggiamento ad un pullman. I tifosi condannati per l’assalto alla Berghem Fest, hanno dovuto risarcire 60mila €. al comune di Alzano. Clamorosa invece l’assoluzione per l’assalto risalente al 4 maggio 2010 al centro sportivo “Bortolotti” di Zingonia, quartier generale della Dea. La società ritira la querela, d’accordo con i legali degli ultrà, a patto che questi svolgano attività di volontariato nel sociale alla Caritas diocesana bergamasca. A destare particolare stupore è la tempistica del ritiro della querela, nella quale erano coinvolte 40 persone, accusati di danneggiamento e violazione di domicilio. Il Pm aveva chiesto condanne tra 1 e 2 anni delle persone coinvolte. L’accordo degli imputati con l’Atalanta, concretizzatosi solo il giorno della sentenza, aveva già alle spalle diversi mesi di confronto e, indipendentemente da questa transazione, i giudici hanno assolto gli imputati con formula piena. 38 dei 40 ragazzi erano incensurati. L’unico precedente simile in Italia di associazione a delinquere era quello del 1987 nei confronti di tifosi del Verona (12 condanne). Le accuse nei confronti dei tifosi atalantini e catanesi sono state anche molto ridimensionate in udienza preliminare. -Il Bocia, storico leader incontrastato della curva atalantina, condannato a un anno e sei mesi di sorveglianza speciale il 13 febbraio 2016, ma senza l’obbligo di soggiorno nel comune di Bergamo, come aveva chiesto il pm, interrompe l’allenamento a porte aperte, di rifinitura della squadra nerazzurra, sabato 11 aprile ’15, in vista della gara casalinga col Sassuolo. La squadra, tenuta a rapporto, ascolta la sua arringa a bordo campo; un discorso più volte interrotto dagli applausi scroscianti degli oltre mille presenti, affollati in Tribuna Creberg, l’unica aperta al pubblico. Parole dure quelle del Bocia, che si possono riassumere in “Qui nessuno può venire a fare la partita! Siamo l’Atalanta, meritiamo di più. Ci vuole orgoglio, rabbia, amore per la maglia, senso d’appartenenza, insomma tirar fuori gli attributi. Non dovete prendere in giro nessuno e fare invece vita da professionisti, niente discoteca dopo una sconfitta. Domani il primo di voi che sbaglia sarà applaudito: è un singolo. Ma è il gruppo, è la squadra che deve riuscire! Siete l’Atalanta, dimostratelo domani!”. Nonostante il provvedimento di cui sopra, che gli impone anche di restare a casa dalle 22 alle 6 del mattino, il Bocia ha chiesto e ottenuto dai giudici il permesso speciale di recarsi ad Amatrice per 4 giorni, viaggio compreso. Una trasferta all’insegna della beneficienza: la Curva Nord, infatti, in occasione di domenica 11 settembre 2016 col Torino, ha raccolto fondi allo stadio pro-vittime del terremoto, in tutto 12mila euro, da destinare alle zone colpite. Il 5 marzo ’17, per Atalanta-Fiorentina, il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi era al centro della Nord in lacrime dall’emozione per l’accoglienza, per lo striscione “Amatrice: Bergamo ti tende la mano, insieme ripartiamo…”, è stato poi al Covo, ritrovo degli ultras. -“Bocia”, il 6 aprile 2016 è stato anche ricevuto in Senato, insieme ad altri 24 capi-ultrà, per parlare del rapporto tifo-ultras. Il succo: “Riportateci allo stadio e lasciateci tifare”. -A causa di un articolo apparso su “La Gazzetta dello Sport”, il giornalista Matteo Spini è finito nel mirino dei tifosi dell’Atalanta per un articolo a loro sgradito che parlava del blocco dell’allenamento di cui sopra, ricevendo minacce e insulti. All’esterno dello stadio, il giorno stesso della partita, sono stati esposti gli striscioni “Matteo Spini verme” e “La Gazzetta dell’infamia”. -Il Galimberti è stato diffidato per altri 5 anni, ma qui non c’entrano scontri della tifoseria atalantina o qualche fumogeno acceso. Il Daspo, arrivato con ben 5 mesi di ritardo, guarda caso per l’inizio del campionato, è stato notificato perché, il 12 aprile 2015, durante Atalanta-Sassuolo, era arrivato nella zona di prefiltraggio dello stadio di Bergamo, avendola oltrepassata con una testa di porchetta sotto il braccio da “regalare” agli agenti. E pensare che nel 2014 aveva finito di scontare cinque anni di diffida per gli incidenti di Atalanta-Catania del 2009. Il Bocia ha già avuto un totale di 9 Daspo. Ad accompagnarlo alla firma in questura, prima dell’amichevole Atalanta-Shakhtar Donetsk del 5 settembre 2015, dedicata agli ex presidenti Achille e Cesare Bortolotti, oltre 200 ultras nerazzurri, che davanti alla questura inscenano una protesta tra cori e fumogeni, dopo aver lasciato lo stadio, prima della fine della partita; un atteggiamento che ha diviso l’opinione pubblica bergamasca. Infatti, durante il primo tempo della partita contro gli ucraini, dalla Nord sono partiti solo cori contro le forze dell’ordine e, attorno al 35°, un grossissimo petardo è esploso vicino alla porta difesa dall’atalantino Sportiello, poi un fumogeno in campo. Dopo gran parte degli ultras hanno abbandonato la curva, esponendo gli striscioni “A tutto c’è un limite. Scusa fam. Bortolotti” e “La Nord ama gli uomini prima dei giocatori”. -Anche i rivali genoani, il 26 aprile ’15, in casa col Cesena, esposero l’eloquente scritta “Solidali ai pochi veri ultras rimasti, giù le mani dai bergamaschi”, e vicini ai lombardi, dicembre 2014, hanno voluto essere anche i catanesi, con “Bg liberi” -E’ andato in pensione nel 2016 Elio Carminati, per gli ultrà Mazinga, Robocop, Pilone, data la sua stazza, ex agente della Squadra Mobile della Polizia di Bergamo, ed ha voluto scrivere un libro sulla sua vita da poliziotto. Alla presentazione del libro c’erano anche gli ultras, nonostante loro lo vedessero ovviamente come un nemico. Perche Pilone in tutti i suoi anni di servizio ha sempre rispettato gli ultras e si è meritato il rispetto di essi. Dirà sul palco alla presentazione: “Ho un ricordo piacevole degli episodi simpatici con gli ultras dell’Atalanta”, che non avrebbero mai pensato un giorno di rimpiangerlo. -La prima coreografia del 2015/16, in Atalanta-Frosinone, è stata dedicata a Giorgio, ultrà di circa 50 anni che purtroppo si è tolto la vita alcune settimane prima. All’entrata in campo la curva si è colorata di cartoncini neri e blu, sullo sfondo la semplice scritta gialla “Giorgio” e, in cima alla curva lo striscione “Indimenticabile”. Per la curva è stata una mazzata tremenda. Per più di trent’anni ha girato la curva in lungo e in largo, facendone la sua seconda casa, conoscendola metro per metro. La sua premurosità e la sua bontà, sono sempre stati un esempio per tutti; si prendeva cura dei bandieroni, del materiale, dei tamburi, delle coreografie, del sacchetto dei fumogeni pronti ad essere consegnati ad uno ad uno da lui stesso. Il difensore-bandiera dell’Atalanta Guglielmo Stendardo gli ha scritto una lettera commovente, affrontando un argomento tabù, come quello del suicidio, con il garbo e la grazia giusta. -Idoli conclamati delle folle bergamasche negli ultimi anni sono stati il centrocampista Cristian Raimondi, chiamato affettuosamente “CR77” (CR7 viene chiamato Cristiano Ronaldo), che ha annunciato il ritiro a fine stagione e l’entrata nello staff tecnico dell’Atalanta; cresciuto nelle giovanili dell’Atalanta, ha girato altre squadre, prima per poi tornare a Bergamo nel 2010, collezionando 125 presenze e un gol; la punta German Denis, tornato in Argentina a fine gennaio 2016, con l’intento di chiudere la carriera nel suo Paese natale; Gianpaolo Bellini, 37 anni, ex difensore, ritiratosi nel 2016, vera bandiera, dove ha giocato 398 (compreso le due dello spareggio salvezza con la Reggina del 2003) partite, condite da 9 gol, avendo vestito sempre i colori nerazzurri fin dalle giovanili. Anche Giulio Migliaccio e (fino a gennaio 2017, quando è passato al Pescara) Guglielmo Stendardo godono di buona popolarità. In passato molto amato anche Peter Stromberg, a cui in Atalanta-Torino 91/92, fu dedicata una bellissima coreografia, che coinvolse tutto lo stadio, pavesato dai colori della bandiera svedese, per il suo addio. -Alla 14^ Festa della Dea, svoltasi dal 9 al 14 luglio 2015, che ottenne molto successo, venne organizzato un dibattito informativo sul fenomeno repressivo dentro e fuori gli stadi. Sul palco il senatore Vito Crimi e gli avvocati Giovanni Adami di Udine, Lorenzo Contucci di Roma, oltre a Giuseppe Lipera, difensore di Antonino Speziale. Ne uscì un dibattito molto costruttivo, che ribadiva l’inutilità e l’anticostituzionalità dell’articolo 9, inoltre si è parlato dell’ulteriore giro di vite e l’inasprimento giudiziario dopo i noti fatti di Roma. Presente anche una delegazione in rappresentanza della curva B di Napoli, tifoseria tra le più odiate ma anche rispettate dagli ultras atalantini. Un lunghissimo applauso per Ciro ha preceduto l’intervento di un ultrà dei Fedayn Napoli, a riprova di una di una comunione d’intenti e valori nelle lotte che il dibattito ha voluto rimarcare. Il papà di Yara Gambirasio, persona dignitosa, umile e alquanto riservata, per la prima volta dopo la tragedia di sua figlia, ha preso pubblicamente la parola sul palco della Dea. E’ stato osservato un minuto di silenzio ed è stata fatta una fiaccolata per Yara. Bellissima da vedere e di bello effetto la coreografia realizzata per Atalanta-Lazio 2011/12 in curva Nord, che propone diverse maglie, con su scritto cognome e numero di maglia dei giocatori-bandiera nerazzurri, tra questi Bellini, Bertuzzo, Stromberg, Magrin, Bonacina, mentre in alto viene esposto lo striscione “Essere atalantini esserlo dentro…le bandiere non sono gli ottimi giocatori, ma uomini d’esempio e ricchi di valori”. -Sempre esposta in Sud la scritta “Vinci per noi magica Atalanta” e, in Nord, “Né sportivi né ospitali”.

Gruppi scomparsi, nati negli anni ’70: Brigate Neroazzurre, Atalanta Commandos,  La Fossa Nerazzurra, Ultras, Sbandati, Atalanta Club Rangers, Atalanta Panthers, Boys, Collettivo Anarchico Nerazzurro, Rinascita Nerazzurra, Atalanta Lyons, Brigata 15 Gennaio (dalla data dei primi violenti scontri coi torinisti), Cani Sciolti.

Gruppi scomparsi, nati negli anni ’80: Wild Kaos, Vecchia Guardia, Armata (’83), Tornado Nerazzurro Ponteranica, Atalanta Folgore, Supporters, Island Collective, Ragazze Curva Nord, Stoned, Teste Matte, Alcool, Siamo Persi, Wka Women, Teste Coce, Chi de Longuel, Alcollassati, I Ragazzi della Nord (1985), Brigata Suicida, La Fossa Nerazzurra, Inferno.

Gruppi scomparsi, nati negli anni ’90: Nomadi (nascono nel gennaio ’91), English Clan, Wilker (erano una “costola” dei Wild Kaos), Barbarians, Orda Balorda, La Vecchia B.N.A., Berghem Blues, Fellows, Sconvolts, Impero Neroblù, Brigata Campari, Dannati, Chi del Fiasket, Gruppo Bruso, Teka Bega (in dialetto bergamasco, più o meno “Cerca rogne”), Nucleo Autonomo, Kamikaze, Ultras Strass Bolter, Aggrappati all’Atalanta, Eterno Sballo, Irish Clan, Ghetto.

Gruppi scomparsi, nati negli anni 2000: Eterni Ribelli, Bulldog, Chì della Sud, Kapovolti, Wild Lions, Musanega.

Politica: Storicamente di sinistra (Brigate Nerazzurre) con una componente leghista (Wild Kaos); adesso apolitici.

Slogan-striscioni: “La minoranza è ovunque” (coniato intorno al 1990, li rispecchia molto bene), “Atalanta folle amore nostro”, “Prima, durante e dopo”, “Rispettare il passato…credere nel presente, lottare per il futuro”, “Negli anni più tristi, da sempre protagonisti”, “Lunga vita agli ultras”, “You’ll never walk alone”, “Claudio libero”, “Fieri sostenitori dei nostri colori”.

Liberi pensieri: “Cremona ha paura chiama la Questura” (At-Cremonese 82/83), “Se i conigli avessero le ali il cielo sarebbe dei laziali” (At-Lazio 84/85), “Vermi non scappate…dobbiamo schiacciarvi” (At-Verona 86/87), “C.u.c.s.: visti da quassù sembrate ancora più terroni” (Merthyr Tydfil-Atalanta, Coppa delle Coppe 87/88, prima trasferta europea, in Galles); “L’Atalanta decolla lo stadio crolla”, di protesta contro il comune per lo stadio fatiscente; At-Juve 89/90); “Divisi nel gioco uniti nel dolore!! Ciao Gaetano” (per la scomparsa del grande Gaetano Scirea; At-Milan, Coppa Italia 89/90); “Club Amici: l’Europa è solo ultrà” (At-Inter 89/90), “Milano 20-9-92: si parla e si giudica senza sapere…è stato solo un abuso di potere!” (At-Cagliari 92/93), “10-1-93 la morte è uguale per tutti” (Palermo-At 09/10, fu un’iniziativa delle curve italiane per chiedere giustizia per la morte di Celestino Colombi, 41enne, un passante il cui cuore non ha retto alla carica dei celerini dopo Atalanta-Roma); “Torneremo grandi ma senza di voi”, protesta contro i giocatori; At-Udinese 93/94); “A voi la mortadella a noi la Coppa” (At-Bologna, semifinale Coppa Italia 95/96), “Il cielo sembrerà più piccolo con te che dribbli e cori tra le nuvole…ciao Chicco…ciao Ale!!” (At-Vicenza 96/97), “Ruggeri capobranco”, riferito al presidente che chiamò gli ultras “branco di caproni” commentando con leggerezza (97/98); “Non tolleriamo infami, business e abusi di potere. Questo è l’unico razzismo ultras”, sulla questione calcio scommesse, che vide la condanna di Zauri, Siviglia e Gallo e l’assoluzione di Doni; 00/01; “Eccoli…sono loro sono loro!!! I bastardi ultrà del Toro” (At-Torino 01/02), “Il cuore della Nord batte per te magica Atalanta” (bellissima coreografia in At-Milan 02/03), “A Catania avete dimostrato che il vostro nome può essere solo comprato!!”, riferito allo striscione “Fighters”, rubato in un amichevole estiva a Catania, che gli juventini avrebbero pagato per riaverlo; At-Juve 02/03); “La B vi hanno regalato e in piazza avete festeggiato…Firenze vergogna!” (At-Fiorentina 03/04), “Ora vediamo se la legge è uguale per tutti, odiamo questo calcio amiamo l’Atalanta”, sullo scandalo “Calciopoli” scoppiato nel 2006; (At-Arezzo 05/06); E poi ti chiedi perché lo stadio non è più quello di una volta, vergogna” (contro il caro biglietti, At-Ascoli 06/07); “100 anni di storia sono il nostro orgoglio, grazie magica Dea” (At-Sampdoria 06/07),  “Quella magica notte è un ricordo indelebile…ma Bergamo vuole viverne altre…perché sono magie che vanno oltre la sconfitta”, in riferimento alla semifinale di Coppa delle Coppe Atalanta-Malines dell’88, “Da Anni Sempre Presenti Ovunque”, con le iniziali che formano la parola “Daspo” (striscioni esposti alla Festa della Dea 2007); “Sporco! Prevenuto! Falso! L’Eco: questa è la tua verità!!” (striscione contro il quotidiano “L’Eco di Bergamo”; At-Pergocrema, amichevole 08/09);  “Leale e corretto: Rivalta sempre a testa alta” (At-Juve 08/09); “La sofferenza dell’Abruzzo è la sofferenza di tutti!!! Non dimentichiamoli” (At-Reggina 08/09), “Prendete Vieri e lasciate andare Del Neri, basta prendere buffoni e perdere uomini veri” (Cristian Vieri venne preso dall’Atalanta, ma tenuto quasi sempre fuori dal campo, solo 9 presenze e 2 gol per lui, comportatosi da mercenario; At-Palermo 08/09); “Davanti alla morte di Gabriele hai preferito giocare, per assurde pretese sei pronto a scioperare!!!”, “La nostra fede non ha limiti, la nostra pazienza sì: ‘mondo calcio’ vergogna” (campo di allenamento di Zingonia, estate 2011), “Con te grandi battaglie in Europa, forti emozioni immensi ricordi, ora tutti insieme abbattiamo l’ultimo nemico: torna presto Mondo”, in questi giorni Emiliano Mondonico, vecchio cuore atalantino, sta combattendo di nuovo contro un tumore allo stomaco, malattia che era stata sconfitta nel 2011 (At-Pescara 10/11), “60 anni con la Dea sempre nel cuore…auguri Vava” (dedicato alla bandiera bergamasca Giovanni Vavassori; At-Juve 11/12); “Umile bergamasco vero atalantino dentro…ciao Moro la tua curva ti rende onore…”, “Ciao Moro grande persona da non dimenticare” e “Piermario non ti dimenticheremo mai”,ricordata la figura del bergamasco Piermario Morosini, morto per problemi cardiaci durante la gara Pescara-Livorno del 14 aprile 2012, difende i colori ospiti, bergamasco di nascita, militante nelle giovanili dell’Atalanta dal ’95 al ‘05 (At-Chievo 2011/12); “8-5-13: per uno stadio tutto atalantino resta a casa bergamasco juventino” (At-Bologna 12/13), “Addio Joe guerriero granata d’altri tempi” (At-Torino 13/14; in ricordo di Salvatore Genova, detto Joe, leader storico degli Ultras Granata del Toro); “La nostra è una storia infinita…Atalanta tutta la vita”, con fumogenata (At-Napoli 13/14), “Sentenze già scritte e stadi vietati, vincete per gli unici che vi hanno sempre incitati” (campo di allenamento di Zingonia, febbraio ’15); “Il nostro ideale non si cancella con la repressione, Ultras stile di vita” (esterno stadio 14/15), “Sempre con il sorriso e una grande passione nel cuore, quella cosa rotonda che si chiama pallone”, frase dedicata a Gianni Coppola al suo 1° Memorial di calcio dedicato a lui, stroncato da un infarto ad appena 54 anni; è stato forse l’unico ad aver militato in tutti i gruppi più importanti della Nord (settembre 2015); “Largo ai sogni senza paura cavalchiamo questa avventura” (novembre 2016). “Chi suda e lotta non viene dimenticato…Cigarini bentornato” (At-Sampdoria 16/17), “Emiliano ti aspettiamo…insieme l’Europa riviviamo”, “Ragazzi di grandi valori la Nord omaggia i suoi lottatori, grazie Willy”, targa e striscione per Willy Stendardo, “E’ primavera…sarà perché ti amo”, coreografia (At-Pescara 16/17); “L’Eco campi sui morti e sui pettegolezzi, meriti di essere fatto a pezzi!!!”, con le pagine del giornale portate in curva e strappate (At-Bologna 16/17); “Favini: il tuo lavoro pilastro della nostra storia”, di ringraziamento a Mino Favini, 81enne, a Bergamo consacratosi tra i migliori talent-scouts italiani (At-Cagliari 16/17)

Clubs principali: Club Amici dell’Atalanta-Centro di Coordinamento, Amor Loco Bergamo 1907, Nessuno come noi-I Disagiati, Cerete Neroblù.

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