LUCCA – Discusso, amato, odiato. Moby è comunque uno degli artisti più significativi degli ultimi quindici anni. Domani sera, sabato 25 luglio, salirà sul palco del Summer Festival. Nei suoi concerti può esserci di tutto: elettronica ambient, techno-house, dance. rock, metal-punk. Ovvero tutto quanto Moby ha suonato nei suoi dischi, che hanno saltato davvero, quasi sempre, da un genere all’altro. In barba alla critica, sorprendendo i fans.

Moby, il cui vero nome è Richard Melville Hall, è nato il 11 settembre 1965 a Harlem, quartiere nero di New York.

E’ nipote del grande scrittore Herman Melville, autore di “Moby Dick”, da cui il suo soprannome datogli dalla madre. Suona la chitarra molto presto e si tuffa nel movimento punk alla fine degli anni 80, prima di avviarsi sulla musica elettronica e, in particolare, alla house.

Nel 1991 esce “Go”, che fonde i beat ipnotici della techno con gli archi della sigla di “Twin Peaks”, serie tv diretta da David Lynch e popolarissima in quegli anni.
L’album del 1995 “Everything Is Wrong” produsse uno di quei brani che hanno contribuito a definire lo stile di Moby, “Feeling So Real”, un inno all’euforia liberatoria del ballo. L’album “I Like To Score” (1997) presentava brani usati nel cinema, tra i quali uno stravolto “James Bond Theme”, commissionato dai produttori di “Tomorrow Never Dies”. 

L’anno seguente vide il ritorno di Moby alle sue radici rock con la pubblicazione dell’album di metal (militante) “Animal Rights”, che gettò nello scompiglio i fans. Per “Play” (1999), Moby fece ricorso a campionamenti di pezzi blues e gospel degli anni 30 e 40, raccolti dal celebre musicologo americano Alan Lomax.

Ad oggi, l’album ha venduto oltre 10 milioni di copie: “Natural blues” è il brano simbolo di quel disco e sarà sfruttato da spot pubblicitari e sigle televisive in tutto il mondo.

“18” (2001) presentava invece un clima prevalentemente meditativo, come nelle malinconiche “In This World” e “In My Heart”, ma segna in realtà il passo nell’evoluzione dell’artista.

Nel 2005, Moby volta pagina con “Hotel”, dove brani come “Lift Me Up” e “Slipping Away” lasciano da parte i campionamenti per mettere invece in primo piano la voce di Moby. “Go: The Very Best Of Moby” esce nel 2006 e presenta un brano inedito “New York, New York”, cantato da Debbie Harry.

Nel 2008, con l’opera “Last Night” Moby rende omaggio alle serate newyorkesi e comprende elementi dance anni Settanta-Ottanta, techno, dance e hip-hop. E infine, l’appena uscito “Wait For Me”, progetto pop/elettronico con influenze ambient/chillout, melodico e riflessivo.

L’album è autoprodotto e registrato nel suo Home Studio con qualche traccia vocale dell’amica Amelia Zirin-Brown, mixato insieme a Kevin Thomas e concesso in licenza a varie etichette discografiche, l’uscita viene anticipata dal singolo “Shot In The Back Of The Head” che Moby ha reso disponibile per il download gratuito dal suo sito ufficiale, il video è stato realizzato dal regista David Lynch (vedi “Go” all’inizio della storia…).

Recentemente Moby è stato nominato dalla Comunità Europea, in collaborazione con Mtv, ambasciatore di una campagna per sensibilizzare i giovani sui problemi del clima, ‘’Play to stop – Europa for Climate’’. www.moby.com

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