L'Uragano del 5 marzo 2015
L’Uragano che ha colpito la Toscana il 5 e 6 marzo 2015

Come previsto l’ingresso dei primi refoli di aria fredda dagli “intagli” naturali delle Ali Dinariche ha generato delle vere e proprie tempeste di bora e grecale che dall’Istria e dalla Dalmazia si sono rapidamente propagate alle coste della Romagna, delle Marche e dell’Abruzzo, con furibonde burrasche da NE che hanno presentato rinforzi di tempesta sul medio-alto Adriatico, lungo le coste delle Marche e dell’Abruzzo settentrionale.

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Raggiunte le coste di Romagna, Marche e Abruzzo, dove si sono scatenate forti burrasche da NE, con raffiche che hanno toccato punte di oltre 70-80 km/h, i forti venti di bora, in sfondamento dalle Alpi Dinariche, hanno scavalcato molto rapidamente il crinale dell’Appennino Tosco-Emiliano per poi versarsi sulle coste liguri e sulla Toscana sotto forma di fortissime raffiche di grecale e tramontana che localmente sono divenute particolarmente violente a causa della somma fra l’amplificazione orografica locale e il potente “gradiente barico orizzontale” che nel frattempo si era venuto a creare, fra il medio Tirreno e le Alpi, con una differenza di oltre i 30 hpa. Difatti non è un caso se proprio all’imbocco delle principali vallate nella prima mattinata odierna si sono generate autentici “fortunali” di grecale e tramontana, con raffiche di picco che hanno raggiunto la velocità di un uragano della 1^ categoria Saffir-Simpson, con punte arrivate a sfondare la soglia dei 120-130 km/h.

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Purtroppo queste violente raffiche di caduta dal crinale appenninico hanno anche cagionato ingentissimi danni, sradicando decine di alberi, alcuni anche di grosso fusto, e tranciando di netto le linee elettriche che non hanno retto alla furia eolica di una delle tempeste di grecale più forti degli ultimi 10 anni per la Toscana. Intere pinete, specie fra il pistoiese, pratese e nelle vicinanze di Empoli, sarebbero state sfregiate dalle violente raffiche da N-NE e NE. I danni maggiori si riscontrano proprio fra pratese, fiorentino, pistoiese, pisano, livornese e lucchese, ossia in quelle città ubicate lungo l’ingresso delle principali valli, lì dove le raffiche di tempesta da N-NE e NE, in rapido scivolamento dall’Appennino Tosco-Emiliano, si sono “incanalate” perfettamente, acquistando ulteriore velocità durante la caduta, anche più di 20-30 km/h rispetto al valore originario.

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Disastro Pini in Toscana Marzo 2015 Uragano
Una foto che rende l’idea della potenza dell’Uragano che ha colpito la Toscana

Ciò spiega perché in alcune località, anche in prossimità della pianura, durante la fase clou si sono registrate folate davvero particolarmente potenti, che hanno toccato i 120-130 km/h, sfiorando i 140 km/h. Nella stessa Firenze, in mattinata, sono state misurate raffiche di caduta dal Mugello che hanno lambito i 129 km/h da N-NE. Notevolissimi anche i 129.6 km/h di Peretola che solitamente rimane protetta alle burrasche di vento proveniente dal primo quadrante avendo alle spalle il monte Morello. Fra le raffiche più forti misurate nella prima mattinata odierna sul territorio toscano segnaliamo i 143.6 km/h della Ferruccia, i 118 km/h raggiunti a Livorno, mentre altre punte di 120-130 km/h sarebbero state registrate in svariate stazioni meteorologiche ufficiali e amatoriali (private) tra pratese, pistoiese, pisano e localmente pure nel livornese.

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Ma se in pianura si sono toccati e superati i 120-130 km/h nelle raffiche di picco, raffiche di uragano sono state misurate dagli anemometri posti in prossimità dei Passi appenninici. Al Passo del Giogo, ad esempio, è stata archiviata una violenta raffiche di ben 159.5 km/h. Ma il dato in assoluto più impressionante è quello della stazione di Gigliana, in Lunigiana, dove l’anemometro ha segnato un picco impressionante di ben 202.9 km/h. Valore che se ufficializzato diverrebbe una delle raffiche più violente di sempre mai registrata sul territorio italiano. I venti furiosi, dopo aver spazzato tutta la Toscana e la costa ligure si sono riversati in mare, fra il mar Ligure e l’alto Tirreno, con forti burrasche da NE (grecale) che hanno presentato rinforzi di tempesta, soprattutto nel tratto di mare a sud dell’Elba, dove le fortissime raffiche dal quadrante nord-orientale hanno toccato valori sui 100-120 km/h.

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L’effetto combinato di un formidabile “gradiente barico” e la locale “amplificazione” orografica

Gradiente barico su toscana
L’esplosivo gradiente barico che ha generato sulla Toscana “L’uragano”, denominato “Sciabolata artica”

La violenta tempesta di grecale che nelle scorse ore ha spazzato la Toscana, con raffiche fino a 120-130 km/h, è stata prodotta da una congeniale situazione sinottica che ha determinato un vero e proprio tracollo della pressione barometrica sul Mediterraneo centrale, ed in modo particolare sui mari attorno l’Italia. Come avevamo previsto il temporaneo “tilting” verso levante del robusto promontorio anticiclonico delle Azzorre, disteso con i propri elementi verso le Isole Britanniche, ha incetivato l’ulteriore allungamento della saccatura in ingresso dall’Atlantico, verso il Tirreno. La componente marcatamente meridiana (asse nord-sud) del “getto polare” che scorreva lungo il margine orientale di questa grossa impalcatura anticiclonica ha impresso una intensa avvezione di vorticità positiva che in poche ore è evoluta in una esplosiva ciclogenesi sul medio Tirreno, sprofondata sui 1000 hpa.

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Questa giovane depressione extratropicale, con minimo barico in rapido approfondimento sul medio Tirreno sotto i 1000 hpa, ha determinato un forte quanto fulmineo inspessimento del “gradiente barico orizzontale” fra l’Europa centrale e il Mediterraneo centrale. Tanto che fra il vicino Atlantico e le Isole Britanniche, dove si è posizionato l’imponente blocco anticiclonico azzorriano, e il bacino centrale del Mediterraneo, sede della giovane ciclogenesi a carattere freddo, si è creato un formidabile “gradiente barico orizzontale” (notevoli differenze di pressione) che si è chiuso con i propri “massimi” proprio fra il medio-alto Tirreno, le regioni settentrionali e l’alto Adriatico, dove il sensibile infittimento di isobare è stato a sua volta ulteriormente compresso dall’ulteriore spostamento verso levante del potente anticiclone delle Azzorre, che presenta massimi barici al suolo di ben 1042 hpa a ridosso della Normandia.

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La vicinanza di queste due contrapposte figure bariche dinamiche, fra la Francia e il medio Tirreno, ha generato un “gradiente barico orizzontale” veramente esplosivo che ha determinato l’attivazione dei potenti venti di bora e grecale lungo tutto l’alto Adriatico, seguiti da fortissime raffiche di tramontana in Liguria e di grecale sulle coste toscane e sull’alto Tirreno, dove la locale amplificazione orografica ha generato vere e proprie tempeste, con raffiche di picco che nelle fasi clou hanno raggiunto la forza di uragano.

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