Sul quotidiano “La Stampa” di ieri, è uscito un interessante articolo che parla della serie B e di tutte le sue difficoltà. La situazione ci riguarda, ahinoi, molto da vicino, vi inviatiamo dunque a leggere con molta a ttenzione:

 

” Qualche anno fa sembrava l’A2. Stagione 2006/2007: Juve, Napoli, Genoa e Bologna, 45 titoli tricolori in una serie cadetta colpita da improvvisa notorietà e ricchezza, un campionato che ha lasciato macerie in casa di chi non è riuscito a scappare. Tre anni dopo, in tempo di crisi, la B fatica persino a meritare la maiuscola. Diventa sempre più povera. Di spettacolo, soldi e gloria. Non fosse retrocesso il Toro, per la seconda stagione consecutiva non avrebbe in vetrina nemmeno una scudettata. Perde appeal e, con la scissione della Lega, a giugno 2010 perderà anche lo scudo protettivo della A. Uno strappo che poteva essere letale. Non sarà così perché non conviene a nessuno. Sarà questa l’ultima annata con soldi certi, per le 22 cadette: 7 milioni di euro più bonus assortiti di contratto tv e 65 di mutualità. Fanno 3,5-4 milioni in saccoccia a ogni club. Meno di un terzo del budget di una medio-piccola. «Il resto bisogna coprirlo limando i costi e incrementando i ricavi – spiega Gianfranco Andreoletti, presidente dell’AlbinoLeffe alla 7ª B di fila e vicepresidente di Lega prima del commissariamento -. Non è impresa semplice. Perciò, prima di cominciare questo campionato, vogliamo sapere quel che sarà di noi dal 2010».

Mutualità, contratti tv, sinergie commerciali. Questa B ha ancora bisogno della A. Ma ha anche iniziato a ricambiare. «Da due stagioni abbiamo capito quale dev’essere la nostra missione – dice Andreoletti -. Con i limiti agli organici e il salary cap s’è avviato un progetto di contenimento dei costi che ha già dato frutti. Anche la A ce li ha riconosciuti». Così, però, s’è allargata la forbice con la categoria superiore. E precipitare dai ricchi ai poveri può diventare un dramma, con il fatturato tagliato fino al 60%. Ancora Andreoletti: «Foschi, ds del Toro, non esagera dicendo che per loro due anni di fila in B possono significare la rovina. Chi ha costi elevati e non si cala in fretta nella nuova dimensione, rischia grosso. I problemi più gravi, però, li ha chi passa dalla B alla Lega Pro». E infatti Avellino, Pisa e Treviso, 3 delle 4 retrocesse di giugno, non si sono nemmeno iscritte alla Prima Divisione.

Cairo, almeno, ha un «paracadute» da 7,5 milioni garantito dalla Lega. Ma anche per lui, che dalla B ha iniziato nel 2005 il suo flirt col calcio, non sarà semplice realizzare di essere in una B2. Un’occhiata all’organico: 7 club mai stati in A, tanta provincia nuova emersa dalla C. In più, due casi-limite: l’Empoli che, dopo aver fallito la promozione, non ha convocato i suoi big, da Buscè a Pozzi, da Lodi a Vannucchi. E la novità assoluta Gallipoli, ancora senza un allenatore e una data per il ritiro. Ma con un presidente stanco, l’onorevole Barba, che ieri ha provocato: «Vendo la società a costo zero». Guardate poi i tecnici: appena 5 hanno già vissuto la A, 7 sono i debuttanti con età media bassa quanto i loro ingaggi. Infine, analizzate l’avvio del mercato: a muoversi sono stati solo o quasi svincolati e prestiti. Come i pochi scesi dalla A: Loria al Toro, Volpi alla Reggina, Sala all’AlbinoLeffe, Antonioli al Cesena, Cozza alla Salernitana. «La tendenza è chiara – conferma Andreoletti -. Molte società lasciano scadere i contratti dei vecchi, poi rimpiazzati da giovani che costano molto meno. Sarà la B più “verde” di sempre». Anche se il commissario Abete ha alzato da 19 a 20 il numero di tesseramenti «liberi» per squadra, oltre a quelli dei 4 calciatori «bandiera» e ai 3 Under 23.

La prossima sarà invece una B uguale all’ultima, parlando di tv. Highlights su Rai e Sportitalia. Dirette su Sky, in pay-per-view. Poco, ma meglio del nulla del 2007/2008. Quando la B ha iniziato a capire ciò che doveva diventare: un serbatoio per la A. Con poche pretese, se non quella di sopravvivere. “

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