Di Nico Raffi

 

La retrocessione dell’anno scorso ha rappresentato un enorme danno economico per il Brescia. Il presidente Gino Corioni non si era risparmiato nel tentativo di costruire una squadra ambiziosa, in grado di aprire un ciclo in serie A e offrendo al “Rigamonti” attori prestigiosi come Diamanti, Eder, Caracciolo, Zebina, Konè, Sereni e via dicendo. Con il fallimento del dispendioso progetto, il presidente delle Rondinelle ha deciso di avviare una vera e propria rivoluzione nell’organico bresciano, scegliendo la strada del risanamento economico e del risparmio su un monte ingaggi che metteva a rischio la sopravvivenza stessa della società. L’estremizzazione della linea verde voluta da Corioni, se da un lato si è scontrata con il malumore del diesse Andrea Iaconi, il quale si è visto rispedire al mittente quasi tutti i tentativi di ingaggiare elementi capaci di arricchire l’organico, dall’altro ha generato un gruppo di giovanissimi motivati che potrebbe sorprendere in serie B, se affidato ad una guida capace e vogliosa di emergere. L’identikit risponde al nome di Giuseppe Scienza, che allenatore lo era anche in campo quando guidava, con la sua lucida regia, il centrocampo di Reggiana, Piacenza e Torino negli anni ’90. Il 45enne tecnico di Domodossola, reduce da una salvezza in Prima Divisione con il Viareggio ottenuta ai playout, è stato chiamato a confrontarsi con la sua prima prestigiosa panchina in carriera e gli è stato chiesto di guidare un manipolo di giovanotti di belle speranze senza l’assillo del risultato immediato. Il nuovo allenatore si è presentato nel migliore dei modi alla propria tifoseria. Una prima vittoria casalinga al debutto in campionato contro il Vicenza e un pareggio, assai stretto per capitan Zambelli e compagni, sull’infuocato campo della Nocerina. In queste prime uscite ufficiali Scienza si è affidato a un 4-3-1-2 nel quale spicca l’apporto offerto dai due laterali difensivi alla manovra ed alla costruzione del gioco. In porta è rimasto, nonostante le numerose richieste, il giovanissimo Leali (classe ’93) che, considerato il “nuovo Buffon”, sembra in grado di percorrere una luminosa carriera da predestinato. Sulle corsie laterali spicca il dinamismo del neocapitano Zambelli e di Daprelà, under 21 svizzero classe ’91. Al centro della difesa un mix di esperienza e gioventù: la sicurezza Zoboli e l’emergente De Maio. In mediana agiscono il belga di origine maroccchine El Kaddouri, classe ’90, prodotto del vivaio dell’Anderlecht dalle attitudine offensive che si è messo in luce nel Sudtirol risultando uno dei migliori giovani della Lega Pro, l’ex azzurro Budel e l’ungherese Vass, centrocampista dalla forte carica agonistica. Una preziosa alternativa è offerta dal polacco Salamon. Il ruolo di trequartista, in queste prime uscite, è stato affidato a Juan Antonio, scommessa argentina di 23 anni che, dopo i primi passi nel River Plate e una fugace apparizione nell’Ascoli, è tornato a Brescia con l’intenzione di lasciare il segno. Contro la Nocerina ha siglato il suo primo gol con la maglia delle Rondinelle. Davanti la coperta è un pò corta. Mancano infatti i rincalzi per l’interessante coppia di titolari Jonathan-Feczesin. Il brasiliano Jonathan (classe ’89), forte fisicamente e nel gioco aereo, proviene in prestito dai belgi dell’Az Alkmaar e ha già segnato due reti ufficiali in questa stagione: con il Catania in Coppa Italia e con il Vicenza al debutto in B. Potrebbe essere una minaccia per tutte le difese del torneo cadetto e una sorpresa in grado di scaldare gli spalti del “Rigamonti”. L’ungherese Feczesin invece, è reduce da un ottimo girone di ritorno con l’Ascoli nello scorso torneo (otto reti realizzate) e potrebbe aver finalmente completato il proprio processo di maturazione iniziato alcune stagioni orsono. L’impressione è che a Brescia si sia capito la lezione: la rinuncia ad ingaggi onerosi, il risanamento del bilancio attraverso la valorizzazione del proprio vivaio, un pò trascurato ultimamente, potrebbero essere gli elementi da cui ripartire per aprire un nuovo ciclo vincente.

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