di Nico Raffi 

Dopo quattro scudetti consecutivi vinti con distacchi abissali sull’asse Conte-Allegri e una finale di Champions League persa contro il Barcellona, la Juventus di questa stagione si è ritrovata improvvisamente catapultata in una realtà a cui non era più abituata. Vero che tanti trionfi possono lasciarti a pancia piena, con conseguente fatica a ritrovare velocemente smalto e motivazioni, altrattanto vero che, per la prima volta, l’attuale dirigenza bianconera, Marotta in primis, sembra aver commesso vistosi errori di valutazione nella costruzione della squadra quadricampione d’Italia. E’ sembrata coraggiosa, sin troppo, la scelta di privarsi, in un colpo solo, di campioni come Pirlo, Tevez e Vidal, autentici baluardi degallegri-juve2li ultimi trionfi juventini. Con il risultato che, il radicale restyling a cui si è sottoposta la Vecchia Signora, non è riuscito a mantenere inalterato lo straordinario rendimento dello scorso torneo. Archiviata senza patemi l’era Conte, Max Allegri ha fatto addirittura meglio del suo predecessore nella stagione precedente, ma quando si è trattato di fare i conti con una formazione ampiamente rinnovata negli uomini e nelle idee tattiche, lo scotto è stato imprevedibilmente pesante per la Juventus, costretta a partire con l’handicap di due sconfitte nelle prime due gare (mai accaduto nella storia bianconera) e ad assistere alla costante crescita delle principali antagoniste in chiave scudetto come Roma, Napoli e Inter. Particolarmente significativa la confusione tattica che regna in una squadra ancora incapace di fare chiarezza sul modulo da adottare. Meglio continuare con il 3-5-2 che tante soddisfazioni ha regalato in passato, più produttivo puntare sull’inedito 4-3-3, oppure utilizzare il trequartista all’interno di un modulo 4-3-1-2? Interrogativi ancora irrisolti che, necessariamente, dovranno essere sciolti in corso d’opera da mister Allegri. Nel frattempo però le avversarie corrono e il tempo per rimediare agli errori commessi in sede di precampionato comincia a venire meno. La Juventus, per tutta l’estate, è andata alla ricerca di un trequartista di livello internazionale. Poi, sfumati gli arrivi dei vari Draxler, Oscar e Gotze, è ripiegata, nell’ultimo giorno di mercato, sul deludente Hernanes. La partenza di Pirlo non è stata adeguatamente rimpiazzata visto che Marchisio, pur avendo caratteristiche differenti dal fuoriclasse bresciano, è ancora in ritardo di condizione a causa di un infortunio, e che Sami Khedira, big di livello internazionale, ha dimostrato nel corso della carriera di esserjuventus empoli (11)e troppo fragile sul piano fisico. In attesa della crescita del giovane francese Lemina, ricade interamente sulle spalle di Pogba il compito di assicurare fisicità e creatività a un centrocampo orfano anche del dinamismo e della combattività del cileno Vidal. In un pacchetto arretrato rinforzato dall’arrivo a suon di milioni del terzino brasiliano Alex Sandro dal Porto, sorprende lo scarso utilizzo del golden boy azzurro Daniele Rugani, praticamente mai chiamato in causa da Allegri. Nel reparto offensivo, ceduti Tevez e Llorente, la rivoluzione è passata attraverso l’arrivo dell’ottimo Dybala, giovane talento argentino destinato a un futuro di grandissimo livello, dell’ex viola Cuadrado, esterno d’attacco esplosivo dalla difficile collocazione tattica, dell’ariete croato Mandzukic e di Simone Zaza, atteso a un ulteriore salto di qualità anche dal selezionatore della nazionale Antonio Conte. Un tourbillon di mercato che, tra continui cambi di modulo e poca chiarezza nella scelta degli interpreti, non ha ancora prodotto i risultati preventivati. “Bisogna che tutto cambi, perchè tutto resti com’è”, diceva il Gattopardo, protagonista del celebre romanzo di Tomasi di Lampedusa. Una massima che, in casa juventina, comincia adesso a vacillare pericolosamente.

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1 commento

  1. Bel commento Nico,tutto coresto scrive e nessuno se degnao di dirti bravo.Ma i che vogliano pe dittelo,visto anco la lunghezza di tu scritto,che tu scriva la Divina commedia?

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