di Nico Raffi

 

VicenzaC’era un tempo il Lanerossi Vicenza di Giovan Battista Fabbri e di Pablito Rossi che, alla fine degli anni ’70, arrivava a un passo dallo scudetto, secondo alle spalle della Juventus. C’era, in tempi meno remoti, il Vicenza di Francesco Guidolin che, a metà degli anni ’90, vinceva la Coppa Italia e sfiorava l’accesso alla finale di Coppa delle Coppe vedendosi eliminare solo in semifinale dal Chelsea di Zola e Vialli.

 

C’è adesso il Vicenza attuale, squadra che fatica a ritrovare una propria identità, che manca dalla serie A da 9 anni e che, alcune stagioni orsono, ha evitato l’inferno della serie C solo grazie ad un un ripescaggio per la mancata iscrizione di alcune società economicamente alla deriva (vedi alla voce Perugia e Salernitana) e per il declassamento in C del Genoa per le note vicende di illecito sportivo del 2005.

La formazione berica, anche quest’anno, stenta ad effettuare quel salto di qualità necessario per abbandonare un’anonima posizione di centro classifica e portarsi a ridosso delle battistrada del torneo. Lo stesso pareggio casalingo a reti bianche nel posticipo di lunedì scorso col Piacenza ha ancora una volta rimandato l’appuntamento degli uomini di Maran con la zona playoff. Eppure non mancano gli elementi positivi che potrebbero consentire alla compagine veneta di pensare in grande e guardare al futuro con ottimismo. Il Vicenza possiede infatti la seconda miglior difesa del campionato dopo il Cesena (15 reti subite). E’ l’unica formazione, insieme ad Empoli e Ancona, ad essere imbattuta in casa (sebbene abbia sconfitto al Menti soltanto il Frosinone, il resto sono addirittura 8 pareggi). Fuori dalle mura amiche è la squadra che ha finora vinto di più (4 affermazioni al pari di Torino, Frosinone e Modena). Sono piccoli segnali di risveglio per un ambiente che sembra essersi lasciato il peggio alle spalle (la discussa parentesi inglese al vertice della società) e che, con il reingresso dell’imprenditoria locale nella gestione societaria, può forse di nuovo ambire a traguardi più in linea col nobile passato dei biancorossi. Vicenza 2009-2010: la formazione che ha affrontato il Sassuolo

Il tecnico trentino Maran, che ha rilevato ad inizio stagione la panchina appartenuta ad Angelo Gregucci ed è reduce dalla positiva esperienza alla guida della Triestina, si affida ad un solido e classico 4-4-2 potendo contare su una difesa esperta e coriacea composta da elementi come Ferri, Zanchi, Giosa, Martinelli e Di Cesare. Sulle fasce la spinta di Sestu e Gavazzi assicura rifornimenti alle due bocche di fuoco della squadra: Sgrigna e Bjelanovic. Il 30enne croato, autore di 12 reti nella passata stagione e di 4 marcature nell’attuale torneo, è un centravanti classico che dispone di notevoli doti di fisicità ed è assai efficace nel gioco aereo. Sgrigna, più abile sul piano tecnico e bravo a muoversi su tutto il fronte offensivo, è il capocannoniere della squadra con 6 gol al suo attivo ed è certamente l’elemento più temibile dei berici. Si tratta tra l’altro di un fedelissimo di Maran, poiché il tecnico lo ha avuto con sé a Bari ed a Trieste e lo ha valorizzato fino a farlo diventare un attaccante dal repertorio completo.

Nell’attesa che capitan Bernardini, uomo d’ordine e metronomo del centrocampo, risolva i guai fisici che lo perseguitano, e che il fantasista Paonessa decida di imprimere una svolta alla sua carriera di talento incompìuto, il Vicenza si gode la crescita del terzino sinistro Brivio, classe ’88, e dell’attaccante Misuraca, classe ’90, già nel giro della nazionale azzurra Under 20.

 

Nico Raffi

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