Striscioni ironici vietati allo stadio… un vero peccato

Già perché nella prima partita post decreto, un (geniale) tifoso romanista ha espresso il proprio dissenso in merito alla tortuosità delle procedure per ottenere il permesso di esibire uno striscione, affiggendo l’esilarante – e innocuo – “A noi ce s’è rotto er fax!”. Prontamente identificato, per lui è stata chiesta una diffida di tre anni con obbligo di firma e la cosa, se mi è concessa, fa molto Sudamerica. Sapete, qui da noi a Striscia, la satira e la libertà di espressione hanno ancora una certa importanza?

 

Cristiano Militello negli studi di Striscia La NotiziaSi è molto parlato poi di “modello inglese” al quale ispirarsi per vincere la battaglia della violenza negli stadi, senza capire che si potrebbe perseguire un “modello mondiale”, che è quello inneggiante al buon senso. Tuttavia per dirla tutta, in Inghilterra i biglietti NON sono nominali come qui e gli striscioni non sono stati aboliti: semplicemente non ci sono mai stati, non fa parte del loro modo di tifare, della loro tradizione.
Noi abbiamo il tifo all’italiana e non vedo perché dopo 30 anni che fa parte della nostra cultura calcistica vada spazzato via, penalizzando chi in questi anni (la maggioranza) ha supportato la propria squadra con calore e fantasia.

 

E adesso, nonostante i decreti esecutivi, i biglietti nominativi, l’inasprimento delle pene, i tornelli, i divieti per striscioni e tamburi, le aree prefiltraggio, gli stewards, le telecamere a circuito chiuso, i settori separati etc… si continuano a dichiarare alcune partite “a rischio”. Non doveva essere il Decreto Amato la panacea di tutti i mali? E invece, zac, alla prima giornata di campionato Genoa-Milan vietata ai rossoneri! Con questo criterio Catania-Palermo allora non si giocherà mai più…
Non mi pare peregrino parlare di limitazioni alla libertà di circolazione, di riunione e di manifestazione del pensiero. Tesi sostenuta anche dal Prof. Frosini, luminare di diritto pubblico in un recente articolo su “Il riformista”.

 

Non comprendo infatti perché se 100 teppisti si picchiano FUORI dallo stadio, si debba punire tutti gli altri tifosi chiudendo lo stadio…dal di DENTRO. O perchè l’orario della Finale di Coppa Italia 2007 sia stato deciso appena trenta ore prima dell’incontro e fissato di mercoledì pomeriggio, senza rispetto per la gente che lavora. O perché se io mi alzo una domenica mattina e vedo il sole non posso dire “oggi, quasi quasi vado allo stadio”, visto che non si vendono i biglietti il giorno del match.
E ancora mi si racconta la “favoletta” delle famiglie allo stadio?

 

Probabilmente chi prende certe misure non ha passione per questo mondo e non si sforza – o non ha interesse – di capire come ragiona un tifoso.
E non parlo di ultras, parlo di TIFOSI.

 

Non mi pare che alla luce dei fatti il Decreto Amato funzioni granché. L’unica incontrovertibile conseguenza è stata il pressoché AZZERAMENTO di calore e colore.
Chi sta gestendo l’ordine pubblico forse crede di stare vincendo la battaglia, mentre a mio modesto avviso non si rende conto che così si evidenzia la sconfitta dello Stato. La vittoria sarebbe fare svolgere REGOLARMENTE una gara, non vietarla a tutti d’ufficio.

 

Decine di mail da tutta Italia mi avviliscono quotidianamente, una lunga e dettagliata serie di piccoli abusi e vessazioni che tifosi di tutta Italia stanno subendo in questi ultimi nefasti tempi, dentro e fuori gli stadi:
Segnalo la vicenda di una ragazza veneziana, alla quale viene fatta togliere una t-shirt con la scritta “Ultras unisce… razzismo divide” (sic!);
Sempre in laguna viene tolto un berretto con scritta a una donna di 50 anni e viene negato l’ingresso a uno striscione di carta incitante un ragazzo handicappato;
A Roma viene negato l’accesso a uno striscione con la scritta “Addio Vanessa”, la ragazza uccisa in metropolitana giorni prima;
A Rimini viene negato il permesso di commemorare con uno striscione un noto tifoso morto dieci anni fa;
Numerosi i casi di bandiere sequestrate a bambini in lacrime;
A Piacenza bandiera sequestrata a un 79enne;
A Torino un tifoso affetto da sclerosi multipla deve rinunciare a portare dentro l’impianto la sua quarantennale bandiera (all’uscita dello stadio non la troverà più);
A Pisa cinque ragazzi sono diffidati per lancio di carta igienica durante una coreografia (peraltro autorizzata) con la motivazione che recita: “è infiammabile”; Trenta tifosi del Monza diffidati per avere composto con delle magliette una scritta di dissenso verso le nuove norme.
A Roma negato l’accesso a numerosissimi stendardi: “Passione di cuoio” (perché , testuale, “il cuoio è un richiamo alle cinghie”), “Ovunque spavaldi” e addirittura “Amo Spalletti perché non ha neanche un capello”!
E chiudo momentaneamente con la grottesca storia di un tifoso cesenate al quale a Rimini è stato negato l’accesso per avere indosso la casacca – oltretutto autografata – di un ex calciatore bianconero la cui colpa è quella di chiamarsi Riccardo Bocchini.
E anche questa lista, purtroppo continua…

 

Lo Stato deve applicare delle contromisure per arginare una piaga, certo, ma si dovrebbero effettuare delle distinzioni, innanzitutto quella tra sfottò e insulti.
Nelle mie pubblicazioni e all’interno di “Striscia lo striscione” non abbiamo MAI dato spazio agli striscioni violenti o razzisti.
La nostra cifra stilistica è sempre e solo quella della penna (o per meglio dire lo spray) intinta nel curaro. L’unica arma che condividiamo è l’ironia. E finiamola col dire che gli striscioni divertenti sono una minoranza: è vero il contrario; diciamo piuttosto che i media in tutti questi anni hanno avuto sempre più interesse a enfatizzare lo striscione idiota che invece avrebbe bisogno solamente di silenzio.

 

Iniziamo da oggi, su questo sito, col rendere pubbliche certe microstorie. Così magari sarà la volta buona che qualcuno ci spiegasse che male fanno certi stendardi.
Striscia la Notizia nella risata in grado di seppellire ci crede ancora, così come credo che potremo vincere questa goliardica battaglia per il ritorno a un “libero striscione in libero stadio”.
Cristiano Militello

 

http://www.myspace.com/cristianomilitello

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