di Nico Raffi

Quando il girone di andata non si è ancora concluso, Empoli e Grosseto possono vantarsi del primato, non esattamente invidiabile, di aver già cambiato due allenatori. Se i biancazzurri si augurano di aver trovato in Guido Carboni la guida capace di far uscire definitivamente la squadra dalla zona retrocessione, la società Unionista spera che Fabio Viviani possa garantire quella continuità di rendimento mancata in questa prima fase di campionato.

Eppure la girandola dei tecnici che si sono avvicendati sulla panchina del Grosseto fa ancora più scalpore se si pensa che i grifoni si trovano a soli due punti dalla zona playoff. Se a ciò aggiungiamo i risultati tutto sommato positivi della iniziale gestione Ugolotti e la rocambolesca vicenda che ha visto protagonista mister Giannini, autore di un vero e proprio colpo di teatro con le dimissioni annunciate in diretta televisiva al termine della vittoria ottenuta sul campo del Pescara, ecco che il caso dei maremmani fa ancora più riflettere. Il vulcanico presidente Camilli, negli ultimi 5 anni, ha cambiato qualcosa come 13 allenatori. Un record a cui ha contribuito anche la travagliata stagione scorsa, quando i tecnici Apolloni, Moriero e Michele Serena, riuscirono a garantire appena una salvezza conquistata a una giornata dalla fine. Forse occorrerebbe un pò più di razionalità, di pazienza e di programmazione per raggiungere certi risultati sportivi. Un concetto espresso anche dal “Principe” Giannini, reo di un rendimento altalenante e di alcune pesanti sconfitte allo Zecchini, ma estremamente lucido nelle dichiarazioni rilasciate nel post-gara di Pescara: “Un allenatore non può sentirsi tutte le settimane in discussione”, e rincarando la dose: “A Grosseto è impossibile lavorare. La società non ha capito come si gestisce una squadra di calcio”. Accuse pesanti che intendevano colpire soprattutto l’operato di Camilli che, nel frattempo, dopo aver pensato all’ex Cuccureddu, consegnava, tra lo scetticismo dell’ambiente biancorosso, le redini della squadra a un allenatore giovane come Viviani, reduce dall’esperienza sulla panchina del Portogruaro.

Il tecnico di Lucca ha esordito con un pareggio interno in rimonta con il Modena proponendo un modulo 4-3-1-2 nel quale, vista l’assenza di Caridi, il giocatore più talentuso della rosa maremmana, il ruolo di trequartista veniva assegnato all’esperto Consonni. In difesa lo slovacco Petras e Giallombardo si occupavano del presidio delle corsie esterne, mentre centralmente il giovanissimo Antei, in prestito dalla Roma e già nel giro dell’under 21 azzurra, e l’altrettanto affidabile Padella, proveniente dall’Atletico Roma e in comproprietà con il Parma, proteggevano la porta difesa da Narciso. In mediana l’emergente Marco Crimi, il brasiliano Ronaldo e l’ex ascolano Moretti si alternavano nell’interdizione e nella costruzione di gioco, mentre Consonni, un pò a disagio nel ruolo di rifinitore, doveva assicurare i rifornimenti per le due punte di peso Sforzini e Alfageme. Alternative valide a centrocampo sono rappresentate dall’ex azzurro Paolo Zanetti, attualmente ai box per problemi fisici, e soprattutto da Mancino, giovane interessante dalle spiccate attitudini offensive. L’ex centravanti di Avellino e Vicenza Ferdinando Sforzini, con un gol nel finale di gara, ha evitato la quarta sconfitta interna consecutiva del Grosseto e ha segnato il suo 9° gol stagionale dimostrando di aver raggiunto, a 27 anni, una maturità tecnica che gli sta permettendo di disputare la migliore stagione della sua carriera. Deludente invece l’apporto finora offerto da Lupoli che, ancora lontano dalla migliore condizione fisica, non sembra in grado di mantenere le premesse fatte intravedere ad inizio carriera. Un discorso a parte lo meriterebbe il 31enne “Tano” Caridi, faro illuminante dell’intera manovra offensiva dei grifoni. Il Grosseto può sperare di agganciare il treno playoff soltanto se recupera la migliore condizione dell’ex mantovano, autore di 52 reti nelle 6 stagioni e mezza disputate in serie B.

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