di Nico Raffi 

Chiamatela sorte, casualità, oppure chiamatelo destino. In qualsiasi modo lo si voglia etichettare, il 31 agosto non potrà mai essere un giorno come un altro nella vita e nella luminosa carriera di Totò Di Natale. Dieci anni fa esatti, il più grande talento mai prodotto dal vivaio azzurro firmava, proprio nelle ultime ore di calciomercato, il definitivo passaggio alla società di Giampaolo Pozzo. Lo aveva fortemente voluto un certo Luciano Spalletti, allora tecnico dell’Udinese e altro personaggio indissolubilmente legato a filo doppio al club di casa nostra, artefice del triennio probabilmente più indimenticabile per tutti i tifosi empolesi. 

Sono passati dieci anni da di natalestramaccioni-630x354allora. Nel mezzo, sono state scritte pagine che hanno proiettato il “nostro” Totò tra i big assoluti della storia del calcio italiano. Numeri da capogiro. In ordine sparso: 175 reti con l’Udinese, il trono di re del gol all time con la casacca friulana, due titoli di capocannoniere della serie A, europei, mondiali, il settimo posto nella classifica dei migliori realizzatori di sempre in massima serie, davanti a gente come Del Piero, Mancini, Signori, Riva e Batistuta. Il tutto condito da giocate di classe sopraffina, intuizioni geniali e grande serietà professionale. Il piccolo attaccante napoletano, arrivato in Toscana da ragazzino, è diventato un gigante e domenica 31 agosto, data fatidica, festeggerà al Friuli il decimo anniversario del felice connubio con i bianconeri proprio contro il “suo” Empoli, quel passato mai dimenticato da un campione ancora profondamente radicato, per motivi d’affetto, al nostro territorio. L’eterno Di Natale oggi ha 37 anni e, dopo la recente, poi ritirata, ipotesi di attaccare le scarpette al chiodo, è ancora il leader, il trascinatore assoluto della squadra che, conclusa l’epopea quadriennale firmata Guidolin, si è affidata all’ex tecnico interista Andrea Stramaccioni per ripartire dopo il mediocre campionato scorso. “Per me l’Empoli è come una famiglia”, ha dichiarato Di Natale ai microfoni di Sky Sport. Pochi giorni prima, in Coppa Italia, lo stesso aveva sepolto la Ternana sotto un sensazionale poker di reti nel 5-1 finale con cui l’Udinese superava il turno e con cui l’epiteto di “immortale”, attribuito a Totò da alcuni organi di stampa, per una volta non sembrava affatto un’esagerazione. 

Stramaccioni, metabolizzata la delusione dell’esonero dai nerazzurri, è stato chiamato dalla famiglia Pozzo per valorizzare la linea verde societaria, tradizionalmente esterofila, marchio di fabbrica del club, e per valorizzare i giovani della rosa, alcuni di essi provenienti da società satellite del patròn come Granada e Watford. Il naturale processo di formazione, valorizzazione e capitalizzazione dei talenti cresciuti in terra friulana quest’anno ha visto le cessioni di Dusan Basta alla Lazio e dell’argentino Pereyra alla Juventus. Contemporaneamente sono arrivati, tra gli altri, il portiere greco Karnezis che, data l’imminente partenza dello sloveno Brkic, contenderà al baby fenomeno di casa Simone Scuffet il ruolo di titolare della porta bianconera, il connazionale Kone, centrocampista avanzato col vizio del gol prelevato dal Bologna per la ragguardevole cifra di 5 milioni di euro, il mediano ex Corinthians Guilherme, l’esperto esterno spagnolo Riera e il nazionale paraguaiano ex Roma Ivan Piris. Nell’ennesimo tourbillon estivo dalle tinte esotiche che ha visto protagonista la società bianconera spicca l’arrivo del francese Thereau dal Chievo che, più continuo e tatticamente disciplinato del pur talentuoso colombiano Muriel, pare in vantaggio per candidarsi a spalla ideale di Re Totò nel 3-5-2, di guidoliniana memoria, proposto dal neo tecnico.

In attesa che elementi di sicura affidabilità e di belle speranze come Hertaux, Gabriel Silva, Allan, Badu e, soprattutto, il portoghese classe ’94 Bruno Fernandes e lo stesso Muriel, a patto che quest’ultimo riesca finalmente a crescere sul piano caratteriale, diventino i nuovi oggetti preziosi da riversare a peso d’oro sul mercato a garanzia di un roseo futuro societario, l’Udinese si affida, per l’undicesima volta consecutiva al suo inossidabile leader, orgoglio delle due società che si sfideranno domenica sera in un suggestivo debutto in campionato

 

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