di Gabriele Guastella

 

Riprendo le mie stesse parole con cui conclusi la lunga, quanto triste sportivamente parlando, diretta dal “Rigamonti” di Brescia lo scorso 11 giugno. Ero pronto a salire sull’auto che mi avrebbe riportato ad Empoli prima però dovevo dire la mia, da sportivo o forse da tifoso azzurro.

 

Dissi che forse era giunto il momento di cambiare, di dare la possibilità a coloro che avevano tanto dato alla maglia azzurra, portandola in Europa, di provare nuove esperienze altrove (magari in serie A!) e per qualche calciatore anche nuovi stimoli. Però dissi anche di non stravolgere troppo, di lasciare qualche elemento di esperienza che potesse aiutare la squadra a restare tecnicamente, e dal punto di vista dell’esperienza, un gradino sopra alla massa. Insomma dissi che serviva una squadra giovane ma allo stesso tempo miscelata con qualche “anzianotto”, perchè la serie B è lunga, difficile ed estenuante. L’ultima domanda del collega Giacomo Cioni da studio fu: chi sarà il prossimo allenatore? Risposi senza esitare Campilongo (nessuno mi aveva dato garanzie del suo arrivo ma sentivo dentro che era il momento di provare a rivivere una nuova esperienza simile a quella di Spalletti, forse più simile a quella di Somma).

 

Ighli Vannucchi con la fascia di capitanoPochi giorni dopo arrivò l’annuncio di Sasà Campilongo come tecnico e con tutta franchezza pensai che il primo passo era stato fatto bene. Poi, con molta fatica, sono arrivate anche le cessioni: Marzoratti (Cagliari) e Moro (Livorno) sono tornati in serie A, Buscè (Reggina) in una grande piazza che vuole vincere la B trovando tantissimi nuovi stimoli, Lodi (Udinese) approda anche lui nella massima serie e forse pure Piccolo, l’uomo del primo gol empolese in Europa, tornerà nella serie A (Chievo). Attendendo sviluppi per Pozzi, senza dimenticare anche gli addii di Carrus, Sabato, Vargas, Flachi, Corvia, Bianco, credo che il cambio di ciclo ci sia stato, anche perchè contemporaneamente la rosa è stata infarcita di giovani di belle speranze, molti del vivaio azzurro altri da altre piazze importanti, e poi è tornata di moda la scommessa dello sconosciuto vedi De Giorgio. Ricordate quando in serie A nel 2002 l’Empoli andò a prendere un calciatore di C1 cioè Buscè? Molti storsero il naso, poi… quindi prima di giudicare aspettiamo.

 

Dicevo il cambio di ciclo forse si può dire che c’è stato. Resta un nome da fare; si avete capito Ighli Vannucchi. Ma vale proprio la pena privarsi di Vannucchi?

Io, da tifoso e sportivo empolese, è qualche giorno che me lo chiedo e francamente mi sono già dato la risposta: no.

E’ vero negli ultimi due anni sono state più le ombre delle luci, eppure sento che questo, quello con Campilongo in panchina, per Ighli potrebbe essere il giusto anno del rilancio in maglia azzurra. Insomma partendo a fari spenti in un gruppo giovane e voglioso di meravigliare e sorprendere una sorpresa potrebbe essere anche lui. Le parole che mi hanno convinto sono quelle rilasciate a Radio Lady, giovedi scorso: “in una carriera di un calciatore ci possono essere alti e bassi…”. Ecco poi rivedo il secondo tempo con il Piacenza e mi immagino la differenza che uno come Ighli può fare; poi ripasso nella mia mente ciò che Ighli ha fatto nei sei anni precedenti e mi convinco ancor di più.

 

Questa squadra è giovane e vogliosa di vincere, questa squadra è quella giusta per il rilancio di Ighli, per chiudere con la promessa di qualche anno fa (“con la maglia azzurra cucita addosso”) e per far crescere i tanti giovani talenti in rosa (penso a Musacci per esempio). Il mio potrebbe essere un abbaglio estivo, o una semplice fantasticheria legata al vecchio calcio delle “bandiere”, ma credo che per Vannucchi almeno per un altro anno vada la pena riprovare. Livorno può anche attendere… chissà.

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