In un nostro articolo del 19 agosto 2019 iniziammo il racconto dello Stadio attuale partendo da quello che era stato per 26 anni il vecchio stadio “Castellani”. Un lettore, il cui nick è dash, ci fece presente il luogo nel quale si poteva ancora trovare un pezzo di quello che era stato il muro di cinta del vecchi stadio. Confesso che lo cercai da subito ma non riuscii a trovarlo. Altre volte avevo provato, ma inutilmente. Poi, qualche giorno fa , durante una camminata mattutina, l’occhio mi cadde in un punto dove c’era un grande intrico di foglie e di rami e, improvviso, come uno squarcio nel verde, eccolo: il muro! Lì per lì non mi capacitavo, poi sono andato a ricercare sullo smartphone l’articolo di quasi un anno fa e soprattutto il commento del lettore: tutto è tornato a posto, sì…il muro era quello! Difficile da scovare, nascosto com’è da quella specie di micro foresta, ma c’è! E’ lì dal 1936! Magari ritoccato, in qualche punto rifatto, ma è quello. Quel che c’è oggi è una parete di mattoni – in più parti scalcinata ma la cosa non guasta, anzi…dà all’insieme un gusto piacevolmente retro –  che corre per una ventina di metri segnando il confine tra una piccola area di verde pubblico lungo la SS 67 ed un condominio privato (siamo nei pressi dell’incrocio che dalla S 67 immette in via L. Russo, nel giardinetto che si trova sulla sinistra).

Risparmio ai lettori il retorico racconto dell’emozione e della commozione che ho provato di fronte a quella parete muta, a quel muro nascosto da fogliame e piccoli arbusti, da piante rampicanti, dalla nostra dimenticanza. Mi ha fatto tenerezza, davvero! E’ stato come tornare alla mia infanzia – navigare tra i ricordi è un retaggio degli anziani  – e vedere la tribuna piena di gente, l’uomo che vendeva le noccioline, mio cognato che mi diceva di stare composto, e miei quasi nove anni che si innamorarono di una squadra e del calcio. L’Empoli l’ho conosciuto lì. Mi ricordo benissimo, anche se ero un bambino, l’ultima partita giocata in quello Stadio, la commozione della gente, un silenzio che all’improvisso arrivò come una folata di vento, il sapore di un addio.

Ma vedere quel muro non è stato solo un viaggio nei ricordi ma il sussulto d’orgoglio di chi, all’improvviso, per caso, ritrova un frammento della sua storia, le ragioni delle sue radici, l’inizio di un racconto che lo ha accompagnato per quasi tutta la sua vita.

Quel pezzo di muro, sopravvissuto ad una guerra e ad una alluvione, sfuggito per caso o chissà per quale sorte ad una demolizione, è lì, da quasi 85 anni, a raccontarci un pezzo della nostra vita, a ricordarci una identità, il perché di una passione. E’ lì, come un monolite, rimasto in silenzio per tanti anni, a raccontarci un momento del nostro cammino, a ricordarci da dove veniamo, un invito a non dimenticare le strade percorse, i sentieri nei quali ci siamo inerpicati, le fatiche. Ora non possiamo più fingere che non ci sia!

Ho parlato di questo con l’Assessore allo Sport del Comune di Empoli Fabrizio Biuzzi che ha condiviso da subito il mio entusiasmo e, da buon tifoso dell’Empoli ancor che Amministratore della città, ha manifestato la volontà di non dimenticare quel muro, ma di farne anche un luogo di memoria sportiva, per ricordare di cosa facesse parte e che è un pezzo della recinzione di un campo di calcio dove, dal 1936 al 1962, ha giocato l’Empoli FC. Insieme all’Assessore il Geom. Tofanelli ha fatto foto, ha preso appunti, per restituire a quel luogo in senso di una memoria collettiva della città.

Il Comune di Empoli c’è. Grazie!

Desidero qui ringraziare quell’anonimo nostro lettore, dash, che ha permesso tutto questo e lo invito fin da ora, da qui, a contattarci alla nostra mail perché ci sembra giusto e opportuno che possa condividere con noi questa avventura e scoprire insieme dove e a cosa porterà. La prego, ci scriva, Le garantiamo l’anonimato se lo desidera: info@pianetaempoli.net.

Nell’anno del centenario dell’Empoli FC ci sembra importante che i tifosi azzurri possano riappropriarsi di una piccola testimonianza del loro passato, anche se sconosciuto.

In questo anno in cui l’Empoli compie 100 anni la città, l’Italia, il mondo, stanno vivendo uno dei momenti più difficili della loro storia. Ci sono state tragedie di vite scomparse senza un saluto, si profila una crisi economica senza precedenti dopo l’ultima guerra. Ma tutto questo non sia un alibi per non fare niente, per dimenticare o relegare nel silenzio il racconto ed il ricordo  cento anni di vita. Voler celebrare il centenario di una squadra di calcio, è quasi un’offesa per le cose più gravi che accadono intorno a noi, ma può essere anche un timido sorriso, un piccolo spiraglio di speranza, un aiuto al coraggio.

Vi terremo aggiornati sulle iniziative che saranno mese in atto. Intanto vorrei regalarvi una frase – che trovo straordinaria e quanto mai attuale – di un giornalista italiano pronunciata appena qualche mese fa:

“Io credo che le Società che sanno celebrare i campioni, che sanno rispettare la memoria e trasmettere la memoria, giocano una carta in più che va molto oltre il risultato del campo, che è l’identità, che è la storia, che è il valore”

Federico Ferri, Direttore Sky Sport

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17 Commenti

  1. Fabrizio ogni volta che ti leggo mi emoziono sia x quello che scrivi sia x come lo scrivi.
    Trovo in te quella passione, quell’attaccamento alla maglia che riconoscono a pochi. Non hai peli sulla lingua,e quando c’è da dare la classica tiratina d’orecchie non ti tiri indietro con nessuno.
    Mi piacerebbe leggerti un po’più spesso, e dato che hai seguito e spero che tu lo faccia ancora,il settore giovanile, di darci notizie di quello che dovrebbe essere il fiore all’occhiello della società, del quale purtroppo se ne parla poco. Ti ringrazio e complimenti!!

    • Bè, in effetti, in tutti questi anni in cui esiste Pianeta Empoli, Fabrizio Fioravanti ha scritto circa 2700 articoli (almeno così si legge sul suo profilo), quindi anche volendo fare una media mensile e poi giornaliera i suoi articoli son davvero poc(ma buoni). Ma si sa, Fabrizio segue più che altro, da qualche anno, soprattutto il settore giovanile…… e su Pianeta si parla soprattutto di Prima squadra, ma fa sempre piacere sia su questo sito che in Tv leggere o ascoltare le sue riflessioni sul “pianeta” azzurro!

  2. ..non riesco ad individuare perfettamente il luogo menzionato. Dalla 67 in via Russo è praticamente dove c’era il vecchio Elio sport? O sport sprint ora un ricordo

  3. Ma il “tifoso dell’ Empoli” Fabrizio Biuzzi è quello che quando viene allo stadio sta fisso al cellulare a farsi i cazzi sua?

    • A volte l’ho avuto proprio davanti in maratona superiore centrale. Prima o poi durante la partita mi è sempre venuta voglia di buttarlo di sotto. Evidentemente sono una persona malvagia
      😀😉

    • soprattutto i nostri amministratori vivono di social per documentare tutto quello che fanno.
      Come se fosse cosa eccezionale invece che ordinaria quotidianità

  4. O bravo D Byrne!!! Tu l’aveva a dire te…e dargli il tuo indirizzo e numero di telefono cosi si sapeva anche prima…fenomeno…

  5. Noi non vantiamo titoli (sportivi) o titoloni (di giornale) ma andiamo fieri della nostra dimensione ed identità.
    Grazie. Bellissimo articolo.

  6. Ci sono altri pezzi del muro ma sono in proprietà private, un pezzo ė dietro l’ultimo palazzo in via Masini, dove ha i garage, un ‘altro ė dietro le case di via Ippolito Nievo

  7. Questi sono pezzi di storia dell’Empoli ,il comune sembra che voglia fare qualcosa per mantenere e preservare questi resti del vecchio castellani ,ora anche l’Empoli calcio dovrebbe fare la sua parte.

  8. Io credo che tifoso di calcio e soprattutto di una squadra lo si diventa da bambini o al massimo nella prima adolescenza nel 99% dei ragazzi, nelle bambine può nascere perchè coinvolti dai genitori o da ragazzine infatuate dall’X giocatore…o da fidanzate/sposate di un tifoso che trasmette loro la pasione del tifo in età più adulta.
    Quindi l’assessore è forse nell1% 😀 😉 ma di sicuro il cellulare viene prima dell’Empoli f.c.

    Riguardo all’argomento ben più importante dello stadio, mi ha fatto emozionare questo articolo e dai racconti di mio padre che mi dice sempre: “da ragazzacci si saliva su una pianta per intravedere la partita” e fin da bambino mi indicava dov’era lo stadio, ma anche lui a distanza di tanti anni aveva un ricordo confuso del punto esatto delle mura, anche perchè con palazzi e strade realizzate poi cambiano anche i riferimenti.
    Bello l’articolo ed aver trovato un pezzo tangibile delle mura è un qualcosa che ci tiene legati ad un qualcosa che altrimenti era solo scritto su qualche libro o nella memoria sbiadita di persne over 65enni

  9. Era più un simpatizzante “all’acqua di rose” viola, strisciato no… comunque il calcio non gli piaceva in realtà

  10. Grazie Fioravanti per avermi trascinato in quella che è anche la mia storia di tifoso azzurro. Quando mio padre mi portò per la prima volta a vedere l’empoli fu nel 1950 (avevo 10 anni), quindi puoi calcolare facilmente la mia età e gli anni trascorsi da grande tifoso
    Mi vengono in mente tante gioie e tanti dolori ma mai mi è mancata in tutti questi anni la mia fede azzurra. Ed è per questo che ringrazio con tutto me stesso i vecchi dirigenti passati e soprattutto Fabrizio Corsi che ha portato i nostri azzurri ad essere conosciuti ed apprezzati non solo in Italia. Spero che il ritrovamento del muro in occasione del centenario ci porti fortuna per raggiungere ancora una volta la SERIE A. Grazie di nuovo per il meraviglioso articolo

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