Sbandierata dei tifosi del Padova

A cura di ClAlf

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Gruppi/compagnie esistenti: Tribuna Fattori, Juventude Padova 1995, Acp 1910 Ultras Padova, Fronte Opposto (’01), Muet, Padova Alcolica, Vecchio Appiani, Alta Pd, Bassa Padovana, Este, Loreggia, Solesino,  29 gennaio 1910, Monselice, Casale, Piazza Cavour, Voltesea, West Side, Brigata Intrusi, Luppoli Scudati, Intrepidi (“In3Pd”), Camposampiero, MCMX Front, Padova Style

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Siti Internet: www.lapadovabene.ishttp://tribunafattori.wordpress.comwww.ultrasacp1910.altervista.org

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Politica: Nettamente destroidi 

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Clubs principali: Club El Panaro, Alta Padovana Biancoscudata, Villa del Conte Biancoscudata, Giarre Biancoscudata.

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Settore: Tribuna Sud-est “Fattori”, tranne gli ultimi sei gruppi sopraccitati, nei Distinti centrali, che hanno aderito al progetto Tessera e che spesso vanno in trasferta.

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Amicizie: Palermo, primi contatti nell’83-84, non si fonda solo sulla politica, ma è ben radicato. Nasce da una vacanza di alcuni ragazzi padovani in Sicilia, che si trasformò in amicizia al primo incontro tra le due squadre, datato 1984/85. Successivamente però il rapporto si perse un po’ per strada, sia per la distanza che per il fatto che le due squadre non s’incontrarono più fino agli anni ’90. Il ritorno in Serie B del Palermo, nel 91/92 fece sì che alcuni ragazzi di Piazza Cavour ricominciassero a coltivare l’amicizia. L’8 dicembre ’91, all’Appiani, nasce ufficialmente, dopo anni di “fidanzamento”, il gemellaggio ufficiale coi rosanero, l’unico tutt’ora in piedi. Al ritorno a Palermo fu rinnovato il gemellaggio, presenti un centinaio di biancorossi. “Warriors” e “Vecchia Guardia” Palermo presenti in Acireale-Pd 93/94, “Rosanero ovunque” in Pd-Venezia 92/93, “Warriors Palermo sez. Reggio Emilia” esposto in Reggiana-Pd 94/95, stendardo “W.u.p.” in Pd-Lazio 95/96, “Meridiano Zero” in Pro Patria-Pd 05/06

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Sbandierata dei tifosi del PadovaEx-gemellaggi: Modena: con gli emiliani nell’81, in occasione di un match all’Appiani, nasce forse il primo gemellaggio ufficiale degli Ultras Padova, quando le due tifoserie scesero in campo sventolando i propri bandieroni in segno d’amicizia. Ma il rapporto durò molto poco, per trasformarsi, dall’85/86, in una feroce, ma sempre leale, rivalità, anche perché, poco dopo, i padovani strinsero amicizia coi bolognesi e i canarini coi veneziani, rivali acerrimi dei padovani. Bologna: l’importante rapporto coi bolognesi risale al 1984 e, per capire quanto il legame fosse profondo, basta pensare che Padova-Bologna è tutt’oggi considerato il legame più forte assieme a quello, altrettanto storico, coi palermitani. Ebbe inizio dai rapporti cordiali che alcuni vecchi ultras del Ghetto avevano coi bolognesi, anche per la comune rivalità nei confronti dei vicentini, e per anni le due tifoserie si scambiarono visite e aiuti in occasione dei vari derbies e delle trasferte dei rossoblù a Vicenza. Il rapporto rimase vivo fino a fine anni ’90. Nell’87/88 5mila padovani andarono a Bologna per rinnovare il gemellaggio, che venne per l’ultima volta rinnovato nel 91/92. I vecchi del Ghetto, legati ai bolognesi, avevano passato la mano ai giovani di Piazza, che al contrario legarono coi palermitani. Quell’anno ci fu il classico giro di campo con le bandiere ma qualche gruppo bolognese (Mods in primis, ma anche parte dei Forever Ultras) e diversi padovani della nuova generazione iniziavano a storcere il naso. La storica amicizia iniziò a scricchiolare, per sciogliersi definitivamente dopo pochi anni. Si perdono nella notte dei tempi le amicizie con Civitanova Marche (anni ’70) e Campobasso (primissimi anni ’80).

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Rivalità: Vicenza: adesso è quella che sentono di più. I berici oggi sono una delle tifoserie più odiate a Padova, ma nei primissimi anni c’era una sorta d’amicizia, visto che il Padova arrancava in C2 e il Vicenza lottava addirittura per il titolo in A, e capitava che qualche padovano si recasse al “Menti” per vedere da vicino la Serie A. Nacque così un certo rapporto con loro, che iniziarono a contraccambiare le visite facendosi vedere qualche volta all’Appiani di Padova, mettendo a disposizione la loro maggiore esperienza. Tuttavia la cosa non piaceva a tutti, nacquero i primi problemi, fino a un Vicenza-Juve del ’79, quando alcuni biancoscudati si presentò al Menti fianco a fianco agli juventini, cosa che non sfuggì ai diretti interessati, che in un Padova-Venezia disputatosi poco dopo, vennero insieme ai lagunare. Fu l’inizio della rivalità, che divenne ben presto una delle più sentite, anche se, in quegli anni, il confronto vicentini-padovani era assolutamente improponibile. I primi si sono sentiti superiori anche perché, in un Padova-Vicenza dell’82, occuparono la curva di casa, costringendo i padovani al settore ospiti: una vera e propria invasione di curva. La rivalità si mantenne “a distanza”, essendo le due squadre in categorie diverse. Lo striscione “Ultras”, prima che dai parmensi, fu rubato dai vicentini in un Vicenza-Padova 82/83 ed è l’unico perso in scontri, negli anni ’80, dai padovani, ancora acerbi per competere con una tifoseria come quella vicentina. Comunque se lo ripresero quando uno degli Hell’s riuscì a procurarsi le chiavi del magazzino vicentino, portando via anche lo striscione “Vigilantes”, esposto in Padova-Bologna 84/85 e Monza-Padova stesso anno. I vicentini si vendicarono recuperando lo striscione qualche settimana dopo, ricambiando così la visita e portandosi via anche “Hell’s Angels Ghetto”, esposto in Sud e riesposto 14 anni dopo, scatenando una rissa tra giovani, ignari dello smacco, e anziani padovani (vedi sotto), “Collettivo”, “Hooligans”, “Alcool”, “Trips” e “Navajos Cavese”. Si salvò solo Leoni della Nord, all’epoca custodito da uno della curva a casa propria. “Alcool” divenne lo striscione di un gruppo della Sud vicentina, gli altri furono bruciati, a parte “Navajos”, dato poco dopo ai napoletani. Nell’87/88 nuova visita ai vicentini per trafugare “Vigilantes Vicenza”. Questi però decisero di rompere gli schemi andando a riprendersi lo striscione di persona in un Padova-Messina: si mischiarono al pubblico della gradinata e, a fine gara, andarono sotto la curva di casa a cercarli, per poi caricarli. Furono attimi di tensione in un fuggi-fuggi generale, coi padovani che si riorganizzarono, cosicchè nel parterre, per alcuni minuti, successe il finimondo. I Vigilantes si dimostrarono un bel gruppo, anche se gli striscioni rimasero al loro posto, almeno fino all’intervento della polizia, che isolò i vicentini portandoli fuori dallo stadio e, tra altri tentativi di contatto, fecero riprendere al loro capo lo striscione “Vigilantes”, lasciando stare gli altri stendardi. Nell’agosto ‘, in un amichevole a Vicenza, nonostante il periodo 250 ragazzi rispondono “presente”: alte tensioni nel corso del match, ed alla fine, quando i vicentini si imboscarono in un parchetto vicino al Menti e tirarono di tutto al passaggio del corteo padovano. Le f.d.o. ebbero il loro bel d’affare per separare le due fazioni: berici caricati forte, 8 di loro arrestati, padovani che tentarono di sfondare il cordone di f.d.o., caricati perbene pure loro, alcuni denunciati. Nel marzo ’94 derby violento all’Appiani, coi padovani che persero la testa quando videro bruciare lo storico striscione “H.a.g.” in curva ospiti: partita sospesa e incidenti prima, durante e dopo la gara. 90 diffidati e decine di fermi tra gli ultras di casa. Due anni dopo i vicentini fecero striscioni ironici tipo “Padovani sfigati per voi più di una torcia sono soldi buttati”. Negli anni spesso incidenti con la celere. Venezia: una delle più sentite, campanilistica, forse la più sentita dopo Vicenza. Agli inizi del campionato 87/88 si disputò Padova-Lazio e un gruppo di ultras del Veneziamestre si unì ai biancoblù, ma negli scontri del dopopartita s’imbatterono in un gruppo padovano e persero lo striscione “Brigate Arancioneroverdi”, che venne bruciato in un derby all’Appiani. Mentre, qualche anno dopo, fu rubato “Tipi Loschi Venezia”, esposto in un Padova-Venezia 92/93. Per tutti gli ’80 la rivalità maggiore fu coi triestini, ma a partire dai primi anni ’90 salì alla ribalta il derby coi veneziani, una sorta di “deja-vu”, infatti la rivalità calcistica affonda le radici fin dagli anni ’50-’60. I primi incidenti tra ultrà nell’80/81, sia all’Appiani che a Venezia, dove volavano palline di gomma piene di chiodi in testa ai biancoscudati al seguito. Ma nel 1987/88 in un Veneziamestre-Triestina, giocato a Mestre avevano giocato le amicizie personali: un gruppetto di padovani, legati al Fronte della Gioventù, seguirono la partita coi triestini, accomunati dalla stessa fede politica, mentre altri padovani, più vecchi e non di destra, erano andati con gli unionisti. Nel post-partita per poco le due “fazioni” padovane, l’una all’insaputa dell’altra, non finiscono per darsele. Nel novembre ’91, primo derby in Laguna: durante il viaggio al “Sant’Elena” la motonave venne letteralmente smontata e, successivamente, gommoni e salvagenti vennero utilizzati come “coreografia” allo stadio, dove fu alta la tensione, i padovani tentarono di sfondare il cordone delle f.d.o., volarono manganellate, i veneziani fecero un paio di tentativi d’avvicinamento tirando qualche sasso dalle calli, scontrandosi con la celere nel tentativo di raggiungere il settore ospiti. I lagunari per Padova si mossero in 1600 e lasciarono diversi segni sulle auto in sosta durante i due cortei andata e ritorno. Durante l’incontro non mancarono sfottò e striscioni dall’una e dall’altra parte, oltre al rogo dello striscione “Brigate Arancioneroverdi” rubato alcuni anni prima in un Pd-Lazio. Coreografia iniziale e nella ripresa, la seconda un bandierone raffigurante la Basilica di San Marco, che veniva coperto da cartoncini blu al grido “Alta marea portali via!”. Scontri anche nell’ottobre 2006 all’autogrill di “Monte Alto”, coi padovani che tornavano da Pizzighettone (C1) e i veneziani da Carpenedolo (C2). C’è da dire che erano rispettivamente 2 pullman a 1 e che gli “Ultras Unione Venezia” si stavano sciogliendo. Nell’89/90, in un viaggio in treno verso Parma, trovarono i veneziani diretti a Carpi: i biancoscudati cercarono il contatto ma le f.do. fecero buona guardia. Striscioni veneziani in Pd-Venezia 06/07: “Da Prato della Valle a via Anelli…ne avete fatta di strada”, “Noi in due anni siamo risorti voi da 10 siete morti”, “Padovano dalla memoria corta, abbassa la cresta…ti ricordi ‘Vecchi’ tempi!”, mentre a Venezia (stesso anno) esposero “Vuoi fare il cittadino…resti solo un contadino!” e “Ecco il proverbio dei saggi padovani: meglio un uovo oggi che una promozione domani”. Triestina: il derby del Triveneto è sempre stato parecchio sentito dalle due parti; il tutto ha inizio in Triestina-Padova 81/82, visto che la settimana prima venne caratterizzata dalla tensione per l’invio di alcune anonime, contenenti minacce e riferimenti al movimento “Autonomia Operaia”, firmate Ultras Padova, a un giornale di Trieste. Le lettere minatorie non erano opera degli ultras padovani, che non avevano mai incrociato i triestini prima d’allora e non erano interessati a farsi una rivalità, ma furono prese sul serio dagli alabardati, una delle poche ti
foserie schierate a destra fin dalla loro nascita. Quel Triestina-Padova viene ancora ricordato per scontri prima e dopo la gara, che videro coinvolti anche semplici tifosi. I Leoni della Nord si trovarono a dividere il posto con gli Ultras Trieste (come accadeva spesso in quegli anni le tifoserie erano mescolate, non essendoci ancora i settori-ospiti, venuti dopo la tragedia dell’Heysel nell’85) e dovettero difendersi dalle aggressioni dei triestini, finchè non furono portati dalla celere in un altro settore dello stadio. Da quel giorno, e per molti anni successivi, ogni incontro, sia al “Grezar” che all’”Appiani” viene segnato da gravi incidenti: i triestini avevano colpito anche i tifosi normali e la cosa restò scolpita nelle menti dei padovani. In quegli anni gli scontri allo stadio riguardavano quasi esclusivamente le due tifoserie, e le forze dell’ordine erano il “terzo incomodo”, ed arrivavano a tirare su i feriti quand’era tutto finito. All’Appiani nell’82/83 le tifoserie, entrambe in Nord, se le dettero di santa ragione. L’anno successivo scoppiarono violenti tafferugli in curva Nord, coi giuliani che ritentarono il “numero”, comprando biglietti di quel settore. Alla fine l’intervento della celere respinse i padovani fuori dallo stadio e scortò i giuliani in curva ospiti, ma nel dopogara gli scontri si replicarono lungo il tragitto verso la stazione e nel piazzale della stazione stessa. Al ritorno gli Hag riempirono 4 pullman e l’intera domenica fu costellata da incidenti fuori e dentro lo stadio. Nell’84/85 i triestini ritentarono il “numero” all’Appiani, ma trovarono un degno “comitato di benvenuto”; a fine partita le tifoserie entrarono in contatto e Prato della Valle fu teatro di una cruenta battaglia celere-padovani. A Trieste, nell’87/88, treno speciale con 500 ragazzi al seguito, con molti che, il sabato pomeriggio, si erano procurati centinaia di elmetti da cantiere gialli e grossi tubi arancioni. Arrivo molto movimentato a Trieste: le f.d.o. sbarrarono la strada al groppone, pretendendo il sequestro di aste e elmetti, che per tutta risposta gli vennero scagliati contro. Vi furono alcune cariche, un ragazzo venne fermato con un sacchetto di biglie di ferro. Qualcuno approfittò della confusione aggirando i controlli e recandosi in centro, dove ci furono altri momenti di forte tensione e danni a vetrate di un paio di locali. Anche durante la gara non mancarono contatti sia dentro che fuori lo stadio. A fine partita i giuliani fecero una violenta sassaiola verso i mezzi che riportavano i veneti alla stazione, dando inizio all’ennesima sarabanda. Ne fece le spese una volante della polizia che si ritrovò una macchinetta obliteratrice sul cofano. I 40 occupanti del mezzo furono portati in Questura, identificati e muniti di foglio di via da Trieste per tre anni. Altri 4 ragazzi vennero arrestati. Scazzottata vecchio stile a Padova nel ’90 con una trentina di ospiti presentatisi di buon’ora. Nel 90/91 solito contorno a Trieste di tafferugli e danneggiamenti. Prima della partita gli autobus dei biancoscudati transitarono davanti il bar dei locali e fu fatto un fitto lancio d’oggetti. I padovani tentano di scendere, le porte di un bus vengono sfondate e tutti gli occupanti identificati. Al ritorno alcuni ragazzi cominciarono a raccogliere la neve, caduta abbondante, e a bersagliere il portiere ospite, ma la cosa, partita un po’ per gioco, degenerò, così la celere decise di entrare nel parterre di curva scatenando la reazione degli Hag. Sugli agenti s’abbattè di tutto (lattine piene, pezzi di cemento,…), un ragazzo finì in coma colpito da una manganellata e altri 8 in questura. L’odio è stato rialimentato in occasione degli spareggi Playout di alcuni anni fa. Scontri a Trieste anche nel dicembre 2000, molto pesanti. Lì successe il finimondo, l’ambiente era carico fin dalla partenza, e il derby fu ancora una volta funestato da gravi incidenti, ripetuti i corpo a corpo, dalle numerose viette spuntavano i giuliani. Udinese: tafferugli in una partita di Coppa Italia dell’87/88; in un derby di fine anni ’80 all’uscita successe un gran casino e fu sottratto ai friulani il bandierone della “Brigata Ultrà”. Nel maggio ’91 a Padova, sassaiola fuori lo stadio verso i quasi 3mila friulani con cariche della celere. Nel 90/91, nello scontro diretto all’Appiani si presentarono tremila friulani, con le prime scaramucce già nel pregara. Dentro lo stadio le due curve si beccano di continuo e al triplice fischio circa 200 tifosi riescono a raggiungere il cancello che divide la gradinata dal settore ospiti e per 5 minuti vola di tutto, astate, cinghiate, pugni, finchè non interviene la celere che carica i padovani. Verona: i primi scontri si perdono nella notte dei tempi, addirittura nel 1921, quando le cronache dell’epoca parlano di rivoltellate (molte in aria) e scene di guerriglia. Nello spareggio col Trento a Verona del 1980, i veronesi, che come spesso succedeva in quegli anni non avevano una linea comune, seguirono la partita un po’ coi padovani e un po’ coi trentini. A fine gara volò qualche cazzotto coi veronesi ma niente di serio. Ora l’astio si è molto annacquato, visto che le due squadre sono state tanti anni senza incontrarsi e che è nata un’amicizia tra coloro che seguonola Nazionale italiana. La rivalità rimane comunque molto sentita dai “vecchi”. I primi “contatti” si hanno nell’estate ’84 all’Appiani: al tempo molti tifosi padovani tifavano Milan, qualcuno indossava materiale delle Brigate R.N. sez. Veneto e i veronesi presenti in Nord non apprezzarono per niente. I malumori si trascinano fino all’amichevole successiva, quando una 50ina di gialloblù, appartenenti alla “Gioventù Scaligera”, dal momento che il Padova vinse 5-0 presero diversi insulti in curva Nord. In particolare, il clima di festa e l’alcool spinsero qualcuno a fare cori per il Milan, di scherno ai veronesi, che a fine primo tempo fecero il giro dello stadio ed entrarono in Nord causando una gigantesca rissa sugli spalti e finì completamente il clima d’amicizia che esisteva tra le due tifoserie. Nel 90/91 solo un imponente servizio d’ordine evita il peggio a Padova. I padovani forzarono un cancello insieme ai gemellati bolognesi, che dava sui distinti, i veronesi fecero altrettanto riversandosi in massa verso i malcapitati padovani. Intervenne la celere che faticò non poco a rispedire gli scaligeri dentro il settore. I padovani decisero poi assaltare la curva ospiti fuori, ma s’infransero contro le f.d.o.; dopo la gara caccia alle auto targate Verona. Il derby di ritorno fu caratterizzato da assalti dall’una e dall’altra parte, respinti a fatica dalle f.d.o., e lancio di monetine dei veronesi.   

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Treviso: all’inizio degli ’80 i padovani subirono una battuta d’arresto con loro, che a quei tempi erano gemellati coi vicentini, che in un match a Treviso si presentarono in gran numero, e i padovani mantennero un profilo basso. Nella partita d’andata i biancoblù improvvisarono anche un invasione di campo. Ma la “vendetta” scattò in un Treviso-Sanremese del 1983, quando un manipolo di ultras biancoscudati a fine gara fece irruzione nella curva di casa, sfondò il magazzino della Nord e trafugò lo striscione “Hooligans”, con al centro l’immagine di Che Guevara, al tempo il principale dei trevigiani. Ci fu una fitta sassaiola con intervento della celere, una dozzina di padovani finì la domenica in questura ma lo striscione era ormai loro. Lo striscione venne poi riadattato per evitare discussioni (in curva esistevano simpatizzanti di sinistra e iscritti al Fronte della Gioventù), l’icona venne oscurata con una Union Jack, più consona alla dicitura “Hooligans” e divenne uno degli striscioni caratteristici della tifoseria padovana del periodo. Atalanta: Nell’88 3mila orobici invasero Padova con ogni mezzo. Gli Hag presidiarono la zona-stadio fin da mattino. Sembrava andare tutto liscio anche dentro lo stadio finché qualcuno non si lasciò andare a cori di sfottò per la loro eliminazione dalla Coppa delle Coppe e gli atalantini impazzirono di rabbia cominciando a tirare di tutto. Quasi tutti erano venuti in macchina e per ritornare ai parcheggi dovettero passare sottola Nord. Le forze dell’ordine non provarono neanche a fermare la muraglia di atalantini che passò sotto la Nord, un centinaio poco più di giovani Hag contro almeno 5-600 atalantini tra i 25 e i 50 anni. La disparità delle forze fece sì che i bergamaschi facessero irruzione nella curva, ormai vuota, spazzando via le flebili resistenze padovane. Una debacle senza attenuanti, ricordata e citata dai “reduci” per molti anni. Una trentina di ospiti vennero intercettati in Prato della Valle, con a bordo bastoni, crick e cacciaviti, qualche cane sciolto la pagò ma ciò non mitigò il senso di sconfitta e frustrazione di quel giorno. La stagione 91/92 offre però la rivincita ai padovani, in Coppa Italia. I bergamaschi sottovalutano la situazione e transitano sotto la Nord, ma subiscono le cariche. Un carabiniere intervenuto per sedare gli animi ricevette una catenata in pieno viso, mentre lo striscione da trasferta “Brigate Nerazzurre” venne salvato per poco dal ragazzo che lo portava nello zaino.

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Una coreografia dei tifosi del PadovaBologna: un tempo esisteva un gemellaggio vero e proprio, tramontato nei primi anni ‘90, quando a Padova emerse il gruppo di Piazza Cavour. Alla base dello scioglimento del gemellaggio motivi politici, ma non solo. Da allora non sono mancati gli incidenti, come a Bologna in Coppa Italia nell’estate ’93, quando i padovani in treno senza scorta finirono dritti sotto la curva bolognese, o come nel ’95 in autogrill, quando i veneti tornavano da Napoli e i bolognesi da Salerno. Cremonese: rivalità datata e piuttosto sentita; scontri nell’88/89 quando un manipolo di grigiorossi e gemellati vicentini a Padova  si diressero verso la Nord, facendo nascere un parapiglia; volò qualche bella astata. Rissa ad un Autogrill a fine ’07, dove, ad avere la peggio, è un cremonese operato d’urgenza per l’asportazione della milza; l’indagine portò all’arresto di 10 ultras, di cui 7 ai domiciliari. In Padova-Paganese del ’08, appese 10 magliette bianche alla vetrata della “Fattori” per i ragazzi ancora in carcere per quei fatti. Uno di loro si disse completamente estraneo alla vicenda, fece 15 giorni di carcere, con la faccia sbattuta su tutti giornali vedendosi così rovinata la carriera d’avvocato. “Cremona invasion” nel ’91 (non lo spareggio col Cesena, sempre a Cremona, 3 anni dopo): fermento e fibrillazione incredibile in città per quel Cremonese-Pd, col Padova in piena lotta per la A; i padovani disfecero completamente le carrozze dei treni speciali, e i due cortei (andata e ritorno) misero a ferro e fuoco un intera città: decine di auto fracassate, ribaltate su cui saltavano gruppi di ragazzi, vetrine in frantumi, moto calpestate, con la gente che, impotente, dalle finestre, piangeva vedendosi deturpare i loro beni. All’arrivo allo stadio scontri con le avanguardie cremonesi (e vicentine), che presto si ritirarono, poi una carica delle f.d.o., un paio di fermi, un arresto, un ragazzo finì dietro le sbarre per aver steso con un pugno un carabiniere. Il corteo di ritorno fu un’orgia di vandalismo gratuito. Il viaggio di ritorno lo fecero su treni completamente devastati, coi pezzi lanciati fuori ad ogni stazione di passaggio; girava voce che i celerini di Padova li aspettassero in stazione per una massiccia razione di manganellate, cosicché venne tirato il freno d’emergenza e più di mille persone fuggirono tra i campi in piena notte, con la polizia alle calcagna. Una volta a Padova il treno era ridotto a ferrovecchio. Vennero diffidati in una decina, ma, soprattutto, da allora venne semplicemente impossibile imboscarsi sui treni senza biglietto e i controlli divennero ferrei. Il quotidiano “Il Mattino”, al martedì, dedicò un ampio servizio sui fatti. Spal: nell’85/86 i ferraresi portarono a Padova un buon gruppo e a fine gara una trentina di ragazzi della Nord tentò l’approccio con sampietrini che mandarono in frantumi le vetrate della stazione per poi essere spazzati via dalla celere. Nell’86/87 furono portati via, entrando prima della partita in curva Ovest, gli striscioni “Supporters” e “Gioventù Estense”, esposto in Pd-Prato e Pd-Cremonese dello stesso anno. Dopogara movimentato, a base di aste e cinghiate, ma gli striscioni rimasero in possesso padovano. Tutta la giornata fu scandita da zuffe e disordini. “Supporters” venne esposto in una partita dell’Under 21 all’Appiani, poi sparì nel nulla; “Gioventù Estense” venne riadattato e modificato. Incidenti anche nel 2004. Spezia: senza settore ospiti, il Picco era uno degli stadi più ostici d’Italia; nell’86 il Padova vinse 1-0 e i padovani si trovarono stretti nella morsa del pubblico di casa inferocito, con pietre, sassi e oggetti vari che arrivavano da ogni parte, riuscirono ad aprirsi un varco, raggiungendo il pullman, che però, nel tragitto dallo stadio all’autostrada, fu letteralmente ridotto in frantumi. Il viaggio di ritorno fu un’odissea per il freddo con la gente avvolta in bandiere e striscioni. Al ritorno si cercò  di rendergli il favore, invano per la presenza massiccia di f.d.o. A Padova nel 2006 scontri che portarono 24 diffide, da 6 mesi a 3 anni, molte con l’obbligo di firma. Primi contatti con gli spezzini, in tutto circa 5mila, sin dalla mattinata; a fine gara invasero il campo festanti per la promozione, alcuni di loro si diressero verso i padovani per sfotterli e la risposta non tardò ad arrivare, con diversi ragazzi che entrarono in campo scontrandosi prima con gli spezzini, poi con la polizia. Con due cariche e l’uso di lacrimogeni le f.d.o., che riportarono alcuni feriti, dispersero le due tifoserie. Piacenza: nell’86/87 tafferugli nel piazzale antistante lo stadio, scontri che se ne vedevano pochi anche a quei tempi, l’uno contro l’altro, senza polizia. I piacentini fecero valere il loro numero e il fattore-campo. Alcuni ragazzi si presentarono in macchina, a ostilità già aperte, molto prima della partita e subirono il furto dello striscione “Boys Tnt” e di alcuni stendardi. Al ritorno i padovani fecero “blocco”, con gli ospiti che per più di un’ora non riuscirono a muoversi ed alla fine caricarono coi blindati le forze dell’ordine. L’anno dopo i padovani si presentarono in più di 300 e i piacentini furono molto meno spavaldi. Genoa: rivalità storica che si è acuita dopo lo spareggio-salvezza di Firenze del 94/95, in cui venne esposto lo striscione rubato ai genoani “7 settembre 1893”, oltre a “Non c’è Lega che salvi il Genoa” e “Bastardi genoani”. Scontri e sassaiola nell’88/89, venne intercettato un gruppetto con lo striscione “Vecchia Fossa”, i rossoblu non si tirarono indietro ma vennero condannati dai numeri. Chi aveva lo striscione fu bravo a tener duro fino all’arrivo delle f.d.o. Mestre: febbraio 2001, Padova in C2 che lotta testa a testa col Mestre per la promozione, 2500 padovani al seguito, i mestrini provocarono fin dall’inizio con lo striscione “Profeta uno di noi”, noto serial-killer dell’epoca che agiva a Padova ma era di Mestre. Nell’intervallo un solitario invasore mestrino arrivò fin sotto il settore padovano, braccato e trascinato poi fuori dalla polizia mentre mostrava il “medio”. Tensione molto alta a fine gara, padovani arrabbiati per la sconfitta, una decina di loro tentò di forzare un cancello trovando la polizia schierata: carica di alleggerimento, un lacrimogeno sparato nell’antistadio senza alcun motivo, ad altezza d’uomo, rispedito al mittente, un altro sparato subito dopo, la gente che non restò certo a guardare e lanciò di tutto agli sbirri; seguirono altri 5-6 lacrimogeni, che non erano i soliti lacrimogeni ma quelli al gas CS, che verranno adoperati poi al G8 di Genova a luglio (i padovani fecero da cavie). Dei ragazzini smontarono letteralmente i bagni e lanciarono rubinetti e un lavandino verso la polizia che, messa all’angolo, fece aprire le porte e defluire i biancorossi. C’era gente svenuta e che vomitava, trovava rifugio nelle case adiacenti lo stadio, coi residenti che, altrettanto intossicati passavano bottigliette d’acqua. Situazione incontrollabile. Alcuni padovani si aprirono un varco tra i “blu”, ritrovandosi in una via laterale, dove c’erano una decina di mestrini: breve coll
uttazione, poi arrivò i carabinieri. Gruppi di padovani sciamavano per il centro a cercar grane, uno trovò degli ultras del Veneziamestre, ai tempi in B, ma la Digos padovana intervenne prontamente. Alla stazione non c’erano tutti i 600 giunti in treno. Le f.d.o. non fecero ritorsioni non vedendo l’ora di mandare tutti a casa. Pistoiese: nel settembre ’98, a Pistoia, presenti circa 200 veneti, accolti da scritte sgrammaticate come “Padoda merda” e Setore ospiti”, il settore costava 18mila lire, tante per l’epoca. Cominciarono le trattative, poi i padovani, coi “blu” assopiti, si ritrovarono vicino il settore arancione. Ne seguì una battaglia celere-ospiti, venne arrestato un ragazzo di Padova, ammanettato a una transenna, con gli infami pistoiesi che lo colpirono più volte. I veneti cercarono di liberarlo, lottando contro i carabinieri (e pistoiesi fianco a fianco agli sbirri), ma poi furono costretti a ritirarsi. Ricominciarono le trattative per il biglietto e fu portato via un altro ragazzo, estraneo allo scontro, scaldando ancora gli animi, calmati, non più di tanto però, a suon di manganellate; 10 minuti di battaglia e un caricone spinse tutti verso l’entrata, con alcuni entrati senza pagare. A fine partita arrivarono i rinforzi, qualche padovano non voleva partire finché non avrebbero liberato i due ragazzi, portati in carcere: non ci fu niente da fare. Tgr e Tg5 parlarono di tifosi padovani protagonisti di un’autentica guerriglia e 11 poliziotti finiti in ospedale. I pistoiesi parteciparono al riconoscimento dei due arrestati. Tutti erano convinti che non ci fossero telecamere, ma in seguito arrivò a Padova una vagonata di diffide. Proprio a Pistoia, qualche giorno dopo, si svolse un raduno-ultras, con una delegazione di padovani che partecipò apposta per sputtanare di fronte a tutti gli arancioni, che per un po’ fecero girare la voce che i veneti erano armati, tanto che, al ritorno, presenziarono con due striscioni: “Basta lame basta padovani” e “Ultras Padova sez.1^ chirurgia”. Tali scontri furono fra i tanti motivi dello scioglimento delle “Brigate Arancioni”. Nel 2003/04 un gruppo di padovani si presentò a Pistoia alle 10 di mattina sotto la curva, ma loro non si fecero vedere, ammettendo che non avrebbero retto il confronto. Nel return-match, di lunedì, la notte nota come “Padova Zona Industriale”, dettero appuntamento ai toscani e ai gemellati per regolare i conti una volta per tutte, ma i presenti (3 veneziani, 2 modenesi, 1 pistoiese) vennero semplicemente graziati dalla 70ina di padovani accorsi. Da allora non sono più stati considerati, tranne che per un match di C.Italia. Brescia: prima c’era una sorta di “simpatia”, infatti in Vicenza-Brescia del 1985 alcuni padovani seguirono la partita coi lombardi e alla fine, c’era stato un contatto. Si parlò di un rapporto un po’ più profondo ma non se ne fece niente. Nel settembre ’87 furono i bresciani a rompere subito gli indugi mandando subito affanculo i padovani. Poi scontri bresciani-f.d.o. e alla ripartenza del loro treno alcuni padovani trovarono il modo di lanciare alcuni oggetti contro il convoglio. Nel 91/92 tanti bresciani fecero la trasferta di Padova, tra questi una 50ina fece un bella “azione”, staccandosi dal corteo, inavvicinabile per la presenza delle f.do., presentandosi per un faccia a faccia davanti la Nord, facendo un’ottima figura, poi i padovani ebbero la meglio perché di più e arrivarono i “blu” a blindare gli ospiti; il resto del corteo, accortosi degli scontri fece casino con la celere per sfondare il cordone e dare manforte ai compagni. Ci volle un bel po’ per ripristinare la calma. Pescara: nel 1989/90 a Padova un gruppo di ultras biancazzurri in incognito, spalleggiati dai gemellati vicentini, fecero una visita a sorpresa al chiosco di via 58^ Fanteria, ritrovo abituale degli ultrà patavini prepartita, ma trovarono reazione e vennero condannati dai numeri. A Pescara l’anno dopo, 400 biancoscudati seguono la squadra, durante la gara fitto lancio di monete, bottigliette e calcinacci coi settori attigui, specie con la Sud, dove dovrebbero essere i tifosi cosiddetti “normali”. Verso fine gara duro scambio d’opinioni coi carabinieri presenti nel settore, che provocano; scoppiano così violenti tafferugli che portano la ferimento di un ragazzo di Piazza Cavour, ritrovatosi con la spalla fratturata dal calcio di una carabina, un altro ragazzo venne fermato e diffidato. Fu il primo diffidato in assoluto della tifoseria biancoscudata! Nel 91/92 presente un folto gruppo di abruzzesi all’Appiani coi vicentini, nel post-gara decine di biancoscudati tentano di raggiungere il settore ospiti, ma trovano la strada sbarrata, dando l’assalto a delle volanti di passaggio; seguirono cariche della celere e inseguimenti. Cesena: una delle rivalità più vecchie, faccia a faccia con loro nei dintorni dell’Appiani già a metà anni ’80. Nell’83/84 a Padova per poco non persero lo striscione “Brigate Bianconere”. Nel 91/92 a Cesena, i romagnoli fecero irruzione nei distinti del Manuzzi, di lì a poco imitati dai padovani. Ne nacque 5 minuti di scontri corpo a corpo, pugni, calci, cinghiate, poi l’intervento della celere ristabilì l’ordine. Torino: rivalità prevalentemente calcistica, risalente al campionato di due anni fa, quando i veneti estromisero il Toro dalla finale Playoff per la A e, soprattutto, per la telenovela infinita della partita di andata dell’anno scorso all’Euganeo, quando si spensero improvvisamente i riflettori. Modena: astio antico ma sempre all’insegna del rispetto reciproco, inoltre vedi sopra. In Coppa Italia 88/89 a Modena gli Hag vennero condannati dai numeri e costretti a fine partita a barricarsi nel settore. Nel ’92, con gli emiliani venuti quasi tutti in macchina per evitare i controlli, nasce una bella rissa tra le bancarelle del Prato della Valle, sedata dopo poco dalla celere. Parma: non poche tensioni già a metà anni ’80, il primo striscione “Ultras” fu trafugato dai parmensi. Nuovi scontri nell’85/86, con gravi incidenti e scene da guerriglia urbana, dopo che gli emiliani avevano “passeggiato” nel pregara sotto la Nord, rubando sciarpe. Durante la gara alcuni ultras padovani tentano di fare irruzione in curva Sud. A fine gara 200 padovani ingaggiano una dura battaglia con le f.d.o. Bilancio: 40 fermati, un ufficiale della celere con una gamba fratturata e il pullman parmense completamente distrutto e inservibile. Gli emiliani uscirono solo alle 21, ma non tornarono a casa a mani vuote: i padovani nella fretta di uscire dallo stadio avevano lasciato appeso lo striscione “Commando Ultrà Curva Nord”, così approfittarono della situazione gli ospiti per scavalcare e prendere lo striscione. Nell’88/89 a Parma, i parmensi fecero il giro dello stadio e entrarono in curva Sud, mischiandosi al pubblico normale, facendo nascere uno scontro che costrinse i ducali alla ritirata. Un tifoso di Padova venne arrestato per aver aggredito un poliziotto. L’anno dopo, sempre al Tardini, sassaiola verso il corteo biancorosso, ma gli Hag reagirono bene. Pisa: rivalità storica fin da metà anni ’80. Nell’86/87, tornando da Reggio Emilia, viene casualmente incrociato a Bologna un treno speciale di pisani di ritorno da Modena: dalle parole si passò ai fatti quando i biancoscudati, nonostante il numero risicato, raggiunse il binario dei pisani brandendo aste arancioni. I toscani furono colti di sorpresa e non accennarono alcuna reazione, in compenso i celerini entrarono in azione caricando i padovani. Alla fine l’intero gruppo padovano venne trasferito agli Uffici d
ella Polfer e identificato. Dopo le procedure di rito, i ragazzi fecero ritorno a Padova, ma una volta scesi dal treno ebbero un’altra sorpresa: la notizia degli incidenti era finita all’Ansa e ad attenderli c’erano giornalisti e fotografi, tutti curiosi di conoscere questi “giovani leoni”, che in 70 avevano sfidato un treno di pisani e il reparto celere. Il giorno dopo tutti i giornali parlavano dell’accaduto, con tanto di interviste ai “reduci”. Rubato inoltre uno stendardo dei Rangers Pisa, diversi anni fa. Nel ’91-92 un manipolo di ragazzi al seguito in Toscana provocò alcune scaramucce coi locali e un paio di giovanissimi vennero fermati e rilasciati. In Pisa-Pd 06/07 i pisani espongono gli striscioni “Padovano bastardo” e “Dal 1945 nelle fogne”, ma anche “LO striscione per Mau non si può dimenticare: padovano eterno rivale, nemico leale”. Legnano: scontri violenti tra ultras a Legnano nel febbraio 2001, un addetto al campo dei “lilla” al Pronto Soccorso, per un colpo di cintura torchiata alla testa, due ultrà del Padova arrestati. Lo scontro è avvenuto dopo la partita, quando tre tifosi padovani sono entrati in campo e, ottenuta la maglietta dai loro beniamini sono andati sotto la curva dei legnanesi a sbeffeggiarli. Così, in pochi attimi, una decina di ultras dei lilla ha abbandonato gli spalti e a raggiunto gli avversari in campo per replicare agli insulti. La situazione è subito precipitata: ai tre del Padova si sono aggiunti altri venti ultras, imitati sul fronte opposto dai legnanesi. I due schieramenti si sono affrontati per qualche minuto a colpi di cintura e solo l’intervento della polizia ha evitato il peggio. Inoltre, dodici tifosi padovani hanno circondato sei poliziotti, con questi che hanno arrestato i due più esagitati, per violenza, resistenza e oltraggio. Carrarese: incidenti a Carrara nel settembre 2001, a 5 giorni di distanza dall’attentato delle Torri Gemelle di New York. I primi screzi coi locali l’ha il Fronte, naturalmente non scortato. Poi arriva una 70ina di padovani e c’è il primo contatto alle biglietterie sotto la gradinata, poco più che una scaramuccia, coi locali che si ritirano in fretta. A fine primo tempo una buona fetta di carrarini esce dallo stadio, facendo cenno ai presenti di seguirli e ai veneti di vedersi fuori. Dalla strada di fianco ai Distinti cominciano a volare grossi sassi e cubetti di porfido verso il settore, un ragazzino viene colpito in fronte sanguinante. I padovani aprono le porte e si ritrovano in strada. Lì c’è una grossa carica verso i locali, che si ritrovano sotto i Distinti e si ricompattano, ma la forza d’urto dei padovani, anche se in netta minoranza (una 40ina), regge bene il confronto. Continua però il lancio di robe varie, coi padovani rinchiusi a fatica dentro e gli agenti della Digos che fanno capire che sono guai seri, tanti veneti vorrebbero uscire e spaccare tutto. Il ragazzino colpito prima è in piena crisi di panico. I ragazzi escono dallo stadio mezz’ora prima del fischio finale, con la promessa della Digos che li avrebbe lasciati stare se se ne tornavano, altrimenti sarebbero finiti tutti in questura. Ma ormai, nonostante riprendessero la via di casa, erano nei guai. Il Tg5 dette subito notizia dei fatti e cominciarono ad arrivare telefonate di amici e parenti. Il giorno dopo si scatena il linciaggio mediatico. Sul “Gazzettino” compare un articolo gonfiatissimo, pieno di falsità e inesattezze. 2 ragazzi vengono arrestati alcune ore dopo il match, altri 2 si rendono latitanti per qualche giorno. 14 ragazzi vengono diffidati per 3 anni con obbligo di firma. Fu un periodo piuttosto duro, il clima da “caccia alle streghe” si stemperò pian piano, ma la curva per 3 partite rimase zitta, esponendo solo lo striscione “Il silenzio degli innocenti”. La cosa fece scalpore, cosicché alla fine venne raggiunta una specie di “tregua armata” per il bene del Padova. 7 diffidati su 14 furono assolti e si videro togliere le diffide. I carrarini pagarono un conto salato con la giustizia: ben 9 arresti nei giorni successivi. Al ritorno alcuni ragazzi del Fronte Opposto andarono a fargli visita, rimediando solo 5 diffide, pur non facendo niente. Avellino: memori della trasferta di Cosenza i padovani nel 90/91 lasciano i 2 torpedoni a Benevento e si muovono verso Avellino. A Benevento trovano anche il sindaco ad accoglierli, ma al “Partendo” l’atmosfera è ben diversa: tra una provocazione e l’altra si passò ai fatti, ma l’intervento dei carabinieri fu verso i padovani, tanto che tre ragazzi di Padova finirono in ospedale. Al ritorno un pullman venne colpito da alcuni sassi. Trento: vecchia rivalità. Scontri sia all’andata che al ritorno nell’85/86; l’anno dopo si presentarono in pochi all’Appiani e gli venne sottratto, abbastanza facilmente, lo striscione “Viking”. Napoli, quando si sono incontrati c’è sempre stata tensione         

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In passato “noie” anche con: Cavese: in un Padova-Cavese del dicembre ’83, nei tafferugli del dopogara, gli fu rubato lo striscione “Navajos” (vedi sopra). Bari: rubati gli striscioni “Ultras Bari sez.Milano” e “Angeli della Nord”, esposti in Bologna-Padova 84/85. Ravenna: scontri nel 97/98. Mantova: scontri in amichevole a Piovene, nel 2005. Reggiana: nel ’05 all’Euganeo un tentativo di “contatto” da parte dei padovani costò 21 diffide. Scaramucce a fine anni ’80 a Reggio. Empoli: vecchie ruggini negli anni ’80, con non poche tensioni. Nell’88/89 scontri sia a Padova che a Empoli, con 300 padovani al seguito che cercarono di sfondare il cordone di f.d.o.; un padovano venne arrestato. Pesaro, vecchie ruggini. Lecce: alcuni contatti di fine anni ’80, poi pezza leccese rubata, esposta in Padova-Venezia 92/93. Momenti di tensione e lancio di oggetti per quasi tutti i 90’ a Lecce nel ’92. Lazio, per un Samp-Padova, bello scontro a un autogrill nel 95/96 nei pressi di Genova; i laziali andavano a Torino con la Juve. Lucchese: nell’andata del 90/91 i padovani esasperati anche dall’arbitraggio, tentarono di raggiungere i 700 lucchesi. Scaramucce nel giugno ’91, lancio di oggetti, danni. L’anno dopo volò qualche sasso contro i toscani, ma niente di serio, comunque si scontrarono con la polizia. Como: scontri a Padova nell’89/90. Lazio:¨numerosi “contatti” per Padova-Lazio 87/88, specie coi numerosi cani sciolti che ai tempi seguivano la squadra capitolina: il grosso degli scontri a Prato della Valle, con un tifoso biancazzurro finito pestato ben bene in una rissa e un padovano che ricevette una bastonata in testa, finendo entrambi al Pronto Soccorso. Cosenza: danni al pullman a Cosenza nel 90/91. Ancona: scaramucce a più riprese tra fine anni ’80 e inizio anni ’90. Livorno: in chiave prettamente politica.

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Gruppi scomparsi, nati negli anni ’70: Magico Padova, Ultras

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Gruppi scomparsi, nati negli anni ’80: Leoni della Nord, Hell’s Angels Ghetto, Collettivo, Hooligans, Trips, Fighters, Ragazzi della Nord, Peones, Mods, Eagles, Alcool, Drunks, Supporters, Palaz, Alta Tensione, Gioventù, Zanzara Korps, Freak Boys, Palaz, Gioventù Biancoscudata, Red White Panthers, Skinheads, Thugs, Panthers Front, Montagnana Alcolica

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Gruppi scomparsi, nati negli anni ’90: Juventude Crociata 1995, Balls Breakers, I Santi Bevitori, Stuz, Leoni Armati, Boot Boys, North Side, Brigata Di Livio, Total Kaos, Le Ragazze della Nord Biancoscudata, Rebels, Nuova Guardia, Skizzati, Armata del Brancaleone, Madness, Exodus, Nucleo, Boys, Gioventù Crociata 1997, Bulldogs, Brigata Antivicenza, Brigata Fashiaaanu, France Legion, Porky’s Group, Brigata Nando Ruffini, Maraglia Klan, Manipolo, Pioners, Gruppo Deciso, Crazy Heads, Prima Linea, Leoni Biancoscudati, L.v.d., Zoo Pd, A.c.a.b., Sensa Creansa, Lords, Warriors, Abuligans, CUIB, Kitzbùel, Centro Storico, Falange Fontana, Cresta Alta.

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Gruppi scomparsi, degli anni 2000: Brigata Bancone, Ultras Patavium, Vecchie Facce Piazza Cavour, Fans 1910, Zona Sacra, Delirio Scudato, Guizza Clan, Vecchia Padova, Scudati & Contenti, Gooners, I Ragazzi del Muretto, Orgoglio Passione

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Storia della curva: Come nella maggior parte delle città italiane, il movimento ultras a Padova nasce nel corso degli anni ’70, caratterizzati da una situazione sociale molto “calda”, soprattutto a Padova, città da sempre culla di opposti estremismi. I gruppi che nascevano all’epoca in Italia portavano in curva i simboli della contestazione giovanile nelle piazze (mimetiche, baschi, scarponi di lana cuciti a mano coi colori della propria squadra del cuore). A Padova il tifo fatica ad attecchire, soprattutto per i magri risultati della squadra, rimasta ai fasti del Padova anni ’50 di mister Nereo Rocco (un anno arrivò terzo dietro Juve e Fiorentina), che naviga anonimamente in C, sprofondando addirittura in C2 verso fine anni ’70. Tuttavia una compagnia di appassionati e combattivi ragazzi nono si perde d’animo e fonda il “Club Magico Padova”, nel 1979, col Padova in C2. Era un club di giovani (età media 17 anni), affiliato al Centro di Coordinamento, ma con una visione del tifo molto diversa, più ritmata e movimentata. Un club considerato il “capostipite” degli Ultras Padova, dal momento che gli iscritti parteciparono poi attivamente anche alla vita di curva negli anni successivi, sotto le insegne dei “Leoni della Nord” e degli H.A.G. Il club aveva sede nel centro storico, si posizionò all’angolo della Gradinata Nord, poi nel rettilineo dietro la porta (curva Nord), ed aveva in “Sivori”, personaggio storico della tifoseria, che ancora oggi è possibile incrociare allo stadio, uno dei principali animatori del gruppo. Ben presto i rapporti col Centro Coordinamento si fecero tesi, vuoi per la differenza d’età, vuoi per le diverse visioni di tifo. A Padova, al contrario di quanto succedeva in altre città (Verona, Pisa , Bergamo, ecc.) i giovani rispondevano molto poco al richiamo del tifo organizzato, loro lo sapevano e si prodigavano in qualsiasi modo per attirarne l’attenzione. Per un Padova-Venezia tappezzarono la città con 2mila volantini nei quali invitavano tutti i ragazzi a tifare attivamente per il Padova con loro. Il club dimostra di essere serio, ma questa serietà non viene riconosciuta in pieno dal C.C.C.B., che prendeva poco sul serio gli interventi che faceva “Sivori”, unico rappresentante del club alle riunioni. Inoltre quando succedeva qualche incidente, all’Appiani o fuori casa, la colpa cadeva sempre sul “Magico Padova” anche se non c’entrava niente. I rapporti con le altre tifoserie si decidevano sul momento, molto influenzati dall’andamento della partita. Le rivalità più forti erano prettamente di stampo campanilistico (Venezia, Mestre, Trento), ma volò qualche pugno a Pordenone, Lecco e Macerata. I ragazzi del “Magico Padova” avevano comunque tanta volontà ed entusiasmo ed in loro primo anno d’attività si concluse con lo spareggio di Verona col Trento per la C1, con oltre 20000 padovani al seguito, in quella che viene a tutt’oggi ricordata come il primo e maggiore esodo padovano in trasferta. Nell’80/81 il Padova domina il campionato, ottenendo così la promozione in C1: l’Appiani è quasi sempre stracolmo e il gruppo inizia a crescere numericamente; viene anche confezionato il primo striscione “Ultras”, fatto su tela rossa con le lettere bianche in cuoio ritagliate e incollate, che verrà poi rifatto a fine campionato più grande su tela bianca, con la stella a cinque punte al centro. Quell’anno viene organizzato anche il primo treno speciale, nella trasferta di Civitanova Marche, col seguito di 700 tifosi, che vide la nascita di un’amicizia con loro, anche per la comune rivalità coi maceratesi, coi quali c’era stato dei problemi l’anno prima e in quella stagione avevano stretto amicizia coi mestrini. Proprio con la Maceratese il Padova ottiene la promozione matematica, alla penultima giornata, davanti a 20000 persone. Nella stagione successiva il “Magico Padova” inizia a confrontarsi con tifoserie ben più rodate e compatte, come triestini, trevigiani e modenesi: il gruppo cresce, iniziando a formarsi caratterialmente e si opta per un cambio di nome, anche se le facce rimangono le stesse. Gli ultras padovani, dopo aver fatto la spola tra Gradinata e Curva, si sistemano definitivamente nella nuova Curva Nord, costruita in legno e tubi innocenti. Il Magico Padova perde del tutto la dimensione di club, e in un periodo in cui i gruppi in Italia hanno tutti nomi “guerrieri” (Commandos, Brigate, Armata, ecc.) si decide di mantenere la propria originalità, chiamandosi “Leoni della Nord”, il cui striscione fa la sua comparsa all’inizio della stagione 81/82. Il motivo della scelta di questo nome è da ricercarsi sul fatto che il vecchio Appiani era chiamato, per la sua vicinanza degli spalti al campo e per la difficoltà di farvi punti, “Fossa dei Leoni”, così che i suoi ultras non potevano che chiamarsi “Leoni della Nord”. Inoltre, alcuni membri del gruppo simpatizzavano per il Milan (il Veneto è sempre stato un “feudo” rossonero) e la scelta del nome era un omaggio alla Fossa milanista. Dallo storico gruppo venne mutuato anche il simbolo e l’inno stesso (“Leoni armati stiam marciando, siam Leoni della Nord…”. Gli ultras biancoscudati crescono a livello numerico. I tempi cambiano: l’Italia conosce un nuovo boom economico, le piazze si svuotano, gli anni ’70 se ne vanno col loro carico di rancori e rivendicazioni. In quel periodo si getta le basi di quel movimento ultras che negli anni a venire diverra un vero e proprio “stile di vita”, ammirato e copiato in tutta Europa. La vittoria azzurra ai Mondiali spagnoli dell’82 fa sì che gli italiani s’innamorino nuovamente del calcio. A Padova, in questo clima di rinnovato entusiasmo, si stampano le prime sciarpe di lana “Fossa dei Leoni” e in casa la media-spettatori non scende mai sotto le 8mila unità. In quegli anni la politica rimane fuori dallo stadio, in curva convivono tranquillamente ragazzi di sinistra e esponenti del Fronte della Gioventù. Tuttavia la curva seguiva la tendenza della città, che in quel periodo era in prevalenza “rossa”. All’interno della Nord non mancavano simpatizzanti di Autonomia Operaia. Tradizione di molte tifoserie italiane dell’epoca era quella di colorare la curva con molti striscioni, anche se non tutti rappresentavano per forza gruppi organizzati, che nel caso di Padova era praticamente uno solo. Nascono fugaci amicizie con modenesi e veronesi. Con quest’ultimi non ci fu però niente d’ufficiale, ma semplicemente, in quel periodo alcuni ultras padovani, legati al Fronte della Gioventù, a tempo perso presero a frequentare la Sud del Bentegodi, stringendo amicizia con esponenti delle Brigate Gialloblù di Verona, ai temi molto temute e rispettate in Italia, vuoi per la comune visione politica, vuoi per la passione comune per l’alcool, vuoi per l’odio di entrambi per il Vicenza. Il rapporto durò molto poco e si concluse con delle grandi botte in un amichevole di Capodanno dell’84. Nel corso della stagione 82/83 alcuni ragazzi della Nord si recano in gita scolastica a Londra, da dove tornano con delle spillette in metallo raffiguranti un teschio alato e la dicitura “Hell’s Angels”. La dicitura e il simbolo piacciono così tanto che nel giro di poco tempo alcuni ragazzi iniziano a presentarsi allo stadio col giubbotto con ricamato sulla schiena scritta e simbolo. La svolta avviene nell’ultima partita, un Padova-Parma che coincide con la festa-promozione in B, serie in cui il Padova rimette piede dopo 14 anni, quando in transenna, ad affiancare quello ufficiale “Leoni della Nord”, appare uno striscione destinato a fare la storia del tifo padovano: “Hell’s Angels Ghetto”. I due striscioni in realtà lo stesso identico gruppo. Tuttavia, a partire dalla stagione 1983/84, gli ultras padovani vengono sempre più identificati, e si fanno sempre più identificare, con questo nome. La scelta della dicitura venne ispirata da quelle spilI
ette, con l’aggiunta di “Ghetto”, ad indicare lo storico quartiere centrale della città da cui provengono e abitano la maggior parte dei ragazzi. Può sembrare strano, perché il Ghetto di oggi è un ricco quartiere abitato dalla “Padova bene”, ma allora era la zona più verace e rappresentativa dell’anima “patavina” della città, ed era quindi normale che i ragazzi più attaccati e attivi in curva venissero dal Ghetto. La promozione aveva portato la città ad un’ubriacatura collettiva, e questo ebbe ovviamente ripercussioni positive sulla curva. Il ritrovo era in Ghetto, al Bar Belzoni. In quel periodo compaiono in curva anche i primi skinheads, all’epoca ancora scollegati dalla militanza politica. Verso la metà degli anni ’80 il movimento ultras esplode definitivamente in Italia: non c’è squadra dalla Serie A ai Dilettanti che non abbia un nucleo di sostenitori “caldi”. Le curve crescono in maniera impressionante, d’altro canto i giovani hanno ormai abbandonato le piazze e i movimenti politici, trovando nello stadio e nella militanza ultras un valido sostituto, anche se l’organizzazione è ancora piuttosto amatoriale. Gli H.A.G. crescono numericamente e cominciano a farsi un nome: l’Appiani torna ad essere la Fossa dei Leoni che tutti conoscevano e molte tifoserie lasciano sul campo sempre più spesso sciarpe, bandiere e striscioni. Il vicino “Prato della Valle” diviene un autentico campo di battaglia, ma anche in trasferta la presenza diventa costante e determinata, anche se al Sud in quegli anni andarci è sempre un tabù, anche dopo l’Heysel, per quasi tutte le tifoserie del Nord. Di quel periodo l’amicizie con bolognesi e palermitani, e le storiche rivalità con pisani e cesenati. I due anni di B fanno crescere la Nord e sono molto utili, ma a spezzare l’incantesimo arriva l’illecito di Taranto, dove il Padova si gioca la salvezza all’ultima giornata in casa di una squadra già retrocessa. La tifoseria si mobilita e si muovono circa 800 tifosi: una trasferta storica anche perché la prima nel profondo per i veneti. In quell’occasione ai tarantini viene regalato lo striscione “Ultras Bari sez. Milano” sottratto l’anno prima ai baresi, in segno d’amicizia, che però non sboccia. Il Padova vince 2-1, conquista la salvezza e la città impazzisce di gioia con caroselli e cortei finoa notte fonda. Ma appena tre giorni dopo la doccia fredda: la Procura della Figc apre un’inchiesta per presunto illecito. Dopo 15 giorni la sentenza: Padova retrocesso in C1 e squalifica di cinque anni per il vicepresidente Zarpellon; assolto invece il presidente Pilotto. Una mazzata tremenda per l’intera città e tifoseria: lo stadio si svuota, la cosa viene considerata un’enorme presa per il culo. Molta gente del Ghetto e abituali tifosi della Nord mollano, così che nel successivo anno di C1 raramente in curva si va sopra il tetto delle 100 persone. Il diffondersi della piaga dell’eroina tra i ragazzi della Nord farà il resto. L’85/86 viene considerato “l’anno zero” per gli Ultras Padova, con un gruppo e una tifoseria da rifondare completamente. La curva sembra in stato di shock. Gli Hag erano ancora in sella, ma dello storico gruppo erano rimasti in pochi. La città, umiliata e tradita, volta le spalle alla squadra ed arriva, promosso dal Centro Coordinamento il primo sciopero del tifo. La momentanea chiusura della Nord, per motivi di sicurezza, e l’eroina avevano allontanato tanta gente. L’organizzazione del tifo era allo sbando fin quasi alla cessazione, apatia e liti per i soldi cominciavano a riempire le domeniche e molti dei ragazzi rimasti presero le distanze da ciò che rimaneva del Ghetto dei bei tempi. Tra questi c’era una compagnia di belle speranze, che iniziò a ritrovarsi tutti i giorni in Piazza Cavour, gettando le basi per quella che sarebbe stata la Nord del futuro. La Piazza, fin dagli anni ’70, era stata il ritrovo storico della destra padovana, e nel nuovo decennio s’era trasformata, grazie all’apertura di un fast-food, iventando la zona più dinamica e “giovanile del centro. Ci si ritrovavano paninari, skins, che insieme a militanti del Fronte della Gioventù e ultras più giovani finiscono col dar vita a quello che era lo zoccolo duro della Nuova Guardia della curva Nord.  Non si trattava di un gruppo “classico”, con striscione e materiale come s’intende oggi, ma piuttosto una compagnia d’amici, che difendeva, allo stadio come in strada, la propria identità, il territorio. In città si cominciò a parlare sempre più spesso di questa zona dove era facile imbattersi in qualche tafferuglio o scazzottata, e la cosa finì per attrarre diversi “casinisti” da altri quartieri e, novità per l’epoca, dalla Provincia. La vicinanza di molti “volti noti” alla destra e al Fronte della Gioventù iniziò inevitabilmente a dare una coloritura più “nera” alla città, fin lì considerata ancora “rossa” e alla curva stessa, anche se la politica era tenuta lontana dall’attività curvaiola. Nel gruppo veniva accettata gente di tutti i tipi, purché amasse la maglia biancorossa e non si tirasse indietro. L’impegno dei ragazzi degli Hag rimasti (con la compagnia di Piazza Cavour ancora troppo acerba) impedì che Padova diventasse terra di conquista per tutti, anche se la stagione finì con 30-40 ragazzi in curva. I ragazzi si resero conto che l’atmosfera verso gli ultras era cambiata, visto che i 40 ultras partecipanti alla trasferta di Trento, nell’85/86, vennero fermati e condotti alla Polfer di Verona, dove vennero trattenuti un bel po’ e obbligati a pagare il biglietto per intero, cosa che prima dell’Heysel non succedeva quasi mai. Nell’86/87 la musica cambiò: presidente del Padova divenne Puggina, imprenditore titolate dell’Interspar, che riuscì ad allestire un Padova di tutto rispetto che vince tutte le prime cinque partite e fa tornare il pubblico sui gradoni. L’entusiasmo dei ragazzi di Piazza Cavour comincia poi a dare i suoi frutti: il gruppo cresce, facendo sempre più parte attiva della curva, cominciando a piantare un numero crescente di grane e guadagnandosi il rispetto del resto della tifoseria. E’ “il campionato della svolta” per tutti, l’anno in cui emerge “Piazza Cavour” e la tifoseria inizia a cambiare volto, certificandone il primo ricambio generazionale. Il nuovo gruppo è decisamente più dinamico e organizzato, meno fronzoli e più decisione rispetto ai vecchi. L’equilibrio politico della Nord si sposta da sinistroide a destra, sempre più. Un particolare non visto di buon occhio da molte persone: Padova ancora aveva la nomea di “città rossa”, e la situazione sociale non si era ancora del tutto tranquillizzata, dal momento che nelle piazze volavano sprangate a cadenza settimanale. Le tensioni sfociarono in una “visita” di un gruppo di autonomi in curva Nord, per un Pd-Reggiana: la situazione scivolò tranquilla fino all’intervallo, poi pensarono bene di prendersela con un noto esponente di destra di Piazza Cavour, gesto che scatenò l’ira dell’intera curva Nord, che si rivoltò contro gli “ospiti inattesi”, ai quali non rimase che abbandonare lo stadio. Per la festa-promozione col Prato, nel giugno 1987 i ragazzi della Nuova Guardia inaugurarono il proprio “stendardo” personale, raffigurante uno Snoopy in versione picchiatore: i ragazzi di Piazza Cavour presero per la prima volta posto in transenna e, nel successivo campionato di B, i vecchi consegnarono ufficialmente le chiavi della curva Nord ai più giovani, pur continuando da vicino a seguirne l’operato, e talvolta a partecipare. I giovani superano il primo esame: prima di campionato 87/88, Padova-Messina, affrontando i vicentini faccia a faccia, per 5 minuti buoni, che rivolevano lo striscione Vigilantes. Mentre subirono una dura lezione, salutare, dai bergamaschi. La stagione si conclude con una salvezza tranquilla, il gruppo cresce e matura. Deludente la stagione 88/89, con la curva che esprime il proprio malcontento col Taranto, quando il settore viene lasciato vuoto con appeso il solo striscione
“Siamo al mare…”. Nell’estate ’89 il Padova si rafforza, la Nord subisce una leggera flessione di presenze ma non fa mai mancare il suo sostegno “fisico”. La stagione 89/90 parte subito male, ma il gruppo principe pullula d’idee: viene stampata la prima fanzine, il primo nome fu “The treatement”, in omaggio alla famosa crew del Millwall, che fu più un’iniziativa di alcuni ragazzi skins di Piazza Cavour che un giornalino ufficiale. Dopo un solo numero si optò per creare una vera e propria fanzine, “L’urlo della Nord”, che era un vero giornalino di una dozzina di pagine, che però ebbe vita breve, infatti dopo sette numeri, alcuni autori vennero accusati di “stampa clandestina” e “istigazione alla violenza” e la pubblicazione fu sospesa. Passarono oltre dieci anni prima che si tornasse a parlare di una nuova fanza in curva. Nell’estate ’90 la curva viene colpita da un grave lutto: muore Luca Crivellari, meglio noto come “Ciuffo”, mentre si trovava con la fidanzata in vacanza in Sicilia, molto attivo fin dai tempi del “Club Magico Padova”, confezionò il primissimo striscione “Hell’s Angels Ghetto”, fece da “ponte” tra i vecchi del Ghetto e i nuovi di Piazza, seguendo i vari passi del passaggio di consegne in Nord. La sua morte lasciò un segno profondo. Tutti gli anni, dal 2003 si svolge un torneo di calcetto in sua memoria ( e per tutti quelli della Nord prematuramente scomparsi), tra i vari gruppi della curva. Il campionato 90/91 segna la consacrazione del Padova targato Puggina e l’esplosione del fenomeno ultras in città. La squadra, dopo un’epica rimonta, si giocò la A nelle ultime giornate e l’intera città venne travolta da una nuova ondata d’entusiasmo. Cambiò molte cose: fino all’ora c’erano mediamente alcune centinaia di persone in Nord, mentre in trasferta raramente si superava le 100-150 unità, ma il rinnovato entusiasmo portò il numero di frequentatori fiassi della Nord a 1500-2000 persone, che nei match-clou diventavano anche tremila e alle trasferte partecipavano migliaia di tifosi. Cominciarono ad arrivare tantissimi ragazzi anche dalla provincia, fino ad allora rimasta piuttosto indifferente ai colori biancorossi, e si moltiplicarono sottogruppi e compagnie che portavano i propri striscioni in curva. Un salto di qualità non solo numerico: gli Hag cominciarono a presenziare anche nel profondo Sud e anche l’aspetto coreografico era sempre più curato. Nel1991 a Cremona gli Hag organizzano un treno speciale, e per l’occasione stampano le magliette “Cremona invasion” raffiguranti Asterix e Obelix che caricano una legione romana. Allo “Zini” saranno 5mila i padovani presenti!. Alla penultima giornata c’è Padova-Barletta, con loro già retrocessi. Sembra una formalità, invece sarà un adelle più belle partite di tutti i tempi, con continui capovolgimenti di risultato e il 4-3 agguantato all’ultimo tuffo fa sognare un’intera città. Nell’ultima giornata però purtroppo venne una sconfitta per 2-1 e il sogno svanì, davanti ad almeno 6-7mila padovani, coi lucchesi confinati nella sola curva Ovest; i controlli furono severi e non si ripeterono gli ingenti danni di Cremona. Fu un colpo durissimo, una delle più grandi delusioni in assoluto, che lasciò un segno profondo anche per la stagione dopo, anche se da quel momento in poi il fenomeno ultras a Padova conoscerà una vera e propria esplosione. La Nord cresce e si confronta con tifoserie fino ad allora ritenute inarrivabili. L’Appiani, campo già caldo, diventa bollente, molte squadre e terne arbitrali subisconola pressione. La curva in trasferta comincia ad abbandonare la masa e si sposta a bordo di treni ordinari o mezzi propri, seguendo una linea “casual”, all’inglese. Gli anni che vanno dal ’91 al ’94 verrano sempre ricordati come i migliori a livello ultras. Nel 91/92 la squadra andava male, il pubblico rumoreggiava e la Nord, pur continuando a incitare, si fece sentire. Al termine di Padova-Avellino decine di ultras tentarono di entrare nell’area spogliatoi scontrandosi conla polizia. Con la Reggiana stadio mezzo vuoto, curva Nord piena in silenzio per i primi 45 minuti, poi l’incitamento riprese come al solito, ma la squadra era allo sbando. La curva s’incazzò di brutto, in campo volava di tutto, comprese assi di legno della curva, ma la partita venne lo stesso portata a termine. Fuori ancora scontri conla celere. Al termine di una giornata di guerriglia, la società esonera Mazzia e chiama Sandreani. Lo scandalo Tangentopoli travolse anche Padova, le attenzioni degli inquirenti vennero puntate sul nuovo stadio allora in costruzione a Padova Ovest, vero ricettacolo delle “bustarelle” locali. Una mazzata non da poco se si considera che il “refrain” che si ripeteva era sempre che “senza stadio nuovo possiamo scordarcila Serie A”. Anche la Nord, all’ultima giornata col Piacenza, prese posizione, con lo striscione “Tanti anni d’atteso per uno stadio di merda!”. La battaglia per il nuovo stadio continuò per gran parte della stagione 92/93, fino a quando non riprese il completamento del primo stralcio dei lavori. Nel ’94, in seguito ai disordini nel derby col Vicenza e altri frequenti tafferugli, ad esempio coi modenesi e con gli inglesi dello Stoke City, vengono diffidate 130 persone, tante per l’epoca. Gli H.A.G. si sciolgono e la curva intraprende una nuova forma di tifo, “all’inglese”, con bandiere e stendardi al posto degli striscioni. Con la promozione in Serie A viene abbandonato il vecchio storico “Appiani”, caratterizzato da pressione ambientale e calore del pubblico, per far posto al più “anonimo” e distaccato “Euganeo”. Tutto ciò porta a un lento ma costante declino della curva. Nel 94/95 nascela “Juventude Crociata” (poi solo Juventude), bella e dinamica realtà curvaiola, tanto da creare il primo sito in assoluto del tifo padovano. Negli anni a seguire la squadra inizia la sua parabola discendente, fino ad arrivare alla C2. I numeri in curva sono risicati, ridotti ai minimi termini, manca l’entusiasmo, ma c’è voglia di rischiare e incoscienza negli scontri, la gente non si preoccupa delle diffide, spesso di un anno e senza firma, non si pone il problema, preso alla leggera. Nel ’97 viene ritirato fuori lo striscione degli H.A.G., ma il progetto, con tempi e dinamiche della curva cambiati, viene abortito. Nell’estate ’98 nasce il CUIB, composto da ragazzi più radicali, molti dei quali, qualche anno più tardi, daranno vita al Fronte Opposto. Dopo gli incidenti di Pistoia, col CUIB appena nato, raso al suolo dopo due mesi di vita e gli altri gruppi falcidiati, col Padova che disputa l’ennesima stagione deludente, si arriva alla sofferta decisione di sospendere il tifo fino a fine campionato, con appeso il solo striscione “Addetti sottosequestro”, in casa e in trasferta. Il tifo riprende ai Playout col Lecco e torna l’anno dopo col rientro dei diffidati. In quegli anni c’è pure il Muet, composto da ragazzi più stagionati, ai tempi spesso “contestato” per il fatto di essere poco presente in trasferta e avere “abitudini” poco allineate a chi gestisce la curva, dentro la quale c’è molta politica. Siamo in piena era anti-Viganò, contestato apertamente, la maggior parte della tifoseria diserta lo stadio, la tifoseria sembra morta, apatica. La stagione 98/99 è deprimente, arriva la retrocessione in C2, una categoria infima. La curva presenziava ma non cantava, sia per protestare per le numerose diffide, sia contro la gestione societaria: è il periodo di “addetti sottosequestro” e delle partite in casa dove c’erano sì e no 150 persone. Nel 2001, col ritorno in C1, torna un certo entusiasmo: la curva decide di ricompattarsi e dall’unione di diversi gruppi minori nasce l’“Ac Padova1910”, con l’idea di rappresentare, dietro un unico striscione, storia e tradizione calcistica della città. Ma nello stesso tempo, l’ala più radicale della curva dà vita al “Fronte Opposto”, vero e proprio gruppo di rottura, marcatamente destroide anche nel materiale, che
, conla Juventude, rimane fuori dal progetto. Con la nascita del Fronte, si ha, per la prima volta a Padova, una certa forma di dualismo, ed arrivano i primi screzi interni alla curva, roba comunque di poco conto. Il “triumvirato” A.C.P.-F.O.-Juventude rappresenterà per diversi anni a seguire il tifo padovano. Sempre nel 2001 c’è la paventata fusione col Cittadella. Si arriva ad un passo dalla fusione, con la tifoseria sbandata e costernata, ma, alla fine, vengono esplodere delle bombe carta a casa dei presidenti delle due società, che li fanno desistere, anche se si dice che il vero problema erano i conti in “rossissimo” del Padova. Dall’estate 2005 si decide di “dare una svolta”: niente striscioni, né gruppi di riferimento, in perfetto stile casual. Da circa 2-3 anni comunque le “pezze” sono ricomparse, ci sono tante identità, tra cui i 3 gruppi sopracitati, anche se idealmente si può parlare di un unico gruppo denominato “Tribuna Fattori”.

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Curiosità: -A Padova, il problema della famigerata Tessera, voluta da Bobo Maroni e data in pasto all’opinione pubblica come se fosse la panacea di tutti i mali, è molto sentito e al centro dell’attenzione, al punto di farne una vera crociata, una questione di principio, che è quello della libertà di ciascun individuo, che ha portato alla scelta naturale di non sottoscriverela Tessera, e quindi l’abbonamento, sia l’anno scorso che quest’anno. La Fattori è piuttosto compatta controla Tessera del tifoso, come confermato nella riunione svoltasi all’Appiani nel luglio scorso, in cui per il terzo anno consecutivo ha affrontato l’argomento, e ne ha data dimostrazione più volte. Gli abbonamenti quest’anno si sono potuti fare anche con due voucher, il termine ultimo per rinnovare il secondo voucher scadeva il 23 gennaio scorso. -Lo scorso 29 settembre un pullman di sostenitori patavini, diretto a Castellammare di Stabia, è stato bloccato alle porte di Napoli, e lì trattenuto perché gli occupanti non erano in possesso della famosa Tessera del tifoso. Già questo fatto sarebbe assai grave di suo, se poi si aggiunge che 44 ragazzi sono stati raggiunti da provvedimento di Daspo, si deduce che in questo Paese, che si definisce “democratico” e “civile”, non c’è posto per le libertà individuali. Inoltre, come si può leggere nel loro foglio di diffida, i ragazzi non hanno commesso nessun reato, né di conseguenza hanno riportato nessuna denuncia, ma, com’è scritto chiaramente, “avrebbero potuto creare disordini” se fossero arrivati a destinazione. Il bello è che poi un’altra trentina di ragazzi, a bordo di mezzi privati, sono riusciti ugualmente ad arrivare nella cittadina campana, non creando il benché minimo incidente o problema. E’ chiaro che l’Osservatorio del Viminale ha con questo pretesto fatto pagare ai padovani le battaglie e le varie iniziative intraprese controla Tessera. La “Fattori”, dalla partita col Bari del 27 ottobre scorso, non ha esposto più le tradizionali pezze nelle partite casalinghe, né lo farà fino alla scadenza delle diffide; inoltre, è rimasta in silenzio per i primi 20 minuti di gioco, lasciando al centro del settore uno spazio vuoto, a simboleggiare l’assenza dei diffidati, tornato a riempirsi quando hanno ricominciato a cantare. Due ragazzi della Fattori sono stati invitati a “Dodicesimo in campo”, trasmissione che va in onda il martedì sera su Retebrescia, per parlare della vicenda dei 44 diffidati e delle polemiche col Comune di Padova, il special modo col Sindaco Flavio Zanonato che ha trattato male la Fattori, usando parole pesanti come “Mi fate semplicemente schifo e sono dalla parte di chi cerca di impedire le vostre violenze da frustrati”. -I tifosi padovani, nel recente Padova-Brescia del 9 febbraio scorso, hanno fatto trovare alla tifoseria bresciana, alle biglietterie della curva Nord, lo striscione “Paolo: ingiustizia è fatta”, a poche settimane di distanza dal processo a carico degli agenti del reparto celere di Bologna che nel2005 a Verona massacrarono di botte il bresciano Paolo Scaroni. Processo che ha visto la vergognosa assoluzione dei sette agenti imputati, a superflua riprova di come in Italia il concetto  “la legge è uguale per tutti” sia carta straccia. Una delegazione padovana era presente al processo. Al triplice fischio, nonostante la prestazione incolore della squadra, i giocatori vengono chiamati sotto la Fattori, mentre dalle tribune si sente qualche fischio, che provocano la stizzita reazione del presidente Cestaro, in particolare si fa scappare un “Vadano a fare in c…!” che non fa distinzioni tra chi ha fischiato e chi ha chiamato la squadra per applaudirla. Certe uscite sicuramente non aiutano l’ambiente, che ha fame di grande calcio. La curva ricorda Riccardo, ragazzo 14enne morto in settimana di leucemia, che si stava innamorando dei colori biancorossi, con lo striscione “Ricky:la Tribuna Fattori non dimentica”. -In occasione del recente Padova-Livorno del gennaio scorso, le due società ricordano l’ex di entrambe Piermario Morosini, giocatore livornese scomparso tragicamente un anno fa a Pescara. I club biancoscudati effettuano una coreografia nei distinti, fatta con cartoncini bianchi e rossi, a formare il suo numero di maglia, il 25. Purtroppo il giornalista Alberto Gottardo, immancabile benpensante di turno, corrispondente dell’Ansa da Padova, diffonde una “falsa-farsa” notizia, parlando di cori degli ultras contro il Livorno nel minuto di silenzio per Morosini, tralasciando colpevolmente il particolare che i cori “contro” non sono partiti “quasi subito” ma ben dopo il fischio d’inizio, provocando così il giornalista la reazione piccata della Tribuna Fattori. Nessun spettatore, pur sforzandosi con la fantasia, avrebbe potuto mettere in relazione i cori col minuto di silenzio, e il fatto che lui, per sua stessa ammissione, non fosse neanche allo stadio, è di per sé un aggravante non da poco. -Recentemente, per migliorare il tifo della Fattori che si era un po’ spento, alcuni ragazzi sono saliti sulla vetrata a lanciare i cori: un’iniziativa apprezzata dai componenti della curva e che ha portato buoni risultati. Ma a qualcuno che vorrebbe tutta la curva seduta come a teatro, questa cosa non è andata giù e la questura ha pensato bene di multare questi ragazzi per violazione del regolamento per l’uso interno dello stadio. Un episodio che potrebbe costituire in seguito un pericoloso e grave precedente. -In Inghilterra lo chiamano “boxing day”, in Italia è alquanto inusuale giocare nel giorno di Santo Stefano, anche se ci siamo abituati oramai un po’ a tutto, ad incontri giocati a qualsiasi ora e in qualsiasi giorno. Per l’ultimo Santo Stefano, di mercoledì, si è giocata Padova-Ternana, e per la Fattori è stata una giornata speciale, dal momento che è coincisa col rientro di due ragazzi, dopo una diffida di ben cinque anni, per un episodio risalente al 2007, un Padova-Foggia, quando tre guardie carcerarie di origine foggiana denunciarono una presunta aggressione subita nei pressi dello stadio nel prepartita, ed in seguito a tale episodio vennero riconosciuti tre ragazzi, uno venne diffidato per tre anni, gli altri due per cinque. La vicenda all’epoca fece molto scalpore, strumentalizzata ad arte dai nemici della curva, tanto che i tre presunti aggrediti vennero convocati dal Sindaco in comune, omaggiati delle scuse della Città di Padova, oltrechè di due maglie del Padova (sì, due, perché il terzo era beatamente in vacanza in Meridione). I loro volti vennero anche oscurati sugli organi di stampa, non per paura di ritorsioni, come si potrebbe credere, ma perché in realtà non avevano alcun minimo segno di aggressione, né ferite sul volto. Insomma fu una condanna mediatica bella e buona, una gigantesca montatura. Proprio nella stagione 07/08 gli ultras iniziarono a gran voce a chiedere di essere spostati in Gradinata Su-Est (l’attuale Tribuna Fattori), e proprio in seguito alle presunte violenze avutesi contro il Foggia, la Prefettura negò lo spostamento “totale” dei ragazzi della Curva Sud in Gradinata, come invece veniva fatto ogni inverno in concomitanza con le prime “ghiacciate”, accennando a non meglio precisati “motivi di sicurezza”. Si può così capire perfettamente quanto le diffide siano state “medianiche”, o “politiche”: tre ragazzi scomodi tolti di mezzo per far definitivamente tacerela tifoseria. Contro la Ternana il primo coro è per i diffidati, dal momento che per due che rientrano, ce ne sono ancora una 70ina fuori. -In Padova-Cittadella del novembre scorso, è vissuta dai padovani come una partita qualunque, mentre i cittadellesi, che sono in parte anche filovicentini, la sentono eccome. Il tifo in Fattori non è al massimo, in certi momenti si canta in pochi e la curva sembra ultimamente aver perso non poco smalto. Certo, si sente la mancanza dei 44 diffidati di Caste
llammare, e le ripercussioni che hanno avuto nell’ambiente, ma, più in generale, c’è meno entusiasmo rispetto ai primi anni di B. Il primo incontro in assoluto col Cittadella risale alla stagione 98/99, anno della retrocessione in C2, partita terminata in pareggio, agguantato dal Padova a tempo scaduto, che si concluse con una dura contestazione alla squadra che portò la curva a chiamare il Cittadella sotto il settore per applaudirlo; fu chiesto un incontro conla squadra. La partita costò anche una decina di diffide per danneggiamento ai seggiolini dello stadio. Ci fu anche nel mezzo un tentativo di fusione tra i due sodalizi saltato per un nonnulla, un paio di anni in cui il Cittadella utilizzava l’Euganeo per le gare casalinghe, e tante gare che hanno portato anche a vere e proprie umiliazioni sul campo. Comunque anche il coro “Chi non salta è un padovano” non suscita nessuna rivalità tra i padroni di casa. -I ragazzi della Fattori, sabato 2 febbraio scorso hanno organizzato un aperitivo aperto a tutta la tifoseria per festeggiare i 103 anni della società, con la presenza di circa 150 persone, in una piazza Cavour che sembrava un mare di ombrelli. -Bel tifo in Padova-Sassuolo, big-match della 19^ giornata di questo campionato con coreografia della Tribuna Est. Giocatori chiamati sotto il settore a fine gara, accolti dal coro “Meritiamo di più”. -In Padova-Grosseto del settembre scorso, ricordata la scomparsa di Sandrino, detto “Rasta”, tragicamente scomparso in settimana, con uno striscione toccante. -Fin dalle prime partite di questa stagione, gli stewards si sono fatti molto più fiscali nei controlli all’ingresso della Fattori: non solo non fanno entrare i bandieroni (peraltro consentiti ai tifosi ospiti) ma vorrebbero l’autorizzazione per qualsiasi bandiera sopra il metro. La Fattori ha fin dall’inizio preso fermamente la decisione di non compilare alcun modulo e di non fare nessuna richiesta, preferendo una curva grigia a una curva autorizzata. -Nella partita interna con l’Ascoli, del campionato in corso, è stato esposto uno striscione in favore del giocatore del Nuova Cosenza, Paolo Arcidiacono, che esultando per un gol segnato mostrò la maglietta con la scritta “Speziale innocente”, suscitando un vespaio di reazioni negative da parte dei media: tutti sanno che Speziale è innocente ma ci voleva un capro espiatorio. Con quello striscione, i padovani ne consigliavano l’acquisto alla società, in una fase in cui si parlava molto di calciomercato, che voleva essere una risposta a tutte le polemiche che ha scatenato il suo gesto.

-Bella presenza dei padovani a Vicenza, nel settembre scorso, che riempiono il settore nonostante l’orario inusuale (si gioca alle 12,30) e la Tessera, accendendo anche qualche torcia. -Dal 23 al 26 maggio 2012 si è tenuta la 10^ edizione di “Appiani in festa”, presso il parcheggio della curva Sud dell’”Euganeo”, con annessi torneo di calcetto e musica dal vivo. -I padovani sono tornati, in un pomeriggio di luglio 2012, per un Padova-Selezione Padovana, nel glorioso Appiani, a riassaporare l’ebbrezza e i valori del passato, quando il vecchio stadio ribolliva di tifo e le sue tribune erano stracolme di appassionati. Un vero e proprio evento, anche se per pochi, visto che la capienza attuale è solo di qualche migliaio di posti. I biglietti sono andati esauriti in due ore. Per l’occasione gli ultras accendono decine di fumogeni e espongono i soliti caratteristici drappi. L’”Euganeo è sempre più odiato, anticalcio e antitifo, con quell’inutile pista d’atletica. -Il settore dei tifosi padovani più caldi è dedicato a Gildo Fattori, storica voce del Padova Calcio, scomparso il 2 maggio 2004. Molti tifosi a Padova ricordano ancora nitidamente la famosa telecronaca del giugno ’94 allo stadio di Cremona nello spareggio per la A col Cesena, fatta con un ritmo e un’intensità emotiva che solo lui sapeva trasmettere, e il pianto a dirotto cui alla fine si lasciò andare, stremato dalla fatica, ma inebriato di gioia per un trionfo atteso da 32 anni. In Padova-Ascoli 2010/11 è stato esposto lo striscione “Gildo Fattori cuore scudato”, mentre il 30 novembre scorso, al Cheers Pub di Tombolo, si è svolta una serata in suo ricordo. Durante le sue radiocronache non dimenticava mai di menzionare i ragazzi della curva. -Lo scorso 1° gennaio è scomparso in Brasile, dove si era trasferito da qualche anno, il 49enne Mauro Daniele, detto “Bubu”, fondatore degli Hell’s Angels Ghetto.

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