E’ stato il colpo del mercato di gennaio, strappato alla concorrenza prendendolo dal Lecce per 3,5 milioni di euro, stiamo parlando di Andrea La Mantia, che attraverso le pagine del “Tirreno” parla della situazione attuale e della squadra.

“In queste prime partite con l’Empoli, non sono stato all’altezza delle mie aspettative e del mio potenziale. Posso dare di più, ne sono consapevole, e quindi devo dare di più.”

Il motivo?

“Più di uno. Sono arrivato con un problema muscolare da smaltire ma nelle primissime apparizioni penso comunque di essere stato utile. Poi ho avuto una settimana di influenza che mi ha fatto perdere smalto e quando sono tornato fortunatamente la squadra stava girando a dovere e non era il caso di metterci le mani”

Quindi, ora, questa pausa forzata può essere anche un’occasione?

“In qualche modo si. Certo dispiace soprattutto il motivo per cui ci siamo fermati, ovvero questa tremenda pandemia che sta spegnendo troppe vite. A livello professionale, però, spero ci sia l’opportunità di ripartire. Anche perché tornare a giocare sarebbe un bel segnale per tutti. Ed io e i miei compagni abbiamo il dovere di farci trovare pronti.”

Come?

“La società ci ha messo nelle condizioni di farlo. Con gli allenamenti via Skype e le bici che ci hanno consegnato. Noi ci stiamo impegnando, anche se è chiaro che il campo manca. Manca molto.”

E la vita da spogliatoio?

“Beh, per quello riusciamo a prenderci in giro e a scherzare insieme via Skype.”

Torniamo alla sua situazione personale.

“Certo. Se e quando riprenderemo farò di tutto per ripagare la fiducia che è stata posta in me.”

Sarà dura risalire nelle gerarchie?

“L’Empoli è una squadra importante, con tanti giocatori bravi. E’ normale, in un ambiente come questo, che ci sia concorrenza. Va vissuta nel modo giusto, cioè, come stimolo. Anche perché, e di questo ne sono assolutamente convinto, ci sarà bisogno di tutti.”

Come mai è così sicuro?

“Perché quando e se riprenderemo inizierà, di fatto, un mini-campionato. Una stagione nella stagione in cui può succedere di tutto. Ci saranno tante partite da giocare in un lasso di tempo ristretto e, sicuramente, tutti avranno l’occasione, ma anche il dovere, di fare la loro parte.”

E in questo senso la concorrenza può diventare un vantaggio?

“Esattamente. Il fatto di avere tanti giocatori bravi, come succede qui a Empoli, sarà una risorsa. Ovviamente dovremo essere bravi a remare tutti nella stessa direzione, ma su quello non ho dubbi conoscendo il modo di pensare e di vivere il calcio dei miei compagni.”

Intanto come categoria, cioè come calciatori, siete anche al centro dell’attenzione per il discorso legato agli stipendi.

“E come categoria siamo pronti a fare la nostra parte. Vediamo quello che sta accadendo attorno a noi, in ogni angolo del mondo. Non viviamo in una bolla. Inclusi, ovviamente, noi giocatori dell’Empoli. Quando la società lo riterrà opportuno ci confronteremo e troveremo la soluzione migliore per tutti.”

Com’è, da calciatore, il calcio senza pubblico?

“Un po’ lo specchio della situazione che stiamo vivendo in generale. Ovvero una cosa che a tratti ti sembra surreale. Però la salute delle persone viene prima di tutto, per questo riprenderemo con i tempi e le modalità che le autorità sanitarie ci indicheranno.”

Però potrebbe segnare il suo primo gol con la maglia dell’Empoli senza tifosi sugli spalti?

“Un peccato. Ma comunque spero che arrivi il prima possibile. Soprattutto perché significherebbe vedere la luce in fondo al tunnel, quello che, in un modo o nell’altro, stiamo attraversando tutti quanti.”

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