Nella settimana che precede l’incontro con l’Inter abbiamo voluto fare quattro chiacchiere con qualcuno che adesso è nello Staff Tecnico nerazzurro ma che, ascoltandolo, si sente quanto abbia nel cuore ancora dolci pennellate  di azzurro. Mario Cecchi è stato per dieci anni allenatore delle squadre giovanili dell’Empoli. Un’avventura iniziata con gli Esordienti poi „Giovanissimi B”, nella Stagione 2005/2006  con i “Giovanissimi Nazionali” (classe 1991), con gli “Allievi Nazionali” per poi approdare, dalla Stagione 2013/2014, alla “Primavera” dove rimane fino al termine della Stagione 2014/2015.

Dieci anni in azzurro, quattro volte alle Finali Nazionali di Categoria (in Categorie diverse) e con tanti ragazzi che ha saputo far crescere e formare per finire  nel calcio dei professionisti.

Nel giugno 2015 il suo legame con l’Empoli si interrompe (ricordavo una intervista del 22 giugno di quell’anno) per una scelta della Società ancora oggi difficile da comprendere, anche per il modo con cui fu comunicata: appena 15 giorni dalla scadenza del contratto.

Da quel momento un anno ad allenare lo Scandicci in Serie D e poi la chiamata di Simone Inzaghi alla Lazio che lo vuole tra i suoi collaboratori. Logico che poi prosegua con il tecnico piacentino quando passa all’Inter ed è proprio in casa nerazzurra che lo troviamo oggi, a poche ore dalla partita che l’Inter giocherà al ”Castellani” con il primo Empoli dell’era posta-Zanetti.

Quanto tempo è passato dalla nostra ultima chiacchierata del 22 giugno 2015! Da Monteboro a San Siro…mica male!

Sai che non mi ricordavo neanche quanto tempo era passato? E’ davvero passato tanto tempo. E’ stato un percoso lungo ma di grande soddisfazione anche se non mi posso scordare la grande palestra che ho avuto l’opportunità di avere ad Empoli grazie al Presidente ed a tutte le persone che mi hanno dato questa possibilità. Probabilmente è proprio per quello che ho avuto la fortuna di avere questa crescita….passato da Roma cinque anni e poi da tre anni qua a Milano

 

Come è nato il rapporto tra te e Simone Inzaghi?

Nasce quando allenavamo la Primavera ma ancora prima quando entrambi allenavamo gli Allievi Nazionali, poi il Corso che abbiamo fatto insieme a Coverciano. Siamo sempre rimasti molto amici, ci siamo sempre sentiti e poi lui un giorno mi chiamò e mi offrì l’opportunità di andare a Roma nella Lazio. Da lì il nostro rapporto è cresciuto ancora, sono otto anni che siamo insieme

 

Cosa ti ha lasciato l’Empoli e cosa ti porti ancora dell’esperienza che hai fatto per 10 anni in azzurro?

Mi porto tanto perché ho incontrato tante persone, Dirigenti, Accompagnatori e tanti calciatori che mi hanno dato la possibilità, ogni anno, di fare bene il mio lavoro. A Empoli si ha la possibilità di fare bene il nostro lavoro e sopratutto lavorare alla crescita dei giocatori, non tanto ai risultati. Questo è un tema fondamentale che non mi scorderò mai perché abbiamo lavorato sempre in grande sintonia. Questo ci ha permesso di vedere tanti calciatori alla ribalta…non voglio fare nomi perché  altrimenti mi dimenticherei di qualcuno. Però tanti, tanti, anche quelli che non sono arrivati, perché per arrivare non ci vogliono solo qualità o doti che ci dà Nostro Signore ma poi bisogna metterci anche qualcos’altro. Qualcuno c’è riuscito, qualcuno no, qualcuno in parte, però ciò è normale nella crescita dei calciatori.

 

Hai lavorato prima alla Lazio, ora sei nell’Inter. Ambienti quindi di altissimo livello. E’ possibile trovare delle similitudini tra queste realtà? Non a livello tecnico ma a livello ambientale?

A Empoli c’ ancora la possibilità di poter gestire. I risultati contano sì anche a Empoli però in parte si riesce ancora a lavorare non pensando esclusivamente al risultato. Qua, a Milano come  a Roma, c’è grande pressione ed il risultato non è determinante ma è molto importante. Qua la pressione è alta ma ormai ci siamo abituati. Sappiamo che è così. E andiamo avanti

 

Dei dieci anni passati a Empoli c’è qualche momento che ricordi con particolare soddisfazione, gioia? Qualcuno, in ordine sparso.

Guarda, paradossalmente ti voglio ricordare le Finali perse. Come sai abbiamo giocato 4 Finali e le abbiamo perse tutte e quattro. Le ricordo volentieri perché è stato comunque un percorso bellissimo, con gruppi diversi di calciatori. All’inizio dell’anno mai avremmo pensato di poter riandare in Finale. Mi ricordo che Andrea (Innocenti ) piuttosto che Marcello Carli, la prima volta che andammo in Finale dissero che non ci sarebbe ricapitato più. E invece ci siano andati per 4 anni di fila. E questo è un bellisimo ricordo. Nel calcio vinci o perdi ma rimane comunque un percorso bello fatto con calciatori diversi

 

Da otto anni ormai sei lontano dall’ambiente Empoli FC. Visto dall’esterno l’ambiente Empoli come viene percepito?

Viene percepito come una Società che lavora, che lavora per costruire calciatori, che tutti  gli anni sforna calciatori che poi vanno in grandi squadre…Asllani..piuttosto che Bajrami…o Baldanzi… ma tanti altri. Empoli è percepita da fuori come è sempre stata, ovvero una Società che chiaramente pensa al risultato…l’obiettivo della salvezza è certo importante…però di pari passo porta avanti anche quella che è sempre stata una sua caratteristica, ovvero fornire calciatori per squadre importanti

 

L’ultima domanda poi ti lascio in pace. E’ un momento difficile qui a Empoli, lo sai. Ti lascio il microfono per un messaggio…un saluto…per i tifosi azzurri

Saluto tutti a Empoli perché mi hanno voluto bene in tanti. Mi ricordo tante persone, Presidente, Dirigenti, la Società, tutti. Quello che posso augurare all’Empoli è che possa continuare a mantenere la Categoria e comunque, anche per le cose che dicevo prima, a Empoli non è mai un disastro per loro perché il lavoro che portano avanti prescinde dal tenere o non tenere la Categoria. Quindi il miglior augurio è quello di continuare a fare il lavoro che hanno sempre fatto

 

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