Dopo la doppia trasferta di Padova e Novara, commentavamo di come questa squadra giocava bene ma raccoglieva poco, ed eravamo a chiedere quel piccolo passo per provare a diventare grande, il che certo non vuole dire raggiungere un obbiettivo particolare diverso da quello che la società in primis si è preposta: la salvezza.

Dopo la gara di sabato con l’Atalanta, che insieme al Siena detiene la prima fila nella griglia di partenza di questo campionato, possiamo dire che quel passo è stato fatto. La squadra ha fatto capire a tutti che sa essere cinica la davanti ed ermetica dietro. Ha dimostrato che sa far sfogare gli avversari senza mai scomporsi e che sa semmai mandare gli altri in completo tilt. Spesso si è sprecata nella passata la stagione la parola maturità. Ecco Aglietti ha saputo dare a questi ragazzi la giusta maturità, quell’ingrediente di cui non si può fare a meno per poter fare il salto di qualità che lo ripetiamo al di la del raggiungimento di uno o di un altro obbiettivo può comunque  indirizzare la stagione azzurra in una maniera piuttosto che in un’altra.

La classifica c’è chi la guarda, c’è chi non la guarda e c’è chi dice di non guardala ma sotto sotto una sbirciatina ce la da. Ognuno faccia come creda, noi la guardiamo e la vogliamo anche raffrontare con le stagioni passate. I punti dopo quindici giornate sono 25, gli stessi che avevamo due anni fa sotto la gestione di Silvio Baldini, una squadra, quella, costruita per tornare in serie A, composta da gente affermata di uno spessore qualitativo importante, una squadra che si sarebbe piazzata al quinto posto con 67 punti finali. Quinto posto che se fosse raggiunto da questi ragazzi corrisponderebbe ad un scudetto, in una stagione, non scordiamocelo, che ad un certo punto ha rischiato anche di non vederci partecipare, soltanto i salti mortali del presidente Corsi e di tutto il suo staff hanno, poi senza patemi d’animo, permesso all’Empoli di festeggiare questi 90 anni di storia ininterrotta.

Il difficile forse però comincia adesso. Adesso che non ci possiamo più nascondere dietro ad un dito, sempre mantenendo la filosofia dei fari spenti, con un entusiasmo sempre più crescente tra le gente con la convinzione che questa squadra abbia le carte in regole per far divertire e per far bene. Ma la maturità di cui parlavamo sopra è proprio adesso che deve fuori, perché grandi per da vero lo si puo’ essere solo se si da esserlo ma senza mostrarlo, anche perché prima o poi si dovrà cadere, è inevitabile, ed allora sarà li che dovremo essere bravi a non sentire male ed a rialzarci subito come se niente fosse.

Però sabato, anche se mister Aglietti, e fa bene, dice che non dobbiamo esaltarci più del dovuto, noi abbiamo visto qualcosa di magico, abbiamo respirato quell’aria ubriacante ed abbiamo gioito non tanto per le tre sberle rifilate ad una pretendente al “titolo” ma perché abbiamo capito che sognare, forse, non è un reato.

Al. Coc.

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