Il pasticciaccio dell’Iva è sistemato. L’Empoli, cioé, ha saldato quanto dovuto per il 2014, e non solo, e ha chiesto (e ottenuto) il dissequestro degli 1,4 milioni che la magistratura aveva bloccato. Accadde due mesi fa. E colse di sorpresa l’Empoli che aveva chiesto e ottenuto la rateizzazione all’Agenzia delle Entrate. E con tutte le scadenze regolarmente rispettate, i dirigenti azzurri si sentivano tranquilli. E, invece, arrivò, a sorpresa, il sequestro preventivo di ,361 milioni di euro su uno dei conti correnti del club, su richiesta del procuratore aggiunto Rodrigo Merlo, per il mancato versamento dell’Iva nel periodo d’imposta 2014. Un caso singolare, ma che in termini di legge ci stava. In sostanza al club veniva contestato il fatto di aver chiesto la rateizzazione quando aveva i presupposti per ottenerla, ma di non aver anticipato il saldo del debito quando poteva farlo. Una sorta di “sequestro preventivo” che non era mai stato applicato a società di calcio e a chi, in genere, era in regola con i pagamenti delle rate.

Fatto sta che l’Empoli, incassato il colpo, aveva deciso di accelerare i tempi rispetto a un piano di rientro comunque già previsto. E, in effetti, il conto è stato chiuso fra la fine di novembre e l’inizio del mese di dicembre, quando il debito è stato completamente estinto pagando le restanti 5 rate. In questo modo, ovviamente, sono stati estinti anche i reati amministrativi che vedevano, nell’ambito dell’operazione di sequestro, il presidente Fabrizio Corsi e l’ad Francesco Ghelfi sotto inchiesta per omessi versamento dell’Iva.

Ma visto il fatto, i dirigenti azzurri hanno deciso di fare un ulteriore passo in avanti e di versare anche l’intero importo dovuto per l’Iva del 2015. Anche in questo caso, infatti, la società aveva un accordo con l’Agenzia delle Entrate per la rateizzazione del debito. Un accordo valido a tutti gli effetti per la giustizia sportiva (e per questo non ci sono mai stati pericoli di incorrere in una penalizzazione in classifica) ma che evidentemente non erano più tali per la giustizia ordinaria. Dunque prima di incorrere in una nuova inchiesta (con avviso di garanzie e sequestro sui conti) è arrivata la decisione di versare, il 23 dicembre scorso, i circa 2 milioni (1,9) necessari a saldare il conto.

fonte: iltirreno

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