L’anno del centenario azzurro volge al termine. Nel corso della nostra lunga carrellata, abbiamo cercato di evocare alcune sensazioni vissute dentro una serie di partite indimenticabili. Analizzate più dal punto di vista emozionale, che da quello propriamente tecnico. Una selezione che ha, giocoforza, lasciato fuori tante altre gare meritevoli di essere citate. Momenti che hanno segnato la storia dei primi 100 anni dell’Empoli, differenti l’uno dall’altro per contesti, obbiettivi, emozioni, gioie, paure e tensioni, ma tutti uniti da un unico, indissolubile filo conduttore: la passione infinita dei tifosi azzurri.

La coreografia in maratona durante il vittorioso derby con la Fiorentina del 2016 (foto PE-Massimiliano Ciabattini)

Un moto d’affetto spontaneo e autentico che, negli anni, si è rivelato un fattore trainante e decisivo per gli straordinari risultati sportivi ottenuti dalla società. L’Empoli Football Club non ha edificato i propri successi solo sulle intuizioni dei dirigenti, su felici scelte tecniche o sul talento dei giocatori, ma anche sull’inebriante coinvolgimento emotivo della “piazza” empolese: un ambiente unico nel panorama calcistico. A Empoli, da sempre, si respira calcio senza esasperazioni o patemi. Nella città del Pontormo, l’attaccamento ai colori della propria squadra si manifesta con equilibrio e serenità. Il tutto magicamente miscelato con quegli elementi di ironia e goliardia tipici dell’empolesità più vera e irriverente.

La curva empolese nella prima gara in serie A disputata a Firenze contro l’Inter nel settembre 1986 (foto archivio Rangers-Graziano Mori)

Identità e senso di appartenenza. Sentirsi “orgogliosi di essere empolesi” non ha a che fare solo con la fede calcistica ma è un concetto profondamente radicato su un territorio che rivendica con fierezza la propria autonomia sociale e culturale. Ben prima degli inediti bagni di folla che caratterizzarono la prima serie A negli anni ’80, dell’epopea spallettiana, del sogno europeo e delle sublimi espressioni di gioco targate Sarri e Andreazzoli, gli empolesi hanno sempre seguito con calore e passione le vicende degli azzurri. Fin dai primi anni della fondazione, l’Empoli ha potuto contare su un folto e compatto numero di appassionati. Un pubblico generoso, sportivo e competente, ma anche dotato di palato fine e spiccato senso estetico per il bel gioco.

Storica trasferta a Firenze nel 1997: la curva ospite azzurra (foto d’archivio)

Agli albori della storia del club, gli sportivi empolesi erano soliti ritrovarsi in “covi azzurri” d’antan che diventavano il luogo sacro dove scambiarsi giudizi, pareri e commenti dissacranti nel corso di interminabili chiacchierate. I primi ritrovi erano sostanzialmente rappresentati da bar e caffè cittadini come il Bar Sport, collocato in pieno “Giro d’Empoli”, o l’elegante Bar Italia di Via Ridolfi angolo Via Del Giglio. Altri frequentatissimi punti d’incontro degli sportivi saranno, negli anni, il Bar Excelsior, il Caffè Moderno, Il Caffè Americano, il Bar Viti, il Bar Leontina, il Bar 4 Mori, il Bar Cristallo e il Bar Vittoria. Oltre, naturalmente, ai numerosissimi circoli e Case del Popolo del circondario. Spazi ricreativi che diventeranno il pittoresco cuore pulsante del tifo empolese. I luoghi da cui partire per riversarsi sulle tribune dell’Abetone, di Carraia, del Piaggione, del vecchio e del nuovo Carlo Castellani. Si trattava, fondamentalmente, di una tifoseria che affollava le tribune in modo autonomo e disomogeneo ma capace, tuttavia, di trasmettere alla squadra la presenza pittoresca e rumorosa della città.

Foto d’epoca dei tifosi azzurri in tribuna coperta (foto archivio Rangers-Graziano Mori)

A partire dagli anni ’70, anche in Italia si diffonde il fenomeno del tifo organizzato. Nascono gruppi di sostenitori che si danno una struttura organizzativa più efficiente per seguire in maniera continuativa e sistematica le proprie squadre del cuore. Empoli non fa eccezione. Nel novembre 1976, in una gara casalinga di serie C con l’Olbia, fanno la prima comparsa sugli spalti i Rangers. Graziano Mori, assieme a un gruppo di giovanissimi pionieri, porta dentro il Castellani un nuovo modo di fare tifo, costante, pacifico, colorato e passionale. I Rangers si posizionano, inizialmente, sulla tribuna laterale scoperta, per poi crescere numericamente ed espandersi in tribuna coperta inferiore. Con l’ampliamento dello stadio negli anni ’80, prenderanno posto in maratona inferiore e vi resteranno fino al 2012, anno in cui si scioglieranno ufficialmente. Oltre 35 anni a guardia di una fede.

Adesivo anni ’80 dei Rangers Empoli (foto archivio Graziano Mori)

Il 1983 è un anno storico per la tifoseria. Nascono i Desperados e, da allora, il modo di vivere il rito domenicale della partita non sarà più lo stesso. I Desperados ampliano gli orizzonti del tifo incarnando l’essenza completa della mentalità ultras. Prima di qualsiasi vittoria o sconfitta, prima di qualsiasi transitorio calciatore da idolatrare, viene l’amore incondizionato, viscerale per la maglia, per la città, per i propri colori. Dedizione e spirito di sacrificio che vanno oltre qualsiasi distanza chilometrica da percorrere in trasferta o qualsiasi condizione atmosferica. Quasi 40 anni dopo, i Desperados sono ancora l’anima pulsante della Maratona Inferiore. L’imprescindibile cornice visiva e sonora nella quale prendono vita le coreografie più spettacolari e i cori più incessanti.

La maratona nel ricordo di Emiliano Del Rosso (foto archivio Desperados)

Dal 2008 la Maratona porta il nome di Emiliano Del Rosso, indimenticato leader del gruppo, scomparso prematuramente nel dicembre 2004. A partire dalla stagione 2006-2007, è stato istituito il Premio Del Rosso che viene attribuito al giocatore che, nel corso della stagione sportiva, si è maggiormente distinto per virtù morali e attaccamento alla maglia. La “presenza” di Emiliano è costantemente evocata dallo zoccolo duro di un tifo empolese che non cessa mai di richiamarsi ai propri valori fondanti di solidarietà, rispetto per le minoranze, antifascismo e antirazzismo.

Tifosi dell’Empoli al Letzigrund di Zurigo (foto d’archivio)

Da citare, in ordine sparso, i numerosi club azzurri sorti sulla scia della prima serie A del 1986. Dalle Brigate ai Leoni Azzurri delle Cascine, al Club Azzurro Pontorme, per passare attraverso i club di Ponzano, Spicchio, Empoli Vecchio e Ponte a Elsa. Anche il tifo in rosa ha offerto un significativo contributo con i gruppi delle Fedelissime Azzure e le Sempre Presenti. Sono da ricordare alcuni solidi gemellaggi costruiti nel corso degli anni. Il più antico è quello con i Boys Parma, datato 1984. Profondi rapporti di amicizia sono stati instaurati con gli Ingrifati del Perugia e con i tifosi di Fasano e Montevarchi.

Adesivo dei Rangers Empoli stagione 86-87 (foto archivio Graziano Mori)

Nella stagione 1986-87 viene istituito il Centro di Coordinamento Empoli Clubs e gli azzurri, che si affacciano per la prima volta in massima categoria, stupiscono l’Italia anche dal punto di vista del tifo. Nel 1986 va in onda su Rete 4, all’interno di una trasmissione televisiva condotta da Paolo Villaggio, il campionato italiano del tifo denominato Professione Supporter: la truppa empolese capitanata dal comico Giorgio Ariani vince il titolo di campione d’Italia. Nel 1988 la Domenica Sportiva attribuisce alla curva empolese il titolo di migliore curva d’Italia. Nella stagione 1995-1996 nasce l’Unione Clubs Azzurri, riconosciuta dall’Empoli F.C. come centro di coordinamento ufficiale del tifo organizzato. Presidente dell’Unione è da molti anni Athos Bagnoli.

Lo svedese Ekstrom è il primo straniero della storia dell’Empoli: i tifosi azzurri festeggiano il suo arrivo (foto archivio Rangers-Graziano Mori)

L’Empoli che compie 100 anni affonda le sue radici nella tifoseria azzurra. Un fenomeno di costume e di aggregazione che caratterizza la comunità empolese. Trascinandola nel futuro attraverso la Scuola del Tifo, il progetto che, da quasi 15 anni, unisce la scuola con il mondo del calcio, con  l’obbiettivo di trasmettere alle nuove generazioni la passione per i colori azzurri unita ai valori del rispetto e della lealtà sportiva. “Non c’è niente di meno vuoto di uno stadio vuoto. Non c’è niente di meno muto delle gradinate senza nessuno”, sosteneva lo scrittore uruguaiano Eduardo Galeano. Nell’anno del centenario, il miglior augurio che si possa fare all’Empoli è quello di ritrovare la sua gente. Di ritornare alla normalità, alla condivisione, al calcio. Quello vero.

Articolo precedenteLe curiosità del prossimo match
Articolo successivoSerie B, L’Ascoli esonera anche Delio Rossi

16 Commenti

  1. Nei citati bar non c’è il mio bar 4 Mori che, soprattutto negli anni 90 e primi 2000 ha rappresentato un autentico covo di tifosi azzurri, molti Desperados (ad esempio con la presenza di Emiliano) Rangers (Graziano) e tifosi senza un gruppo specifico di appartenenza ma sempre e soltanto azzurri.
    In alcune settimane, prima di trasferte importanti (cito Cremona e Modena solo perché più “famose”) potevi toccare con mano la tensione, ma i discorsi, da settembre a settembre vertevano sempre ed esclusivamente sull’Empoli.

  2. Bell’articolo,però secondo me è doveroso rettificare che le Brigate sono state un gruppo ultras e non un club,e che erano state fondate nel 1992

  3. Bar Italia e bar viti? Ma?
    Un ritrovo uno dei primi era il bar Beppino e Moreno in centro dove si ritrovavano i primi Rangers , altri tempi da lì nasceva il tifo empolese sempre più in crescita anche perché nascevano clubs azzurri un po’ in tutti quartieri di Empoli cascine Pontorme Santa Maria spicchio Sovigliana e tanti altri
    Generazioni che portavano Empoli con orgoglio in tutta italia cosa che negli ultimi anni dispiace dirlo è stato perso .

  4. facendo la prima ragioneria nell’anno 1983 mi veniva quasi spontaneo passare
    sempre davanti allo strano bar accanto ad alino mancini..li vi erano gli HELL’S ANGELS
    un ragazzo moro e con i capelli lunghi dietro mi fece la tessera che tenevo con me come se
    fosse un cimelio, questo ragazzo mi sembra si chiamasse piccolo o qualcosa del genere..
    la domenica gradinata laterale nord e via..eravamo pochi ma era uno spettacolo, altro ricordo
    il corteo sotto il bandierone da piazza della vittoria allo stadio prima di empoli-.paganese,,
    comunque e’ vero sentirsi empolesi e’ come una fede, mai in tutti questi anni mi ha sfiorato il pensiero di tifare per un’altra squadra..ORA E SEMPRE FORZA EMPOLI!

    • Concordo con Claudio. Aver voluto mettere tutti i clubs sotto un’unica dicitura ha finito per fare sparire di fatto tutti i clubs. Che sì, si reggevano sotto il nome dell’Empoli, ma che portavano orgogliosi il nome della frazione, del Bar o del circolo di appartenenza.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here