Prosegue il cammino attraverso le interviste dei personaggi che hanno caratterizzato la storia azzurra. Stavolta abbiamo incontrato Alessandro Birindelli. Ccon lui abbiamo riavvolto il nastro della sua esperienza con la maglia azzurra. Cinque stagioni fra il 1992 e il 1997 corredate da 117 presenze, mettendo a segno anche una rete. Tre stagioni in serie C fino al doppio salto firmato Spalletti, prima di passare in Serie A alla Juventus.

Cominciamo dagli inizi, come è nata la passione per il calcio?

Io abitavo a San Frediano, all’inizio praticavo Judo e mi trovavo con ogni bambino di 8 anni a giocare a pallone per strada. La squadra del paese aveva bisogno di quattro cinque elementi, decisi di unirmi”.

Poi arriva la chiamata dell’Empoli, puoi raccontarci i dettagli?

Le cose stavano andando bene, giocavo da esterno d’attacco. Ebbe modo di notarmi Ettore Donati, quindi decise di portarmi ad Empoli. Una figura molto importante la sua nella prima parte della mia carriera, soprattutto nella trafila delle giovanili“.

Empoli non comodissimo per un ragazzo della tua età visto che andavi a scuola a Pisa.

Si trattava di organizzarmi, i miei genitori mi sono stati sempre d’aiuto. Quando andavo sempre alle medie, mi preparavano un panino dopo la scuola prima di accompagnarmi ad Empoli. Gli anni delle superiori, invece, una volta finito l’orario scolastico lasciavo lo zaino per prendere la borsa da calcio andavo in bici alla stazione. Quando racconto questo, c’è chi mi chiede se questi erano sacrifici, per me non lo erano perchè facevo cosa desideravo.”.

Parliamo del settore giovanile azzurro, c’è un allenatore che ricordi in modo particolare?

Ho avuto Rambi, Cabati e Donati, li voglio ricordare e nominare tutti, più che allenatori sono stati insegnanti di vita. Persone che rimangono nella mente e nel cuore, non davano soltanto nozioni di tecnica e tattica. In ogni caso Donati è quello che mi ha dato qualcosa in più. Su di lui, sempre ai tempi delle giovanili ricordo un simpatico aneddoto…”

Puoi raccontarcelo?

“Con molto piacere, la prima volta che venni convocato in Primavera. Mi portò al Bianconi per spiegarmi nel giro di due ore i movimenti che dovevo fare da terzino sinistro. Da quel momento sono rimasto Primavera, per me è stato importante mi ha permesso di crescere e maturare velocemente”.

Quando si pensa alla tua esperienza in prima squadra, il pensiero va allo straordinario biennio targato Spalletti, le annate precedenti non sono state semplici. Cosa ricordi?

Le tre annate che hanno preceduto la nostra doppia promozione sono state difficili, siamo cresciuti insieme, eravamo tutti giovani e di fatto le basi sono state gettate quando sono arrivate le salvezze sofferte ad Alessandria e Siracusa“.

Il playout di Alessandria ha un posto importante nella storia dell’Empoli

Come dicevo in precedenza eravamo giovani, ti confesso che avevamo una paura incredibile nello spogliatoio prima di quella partita, c’era la consapevolezza da parte di tutti dell’importanza di quella gara al termine di una stagione decisamente particolare, mi ricordo che venne Marronaro a gettone, Ezio Gelain arrivò a stagione iniziata per darci una mano. Senza dimenticare che Luciano Spalletti aveva appena smesso di giocare, e proprio in quelle due partite esordiva da allenatore”.

Sono state stagioni sofferte e difficili, anche in quei periodi ci sono allenatori con cui hai legato?

Assolutamente, soprattutto Guidolin, Nicoletti persona davvero eccezionale a livello umano e Lombardi, due persone purtroppo scomparse. Allenatori che hanno dato la loro impronta a livello umano, prima ancora di fornire il proprio apporto a livello tecnico e tattico, sono queste cose che rimangono a distanza di anni”.

Parliamo di un altra giornata rimasta nella mente dei tifosi azzurri: lo spareggio di Modena con il Como.

Sono quelle giornate impossibile da dimenticare, in quella stagione eravamo riusciti a riportare i tifosi dalla nostra parte. Nelle annate precedenti c’era stato un distaccamento per le sofferenze che gli avevano dato, quel giorno tutta Empoli si trasferì al “Braglia”, numerosi pullman di sostenitori e poi la festa al ritorno, come fai a non ricordare giornate del genere. Eravamo un gruppo fantastico, amici che si ritrovava anche fuori dal campo, con molti di loro ci siamo visti e sentiti anche dopo

Adesso quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Dopo aver girato per molto l’Italia, soprattutto dopo l’esperienza alla Juventus, ho deciso di fermarmi per qualche tempo vicino a casa. Qui a Pisa c’è mio figlio Samuele che gioca, quindi per adesso seguo lui. Per il futuro sono intenzionato di proseguire la carriera di allenatore, sono in attesa di un progetto serio che possa convincermi”.

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4 Commenti

  1. Bellissima e pesantissima l’unica rete: 0-1 a Palermo, B 1996/97… tiro a volo e colombella incredibile da fuori area se non sbaglio

  2. Mi dispiace solo che una volta finita la carriera non sia a Empoli, persona seria e secondo me il miglior terzino visto a Empoli. E fra L altro ha anche fatto gol in finale di champions league. Con i giocatori di oggi sarebbe fisso in nazionale ma a quei tempi c era fun troppa concorrenza e non ricordo ci sia mai arrivato.

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