Abbiamo deciso, per questa nuova tappa nel nostro cammino attraverso il centenario azzurro, di cambiare punto di osservazione. Da quello consueto dei protagonisti azzurri a quello di coloro che di loro ne hanno raccontato le gesta. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Alessandro Marinai, che ha dato commentato in tempi diversi attraverso la televisione e la radio, le vicende del club azzurro negli ultimi 25 anni:

Ciao Alessandro, ben ritrovato. Se dico Empoli, cosa ti viene in mente?

Mi vengono in mente 25 anni di vita vissuti parallelamente. Mi vengono in mente gioie, soddisfazioni, dispiaceri. Mi vengono in mente le trasferte, i viaggi, le lunghe chiacchierate e le risate con amici e colleghi. E poi le centinaia di persone che ho conosciuto. Empoli rappresenta il sogno di me bambino che desiderava di vivere il calcio in prima persona perché in tutto quello che ho appena detto ci sono due elementi che si fondono insieme e che sono la risposta a tutto: calcio e passione, da sempre miei fedeli compagni”.

Una curiosità: hai seguito la squadra azzurra per la tv e per la radio, cosa cambia, dove si provano le maggiori emozioni?

Cambiano i tempi. La televisione ti viene in soccorso con le immagini e non è indispensabile parlare ininterrottamente, anzi… La radio invece è diversa, devi raccontare a chi ti ascolta ogni minimo particolare perché deve immaginare cosa succede; devi avere l’abilità di far vivere la partita a chi non la sta vedendo riuscendo ad essere chiaro, non caotico e soprattutto spontaneo, non titubante. La radio che ho fatto io era più complicata di oggi, sia per quanto riguarda l’aspetto tecnico, sia per quanto riguarda la normativa dei diritti. Le maggiori emozioni le regala la radio, senza dubbio. Rimarrò sempre legato a quel periodo e grato a chi mi ha dato la possibilità di esercitarla, è stato un trampolino per tutto il resto che è venuto dopo. La televisione ti regala popolarità, ma ho provato tantissime emozioni anche qui perché ho sempre preferito una telecronaca passionale che mi avvicinava molto ai tempi radiofonici”.

Quando è nata la passione per l’Empoli e per il calcio?

Per il calcio da sempre. Per l’Empoli ci si è messo di mezzo il destino: da bambino giocavo a calcio nella squadra del mio paese, Cerbaia, e all’età di 12 anni fui ingaggiato proprio dall’Empoli nell’anno, guarda caso, in cui la società centrò la prima, storica promozione in Serie A. Come allenatore avevo Ettore Donati, alla sua primissima esperienza in panchina. Il paese dove abitavo era, ed è tutt’ora, di marcata connotazione fiorentina ed Empoli appariva una città distante, lontanissima dalle abitudini e dal modo di pensare. Un anno soltanto sono rimasto ed ho passato poi un bel po’ di tempo ignorando quanto facesse l’Empoli perché rimasi deluso dal comportamento avuto dall’allora società, dalle promesse non mantenute. Le nostre strade si riunirono a metà anni ’90 con Radio Quattro, oggi Radio Bruno, per cui facevo l’inviato per i vari campi della Toscana. Ogni tanto capitavo anche ad Empoli e piano piano mi feci rapire dall’entusiasmo che imperava in quella stagione. Di mia spontanea volontà seguii la squadra nella finale di Coppa Italia di Serie C a Monza e successivamente nello spareggio di Modena contro il Como. Da quel momento non ho più lasciato Empoli, la radio peraltro aveva deciso di seguire la squadra più assiduamente con il secondo canale, Radio Quattro Italia, ed il binomio nacque quasi spontaneo con le dirette integrali da tutta Italia”.  

Segui gli azzurri da molti anni, cosa ti ha emozionato maggiormente? Parlaci di un episodio in particolare…

Oddio, scegliere un episodio di tutti questi anni e con i tanti successi ottenuti non è facile. Ne cito tre che mi vengono in mente su due piedi: il primo, paradossalmente, è lo screzio che ebbi con Silvio Baldini a Como nel 2002 che mi dette successivamente la possibilità di andare ospite alla Rai a “La Grande Notte” di Simona Ventura e Gene Gnocchi. Il secondo è Catania-Empoli del 2004/2005, una partita che porterò per sempre dentro di me non solo per il risultato ma per tutto il contorno. Il terzo, non ultimo, quando Tavano in un’intervista sul giornalino dello stadio mi dedicò il gol che aveva segnato la giornata precedente a Parma nel 2014, un gesto inaspettato quanto bellissimo per me”. 

L’allenatore con cui hai avuto un rapporto migliore chi è stato?

Mario Somma, qui non si sbaglia. C’era e c’è stima reciproca, ci sentiamo regolarmente tutt’oggi. Per me è stato uno dei migliori tecnici che abbia visto a Empoli. Poi rapporti splendidi con Sarri, Giampaolo, ma anche con Cagni con il quale il rapporto si è dovuto costruire con più difficoltà perché al suo arrivo lo misero in guardia visto il mio legame con Somma, gli raccontarono cose non vere. Potrei citare Martusciello, ma con lui il rapporto era già esistente da calciatore prima e da collaboratore poi. Mi dispiace che sia andata com’è andata. Poi c’è Dionisi, anche se questo maledetto virus limita i contatti l’approccio con lui è stato molto positivo. Non a caso era la mia prima scelta per ripartire e sono contento che la società abbia puntato dritto su di lui”.

Ci sono degli aneddoti particolari che vuoi raccontare?

Ce ne sono tanti. Ne racconto qualcuno: stagione di Somma in A, la mattina del primo novembre passo casualmente dal “Castellani” dove trovo il mister che mi invita a seguirlo. Mi portò nella sua stanza, stava studiando la Reggina prossimo avversario dell’Empoli. Fermò l’immagine su un movimento che alla squadra calabrese riusciva particolarmente bene e mi spiegò la contromossa che avrebbe adottato. Dopo mi spiegò un’altra cosa che avrebbe messo in pratica nella sfida. Era un bel momento per l’Empoli quello. Rividi in campo ciò che era stato preparato, la partita finì 3-0… Ricordo poi l’intervista in diretta a Cagni dalla mia auto nel viaggio di ritorno da Parma, ultima di campionato nel 2007. Io guidavo e facevo domande, Fabrizio Fioravanti faceva le riprese con il telefonino collegati direttamente con “Stadio Azzurro” su Antenna 5. Momento di televisione unico. Poi, non mi ricordo purtroppo l’anno, una volta a Milano contro l’Inter quando esibii l’accredito mi fecero attendere inspiegabilmente a lungo fino a quando venni circondato da agenti della Digos in borghese. Mi portarono via, in un casottino tra i cancelli e lo stadio. Ebbi comprensibilmente un momento di smarrimento perché non capivo cosa avessi fatto, cosa volessero da me. Dopo un bel po’ capimmo che si trattava di un errore, uno scambio di persona; il mio accredito era arrivato in sede interista praticamente insieme a quello della persona che cercavano e quindi, dopo mille scuse, incaricarono il responsabile della tribuna stampa di accompagnarmi in postazione raccomandandosi che non mi mancasse nulla. Mi trattarono con i guanti”.  

C’è un giocatore a cui ti senti maggiormente legato?

“Rispondere a questa domanda è praticamente impossibile. Ce ne sono tantissimi giocatori ai quali sono, mi sento legato. Dovrei fare un lunghissimo elenco perché per fortuna non ho mai o quasi mai avuto rapporti conflittuali con i giocatori. Diciamo che dell’elenco che dovrei fare non c’è nessuno di quelli che hanno indossato la maglia azzurra negli ultimi 5 o 6 anni, ma semplicemente perché il calcio è cambiato, ci sono rapporti diversi. Sono cambiate le situazioni, son cambiato io, son cambiate le società”.

Come vedi il calcio adesso? Migliore o peggiore rispetto al passato? Sia a livello tecnico che di valori.

Io rimango affezionato al calcio che ho conosciuto da bambino e a quello che ho raccontato nel periodo per me più intenso. Il calcio di oggi mi piace di meno, ha preso una direzione meno romantica e più commerciale, si limitano i contatti e non c’entra nulla il Covid, era già da prima così. Lo trovo più freddo, asettico rispetto a prima. Tecnicamente poi non c’è paragone, la Serie B dello scorso anni è stata una cosa raccapricciante, ma anche in Serie A non se la passano meglio. Il solo fatto che lo scudetto lo vince la stessa squadra ininterrottamente da nove anni dimostra la pochezza di competizione. Speriamo sia l’anno nuovo per provare ad interrompere questa egemonia”.

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14 Commenti

  1. A me dispiace tanto non avere più Marinai nella.sua rubrica settimanale su PE, non so come facesse ma rispondeva a tutti proprio tutti, era un bel filo diretto e scambio di opinioni, dispiace.

  2. Una persona garbata, educata, che rispetta le opinioni e che parla in modo da non ledere la sensibilità dell’altro. Uomini così non c’è n’è sono poi mica tanti in giro!.. 👏

  3. io spero cara redazione che rifate “il punto di Alessandro Marinai ” sempre gentile , garbato e preparato , soprattutto uno che ha l’Empoli calcio nel cuore

  4. Vorrei chiarire una cosa. Il buon Marinai, giornalista bravissimo e sempre obiettivo nelle sue considerazioni sul mondo azzurro, non è che è stato “allontanato” dalla redazione per chissà quale ragione, ma probabilmente è successo che ha chiuso lui stesso la rubrica perché purtroppo su questo sito in diversi tifosi prima gli chiedevano un parere e poi controbattevano che non erano daccordo su quello che rispondeva. A parte che le sue risposte erano sicuramente condivisibili, la rubrica stava diventando un botta e risposta è tra l’altro piuttosto maleducato da parte di alcuni tifosi! Lo capisco benissimo se ha lasciato perdere il tutto. Fossi stato al suo posto avrei mandato qualcuno a quel paese e la rubrica l’avrei chiusa ben prima. Quindi non credo proprio che tornerà a curare una rubrica simile.

    • Vero ma quell anno marinai pur di difendere il suo amico martusciello era disposto a negare pure l evidenza.
      Comunque sicuramente una rubrica che era piacevole.

      • Condivido quanto detto da andre. Voi forse avete la memoria corta ma quell’anno marinai sparò certe affermazioni veramente ridicole per difendere martu sciello durante tutta la stagione che se le vai a ritrovare e te le rileggi ti vien da ridere anche a distanza di qualche anno.

  5. Purtroppo sono in sintonia con quanto detto da Daniele e cioè che la maleducazione di una parte dei frequentatori è piuttosto marcata. Spesso leggo attacchi verbali, conseguenti sempre ad opinioni calcistiche divergenti, caratterizzati da una sproporzionata violenza becera e volgare. Capisco quindi come i destinatari di tali comportamenti “bullistici” ci rimangano male e si allontanino. Ma così la si dà vinta ai prepotenti!.. Credo che la redazione di Pianeta Empoli dovrebbe esercitare una forma di maggior filtro, eliminando gli interventi “a gamba tesa” perché la libertà di espressione non può essere illimitata e deve sempre fermarsi davanti al rispetto delle altrui opinioni e mai prodursi in offese personali o pesanti ironie. Un minimo di educazione e di senso della misura in questo ambito, e più in generale nella vita sociale, non potrà che farci bene.

  6. Sono d’accordo con il Signor Marco e vorrei con questo mezzo inviare un cordiale saluto al bravo Marinai, in passato vittima di ironie e commenti malevoli.

    • Tutto bene, ma non puoi difendere Martu …sciello. Se fai così cosa dimostri di capire di calcio? Oppure c’erano legami personali di amicizia. Eh, ma questi non devono inficiare l’obbiettività del giudizio, se no non è più un giudizio. Daniele è un po’ troppo sentimentale, e queste cose non se le ricorda. Ma molti si arrabbiariono giustamente per questo motivo. Cara Dolores…

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