Conferenza stampa presentazione Andreazzoli

Il Direttore Sportivo azzurro, Pietro Accardi, ha rilasciato un intervista al sito gianlucadimarzio.com. parlando del suo passaggio da calciatore al ruolo di direttore sportivo.

Quando facevo il calciatore ero più attratto dalla parte dirigenziale. Mi piacevano le trattative, mi è sempre piaciuta la parte gestionale. E poi rimettermi gli scarpini per rifare, più o menole cose che facevo da calciatore era diventato un peso. L’ultimo anno da calciatore l’ho vissuto facendo da collante dentro lo spogliatoio tra la squadra, l’allenatore e la società, sempre rispettando il mio ruolo. E credo che la cosa sia piaciuta al presidente che mi ha dato l’opportunità di affiancare il direttore sportivo Carli, devo tanto a Marcello, quei 3 anni con lui sono stati fondamentali. Lavoravamo a stretto contatto e le decisioni venivano prese di comune accordo. Ma è normale che l’ultima parola la avesse sempre lui, così come la responsabilità finale delle scelte, giuste o sbagliate che fossero. E solo quando mi sono state consegnate le chiavi della squadra ho capito cosa volesse dire essere da solo”.

E’ chiaro che il lavoro di un direttore sportivo spesso viene giudicato dal calciomercato, dai giocatori acquistati e ceduti. Ma dietro c’è tanto altro. Se non tutto. Io posso scegliere i calciatori migliori, quelli che ritengo tecnicamente più forti o più giusti per il nostro sistema di gioco. Ma poi in campo ci vanno i ragazzi, le scelte le fa l’allenatore. Il mio lavoro alla fine è determinato dalle loro azioni. L’organizzazione della società, la creazione di un ambiente professionale e confortevole che possa mettere nelle migliori condizioni i calciatori di fare il proprio lavoro. Ma anche tutta la questione psicologica. Ci sono giorni sì e giorni no, per 25 personalità diverse. E queste vanno curate giornalmente, a braccetto con l’allenatore. Ti faccio un esempio, abbiamo introdotto la figura del nutrizionista che segue giornalmente la dieta dei calciatori, così come una palestra all’avanguardia. Questo ci farà vincere le partite? Sarà importante per un gol di Bajrami o un rigore parato da Vicario? Certamente noma è un minuscolo tassello di un infinito puzzle che devo creare affinché io possa metterli nelle condizioni migliori per rendere in campo. E’ una stupidaggine, ma i calciatori vedono che la società c’è. Si muove, è sempre pronta a migliorare”.

E’ chiaro che il mio recente passato mi aiuta. So cosa pensano i calciatori, so cosa vedono, so cosa si dicono dentro lo spogliatoio. E per questo, da dirigente, provo ad intercettare i loro bisogni. Ma non per assecondare capricci, per potermi piuttosto avvicinare di più al fine ultimo del mio lavoro. Il bene dell’Empoli, cercando di determinare i risultati del campo anche da dietro la scrivania. Da una parte aver finito di giocare poco tempo fa aiuta, ma più passano gli anni più mi rendo conto di come le generazioni cambino. I calciatori cambiano. Ho smesso nel 2014, non trent’anni fa, ma ti assicuro che è tutta un’altra storia.Fino a pochi anni fa lo spogliatoio era rumore. Adesso, a fine allenamento, se passi vicino a quella porta, è silenzio sono solo cambiati i tempi. E io sono obbligato ad allinearmi a quello che è oggi. Gestendolo da dirigente”.

I calciatori devono respirare professionalità. Siamo una piccola realtà, ma tutto quello che abbiamo costruito in 10 anni, non è un miracolo caduto dal cielo. Lo dice la nostra storia recente, i calciatori che abbiamo lanciato, gli allenatori che da noi hanno iniziato il loro percorso professionale. E noi, come società, come organizzazione, abbiamo cercato di crescere di pari passo con i risultati. Quando Tonelli dice che a distanza di 5 anni ha trovato un club totalmente diverso, per me è un orgoglio. Vuol dire che siamo riusciti a crescere anche sotto quel profilo. Fosse tutto basato sui dati, sugli ormai famosi algoritmi, chiunque potrebbe fare il direttore sportivo. Ti faccio un esempio, pensa alle pettorine per il monitoraggio dei calciatori con il GPS. Noi con quelle abbiamo in tempo reale i dati su ogni singolo movimento e prestazione del calciatore. Solo con quei dati pensi che Andreazzoli faccia la formazione la domenica o decida i cambi durante le partite? C’è tanto altro che deve valutare. Ecco, io credo che gli algoritmi siano strumento fondamentale per capire meglio le caratteristiche di un calciatore, ma io un calciatore lo devo sentire. Non c’è stato un calciatore che ho acquistato che non abbia incontrato di persona o sentito al telefono prima di chiudere l’operazione. Posso avere in mano tutti i report del mondo, i dati più specifici, i feedback di agenti e direttori sportivi, ma il contatto umano con il ragazzo è determinante. Perché? Per il discorso che facevo prima. Io posso determinare fino ad un certo punto, ma poi in campo ci va lui. Durante l’anno è lui che gestisce la sua vita e il suo essere calciatore. E l’unico modo per provare ad intercettare il suo modus ce l’ho in questi momenti. Basandomi sull’esperienza e sull’istinto”

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18 Commenti

  1. mamma mia che presunzione parla come se fosse il più grande manager al mondo ,a 39 anni si sente come se la società fosse sua , che lui in questi 10 anni ha fatto diventare l’Empoli una grande realtà , quando da 30 anni che l’Empoli valorizza giocatori e allenatori , che ha avuto sempre un gran settore giovanile …E’ venuto il Papa che ha fatto diventare l’Empoli grande ma vai,caro Accardi se non avessi il presidente Corsi ( Il vero Eroe di questa splendida e rara realtà ) a quest’ora eri ancora a portare gli scarpini a Maccarone

  2. Il nuovo ferguson che avanza , montato il ragazzo , grazie accardi se non fosse stato per te nemmeno avremmo lanciato Spalletti , Guidolin ,Salvemini , Sarri , Somma, Cagni , Baldini , Tavano , maccarone , vannucchi , almiron , lodi , di natale , montella , caccia , tosto , tonetto ecc.ecc. non avremmo vinto lo scudetto primavera nel 2001 e non saremmo andati in coppa uefa nel 2007.
    Scendi da quel piedistallo , che grazie al presidente Corsi se siamo diventati una società modello

  3. Modero tra chi lo critica e la sua (pseudo) presunzione.
    Lui, intervistato su di sé, parla di sé. E ha ragione a dire che ha fatto piuttosto bene e che la società sta crescendo.
    Giusto anche chi dice che siamo sempre stati bravi coi giovani e che dall’avvento di Corsi la squadra ha assunto dimensioni top

    Sarei curioso di capire se il Presidente ha gradito o meno certi passaggi dell’intervista…

    • Il mondo si evolve, il calcio idem ….merito di Pietro? In parte, come in parte è merito delle altre componenti della società ….. ma lo stesso progresso rispetto a 10 anni fa lo trovi anche a Cerreto e Certaldo…. non solo a Empoli e alla Juve… Pietro è stato bravo a percorrere il vecchio solco della tradizione empolese di creare campioni…. comunque nell’intervista non ci vedo niente di male, se la squadra va bene, è merito in buona parte sua, quindi è giusto che si prenda il merito…. onori e oneri!!!!

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