Il centrocampista azzurro, Aka Akpro, ha rilasciato ieri un intervista al Corriere Fiorentino parlando del momento che sta vivendo la squadra azzurra e del suo personale.

“Sto vivendo una bella esperienza perché sto giocando e aiutando la squadra, anche se ora stiamo attraversando un momento difficile, dovuto anche alla sfortuna. Abbiamo fatto tante belle partite, altre in cui abbiamo sbagliato qualche dettaglio e lo abbiamo pagato. Dobbiamo migliorare, mancano ancora 11 gare per conquistare la salvezza. Io sono ottimista.”

Il rallentamento in effetti c’è stato: tre punti nelle ultime 8 gare: come si torna alla vittoria?

“Dobbiamo lavorare sopratutto a livello mentale. Sappiamo che nel calcio, se mentalmente non stai bene, in campo si vede. Solo se siamo liberi di testa, possiamo giocare tutto come abbiamo già dimostrato.”

La sua stagione è decisamente positiva. Ci dica un suo pregio e un suo difetto.

“Non mi fermo mai, ma devo migliorare la concentrazione che, quando sono stanco, viene un po’ meno.

Nel 2016 è stato lontano dal campo più di un anno a causa di una grave pubalgia…

“E’ stata molto dura. Dopo quell’infortunio sono rimasto senza squadra e li ho capito cos’è la vita di un calciatore quando sei fuori. Per fortuna, la mia famiglia, mi è rimasta sempre accanto. La famiglia è tutto anche ora che sono a Empoli da solo, non appena torno a casa, chiamo mia moglie e i miei due figli e faccio i compiti con loro.”

Ma non sono mancati i momenti belli, come la vittoria della Coppa d’Africa con la sua Costa d’Avorio.

“Non ne ho capito subito l’importanza. Alla fine della Coppa d’Africa sono rientrato a Tolosa per aiutare la mia squadra che non stava bene in classifica. Solo dopo ho capito quello che abbiamo fatto per il nostro paese. E anche per me, perché il mio nome resterà scritto nella storia della Costa d’Avorio. Ma ricordo anche l’esordio in Champions. Arrivare alla Lazio, entrare nella prima partita contro il Borussia Dortmund e fare gol è stato magnifico.”

Perchè ha scelto di vestire la maglia della Costa d’Avorio e non della Francia?

“Quando ero giovane, giocavo con la maglia della Francia. E ogni volta che dovevo andare in Nazionale ero infortunato. Mi sono detto che era un segno. Poi a 20 anni, il C.t. della Costa d’Avorio mi ha chiamato dicendomi di volermi in Nazionale, di pensarci. Gli ho risposto che non avevo bisogno di pensarci e che ero pronto a andare.”

Un sogno nel cassetto?

“Il primo è salvare l’Empoli. Poi sogno di vincere la Champions e alzare per la seconda volta la Coppa d’Africa.”

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6 Commenti

  1. Mi piace come giocatore perché è umile ma ambizioso ed è esperto senza essere bollito, ma soprattutto credo che possa aiutare la squadra a livello mentale

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