“Ma dove?! Quando?!”. Come l’inconsolabile Paolo interpretato da Alessandro Haber in “Amici miei – Atto II”, questa all’incirca è stata la reazione nell’apprendere, tramite il magazine ufficiale della Serie B, che sarebbe esistito uno stretto legame fra l’Empoli ed il club inglese del Chesterfield. Un legame fino ad oggi ignoto ma rilanciato “col rinforzino”, per restare nella citazione, anche da una parte della stampa locale. Insomma, i pionieri azzurri che cento anni fa muovevano i primi passi sul campo dell’Abetone, secondo la narrazione si sarebbero addirittura ispirati allo stemma del club del Derbyshire per coniare il proprio.

Il primo pensiero è stato quello di confrontarmi con Fabrizio Fioravanti per verificare se, nell’ambito del certosino lavoro di ricerca d’archivio svolto per #unsecolodazzurro, avesse riscontrato una qualche evidenza di questa “strana connessione”. Ma niente, nada, rien. Né nei documenti originali degli anni Venti e Trenta, né nelle cronache dell’epoca.

Il passo successivo, approfittando della collaborazione nella stesura del libro su cui eravamo impegnati, è stato quello di approfondire il discorso con Carlo e Marco Fontanelli. L’esito potete immaginarlo, ma per coloro che avessero difficoltà a lavorare di fantasia posso riassumerlo in tre parole: nulla, nothing, nichts.

Lungi dalla presunzione di sentirci gli unici depositari dello scibile relativo all’epopea dell’Empoli, abbiamo nel frattempo chiesto lumi direttamente a chi per primo ha diffuso la notizia. Mettetevi nei nostri panni: immaginate la curiosità di fronte alla possibilità di venire a conoscenza di documenti o testimonianze, per noi completamente inediti, potenzialmente in grado di porre in una luce completamente nuova l’alba della storia azzurra. Tuttavia gli eventi successivi ci hanno fatto propendere per la conclusione che poi tutte queste certezze e questi riscontri documentali, forse, non ci siano. Noi li aspettiamo a braccia aperte da settimane, ma l’unica novità finora è stata solo la scomparsa dal web del numero di B Magazine (1-2020) contenente questa storia.

Non per questo ci siamo arresi, perché come si suol dire: “Tirando un filo, può darsi venga fuori un canapo…”. Vi racconteremo quindi perché, sulla base delle nostre verifiche, il Chesterfield non abbia a che vedere con l’Empoli più di quanto l’Empoli non abbia a che vedere con la Fluminense. Per non parlare del monogramma azzurro che in realtà… ma queste sono cose di cui parleremo nelle prossime puntate.

Gli sportivi azzurri per ora possono stare tranquilli e continuare a sentirsi semplicemente “orgogliosi di essere empolesi”: fedeli a se stessi e uguali a nessun altro.

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La scintilla azzurra la accendono il Subbuteo e la prima volta al Castellani per Empoli-Como in un grigio pomeriggio dell'Inverno 1993. Memoria storica delle divise dell'Empoli, la sua collezione privata conta di circa 200 maglie indossate che vanno dagli anni '80 ad oggi, ha lavorato al restyling dello stemma societario e alla creazione dei completi gara utilizzati dagli azzurri dalla stagione 2009/10 alla stagione 2014/15. Nello stesso periodo è stato fotografo ufficiale della prima squadra, occupandosi successivamente del settore giovanile fino alla chiusura del rapporto con la società azzurra al termine della stagione 2017/18.

1 commento

  1. Per non parlare del monogramma azzurro che in realtà… ma queste sono cose di cui parleremo nelle prossime puntate…. (interessanti le prossime puntate)..

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