Andante

Dopo il terremoto in panchina, sono state avvertite nitide tre forti scosse di assestamento. Sono quelle che l’Empoli ha rifilato al Monza, rimettendosi temporaneamente in carreggiata e alimentando le speranze di poter riparare a una situazione apparentemente compromessa. Tre vibranti scosse telluriche che hanno rivitalizzato tutto l’ambiente azzurro. Il terzo ribaltone in panchina della stagione, lungi dall’aver risolto tutti i guai incontrati in una stagione estremamente complicata, ha prodotto il sussulto auspicato. Al netto della prestazione-monstre di un singolo, su cui torneremo, tutta la squadra è apparsa spogliata di molte delle paure e insicurezze mostrate nel corso delle ultime settimane. Davide Nicola non è fornito di alcuna bacchetta magica ma di massicce dosi di pragmatismo e cultura del lavoro. Non possiede alcuna ricetta miracolosa ma una discreta quantità di coraggio e temperamento. La spinta motivazionale, derivata dall’avvicendamento in panchina, è stata perfettamente assorbita da capitan Luperto e compagni che hanno offerto una prestazione solida e compatta approfittando di un avversario molle e impalpabile. L’Empoli non vinceva da oltre due mesi. Il Monza non aveva mai perso contro formazioni appartenenti alla parte bassa della classifica. Eppure si è avvertita fin da subito la sensazione che i brianzoli fossero l’avversario giusto al momento giusto. La classica squadra esteticamente carina a vedersi, raffinata nel palleggio ma narcisista e presuntuosa, tremendamente sterile e inconcludente. Risultato: gli azzurri, finalmente cinici e determinati, sono andati a nozze come non erano riusciti a fare contro avversari molto meno dotati sul piano qualitativo.

Vivace

Mister Nicola si è rivelato fin da subito coraggioso e propositivo anche nelle scelte tattiche. Il tecnico piemontese, al debutto, si è affidato a un modulo mai applicato alle nostre latitudini. E l’atteggiamento tattico degli azzurri rappresenta forse la novità più interessante, ancor prima dei tre punti ottenuti sul campo che mancavano da metà novembre e servivano come il pane per rianimare un gruppo atrofizzato dalla paura e dalla tensione. Il tecnico piemontese ha proposto un elastico 3-5-2 con il solido terzetto Ismajli-Walukievicz-Luperto supportato dai ripiegamenti laterali di Bereszynski e di un inedito Gyasi. L’ex spezzino, che a Verona si era ritrovato a tratti anche a fare il centravanti (?), è stato messo nelle condizioni di sentirsi maggiormente a proprio agio in un ruolo che, alle soglie dei 30 anni, evidentemente sente ormai più suo. Non solo. Nicola è andato alla ricerca di una maggiore densità sulla mediana, rispolverando Marin, puntando sulle caratteristiche di ordine e disciplina tattica assicurate da Grassi e affidandosi alle incursioni e alle sortite offensive di un monumentale Zurkowski. Ha lanciato dal primo minuto il neo arrivato Cerri, sfruttando la sua fisicità e la sua diligente applicazione al servizio della squadra. Un cocktail che ha prodotto un Empoli più omogeneo e, allo stesso tempo, più efficace in fase offensiva.

Allegro maestoso

Szymon Zurkowski dove sei stato tutto questo tempo? A quale esilio eri stato costretto? Non si ricordava da tempo immemore un impatto così devastante nella dinamica di una stagione. 4 reti in 120 minuti. Praticamente, in neppure una partita e mezzo, il 50% di quelle segnate sinora dall’intera rosa azzurra: 10 gol in tutto il girone d’andata. Una saetta al volo dalla media distanza, un tap-in di testa, una battuta a rete di rabbia e opportunismo. Il catalogo messo in mostra dall’ex spezzino è roba da stropicciarsi gli occhi. Al di là dei numeri clamorosi, la sensazione è che Zurkowski abbia portato in dote quelle dosi di serenità e spensieratezza che non sembravano più appartenere al resto della squadra. Il polacco non ha vissuto sulla sua pelle tutte le difficoltà di questi mesi. È mentalmente libero da quei retaggi che hanno paralizzato l’Empoli nel corso di questo campionato. Una scossa elettrizzante di fiducia e euforia trasmessa da un singolo che non aspettava altro che tornare a indossare quella maglia azzurra che si sente cucita sulla pelle. È vero, occorre misura e senso di equilibrio: Davide Nicola non è il Re Mida che trasforma in oro ciò che tocca, Zurkowski non è l’Uomo della Provvidenza. Sono semplicemente due figure che hanno generato entusiasmi inediti. Non è poco.  

Articolo precedenteNews da Torino
Articolo successivoPacchetto speciale per le prossime 3 gare al Castellani

11 Commenti

  1. Sicuramente siamo tutti consapevoli che non sarà sempre come domenica però quello che piace a noi tifosi è vedere lottare tutti insieme e un allenatore che sprona i giocatori continuamente e che non si “addormenta” in panchina…(ad un certo punto della partita di domenica credevo che entrasse in campo anche lui 😂)…se questo poi servirà per salvarsi non lo so…ma è questo quello che vogliamo…se poi dovessimo retrocedere non sarà un problema…come non lo è mai stati…ma almeno saremo sicuri che è stati fatto il massimo possibile per rimanere in A…👏👏👏👏👏

  2. Pur essendo molto dubbioso sul cambio del Mister (perché le colpe non erano di Zanetti come di Andreazzoli), ho potuto felicemente constatare che è arrivata aria nuova, bella fresca e le figure di Nicola e Zurko possano, a ragione, essere indicate (anche con un buon Cerri) come i principali artefici. Non so se basterà, ma se questa intensità viene riproposta nelle prossime partite, mi fa sicuramente star sereno sul fatto che quanto possibile sarà fatto…. noi tifosi faremo la nostra parte, ora più convinti di prima.

    • Infatti i mister, soprattutto Aurelio, pagano colpe non sue senza aver avuto rinforzi. Per adesso buona la prima, più sostanza che forma, ma c’era da dare uno scossa come si dice nell’articolo (sempre ben scritto e calibrato) e si è chiaramente avvertita.
      Adesso ognuno deve continuare a fare la sua parte più di prima (buona la maratona domenica) senza più polemiche o storielle da bar mario come quelle dei paracadutisti su empoli.
      Forza Azzurri

  3. Nicola è riuscito a trasmettere quella grinta e determinazione nei giocatori che poche volte avevamo visto nelle precedenti partite; ma secondo me, il suo merito maggiore è quello di aver capito, o meglio lo ha sempre saputo, che questa “cazzimma” la si trova solo se una squadra si dispone in modo tale da essere compatta e equilibrata in tutti i suoi reparti; questa è la vera rivoluzione di Nicola: ricercare il modulo e lo schieramento giusto per essere una vera squadra di calcio, cosciente sì dei propri limiti e degli obiettivi, ma pur sempre una squadra di calcio. In questo senso il 3-5-2 ti aiuta, perchè non ti lascia mai in inferiorità numerica a centrocampo, cioè in un reparto che fino a prima di domenica, era stato fra i più deboli.
    Certo ci vuole anche sacrificio e dedizione di tutti, ma l’autostima la si acquista solo quando la squadra si muove con questo equilibrio senza scompensi o sfilanciamenti sul rettangolo di gioco, e in un certo senso è come se il singolo si senta parte integrante di tutta la squadra. Qui è stata la vera bravura di Nicola. Si può lasciare il pallino del gioco agli avversari, come fatto col Monza, ma senza perdere le distanze, e poi pronti a ripartire con decisione e determinazione.

  4. Se un allenatore subentra e cambia modulo e la squadra nonostante le quasi totali assenze di uomini stravince e corre il doppio, il merito è tutto del nuovo allenatore, ma va a testimoniare che l’allenatore precedente aveva molte colpe a riguardo..inutile dire di no..domenica scorsa Nicola aveva 8 infortunati ed ha stravinto..Cerri arrivato da pochi giorni e aveva fatto tanta panca a Como , Cancellieri squalificato , Caputo che era il veterano e un po’ il capitano della situazione assente ecc..insomma non era messo bene Nicola domenica mattina per fare la formazione..nonostante ciò ha fatto fare ai ragazzi che gli erano rimasti un salto di qualità , sicurezza ,cattiveria , convinzione e soprattutto di gioco a centrocampo incredibile..uno tsunami sul cervello dei ragazzi è stato e su come li ha messi in campo e le dritte che gli ha dato vedi le azioni sulla fascia sx ..cosa che non era più in grado Andreazzoli di fare ..con lui trotterellavano xchè consci di non poter fare nulla al riguardo..

    • chissà magari i problemi dei precedenti allenatori erano proprio in alcune di quelle assenze pesanti, vedremo il proseguo
      Lo stesso Cerri, che andrà valutato per la categoria, in certi momenti ha fatto quel lavoro sporco che era dall’era Pinamonti/La mantia che non si vedeva e che permetteva di far rifiatare e far salire la squadra e/o ripartire velocemente. così per dire

  5. Da dire anche che al castellani nel girone di andata son passate juve Inter Milan e Lazio. Che erano sconfitte si sapeva. Parliamoci chiaro. Ora nel ritorno almeno nella prima parte avremo partite più abbordabili e siccome le grandi sono fuori (e perdi) queste non vanno sbagliate. In casa ne hai cannata una con Zanetti (Verona) e una con Andreazzoli (Sassuolo). Le altre si sapeva di perderle.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here