Il difensore dell’Empoli, Simone Romagnoli, ha rilasciato un intervista al Corriere dello Sport.

Romagnoli, partiamo con una domanda di prassi: come stai e come stai affrontando questa quarantena che da oltre due mesi ci tiene chiusi in casa?

“Dispiace vedere la propria città e la propria regione in difficoltà, soprattutto dispiace vedere tanti amici che hanno perso i propri cari e non hanno potuto salutarli come avrebbero meritato.”

Ancora non ci sono certezze, ma sembra che dal 18 maggio si possa tornare ad allenarsi in gruppo. Quanto ti manca il calcio giocato? A prescindere dagli obiettivi di squadra, quale pensi che sia la soluzione migliore per il calcio?

“Il calcio giocato ci manca indubbiamente. Trovare la soluzione migliore non spetta a noi calciatori, ma come parte in causa mi sento di poter dire che, come per ogni altro ambito, è giusto ripartire quanto prima, con le giuste precauzioni.”

A proposito di calcio giocato, torniamo sulla stagione dell’Empoli: un buon inizio, poi una lunga serie di risultati negativi e adesso una nuova rinascita. Tre allenatori cambiati e tanti nuovi compagni. Che stagione state vivendo?

“E’ stata una stagione particolare fino a gennaio. Abbiamo trovato diverse difficoltà, soprattutto non riuscivamo ad esprimere un calcio efficace. Da gennaio-febbraio invece abbiamo cambiato passo, cominciando una rincorsa che si è purtroppo interrotta con la sospensione del campionato.”

L’impatto di Marino è stato sensazionale, è riuscito a cambiare faccia alla squadra in poco tempo. Cosa ha saputo trasmettervi in più rispetto ai suoi predecessori?

“Mister Marino è un allenatore con una precisa impostazione tattica. La squadra non ha fatto altro che seguire le sue indicazioni o meglio cominciare a seguirle, perché come ci dice sempre c’è ancora tanto lavoro da fare per mettere a punto i meccanismi che ci chiede e in cui crede moltissimo.”

Il campionato si sta dimostrando molto equilibrato, ma il Benevento ha preso il largo ed era avviato ad una promozione con largo anticipo. Tu sai cosa vuol dire vincere un campionato, ne hai vinti 3 con Pescara, Carpi e Brescia: ti aspettavi questo dominio?

“Non si può negare che il Benevento sia per distacco la migliore squadra del campionato. Non si tratta solo dell’aspetto tecnico, nel quale tante altre squadre sono ben fornite, ma anche di equilibrio e voglia di vincere.”

Parliamo del tuo percorso da calciatore: dopo aver vinto il campionato di B con il Carpi, hai giocato una grande stagione 2015/2016 in Serie A ma la squadra non è riuscita a salvarsi. A livello personale ti aspettavi una conferma? Qualche rimpianto?

“Il dispiacere più grande è stato essere arrivati con 38 punti finali ad un solo punto da una salvezza che sarebbe stata miracolosa per come era cominciata la stagione, con vari ribaltoni che ci portarono a novembre ad avere solo 6 punti in classifica. Non ho rimpianti di tipo personale, ma solo relativi a risultati di squadra. I più grandi sono i mancati play-off a Foggia nel 2011 e appunto la retrocessione col Carpi.”

C’è un giocatore nel tuo ruolo a cui ti sei ispirato a livello professionale? Invece l’attaccante che più ti ha messo in difficoltà?

“Ci sono vari difensori che ho ammirato molto come Baresi, Nesta e Samuel. L’attaccante che invece mi ha messo più in difficoltà è stato Cavani.”

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