Sergio Biliotti è stato uno dei simboli dell’Empoli degli anni ’70. Nasce a Scandicci (FI) il 14 maggio 1951. Inizia con le giovanili del Prato e con i lanieri debutta in prima squadra nella stagione 1970/71 in Serie C. Rimane a Prato anche per la due successive stagioni, fino a quando viene acquistato dall’Empoli nel 1972. Allora Biliotti giocava ala destra, con funzioni di tornante, come si diceva a quel tempo: oggi si direbbe un esterno di destra dei cinque o di un centrocampo a quattro. È mister Ulivieri che lo fa arretrare davanti alla difesa, impostandolo come mediano di spinta. A Empoli rimane per ben 10 stagioni collezionando 263 presenze, il che lo colloca al 5° posto tra i giocatori con maggiori presenze nella storia dell’Empoli, superato solo in anni recenti da Moro, Tavano, Buscè e Maccarone. Con la maglia azzurra ha realizzato 9 reti ma ha certo contribuito a procurare alla sua squadra tanti rigori, una delle caratteristiche per la quale viene ricordato ancora dai tifosi azzurri, insieme alla sua assoluta dedizione alla maglia, alla sua generosità, al suo incessante correre. Doti, queste, che hanno fatto passare in secondo piano anche le doti tecniche che Biliotti pure possedeva. Certamente è uno dei giocatori più amati da quei tifosi che lo hanno visto giocare negli anni ’70. Anima e simbolo dell’Empoli dei tanti campionati giocati in Serie C, è un valore che rimarrà nel tempo e nella storia del club.

Ciao Sergio come va? Facciamo un passo indietro, parliamo della tua lunga esperienza con la maglia azzurra

Partivamo ogni anno con l’obiettivo di mantenere la categoria in serie C, le risorse non erano molte, quindi dovevamo impegnarci a fondo per ottenere il mantenimento della categoria; ci siamo sempre riusciti, anche se spesso lo abbiamo fatto con il cuore in gola, cioè nelle ultime giornate disponibili“.

Parliamo del tuo ruolo, c’è un giocatore attuale a cui puoi essere assimilato per caratteristiche tecniche?

Per la velocità potrei essere accumunato a Chiesa della Fiorentina, soprattutto quando ad inizio carriera giocavo in quello che veniva chiamata ala destra con la maglia numero sette. Poi Ulivieri mi cambiò ruolo facendomi giocare in mezzo al campo, dove ovviamente avevo compiti di copertura, ma avevo la possibilità di scambiarmi posizione con la seconda punta attaccando gli spazi”.

La tua caratteristica era quella di procurarti molti rigori, verità o leggenda?

E’ la pura verità, frutto delle mie caratteristiche di velocità. Sul passo mi proiettavo in area anticipando sistematicamente i difensori. Quindi quando intervenivano toccavano la mia gamba generando molti rigori. Questo ci ha permesso di ottenere risultati importanti, anche se molti negli avversari si lamentavano“.

In che senso? Dicevano che ti buttavi?

Esattamente, più volte si levavano accuse in questo senso, ma come ti dicevo prima conquistarsi rigori era soltanto frutto delle mie caratteristiche, e non della mia volontà di accentuare i contatti in area avversaria”.

C’è un aneddoto o una partita che ricordi particolarmente?

Difficile citarne uno in particolare, ma c’è un episodio che mi piace ricordare: in occasione della mia prima esperienza ad Empoli, il 25 settembre mi sposavo. In quel campionato si affrontava la Torres e l’Olbia, per ammortizzare la spesa si rimaneva in Sardegna in quella settimana. Ironia della sorte, dovevo sposarmi proprio a cavallo di quelle due gare. Contro la Torres segnai e, in occasione del gol, subii un pugno all’occhio dal portiere avversario. Il giorno dopo avevo il matrimonio, non ti dico quanto mi prendevano in giro i compagni, mi presentai all’altare con l’occhio tumefatto. Il giorno dopo ripresi l’aereo per tornare dai miei compagni, perché la domenica successiva c’era la partita ad Olbia”.

Con i compagni di squadra com’era il rapporto? Senti ancora qualcuno adesso?

Abbiamo creato un gruppo whatsapp, con alcuni di loro mi sento quotidianamente, almeno una volta all’anno facciamo una cena tutti insieme. A testimonianza del rapporto fantastico tra di noi che ha resistito negli anni. Posso citare Lasagni, Gaetano Salvemini prima da calciatore e poi da allenatore, Bonetti, Polesello”.

Parliamo adesso del rapporto con gli allenatori

Sicuramente spicca quello avuto con Vitali ed Ulivieri, c’era un grande rapporto umano con loro, al di là degli insegnamenti tattici e tecnici, loro erano come dei secondi genitori, con il passar degli anni questo aspetto ti rimane nel cuore“.

Capitava che ti aspettassero al campo al termine di una giornata di lavoro…

Esattamente dal 1976 iniziai a lavorare in banca, quindi mi aspettavano per fare l’allenamento, poi lasciai il professionismo non potendo fare due lavori in contemporanea. Iniziò quindi la mia carriera nel mondo dilettantistico, continuata poi negli anni seguenti come allenatore delle squadre del circondario, ottenendo anche vittorie nei rispettivi campionati. A me non interessava la categoria, ma che ci fossero gli stimoli necessari”.

Infine una curiosità: cosa ne pensi del calcio attuale?

Per farti rendere conto sul mio pensiero a riguardo ti dico, che ho provato a fare il dirigente di squadre dilettantistiche. Ci sono rimasto poco, perché mi sono trovato di fronte persone che come priorità volevano perseguire i propri interessi, oltre al fatto di non essere competenti. Per fare un esempio, non si può improvvisare insegnante di calcio un elettricista, senza nulla togliere alla categoria in questione. Si è perso tutto, una constatazione che faccio con grande amarezza”.

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8 Commenti

  1. Erano i primi anni che seguivo l’Empoli…Biliotti era uno dei miei idoli per come era veloce…a quei tempi la nostra seconda maglia era rossa/amaranto…che bei tempi che erano quelli…oltre che seguire le partite non mi perdevo mai neppure un allenamento il martedì e il giovedì…

  2. Idem: Finita scuola, pranzo veloce e poi via in bicicletta al Sussidiario a seguì l’allenamento dell’Empoli. I compiti? Dopo.
    O chi tu sei, Magico?

  3. grande biliotti..idolo vero ci sguzzava ora in serie b, che tempi! io rivoglio la maglia maranto come seconda maglia, pantaloncini neri…p bianchi..la storia!

  4. Ero un bambino ma già seguivo l’Empoli, partite ed allenamenti, ricordo bene Biliotti, simpatica saetta . Bella questa intervista.

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