Una premessa è doverosa, tanto per sgombrare il campo da tutto quel colpevole “non detto” che sta caratterizzando il dibattito intorno al calcio: il calcio di cui si parla è quello della Serie A, i Campionati di cui si parla sono la Serie A, i giocatori di cui si parla sono quelli che giocano in Serie A. E così nel resto d’Europa: il Calcio di cui si parla in Inghilterra è la Premier League, quello di cui si parla in Francia è la League One, quello di cui si parla in Germania è la Bundesiga, in Spagna la Liga e così via. Insomma, si parla del calcio dove circolano i milioni, quello caro alle pay-TV, quello insomma che fa (o dovrebbe fare..) spettacolo. L’altro calcio, quello della Serie B, ad esempio, dov’è? Se ne parla sì, ma quasi come un flebile bisbiglio, tanto per non disturbare i manovratori, quelli che “contano”. E la Serie C? Ma ancora esiste? Per non parlare dell’ecatombe che aspetta le oltre 10.000 Società dilettantistiche in Italia. Per non parlare di Settore Giovanile. Ne avete sentito parlare da qualcuno?

In questo disatro che sta vivendo e che vivrà il nostro Paese, insieme ad altri in Europa e nel mondo, si è sentito parlare solo di “far ripartire il calcio” (cioè la Serie A), di “sicurezza” e di protocolli. Non ho sentito un solo Dirigente del calcio nostrano parlare della necessità di riformarlo questo calcio, di riportarlo con i piedi per terra, di ridimensionarne le spese folli, gli ingaggi ai giocatori, la sovraespozione in TV, le trasmissioni a tutte le ore, le partite spettazino, gli orari folli. Non ho sentito un solo Presidente di Società dire che il sistema calcio sta andando alla deriva, fuori controllo, e che va ridimensionato, ristabilito nelle sue regole, riportato vicino al cuore della gente. Da dove si riparte? Il mantra è uno solo “la sicurezza”. Bene, ma qualcuno mi dovrà spiegare perché io devo andare a passeggio ad 1 metro e mezzo di distanza dal mio vicino e se invece sono giocatore posso trattenere un avversario per la maglia, andare in un contrasto, spintonarmi e mettere in essere anche la semplice regola della protezione della palla, sudaree respirare a pochi centimetri dal mio compagno di squadra, dal mio avversario. Per cortesia….non prendiamoci in giro! La sicurezza, il rischio zero, non ci può essere nal calcio, come non ci può essere in qualsiasi altro sport di squadra! Allora diciamolo chiaro: accettiamo il rischio! Penso alla fatica che stanno facendo gli imprenditori, i ristoratori, i proprietari di bar, i parrucchieri, i proprietari degli stabilimenti balnerai, degli hotel: 4 metri, 5 metri, 2 metri, 4 metri quadrati…misurare, igienizzanti, sanificazione, distanziamento….ma tutto sembra fermarsi di fronte al rettangolo da gioco. E poi? Perché solo il calcio ha questa fretta? Perché si parla solo di “riaprire il calcio” e non la pallavolo, la pallacanestro,la pallamano, le piscine, i campi di bocce…? Siamo sicuri che i giocatori, oltre alla gioia di ritrovarsi insieme per gli allenamenti, siano così vogliosi di scendere in campo a disputare una partita? E che ne pensano se dovranno stare due mesi o tre in ritiro?

Domande.

Temo che dietro questa voglia di qualcuno di “riaprire” ci sia solo l’incapacità di prendere atto di un “sistema calcio” del quale il coronavirus sta solo accellerando il momento di implosione che prima o poi sarebbe comunque arrivato, che ci sia la voglia di rimettere in piedi il tendone di un circo dal quale anche i nani e le ballerine di un tempostanno preparandosi alla fuga.

In questo momento di “dibattito” sulle “riaperture” ecco una voce che non ti aspetti o, almeno, che non si aspettano molti dei “lor signori” (io sono fra quelli) che si accomodano in tribuna a vedere comodi comodi le partite per far salotto in TV o quelli che dal divano di casa ringraziano il Padreterno per averci regalato le TV satellitari.

Parlano gli ultras. La loro voce si perde nella quasi totale indifferenza (casuale?) dei mass media nazionali, scivola frusciante nelle pagine di qualche giornale, gracida quasi impercettibile in quale radio, meglio se locale, non riesce ad insinuarsi nelle TV.

E’ di oggi la notizia di un apello sottoscritto da circa 350 tifoserie di tutta Europa (italiane, soprattutto, ma anche di Germania, Francia, Spagna, Belgio, Romania), contrarie alla ripartenza dei campionati di calcio.  Perché?  “ Perché – si legge – ancora una volta, la supremazia del denaro calpesta il valore della vita umana, perché i clubs sono schiavi delle pay TV”

Le cronache riferiscono che hannno aderito all’appello gruppi ultras italiani e un centinaio stranieri. Tra gli italiani ci sono gruppi Ultras di Atalanta, Brescia, Bologna, Genoa, Inter,  Juventus, Napoli, Parma, Sampdoria, Spal e Udinese,  solo per rimanere nella massima serie. Tra gli Ultras delle squadre straniere si segnalano quelli del Real Madrid, Valencia, Siviglia, delle squadre francesi di Olympique Marsiglia, Nantes, Metz, delle squadre tedesche  di Bayern Monaco, Kaiserslautern, Stoccarda, delle belghe Liegi e Anderlecht. Hanno aderito anche le tifoserie italiane di basket (Bologna e Cantù, tra le altre) e di hockey (Milano).

Fa strano, vero? Gli ultras che non vogliono la ripartura del Calcio. Forse perché hanno chiaro che – anche se è evidente che si parla di Serie A e comunque delle Serie maggiori dei vari Stati  – loro dentro uno stadio – comunque –  non ci metteranmo piede per molto tempo ancora?

Eppure non è la prima volta che la voce degli ultras si è levata chiara e forte. Struggente la lettera che scrisse il Capo Ultras dell’Atalanta Claudio Galimberti “Bocia” al Presidente Antonio Percassi il 26 marzo. Netta la presa di posizione degli Ultras bergamaschi contro il Presidente della FIGC Gravina dello scorso 23 aprila.  E altrettanto chiara è stata la protesta degli Ultras del Torino appena due giorni fa. E’ di poche ora fa la presa di posizione degli ultras dell’Inter.

Una lettura dei vari comunicati e report è interessante in un contesto che sembra avere una voce unica.

Però….strano! Degli ultras si parla solo quando ci sono risse o scazzotate, violenza. Come mai questa volta su di loro il silenzio? Proprio gli ultras dell’Atalanta sono stati in prima linea, fuori e dentro gli Ospedali di Bergamo, nel periodo di massima difusione e contagio del Coronvirus, ed altri gruppi Ultras, in molte città d’Italia sono stati volontari, hanno fornito assistenza ed aiuto alle persone in difficoltà. Anche gli ultras dell’Empoli hanno dato aiuto concreto agli Enti di assistenza locali. Questa volta il “calcio che conta” non ha trovato parole per raccontare, linguaggi appropriati per portare alle luce storie. Tutto si è svolto nel silenzio generale, un silenzio che si è sviluppato, come una cortina di nebbia, intorno a loro. Peccato! Un’occasione mancata, non solo per raccontare storie diverse, ma anche anche per aiutarci a gettare uno sguardo più attento e meno infarcito di luoghi comuni su una realtà che ha dimostrato valori importanti oltre il tifo, oltre il limite in cemento di una curva.

Non sappiamo se e quando il calcio ripartirà. E lo diciamo con la pena nel cuore. Perché amiamo questo sport, è una nostra passione. E lo diciamo con la pena nel cuore per quei tanti lavoratori che grazie al calcio vivono e fanno vivere le loro famiglie. Lo diciamo con la pena nel cuore  per quel popolo di invisibili che non va mai sotto i riflettori, che non tratta ingaggi milionari, ma che presta la sua opera preziosa ed insostituibile sulla quale si regge – udite! udite! – il sistema: i segretari, gli amministrativi, gli autisti, i magazzinieri, gli addettti alla lavanderia, quelli della recpeption, gli stuart e tanti altr che sicuramehte dimentico. E lo diciamo con la pena nel cuore per tutti quei giocatori, quei tecnici, quei collaboratori che vivono nel calcio anonimo delle Serie inferiori, tra i Dilettanti, nei Settori Giovanili. E lo diciamo per i nostri i colleghi e per la loro fatica di raccontare questo difficile momento che ne limita la voce e che in alcuni casi minaccia il loro posto di lavoro, per la fatica che fanno anche andando a cercare non solo cioò che è comodo e pieno di luce, ma anche ciò che si vorrebbe non far vedere o non far parlare.

Una partita senza spettatori, in uno stadio dove l’eco del pallone rimbalza nele tribune vuote, è forse un male necessario ed al quale non potremo sfuggire ma che non ci toglie di dosso un profondo senso di disagio e di tristezza. Vedremo quello che sarà deciso. Ma il calcio, quello che si scrive con la C maiuscola, quello che ci coinvolge, che ci stritola l’anima e ci riempie gli occhi di gioia o di lacrime, quello è un’altra cosa e non riguarda solo una èlite di giocatori o di spettatori ma tutto il popolo, tutte le squadre, tutti i giocatori, tutti i tecnici e i Dirigenti, di tutte le categorie, di tutte le Federazioni ed Associazioni, di tutti.

Quando anche noi potremo riempire una qualsiasi tribuna di un qualsiasi Stadio, in Serie A come in Terza Categoria, come negli Amatori, come in una gara qualsiasi di una Categoria qualsiasi del Settore Giovanile,  quando potremo tornare a tirare calci ad un pallone, in qualunque modo ed in qualunque luogo, tornando per un po’ ad essere bambini, allora –  davvero – potremo dire che il Calcio è ripartito. Prima, è solo un gioco di parole!

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52 Commenti

  1. Che vadano a cacare tutti, il calcio professionistico deve finire. Torneremo a vedere la Uisp, immaginate un Villanova-Ponzano con 5000 spettatori. Del resto d’Italia m importa una sega

    • 5000 spettatori per Villanova Ponzano, rimarranno sempre 100 (se è grassa) anche se l’Empoli FC dovesse sparire ….. ma in che mondo vivete!!!!

  2. Tutto vero quello scritto, ma, come evidenziato, il calcio da lavoro a tante persone e quindi è giusto che riparta prima possibile.
    E credo che gli Ultras non vogliono che cominci perchè non possono andare allo stadio.
    Venendo a Empoli, ci siamo dimenticati quando, nonostante gli inviti a non farlo, i nostri tifosi si radunarono intorno al Castellani durante l’ultimo match casalingo?…
    Quindi, di cosa parliamo?…

  3. Io sono per la ripresa non capisco perché gli operai, gli impiegati e a seguire riaprono parrucchieri,ristoranti, villaggi turistici ecc e non possono giocare 22 atleti professionisti e super controllati. Poi sarebbe un male per l economia italiana dietro il calcio girano tanti milioni

  4. Parole giustissime, ma da “paraculo”, questo calcio lo abbiamo contribuire a creare tutti: squadre, giocatori, tifosi e TV …. a tutti fa comodo (e ai tifosi piacere) lo spettacolo milionario di TV e sponsor e questo è coinciso quando la gente ha preferito vedere la partita alla TV invece che al campo …. poi da cosa, nasce cosa.
    Far fallire tutto e tornare al “vero sport”?, ma siamo proprio sicuri che chi mangiava tartine al caviale, voglia tornare a mangiare pane e mortadella? …. e non parlo solo di squadre e tifosi ….
    Avete in mente un mondo e una società che non esiste più e il calcio è lo specchio fedele di pregi e difetti.
    Comunque non capisco perché le piscine e le palestre possano riaprire e le partite di calcio no ….
    Comunque sono sicuro che il “mondo del pallone”, o riparte o chiude …. poi si può discutere tra chi piaccia la prima o la seconda soluzione …. ma io non darei per scontato il risultato delle preferenze.

    • per il “calcio di una volta”, siti come PianetaEmpoli che in qualche modo campa su pubblicità e numero di visitatori, non avrebbe senso …. attenti a bollare questo “va bene”, questo “no”.

  5. Gli ultras come coerenza ne hanno meno dei politici.
    Gli assembramenti fatti fuori dagli stadi quando le partite erano a porte chiuse chi li ha fatti??

    • Andre.. Quello era un periodo in cui non era ben chiara la gravità della situazione… Non ero presente.. Perché non mi pareva il caso e mi sono sentito la partita alla radio.. (come sempre quando non posso essere presente).. Però non puoi parlare di poca coerenza quando parli di ultrà… Forse non hai vissuto da dentro la “curva”… Certo per chi guarda tutto dall’esterno è un fenomeno difficile da capire, ma non puoi assolutamente appaiare il nome degli ultras a quello dei politici… Non so’ se hai letto per intero l’articolo, in cui invece si dà voce e merito agli ultras per quello che hanno fatto, con tanta umiltà, e senza propaganda, in questo periodo… Per carità nulla di trascendentale, ma hanno fatto quello che potevano, nel rispetto delle regole e della situazione.. Hanno dato una mano.. Si sono messi a disposizione…se non sai cosa hanno fatto, è l’ennesimo esempio che si parla di loro solo quando fa comodo a chi preferisce il clamore, spesso strumentalizzato e amplificato.. E falsificato… Alla. Vera realta dei fatti… Buona serata e.. AVANTI BIANCOBLU!!! W GLI ULTRAS SEMPRE!!!

      • Il mio discorso è generale e non riferito all empoli visto che nell’articolo si parla di ultras di tutta europa.
        A Parigi e a Valencia nelle partite di champions fuori dallo stadio ci furono migliaia di persone tutte accatastate e in spagna il virus si era già diffuso con già un numero elevato di morti.

        • Gli Ultras ne combinano di belle e di brutte.
          Giusto evidenziare le une e le altre cose.
          Ma cmq, al netto della realtà Empoli, come letto anche sulla Gazzetta, non è che gli Ultras si lamentano perché magari, con gli stadi chiusi, non possono finanziarisi più o meno lecitamente???!!!

          • …….codesto non lo nego, ma riguarda, perlopiù, 3, massimo 4 curve. Noi sicuramente no!

  6. Bravi meglio sprecare i tamponi per i giocatori milionari che per noi stronzi operai da mille euro al mese. Senza ultras il calcio è nulla ricordatevelo. Vergognatevi

    • Il calcio esisteva ante Ultras e esisterà post Ultras.
      Può darsi che le squadre non esistano senza Ultras, ma gli Ultras esisterebbero senza squadre???
      Se falliscono le squadre, cosa faranno gli Ultras???
      Meditate gente…meditate…

      • …..ci sono situazioni dove, di fatto, le squadre era come se non esistessero (fallimenti, esclusioni….) e gli ultras non sono spariti. Siamo nati per le squadre, si, ma la cosa si è poi trasformata poi, col tempo, in una simbiosi con l’attaccamento alla città in sé stessa ed alle sue tradizioni. Da noi vale ancora di più, tenuto conto che ci sono degli inqualificabili che, a giro, a domanda di provenienza rispondono “in provincia di Firenze” …….agghiacciante.

  7. Ci sono delle ragioni sia da una parte che dall’altra: il calcio senza spettatori è un niente, fa schifo. Però finire sarebbe auspicabile per chi lavora intorno, per evitare i ricorsi.

    Ora però seriamente, visto l’andamento dell’epidemia, sarebbe un bel gesto dare una pedata nel sedere ai virologi e riprendersi in mano la vita. E da settembre tutti allo stadio. Chi ha paura ha il sacrosanto diritto di stare in poltrona. Io voglio vivere!💙

  8. Più ipocrisia di quanto decantato in questi comunicati da gli ultrà la possono manifestare solo in politica, il calcio è uno dei maggiori fatturati Italiani nse non il maggiore ..ma anche nel resto dell’Europa , una società di calcio è un’azienda a tutti gli effetti quindi non vedo perchè non debbano tornare al lavoro per concludere quello per cui hanno sottoscritto un contratto …una stagione ( di lavoro).. non solo sportiva, capisco tutto ..che il calcio o lo sport in generale non sia la priorità .. il paese ha bisogno di sostegni e certezze più concrete ..come si deve rispetto ha chi ci ha perduto la vita …ma se non si comincia nel guardare avanti e ripartire i danni economici saranno devastanti ..e per quanto a tanti possa sembrare una stronzata cominciare intanto dal calcio che forse tra gli sport è tra quelli che può garantire maggior sicurezza …se pur con stadi vuoti ..ma con le pay tv che comunque fanno business e distribuiscono soldi sopratutto alle società ma che si basano sù sponsorizzazioni le cui aziende ha loro volta si auspicano una ripresa delle loro attività commerciali…quindi Ultras favorevoli o meno .. il calcio è un’attività che muove tantissimi interessi come tante altre discipline sportive … basti pensare ha quello che muove un Giro D’Italia …ma che per caratteristiche in questo momento non ha le possibilità di potersi disputare per motivi di sicurezza oggettivi … ma sopratutto i signori ultrà dovrebbero tener conto anche dei danni economici con conseguenti ripercussioni che anche le società che essi tifano potrebbero avere.

  9. La parola d’ordine è salute e vita le partite con gli spettatori non si possono fare perché sicuramente si riparte con il contagio e sarebbe una catastrofe in tutti i sensi, per quanto riguarda il mondo ultra che per quanto mi riguarda conosco bene , il quel mondo vogliono le partite con gli spettatori perché molti gruppi ultrà più che per l’amore della propria squadra interessa molto di più la parte economica vendita di gagtes ,vendita di biglietti sotto banco ecc ecc ,basta vedere per esempio la tifoseria della Juventus dove è in mano alla mafia proprio perché girano migliaia di euro.

    • Codesta è una cavolata, almeno parziale. Perché se codesto vale o potrebbe valere per le strisciate più Lazio Roma e Napoli, le altre tifoserie di serie A più B,C, ,D e dilettanti vogliono lo stadio perché è passione. A quelli come voi possono rinchiuderci per anni, levare ogni tipo di libertà, se non capite l’ebrezza del vento sotto una bandiera o la voglia di abbracciare gli amici di sempre sopra quegli scalini. Il calcio a porte chiuse è l’emblema di un business orribile. E se questa soluzione ha da essere, che sia solo temporanea, ma onore a chi vive la vita alla luce del sole, del vento e della pioggia, perché tifo non è vendita di gadgets, ma è aggregazione. Forse vi siete già abituati a viver come automi?

      • Si o bravo in un momento come ora sai com’è l’ ebrezza di una sala di rianimazione che è questo il rischio se si riapre ora gli stadi , ma che ci avete nella testa a parte il pallone?

        • Il calcio in TV serve per tenere la gente a casa. È molto più pericoloso stare in un giardino ammassati, oppure sui Navigli a fare l’aperitivo, che in casa a vedere una partita di pallone.

        • Taci. Ho sempre rispettato tutto e tutti. Dico che se il virus sparisce non possiamo continuare ad avere paura ma vivere. In primo luogo.
          In secondo luogo dico che è una partita da vincere quella che vede i tifosi appropriarsi dell’aggregazione. Dico che se passa il concetto che lo stadio può essere anche vissuto a porte chiuse, avrai più porte chiuse anche senza virus, avrai il business che schiaccerà definitivamente lo sport, e alla fine diventerà una play station con uomini automi che da casa sbaveranno per un tocco di tacco falso come le labbra di Alba Parietti.
          È una partita che vede la civiltà come la nostra intendi contro una civiltà robotica solo multimediale.
          Questo non vuol dire andare contro le regole, ma sapere cosa desideriamo e tenere le antenne dritte affinché appena possibile i nostri desideri di appassionati e sportivi possano concretizzarsi all’interno di uno stadio e non su un divano lobotomizzante.

    • Questo è un discorso giusto. Forse è meglio che partano, per interessi e eventuali ricorsi, ma anche io probabilmente vedrò solo il risultato finale. La nostra voglia non può essere sostituita da echi nello stadio vuoto. Non per sempre. Se vogliono che lo facciano. Ma già pensando al prossimo campionato, si deve prevedere di partire con la gente, se per motivi sanitari non è possibile, la play station me l’accendo da solo così fo vincere il campionato all’Empoli e tanti saluti a tutti.

  10. “leggi speciali, oggi per gli ultrà, domani in tutta la città”
    striscione messo da tutte le tifoserie italiane una ventina di anni fa.

    meditate, teledipendenti Gruberomani, meditate..

  11. Date troppa importanza al calcio.
    E vivetelo con meno assillo.
    Accontentiamoci di vederlo intanto in TV.
    Non capite che al momento è l’unico modo per poter poi vederlo dal vivo?

    • Oh, finalmente un discorso sensato …. facciamo ripartire il campionato, che è l’unico modo che abbiamo per avere la certezza che ci sia un futuro …. al momento io mi accontento di vederlo in TV, anche a me il calcio in questo modo non piace, ma è l’unico modo per vederlo allo stadio domani!!!

      • D’accordo con te Riccardo.Purtroppo ritornare allo stadio è una cosa che non si può prevedere quando sarà possibile fare.Ed è una cosa che mi manca tantissimo.Pero’ tenere fermi i campionati finché non sarà possibile farlo a porte aperte non è semplicemente possibile.Al di là della retorica,della passione,il calcio professionistico è un’azienda che crea ricchezza,posti di lavoro,paga tasse e con l’indotto muove un sacco di quattrini.Per non parlare poi dell’enorme bacino del settore giovanile e dilettantesco.Troppi collegano il calcio agli stipendi fuori controllo di Ronaldo,Dybala,etc.Ma quanta gente c’è che ricava il suo vivere come massaggiatore,autista o allenatore di ragazzi? Ad ogni modo il calcio potrà ripartire solo se chi decide adotterà il criterio sanitario tedesco ovvero in quarantena solo l’eventuale positivo.Altrimenti è solo una presa per il culo di Spadafora.Cioe’ fai ricominciare una cosa senza sapere ( anzi sapendolo benissimo ) se la puoi far terminare.

  12. Si gli Ultrà sono menci, ma poi che vogliono stare 2 anni senza calcio ,fino a che un c’è il vaccino ,meglio vederlo in TV,ma poi detto
    da gente che neanche la vedano la partita.
    GLI ULTRÀ non esistano più

  13. Per me cari signori voi vi vedete troppi film Orwell-iani, la vita è troppo corta e troppo piena di me.r.da per crearsi tutti sti problemi e vedere un Mondo pieno di cospirazioni, io ho superato i 60 ed ho sempre vissuto “cercando” di fare del mio meglio e vi posso garantire che benché non sono mai stato ricco, sono proprio contento della mia vita.
    Chiudo con un consiglio a tutti quelli che si sentono oppressi dal “grande fratello”, quando avete pensieri strani, guardate l’orizzonte, quello non costa nulla e sopratutto nessuno può togliervelo.

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