Ludere causa ludendi. Giocare per il gusto di giocare. Il motto del Queen’s Park, la prima squadra scozzese della storia, è eloquente. Ed è la dimostrazione di come si possa tener fede alle tradizioni, nonostante il tempo cambi, inesorabilmente, anche le ere calcistiche. Quando il 9 luglio 1867 il club venne fondato, al numero 3 di Eglinton Torrace nella zona sud di Glasgow, venne presa una decisione ferma e decisa. I calciatori non sarebbero mai stati pagati per giocare. E questa regola, anche se ci sembra impensabile, è rimasta intatta ancora oggi.

Durante la prima riunione venne deciso anche il nome della squadra. Alcuni sponsorizzavano The Celts, altri appoggiavano ipotesi come The Northern o Morayshire. Probabilmente una tale rosa di nomi suggerisce un’influenza delle Highland all’interno del nuovo club. Ma venne deciso, a maggioranza risicatissima (un solo voto di differenza), che il nuovo club calcistico si sarebbe chiamato Queen’s Park.

Il Queen’s Park influenzò notevolmente il neonato movimento calcistico scozzese. Intanto perché partecipò attivamente alla stesura delle regole del gioco in vigore in Scozia. Era infatti un’epoca in cui non c’era ancora un regolamento univoco. E i Queen’s Park, dall’alto del loro blasone, si avvalevano di grande considerazione. Poi perché si occupò della gestione di alcuni affari di assoluta importanza, come la nascita della Federcalcio, l’organizzazione delle partite della Nazionale e la creazione di una Scottish Cup, sulla scorta della FA Cup inglese.

Ma ciò che i Queen’s Park rappresentò fu soprattutto un cambio di stile. Con l’innovativo modulo 2-2-6 – che si opponeva al classico 1-1-8 di marca inglese – e con un gioco più arioso, fondato su una fitta rete di passaggi, introdusse il cosiddetto combination game, che di lì a poco avrebbe soppiantato il field game tipico dei primi anni della storia del calcio. La dimostrazione che i tempi stavano cambiando si ebbe il 30 novembre 1872, quando, davanti a una folla incuriosita ed entusiasta, si affrontarono le Nazionali di Scozia e Inghilterra all’Hamilton Crescent di Partick, un quartiere di Glasgow. La compagine di casa era composta unicamente da calciatori del Queen’s Park e strappò ai maestri inglese un prestigioso 0-0.

Lo stesso anno il Queen’s Park aveva raggiunto la semifinale di FA Cup contro gli Wanderers, riuscendo a strappare il pareggio ai più blasonati avversari. La mancanza di fondi non gli consentì però di recarsi nuovamente a Londra per giocare il replay. Alcuni anni più tardi, con già alcune Coppe di Scozia in bacheca, riuscì a qualificarsi per la finale per due anni di fila (1884 e 1885) ma venne sconfitta in entrambe le occasioni dal Blackburn Rovers. In patria dominò la scena in coppa fino al 1893 (in totale ben dieci affermazioni) ma in campionato (la prima partecipazione alle Scottish Division One fu solo nel 1900) non riuscì mai ad avere un ruolo importante.

The Spiders (così soprannominati per la fitta rete di passaggi che, intersecandosi, sembravano la tela di un ragno) esistono tutt’oggi. Hanno mantenuto inalterata la tradizione di non pagare i loro calciatori e militano attualmente in Scottish League One, la terza serie del campionato scozzese.

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articolo da www.mondosportivo.it

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Empolese DOC e da sempre tifoso azzurro, è un amante delle tattiche e delle statistiche sportive. Entrato a far parte della redazione di PianetaEmpoli.it nel 2013, ritiene che gli approfondimenti siano fondamentali per un sito calcistico. Cura molte rubriche, tra cui i "Più e Meno" e "Meteore Azzurre.

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