VERSO LA ZONA SPORTIVA

In tre nostri articoli dell’agosto 2019 (https://www.pianetaempoli.it/la-storia-dello-stadio-castellani-parte-i/; https://www.pianetaempoli.it/la-storia-dello-stadio-castellani-parte-ii/; https://www.pianetaempoli.it/la-storia-dello-stadio-castellani-parte-iii/) avevamo raccontato la storia dello Stadio “Castellani”. Parte di quel racconto è stata ripresa ed utilizzata per i nostri articoli sul vecchio Stadio “Castellani” e sul “Sussidiario” ma ce n’era ancora una parte che ci è sembrato opportuno riutilizzare per ricomprenderla nel nostro “Un Secolo d’Azzurro”, il racconto di tutti gli Stadi nei quali l’Empoli FC ha giocato nei suo cento anni di storia.

Riproponiamo perciò gli articoli dell’agosto 2019 apportando agli stessi, tuttavia, alcune modifiche o aggiornamenti resisi necessari sia sulla base di alcune segnalazione dei nostri lettori (che ringraziamo) sia per successive ricerche che abbiamo svolto.

Vorremmo iniziare con il racconto di come e perché lo Stadio fu costruito. Si trattò di un impianto sportivo in mezzo ad altro, ad una vera e propria “cittadella dello sport”, nel quadro di un grandissimo intervento urbanistico che l’Amministrazione Comunale di quegli anni fece dando un nuovo volto alla città e proiettandola verso il futuro.

Parte planimetria del Piano Regolatore del 1956

In questa parte, perciò, rivolgeremo la nostra attenzione a tutta questa area della città che si costruì “di là dall’Orme” all’inizio degli anni ’60 del secolo scorso . La Zona Sportiva fu il risultato di una straordinaria visione che gli Amministratori del Comune ebbero allora ed è lì che nasce lo Stadio “Castellani”. Tra tutti gli stadi o campi nei quali l’Empoli ha giocato è quello che ha resistito – ed ancora resiste – più lungo, da ben 55 anni. Ampliato, in parte cambiato, in parte abbandonato o trascurato (la pista di atletica e i vecchi spogliatoi su tutto), in bilico tra la pesantezza del suo passato ed un disegno di futuro tante volte annunciato ma che ancora resta disegno (e peraltrro da definire), il vecchio “Castellani” è lì. E’ lì che l’Empoli ha ritrovato la Serie B dopo 33 anni, è lì che ha conosciuto la prima volta il sogno della Serie A, è lì che è volato in Europa. Perciò, tutto sommato, gli vogliamo bene.

 

LA ZONA SPORTIVA

Il racconto della nascita e della realizzazione della Zona Sportiva si trova in modo mirabilmente dettagliato nella rivista EMPOLI del 31.12,1965 a cura dall’allora Capo dell’Ufficio Tecnico del Comune di Empoli Arh. Enzo Regini, che contribuì non poco alla concretizzazione di quello che fu un progetto nato alla metà degli anni ’50 del secolo scorso e che vide il suo completamento nel 1965.

All’Arch. Regini “ruberemo” parte del suo racconto e lo integreremo con alcune notizie e documenti trovati nell’Archivio Storico del Comune di Empoli (ASCE), parte già presenti anche nei nostri articoli dell’agosto 2019 cui sopra abbiamo accennato.

La necessità di una nuova Zona Sportiva nasce sul finire del 1954 anche se in realtà già nel Piano di Ricostruzione della città dell’aprile 1950, redatto dall’allora Capo dell’Ufficio Tecnico Comunale Arch. Ettore Rafanelli, si era ravvisata la necessità di costruire “…. una nuova zona sportiva per il Capoluogo capace di raccogliere in un unico complesso gli impianti necessari al centro urbano e capace altresì di servire il comprensorio in certe attività di base. Tale previsione però……esulava dai limiti del piano stesso e pertanto la zona prevista venne esclusa…” (1)

Si prevedeva di adibire a tali funzioni una zona della città che ricomprendesse il vecchio “Castellani” e che poi si estendesse su un’area compresa tra il prolungamento di via Masini, il prolungamento di via dello Stadio (l’attuale via Russo) ed il torrente Orme. Si trattava di una superficie di circa 65.000 mq. ampliabili a 100.000.

Foto area del 1952 che mostra l’area dove sorgeva il Vecchio “Castellani”. In alto sulla destra si intravede l’area dove sarebbero state costruite la nuova Zona Sportiva ed il quartiere di Serravalle.

Ma “Subito dopo l’approvazione del piano di ricostruzione, un fatto nuovo venne a turbare tutta l’urbanistica di quella zona: la costruzione della deviazione della SS.67 (attuale Viale Petrarca) che tagliò in due il settore previsto come futura zona sportiva. Negli anni successivi le costruzioni edilizie, non limitate da alcun vincolo, occuparono tutta la zona a sud d Via dello Stadio e lungo il Viale Petrarca.” (2)

In realtà alla fine del 1954 il Comune di Empoli aveva pensato di costruire una Palestra vicina allo Stadio ma il CONI, che fu interpellato per un parere, consigliò al Comune di scartare l’idea perché una Palestra in quella zona si sarebbe rivelata insufficiente per soddisfare le esigenze della popolazione e suggerì di provvedere anzi alla costruzione di altri impianti sportivi, ciò anche per l’importanza che la città di Empoli veniva ad assumere. E non aveva torto il CONI perché Empoli conosceva in quegli anni una spinta economica importante, specie grazie ai settori del vetro e delle confezioni, e conosceva pure un forte incremento demografico: dai 29.368 abitanti del 1951 si era arrivati, alla fine del 1954, a 31.179 che diventeranno 33.037 alla fine del 1957 e addirittura 40.344 alla fine del 1964, un anno prima che la nuova Zona Sportiva fosse inagurata. Buona parte di quell’incremento demografico fu dovuto ad un progressivo spostamento di lavoratori dalla campagna alla città, attratti dallo sviluppo industriale di quegli anni, ma anche da una forte immigrazione interna, specialmente dalle Regioni del Sud.

Empoli aveva bisogno di una ridefinizione urbanistica che rispondesse a quanto stava accadendo in città in termini economici, sociali e culturali, ce lo spiega bene l’Arch. Regini: “..quando nel 1955 l’Amministrazione Comunale decise di impostare il problema della costruzione di impianti sportivi rispondenti alle esigenze presenti e future della Città e di tutto il comprensorio, non era più possibile realizzare gli impianti come previsto dal Piano di Ricostruzione e, di conseguenza, il problema dovette essere considerato nel quadro generale dello sviluppo organico della Città, nell’insieme, cioè, delle previsioni da impostare in un Piano Regolatore Ganerale del Capoluogo….” (3)

Nel giugno 1954 era stato infatti bandito un concorso per la realizzazione di un Piano Regolatore e nel marzo 1955 fu deciso di affidarne la redazione  all’ Ing. Giuseppe Paladini, all’Arch. Romano Viviani e all’Arch. Enzo Regini, come abbiamo già scritto Capo dell’Ufficio Tecnico del Comune.

Sindaco era allora Gino Ragionieri. Eletto nel 1945 fu il Sindaco della ricostruzione post bellica della città e rimase in carica fino al 1960.

Contestualmente a questa scelta l’Amministrazione Comunale, anche alla luce del parere del CONI che abbiamo citato, decise che non era più possibile  realizzare gli impianti sportivi come previsto nel Piano di Ricostruzione del 1950 e che il problema avrebbe dovuto essere considerato nel quadro generale dello sviluppo organico della città, e cioè nel nuovo Piano Regolatore Generale che si stava definendo, all’interno del quale avrebbe dovuta essere individuata un’area necessaria alla costruzione degli impianti sportivi  per farne una vera e propria Zona Sportiva.

Negli ultimi mesi del 1954 era stato incaricato l’Arch. Mario Gambassi di Roma, tecnico specializzato in impianti sportivi, di proporre una zona a ciò idonea e di redigere i progetti degli impianti stessi.

L’Arch. Gambassi, in accordo con la Sovrintendenza ai Monumenti, con il Provveditorato alle Opere Pubbliche ed all’Uffcio del Medico Provinciale, di concerto con l’Ufficio Tecnico  del Comune, presentò tre soluzioni:

1) zona attorno allo Stadio esistente in via Puccini, zona però ormai compromessa dallo sviluppo edilizio e da Viale Petrarca;

2) zona a nord dell’ Orme, dove il torrente fa un’ansa avvicinandosi al centro urbano

3) zona a sud ovest della città, oltre il Rio di Bonistallo, a nord della Ferrovia Firenze-Pisa

Copertina du una delle planimetrie allegate alle proposte dell’Arch. Gambassi presentate nel gennaio 1955

La Giunta (delibera n. 84 del 20.01.1955) e poi il Consiglio Comunale (delibera n. 4 del 18.02.1955) approvarono la seconda soluzione proposta.

La Commissione Interministeriale Impianti Sportivi, nella sua riunione del 15 luglio 1955, esprese parere favorevole per la seconda soluzione. “Da quel momento. Ottenuto il preventivo assenso del Servizio Impianti Sportivi ed inserita tale soluzione nel Piano Regolatore del Comune, ebbe inizio la costruzione di tutto il complesso. Si procedette quindi alla redazione di un progetto esecutivo degli impianti per un primo lotto di lavori (palazzetto dello sport) e del progetto di massima di tutto il rimanente complesso”(4)

Il progetto esecutivo fu approvato dal Consiglio Comunale con delibera n. 164 del 25.06.1955 e anche dalla Commissione Interministeriale Impianti Sportivi del CONI il 15.07.1955.

Cosa  prevedesse la proposta dell’arch. Gambassi in materia di impiantistica sportiva si può leggere nella delibera del Consiglio Comunale sopra citata:

  • una palestra, comprendente anche la casa per il custode;
  • campi da tennis e di pallavolo;
  • una piscina scoperta, e servizi annessi;
  • costruzione di un campo di calcio e della pista di atletica
  • costruzione di un campo di allenamento da affiancare a quello delle gare tanto che l’Architetto Gambassi scrive…“per mantenere un campo in efficienza occorre lasciarlo riposare per intere giornate dopo l’uso, in quanto il continuo calpestio impedisce la crescita del prato provocando un alternarsi di radure e ciuffi d’erba che rendono il campo pericoloso e inadatto al gioco”. Sarà quello che si chiamerà “Sussidiario” e che ancora oggi porta quel nome
  • costruzione delle tribune est ed ovest
  • costruzione degli spogliatoi
  • costruzione di un campo di allenamento, muri di cinta e sistemazione con rete metallica
  • recinzione esterna palestra e piscina

La spesa prevista era enorme per quell’epoca: 238.456.000 milioni di lire. In realtà, alla fine, la spesa sarà di circa 10 milioni in meno ma va detto che non tutte le opere furono realizzate allora e che se lo fossero state la spesa finale sarebbe stata sicuramente maggiore. La Piscina ed i campi da tennis saranno realizzati solo dopo alcuni anni. I campi da tennis sul finire degli anni ’70 mentre della Piscina si troverà traccia nel Piano Regolatore del 1973 e sarà realizzata negli anni successivi, in zona non distante da quella dove originariamente era stata prevista, ed inaugurata, nella sua versione attuale al coperto, il 19.04.1980.

La soluzione dell’Arch. Gabassidel 1955 che fu poi scelta per la realizzazione della Zona Sportiva e per la trasformazione dell’area intorno al vecchio Stadio

La proposta dell’Arch. Gambassi cominciò dunque il suo cammino  raccordandosi al gruppo di lavoro al quale nel 1955 era stata affidata la redazione del nuovo Piano Regolatore e che elaborò quello che sarebbe stato adottato dal Consiglio Comunale con delibera n. 69 del 7.04.1956 e approvato, con le varianti nel frattempo intervenute, dal Consiglio Comunale con delibera n° 14 del 25 gennaio 1958.

La soluzione proposta, oltre ad individuare un’area per la costruzione di impianti, prevedeva anche interventi di carattere urbanistico e alcuni interventi in materia di lavori pubblici. “Si trattava inanzi tutto di realizzare le strade di accesso alla zona prescelta – divisa alla città dal torrente Orme – previa costruzione di un nuovo ponte sul torrente stesso, ponte la cui esecuzione venne affidata ad una impresa specializzata mediante un appalto-concorso svoltosi in base ad un progetto redatto dagli ingegneri Michelagnoli e Cammelli” (5)  I lavori di costruzione del ponte furono ultimati nel giugno 1960. Il suo costo fu di 14 milioni di lire. Il ponte è quello che esiste ancora oggi, che raccorda la Statale 67 di fronte a via Bisarnella con la Zona Sportiva di fronte al “PalAramini”.

In quell’anno intanto aveva lasciato la carica di Sindaco Ragionieri ed al suo posto subentrò Mario Assirelli che sarebbe rimasto al suo posto fino alle elezioni del 1980 quando sulla poltrona di primo cittadino sedette Silvano Calugi.

Intanto continuavano i lavori per la costruzione del Palazzetto dello Sport il cui costo si rivelò superiore rispetto all’importo previsto orignariamente e che alla fine fu di 92 milioni di lire. L’opera fu completata e resa agibile nel giugno 1964.

Per finanziare le nuove opere il Comune doveva “…provvedere al finanziamento delle nuove opere mediante la vendita ai privati del vecchio stadio cittadino, previa lottizzazione ed urbanizzazione del medesimo, dato che esso si trovava ormai al limite della zona centrale della città. Furono così appaltati i lavori di costruzione della viabilità principale, con relative fugnature e, successivamente, i lavori di costruzione di un campo di calcio sussidiario al nuovo stadio, della palazzina per gli spogliatoi, e dei servizi generali. Vennero infine appaltati i lavori per la recinzione dello stadio medesimo e per la costruzione di una tribuna in cemento armato antistante il campo sussidiario, frattanto già realizzato. Tutte queste opere comportarono una spesa di circa 12 milioni di lire……. Successivamente si passò alla costruzione del campo di calcio principale dello Stadio, corredato di una pista podistica di metri 400, a 6 corsie, e di tutte le attrezzature necessarie per l’atletica leggera….(omissis)…I lavori di costruzione di questo complesso d’opere, ultimate nell’agosto 1964, hanno richiesto una spesa di 33 milioni di lire.” (6)

Si costruisce la Tribuna Coperta del “Castellani”

Infine si iniziò la costruzione della Tribuna coperta. L’opera, realizzata dal Consorzio “Etruria” di Empoli, su progetto affidato allo stesso Arch. Regini, all’Ing. Mori e all’Arch. Carlini di Arezzo, ebbe un costo finale di 167 milioni di lire.

Quando l’intera Zona Sportiva fu ufficialmente inaugurata nel suo complesso, il 12 settembre 1965, constava di:

–  un Campo di calcio principale di m. 107 x 67 con Tribuna  coperta di 5.310 posti e sottotribuna con locali destinati a società sportive, in parte adibiti a palestre, sale convegno e servizi vari, compresi servizi igienici;

– un campo sussidario di m. 110 x 70 con gradinata da 1.200 posti. Sul lato sud del campo sussidiario fu realizzato pure uno spazio, poi  occupato dall’Empoli FC per le sedute di allenamento, ma originariamente costruito per manifestazioni aeromodellistiche

Il “Sussidiario” nel settembre 1965

– una pista podistica di m. 400 a 6 corsie e varie pedane per i salti e i lanci

– una casetta per spogliatoi squadre ed arbitri e tre locali riservati alle società e relativi servizi igienici. La “casetta” è ancora in piedi e svolgerà le sue funzioni per oltre 30 anni, fino all’inizio della  Stagione, 1997/98, quando l’Empoli tornò in Serie A per la seconda volta nella sua storia e spostò gli spogliatoi nel sotto Tribuna Coperta

– un Palazzetto dello Sport con salone-palestra per manifestazioni di  m. 30 x 18 e tribuna con 400 posti e con possibile aumento di capienza per gare di pugilato a 1.200 posti; all’interno del Palazzetto una sala per allenamenti di atletica pesante, una sala per allenamenti di scherma, spogliatoi per sei gruppi sportivi, servizi igienici, spazi adibiti ad uffici, sala riunioni e locale bar oltre ad un alloggio per il custode.

                                               Il PalaAramini nel settembre 1965

Il Palazzetto prenderà il nome di “PalaAramini”, in omaggio ad Albano Aramini, figura di spicco nel panorama sindacale e politico di Empoli e del comprensorio nonché Assessore allo Sport del Comune di Empoli dal 1990 al 1997. E nel 1997, anno della sua scomparsa, gli fu dedicato il Premio ‘Una città per lo sport’ oltre al Palazzetto dello sport di via delle Olimpiadi.

                                   La Tribuna Coperta  nel settembre 1965

La Zona Sportiva, come abbiamo detto, fu ufficialmente inaugurata il 12 settembre 1965.

Mi piace riportare parte del discorso che nell’occasione fece il Sindaco Mario Assirelli e che tracciano un profilo indelebile non solo delle qualità e dello spessore politico del Sindaco ma anche della capacità dell’uomo di leggere ed interpretare i bisogni del suo tempo e di anticipare pure contenuti e problematiche ancora oggi attuali “…..quanto si è realizzato nella nostra città per l’evoluzione dello sport, non solo per quanto attiene all’educazione fisica, ma anche nel suo significato civile, morale e sociale. La nuova zona sportiva deve infatti non soltanto soddisfare le esigenze dei giovani e dei cittadini che già praticano lo sport agonistico, ma deve rappresentare uno strumento valido per favorire l’inserimento di un numero sempre maggiore di giovani e di cittadini nella pratica dello sport. I nuovoi impianti devono essere utilizzati in modo da stimolare e educare perché venga superata la concezione che lo sport si identifichi soltanto con lo spettacolo sportivo e debba essere invece indirizzato a realizzarsi nelle sue migliori espressioni di sana ricreazione giovanile e popolare..”(7)

Un intervento lungimirante e di grande modernità per il periodo, un gioiello, per Empoli e per tutto il comprensiorio, ma non solo. Una realizzazione che fece molto parlare di sé anche fuori dalla città, a livello nazionale. Ne è esempio il fatto che il 19 agosto 1965, circa un mese prima dall’inaugurazione ufficiale, il quotidiano torinese “Tuttosport” mandò un suo inviato a fare un servizio su questa “città dello sport” che Empoli aveva costruito.

 Plastico della Zona Sportiva pubblicato sulla rivista “EMPOLI” del 30.06.1961. Ci sono anche i campi da Tennis e la Piscina, realizzati più tardi

L’Empoli poteva adesso abbandonare il “Sussidiario” (che, come abbiamo scritto, era stato inaugurato nel 1962) e trasferirsi nel nuovo bellissimo impianto. Al nuovo “Castellani” l’Empoli disputò una partita ufficiale con la Fiorentina il 19 agosto 1965, persa dagli azzurri con un punteggio tennistico (3-6), ma che non guastò la festa per l’inaugurazione ufficiale dell’impianto che avvenne il giorno stesso dell’inaugurazione della Zona Sportiva con una gara disputata con il Pontedera, ad ingresso gratuito.

Il “Castellani” nacque dunque ufficialmente quel lontano 12 settembre 1965 e si avviava ad accompagnare la storia dell’Empoli FC per più di mezzo secolo della sua storia. E ancora lo fa.

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NOTE:

Da 1 a 7:  Rivista EMPOLI del 31.12.1965 (presso ASCE – Archivio Storico Comunale di Empoli

Le foto dei documenti sono state riprese da atti e/o carteggi presso l’ ASCE o dalla rivista “Empoli” del 30.06.1961 o 31.12.1965

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11 Commenti

  1. Spero si fermi qui ,a scrivere del castellani
    Perché dal quel momento c’e solo da vergognarsi, anche della maratona attuale ,uno schifo nello schifo ,mi duole a scriverlo 😭😔

  2. Ecco, negli anni 60 dove io sono nato e specialmente DOPO, c’era la voglia di PROGETTARE IL FUTURO. Oggi, e ancora di più in una situazione simile che stiamo vivendo attualmente, i nostri politici non hanno più il senso della lungimiranza ma pensano solo a spartirsi le torte del momento. Se invece ALMENO si vedesse mettere mano in qualcosa per il futuro tipo la ristrutturazione dello stadio finalmente per il calcio e un nuovo impianto x l’atletica penso TUTTI si sarebbe contenti o sbaglio?? E INVECE… SOLO TRISTEZZA!!!

  3. Allo stato attuale:
    Stadio per il Calcio inadatto alle esigenze moderne di tifosi e addetti ai lavori;
    Palasport vetusto e non all’altezza di ospitare campionati (eventuali) di un certo livello (mi riferisco a Pallavolo e Basket)
    Pista da pattinaggio che ospita l’hockey ha le tribune???
    Inoltre con tutto lo spazio in zona Serravalle, pensare ad un bel ciclodromo e a uno skatepark, no????

  4. Ancora con questa fesseria dello stadio nuovo? Una favola che sta ancora in piedi solo perchè il comune spera di mettere le mani su una fetta della torta, altrimenti ci avrebbero messo un punto dopo 5 anni di NULLA e rifatto la pista come previsto nei capitoli di spesa.

  5. Rifare la pista? Per cosa e per chi? Se ritenete giusto che il calcio si paghi lo stadio è anche giusto che l’atletica si paghi la pista. È stato fatto di tutto, da tutti, per rallentare un progetto che avrebbe a migliorato alcune delle fatiscenti strutture sportive della città. Ehhh…..brutta bestia l’invidia…

  6. Complimenti all’autore che mette testa cuore e tantissimo tempo per documentarsi e restituire un lavoro che rimarrà negli annali degli azzurri e della città. Chapeau.

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