Nuova tappa alla riscoperta dei personaggi che hanno caratterizzato il centenario azzurro. Questa volta abbiamo sentito l’ex portiere Giulio Drago che ci ha raccontato le emozioni vissute in azzurro. Nel dettaglio ha esordito nell’Aosta per poi passare alla Cremonese, nella stagione 1984 è approdato ad Empoli, dove è stato protagonista della “storica” promozione in serie A targata Salvemini. Vi rimane fino al 1989, dopo il “drammatico” spareggio di Cesena contro il Brescia. Torna in azzurro nella stagione 1994-95, nella poco brillante stagione di serie C con D’Arrigo.

Ciao Giulio ben trovato, partiamo dagli inizi: hai sempre avuto la passione di giocare in porta, oppure è un qualcosa nato successivamente?

Fin dai primi tempi che giocavo dalle mie parti il ruolo è sempre stato quello, c’è sempre stato qualcosa di inspiegabile che mi portava ad andare a difendere la porta“.

Parliamo dell’esperienza ad Empoli, cosa ti ha lasciato a livello di emozioni?

Penso parli da solo il fatto che qui mi sono stabilito con la famiglia, quindi Empoli si è rivelato un luogo dove poter vivere serenamente, a questo si aggiunge i risultati sportivi, la promozione in serie A e la successiva salvezza. Se dovessi riassumere in una parola, la maglia azzurra mi ha dato tante emozioni”.

A proposito di emozioni, sono state tante quel 16 settembre 1986, quella vittoria contro l’Inter alla prima giornata

Onestamente è passato molto tempo ma è un ricordo che rimane nitido nella nostra mente. Giocavamo a Firenze per l’indisponibilità del Carlo Castellani, di fronte ad uno stadio pieno contro una grande squadra come l’Inter, guidata da Giovanni Trapattoni. Riuscimmo a portare a casa una storica vittoria, poi non dimentichiamoci della salvezza ottenuta a fine stagione”.

Sei rimasto in contatto con qualcuno di quella stagione oppure con qualche altro compagno avuto nel tuo periodo ad Empoli?

In un arco di tempo così ampio sono molte le persone a cui ci si può legare, in particolare però Gelain, Della Scala, ma soprattutto Corrado Urbano con cui ho condiviso per un lungo periodo l’appartamento. Sembra un espressione forte, ma lo posso considerare alla stregua di un fratello. Persone importanti sono state anche Cecconi e il magazziniere Maurizio Peti, il cui nome lo faccio molto volentieri“.

La tua prima parte ad Empoli si è chiusa con lo spareggio del 24 giugno 1989 giocato a Cesena contro il Brescia. Che ricordo hai di quella giornata?

Quella giornata appartiene alla categoria dei rimpianti in carriera, fu una stagione sfortunata, si retrocesse in seguito alla penalizzazione di cinque punti. Si arrivò a quella partita a giocarsi la permanenza in serie B, in partita probabilmente il Brescia aveva fatto di più, ma perdere ai calci di rigore fece molto male. Ricordo che un pittore mi ha fatto un ritratto mentre ero in ginocchio. Era la fotografia esatta di quel momento“.

Spulciando la tua carriera emerge un’altra giornata speciale, la vittoria contro la Nazionale, anche se avvenuta con una maglia diversa da quella azzurra

Si è avvenuto con la maglia del Pontedera, che per me ha rappresentato un altra tappa importante. A Coverciano si disputò questa amichevole contro la Nazionale italiana, che pochi mesi avrebbe disputato i mondiali negli Stati Uniti. La cosa strana è che le parti sembravano invertite, noi con D’Arrigo giocavamo a memoria. Io voglio ricordare i protagonisti di quella giornata e stagione. Mario Cecchi, Alessandro Pane, Riccardo Rocchini, Gino Balli, Daniele Allori, Paolo Moschetti, Alfredo Aglietti, Claudio Cecchini, Matteo Rossi, Roberto Vezzosi”.

La stagione dopo tornasti ad Empoli con Francesco D’Arrigo, ma le cose non andarono per il verso giusto

Io non ho mai amato i ritorni, sinceramente quando D’Arrigo mi chiese di seguirlo pensavo di andare a Livorno. Tornai con entusiasmo, anche se avevo qualche dubbio. A mio avviso D’Arrigo poteva fare di più in carriera, in quella stagione con una squadra molto giovane non riuscì a trasmettere il suo credo calcistico, ero molto imperniato sulla tattica molto simile alle metodologie di Arrigo Sacchi. In linea di massima sono soddisfatto della mia carriera, ci sono alcune cose che sono andate bene, altre meno, ma fa parte dell’ordine naturale delle cose”.

Poi terminata la carriera ti sei dedicato al settore giovanile

Esattamente, l’ho fatto per diversi anni poi ho dovuto fermarmi. Ci sono dei momenti in cui sei costretto a farlo, la vita ti impone delle priorità e tu devi fare per forza delle scelte“.

Infine una domanda generale riguardo il calcio, su questa ripresa a porte chiuse dopo il lockdown originato dall’emergenza sanitaria causata dalla diffusione del coronavirus

Non voglio utilizzare una frase retorica, ma effettivamente il calcio senza tifosi perde davvero tanto. C’era poche alternative, vista la situazione che si è venuta a creare, siamo usciti da un periodo molto delicato non soltanto per il nostro amato sport, ma per la vita del nostro paese. Abbiamo vissuto un vero e proprio dramma”.

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9 Commenti

  1. A parte i due polacchi (Skorupski e Dragowski) Giulio Drago è stato senz’altro il portiere più forte della Storia dell’Empoli.

  2. mi ricordo a quei tempi quando rientrava per il secondo tempo alzava la manona con i guanti a salutare la maratona e poi la curva sud. Grande Giulio

  3. Il mio idolo, a quei tempi. Sicuramente un ottimo portiere e soprattutto un grande uomo. Ricorderai Giulio, fra le tante belle cose, le tue cavalcate dai vecchi spogliatoi alla curva sud, con tutto il popolo azzurro anche della maratona che ti acclamava fino alla porta. Un grande

  4. Memorabile il grido “Giulio,Giulio,Giulio…” che si alzava dalla Curva Sud..il portiere azzurro più amato di sempre

  5. Drago e Balli i più amati e quelli a cui sono legato di più.
    Il primo della scoperta del calcio da bambino e il secondo dell’adolescenza e giovinezza.
    Oggettivamente era anche forte Drago!

  6. Il mio Idolo da ragazzino, per me il più forte dei portieri Empolesi.
    E la cavalcata verso la sud al grido “Giulio, Giulio ” mi rievoca ricordi incredibili.

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