Accade il 12 marzo 1961.

La giornata era chiara e piena di luce. Anche il cielo sembrava fare il tifo per noi perché era di un azzurro intenso, una bandiera infinita. Dalla via del centro, dove il bambino abitava allora, alla Stazione si trovavano decine di persone: da soli, a piccoli o grandi gruppi, famiglie. E fu stupito di essere insieme a sua madre e suo padre per andare a seguire in trasferta la sua squadra del cuore. Sua madre a malapena sapeva cosa fosse il calcio, se non per i pantaloncini sporchi e le ginocchia scorticate che il bambino le portava in dono ogni pomeriggio dopo le interminabile partite che giocava “ai Giardini” (Piazza Matteotti) con i suoi amici o con altri che occasionalmente si aggregavano a loro. Ma suo padre, che di calcio sapeva solo il numero di squadre per fare una partita, era ferroviere e quando seppe del treno speciale non si lasciò sfuggire l’occasione per regalare alla famiglia una gita. Perché di questo si trattò per Empoli: l’occasione di una gita, al mare, tra l’altro in una splendida giornata di sole

Alla stazione già fuori c’era un numero incredibile di persone. Molti con la borsa per il pranzo a sacco, molti bambini – alcuni amici di scuola e di giochi – con una bandierina azzurra in mano. Il treno era già sul binario, il secondo, direzione Pisa, ovvio. Una sfilza di carrozze lunghissima, sulle parte esterna delle quali c’erano diversi manifesti stampati con scritte tipo “Viva Santa Margherita”, “Forza Empoli”, “Forza Azzurri”. Una festa di colori, di gente felice di stare insieme, alcuni lì per concedersi una gita, altri perché erano tifosi e volevano seguire la loro squadra in trasferta. Sullo stesso treno viaggerà– sia all’andata che al ritorno –  anche tutta la squadra: giocatori, tecnici, Dirigenti.

L’Empoli andava a Santa Margherita Ligure a giocare la gara numero 23 del Campionato di Serie D, girone A, Campionato 1960/61

Quando, quella mattina del 12 marzo 1961 salì sul treno per la trasferta di Santa Margherita, la squadra veleggiava al comando della classifica con un distacco di ben 8 punti dalla seconda (e ricordiamo che allora la vittoria valeva 2 punti). Un risultato per certi versi inaspettato alla vigilia, considerando che la stagione precedente l’Empoli aveva sfiorato per un pelo adirittura la retrocessione. Ma dopo quello spavento la squadra fu affidata ad un grande ex: Egisto Pandolfini. E quella Stagione Sportiva 1960/61, in Serie D, fu per l’Empoli una marcia trionfale, tanto che ebbe la matematica certezza della promozione in Serie C con 8 giornate di anticipo dalla chiusura del Campionato. Il Campionato fu vinto con 48 punti, 7 in più dell’Imperia, seconda, miglior attacco con 56 gol fatti, migliore difesa con 31 gol subiti, nessuna sconfitta interna e solo 5 esterne, 3 delle quali collezionate quando ormai la Serie C era cosa fatta.

Alla luce di tutto cià non si spiega il perché organizzare una trasferta che ebbe così tanti tisosi al seguito. Pare che ci fosse un legame tra la città ligure e Empoli a seguito di alcune vicende legate al calcio negli anni ’20 o ’30 quando, dopo una gara, i sammargheritesi difesero gli empolesi da alcuni tifosi avversari. Ma niente di scritto lo testimonia e perciò diamo a ciò il valore di un aneddoto sulla cui veridicità e sul come e quando i fatti si sarebbero svolti non abbiamo notizia e tantomeno certezze.

Certo è però che quella trasferta fu particolarmente sentita dagli empolesi, che vi parteciparono in gran numero.

Per cercare di raccontare il clima che si respirava in città aiutiamoci con  un articolo apparso su “LA NAZIONE – Cronaca di Empoli” l’8 marzo 1961. Già il titolo è eloquente “LA PREPARAZIONE DEGLI AZZURRI PER LA TRASFERTA DI SANTA MARGHERITA”, a seguire l’articolo: “Il treno azzurro per Santa Margherita sarà organizzato. Nel pomeriggio di ieri le prenotazioni avevano gà raggiunto il numero di trecento, che è il minimo necessario. La segreteria dell’Empoli, visto che le prenotazioni aumentavano, ha prenotato un’altra automotrice e così ancora una settantina di sportivi avranno la possibilità di recarsi a Santa Mergherita con il treno azzurro. Si prevede, dato il ritmo con cui nel pomeriggio di ieri proseguono le prenotazioni,  che anche questo limite sarà presto raggiunto. Pertanto chi avesse intenzione di seguire gli azzurri nella importante trasferta di domenica prossima, si affretti a prenotarsi poiché raggiunto il limite le prenotazioni saranno chiuse improrogabilmente.  Col treno azzurro partiranno alla volta si Santa Margherita e faranno poi ritorno a Empoli, anche Pandolfini e compagni. La partenza per la Liguria avverrà alle ore 8.15 e quella da Santa Mergherita alle 18 con arrivo a Empoli alle 20. Il prezzo del biglietto è di lire 1500….(omissis)…..Oltre al treno azzurro organizzato dall’Empoli F.B.C. è in programma per Santa Margherita anche un pullman organizzato dalla Polisportiva Libertas.”

Le prenotazioni andarono a ruba tanto che saranno presto aggiunte al treno una quarta automotrice, poi una quinta, una sesta, e addirittura una settima. La città era davvero in fibrillazione. Il fatto sportivo, la partita di calcio, era solo l’occasione per partecipare ad una specie di rito laico collettivo che dava a tanta gente modo e tempo di ritrovarsi e stare insieme. Nelle classi della Scuola Elementare avrebbero fatto fare addirittura un tema sull’evento. Il bambino sentiva come l’eco – lontano ed impercettibile ma vivo – di un’ emozione grande per i suoi 9 anni: per la prima volta stava per vedere giocare lontano dal “Castellani” (lo Stadio che ora non c’è più) la sua squadra del cuore.

Alla fine furono tantissimi gli empolesi che presero quel treno, come ci svela sempre “LA NAZIONE – Cronaca di Empoli” il 12 marzo 1961, il giorno della partita: “UN MIGLIAIO DI SPORTIVI AL SEGUITO DELL’EMPOLI IN TRASFERTA A S . MARGHERITA – Il treno partirà alle otto precise”.

Il viaggo da Empoli a Santa Margherita sembrò lunghissimo. Il treno era pieno di gente che rideva e scherza, i bambini correvano nei corridoi, qualcuno cantava, qualcuno raccontava barzellette, qualcuno faceva le “camiciole” a qualche conoscente comune.

All’arrivo ci fu chi andò in alcuni ristoranti, altri andarono sul mare dove consumarono il mangiare portato da casa: andavano per la maggiore panini con affettato o braciole fritte o la classica frittata. Anche a Santa Margherita la giornata era bellissima. Per le strade erano affissi ai muri manifesti che annunciavano l’incontro di calcio “Sammargheritese – Empoli” e la gente accolse con grande cordialità questo migliaio di toscani scesi in terra di Liguria.

Ma c’era la partita! Il bambino era lì per quella e quando entrò allo Stadio rimase stupito. Il “Castellani” sembrava lo Stadio del Real Madrid a confronto. Lo trovò piccolo, circondato da un abbraccio verde di terra interrotto solo dalla Tribuna coperta. La curva, dalla quale assistette alla gara, era solo parte di questa specie di collina, era terra ed erba, come sarebbe stato per tanti anni il Rastrello” di Siena (oggio Stadio “Franchi”) nella parte riservata agli ospiti, ai tempi della Serie C.

Prima della gara ecco sfilare una banda musicale e un gruppo di persone che portavano uno striscione con scritto, “Santa Margherita saluta gli amici empolesi”. Appalusi, saluti. Poi entrarono le squadre. Finamente i giocatori in maglia azzurra! E qui il cuore cominciò a battere forte nel petto del bambino perché non li aveva mai visti fuori dal “Castellani” e gli sembrarono eroi, guerrieri pronti all’impresa.

Formazione: Maso, Innocenti, Lazzeri, Sani, Veneri, Bisogno, Ancillotti, Pandolfini (nella sua duplice veste di allenatore-giocatore, cosa a quei tempi non infrequente), Tognoni, Mazzoni, Tonini.

La gara terminò 0-0. Non fu vittoria ma tutti tornarono a casa contenti: i tifosi perché l’Empoli aveva messo in carniere un punto prezioso per la sua corsa verso la Serie C, gli altri perché avevano trascorso una bella giornata giornata insieme al mare.

Perché raccontare una storia così?

Per due motivi. Il primo, perché fu sicuramente il più grande esodo di empolesi dietro alla squadra della loro città. E’ vero, non tutti, anzi una minoranza, erano tifosi; il resto furono semplici cittadini, curiosi, gente salita sul treno per concedersi una gita al mare. Ma era il 1961 e la macchina non era ancora un mezzo di locomozione di massa. Il secondo motivo è perché quello fu un esempio concreto, visibile e partecipato, di come la squadra e la città fossero un tutt’uno. Tifosi e non tifosi, la stampa, la squadra, i Drigenti, tutti salirono su quel treno. E quel treno rappresenta la metafora di una identità, ci racconta il DNA dell’Empoli, il suo essere voci diverse che riuscivano a diventare un coro.

Quel coro è ciò che ha portato l’Empoli dalla “storia minore” della Serie D fino alla magica – anche se infelice nell’esito – notte di Zurigo.

Altre, e ben più significative, saranno negli anni seguenti le trasferte che segneranno veramente la storia dell’Empoli. Chi non ricorda il 22 giugno 1996, lo spareggio di Modena con il Como per il ritorno in Serie B? O il 15 giugno, a Cremona, che consegnò di nuovo una insperata Serie A.

Eppure, senza quella partita giocata quel lontano 12 maggio 1961 a Santa Margherita Ligure, con ogni probabilità quelle ed altre date importanti, che hanno portato la squadra azzurra ai vertici del calcio nazionale e perfino in Europa, forse non ci sarebbero state.

Inutile fare della retorica (facile a chi scrive e vive con il calcio nel sangue) ma, nell’anno del Centenario, è bene anche riportare alla memoria collettiva, specie di chi non c’era, anche cosa e come è stato l’Empoli negli anni. La trasferta di Santa Margherita è lì, a  ricordarci le nostre radici e a dare senso al nostro orgoglio di oggi. A noi, che siamo stati in tribuna, ed a chi il nostro orgoglio ha reso possibile: i tanti, alcuni conosciuti altri meno noti o dimenticati, che hanno amato e lavorato a vario titolo per l’Empoli, ne hanno costruito la storia, dal primo Presidente Dino Brogi a Fabrizio Corsi e tutti gli uomini e le donne che con loro hanno collaborato negli anni.

Santa Margherita fu quello che il calcio dovrebbe essere e che è nei nostri sogni: una festa di popolo, un abbraccio, il cuore che batte forte, il camminare sul filo invisibile di un’emozione con la paura di cadere ma con la voglia irresistibile di continuare.

E Santa Margherita Ligure è anche quel bambino che ero io e che sono tutti i bambini del mondo che corrono dietro ad un pallone e che per tutta la vita faranno il tifo per la stessa squadra, che non la cambieranno mai, perché quella maglia gli rimarrà per sempre appiccicata al loro cuore e alla loro anima. Come è successo a me. A quel bambino che ero e che sono e a tutti i tifosi che ogni volta, per “quella” maglia, tornano bambini e rivivono i loro sogni.

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NOTE ALLE FOTOGRAFIE

Le foto sono state riprese dai microfilm de “LA NAZIONE  – Cronaca di Empoli” presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze

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24 Commenti

  1. Grazie Fabrizio. Bella storia. A maggior ragione per chi, come me, ha guidato ( come macchinista) tutti, dico tutti i treni speciali di quei magici anni, con bicicletta ( in cabina) a seguito per raggiungere gli stadi. Ricordi molto emozionanti.

  2. Grande pezzo, parole semplici ma stracariche di sentimenti…. leggendo sembra di esserci . Più spazio a queste cose fanno bene al cuore.💙

  3. Bellissimo articolo, che sintetizza una giornata storica per la partecipazione collettiva della città e quello che l’Empoli è nei nostri cuori e che ci ha fatto in varie epoche innamorare, condivisione, curiosità, emozioni, gioie, sofferenze e viaggiare tutti nello stesso “treno” verso l’obiettivo comune ed è un peccato non poter condividere tutto questo o almeno in minima parte in questo anno horribilis della pandemia.

  4. Scoprire eventi che non si conoscono com’è questo per me, è sempre bello, specie se poi riguardano la tua squadra del cuore, la sua storia, ancora meglio se vengono raccontati con un po’ di poesia, come sai fare tu, Fabrizio. Alla prossima

  5. Gli altri articoli sulla storia dell’ Empoli FC erano molto belli.
    Ma questo è un meraviglioso e struggente ricordo conservato per anni con grande cura dal cuore di quel bambino.
    👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏

  6. È veramente raro trovare nei forum calcistici, di solito chiassosi, sguaiati e maleducati, momenti e sensazioni come quelle espresse dal Signor Fioravanti.
    Nostalgia, commozione, consapevolezza ed orgoglio delle proprie radici, poesia ….

  7. Difficile resistere alla magia dei ricordi di un bambino e di un’epoca bella, tanto lontana dalla realtà attuale. Pezzo letterario, dire giornastico sarebbe sminuirne il valore, e prosa delicata, come una carezza.

  8. Bellissimo articolo di Fioravanti, forse un po’ troppo nostalgico, ma capibile perchè visto da quel bambino che era lui in quel periodo di grande speranze.
    Come dice Fabrizio, ci sono state ben più importanti trasferte nel susseguo degli anni. Io credo che la vera nascita del tifo di massa empolese, sia da ricondurre alle due trasferte fiorentine (Inter e Juve) del primo anno di serie A, dove veramente un’intera città si trasferì a Firenze, occupando gran parte dello stadio, e facendo un tifo che non aveva nulla da invidiare alle tifoserie più agguerrite. Lì è veramente nata la passione e l’attaccamento di tutti gli empolesi ad una sola maglia, culminata poi con la vittoriosa e insperata trasferta di Como.
    Io come Fabrizio, eravamo già grandicelli, ma essere in serie A fu talmente devastante che io accanito tifoso viola, non ho più avuto in testa
    e cuore che un sola squadra: l’Empoli !!!
    Ringrazio comunque Fabrizio per aver ricordato la trasferta di S.Margherita, che sinceramente l’avevo messa nel dimenticatoio.

  9. Bellissimo articolo Fabrizio. Io in quel campionato seguii tutte le partite in casa in compagnia di mio padre avevo 13 anni, ricordo bene la gioia della promozione in serie C, mi sembrò di accedere ad un campionato importantissimo.

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